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Ho attivato i miei pickup
Ho attivato i miei pickup
di [user #31823] - pubblicato il

Ottenere output mostruoso, compensare il basso volume di un single coil o avere maggior versatilità. Sono molti i motivi per inserire un preamplificatore in una chitarra elettrica, e non sempre è necessario sborsare cifre importanti e scomodare grandi marchi per avere risultati soddisfacenti.
Ottenere output mostruoso, compensare il basso volume di un single coil o avere maggior versatilità. Sono molti i motivi per inserire un preamplificatore in una chitarra elettrica, e non sempre è necessario sborsare cifre importanti e scomodare grandi marchi per avere risultati soddisfacenti.

Cominciamo con una considerazione personale che forse mi procurerà un probabile linciaggio. Scherzi a parte, per me non esistono pickup attivi e passivi in quanto sono trasduttori magnetoelettrici e, come tali, convertono il campo magnetico in segnale elettrico, quando questo viene variato dalle vibrazioni delle corde mosse dall'azione meccanica delle nostre mani. Le parti attive, quindi, sono sempre le mani e il cervello che le guida. I pickup, da soli, non possono produrre nulla e se ci aggiungiamo un preamplificatore semplicemente li trasformiamo in preamplificati.
Già, ma perché aggiungerlo? Un motivo potrebbe essere la necessità di dare più voce a pickup poco performanti o aumentare l'uscita di un single coil, tanto per fare un esempio. Oppure, nei limiti del possibile, migliorare il sustain o la risposta al tocco, anche se questi dipendono da molti fattori. Se avete una chitarra vecchia o fiacca, potrebbe farle un'iniezione di ricostituente, anche se qui il condizionale è d'obbligo.

A volte spendiamo parecchi soldi per pickup gettonati ma che bisogna poi vedere se suoneranno come ci aspetteremmo sulla nostra chitarra, mentre un circuito di pochi euro potrebbe (forse) risolvere molto. Ma andiamo per gradi.
Nel mio caso i pickup sono abbastanza spinti, nonostante la mia sia una chitarra economica: una Cort X6 che ha un eccellente rapporto qualità/prezzo, e l'esigenza è nata dal mio modo di usare la mano destra. Ve lo spiego meglio perché detto così sembra non avere senso.
Dunque, per la sinistra le impostazioni sono praticamente standard, salvo sfumature personali, mentre per la destra il discorso diventa molto soggettivo e basta guardare i tanti chitarristi, anche i più veloci, per rendersene conto. La mia impostazione, a mio giudizio, è insieme un beneficio e un difetto, perché se da un lato mi sono abituato fin da ragazzino a tenere poggiata la destra sulle corde mentre plettro per evitare vibrazioni indesiderate, dall’altro succede che, durante i movimenti, spinge inevitabilmente le corde verso il basso facendole a volte toccare i magneti, producendo per questo piccoli "tic" sonori e graffiandoli fisicamente. Anche per questo, poi, ho preferito mettere delle cover su tutti i pickup a fine lavoro. Tanto per dare l'idea di come la utilizzo, pubblico questo video dove non avevo ancora trasformato la mia chitarra che, per la cronaca, ho anche sverniciato dopo la preamplificazione per portarla a legno.


Non avendo nessuna intenzione di cambiare la mia innata e tutto sommato (per me) comoda impostazione, ho dovuto abbassare un po' l'altezza dei pickup. Se da una parte questo mi ha risolto il problema, dall'altra mi ha però fatto diminuire il livello del segnale in uscita, non tantissimo ma quanto basta per decidere di compensarlo, forse più per pignoleria che per vera necessità. Ecco quindi la mia idea di utilizzare un preamplificatore.

Essendo un perito elettronico, anche se di altra generazione e fuori allenamento, ho preferito costruirlo da me per la stessa ragione per la quale ti fai il pane in casa anziché comprarlo dal panettiere!
Ma quale costruire? A transistor? A MOSFET? Con un operazionale? Col lievito di birra? E in quale configurazione?
Mi faccio l'antitetanica per maneggiare vecchi libri e quaderni di scuola arrugginiti e raccolgo informazioni che confronto con altre lette su internet. Alla fine decido che è meglio prendere in rete alcuni schemi di preamplificatori-booster, così da non perdermi in calcoli matematici per approntare uno schema e calcolarne i componenti, altrimenti il mio unico neurone superstite avrebbe rischiato uno strappo muscolare.
Poiché il loro costo è di quelli che ti fanno morire dal ridere anche in tempo di crisi, un po' per volta comincio a realizzarne più di uno per provarli e trarre le mie conclusioni che vi riassumo molto sinteticamente.
A transistor: buoni per l'estrema semplicità circuitale ma un po' delicati, nel senso che oltre un certo gain non sono riuscito ad andare senza incorrere in distorsioni gracchianti non desiderate e soprattutto rumori
A MOSFET: ottimi per il ridottissimo consumo e semplicità di realizzazione, ma alla fine mi davano problemi simili ai transistor
Con la farina: ops, scusate, stavo ancora pensando al pane, sarà la fame perché è quasi ora di cena mentre sto scrivendo...
Con gli operazionali: qui ci spendo più parole. In base alle mie ricerche e ai datasheet scaricati su quelli tra i più utilizzati (LM4250 – LM741 – TL061 – TL071 – TL081 - CA4558...), mi sono trovato di fronte a un bivio: realizzare un preamplificatore con l'alimentazione duale, cioè con due pile da 9V e zero centrale, oppure ad alimentazione singola. La duale ha il vantaggio di poter creare (volendo) un circuito con meno componenti e di avere più segnale pulito in uscita prima della soglia di distorsione, mentre lo svantaggio è che si devono utilizzare appunto due pile, il che comporta più spesa nel momento del cambio e più spazio per alloggiarle all'interno della chitarra, quindi uno scasso più capiente e maggior legno da fresare. L'alimentazione singola da un lato dà meno gain in uscita e ci vuole qualche componente in più, quindi un circuito un po' più grande perché si deve polarizzare con partitore l'ingresso non invertente, disaccoppiarlo e altre cosette, dall'altro offre il vantaggio di richiedere meno spazio per la pila e meno soldi per cambiarla.
Poiché la mia esigenza non è avere segnali esagerati in uscita ma circa una e mezzo o massimo due volte più grande di quello in ingresso, ho optato per l'alimentazione singola.
Vediamo ora come ho scelto l'operazionale.

Uno tra i più utilizzati per basso e chitarra è lo LM4250, dal suono molto limpido, a consumo non esagerato e molto dinamico ma un po' difficile da trovare e, infatti, ho dovuto ordinarlo al negozio di componenti vicino casa e ho aspettato due settimane. Comunque, dopo aver fatto il mutuo per pagarlo la stratosferica cifra di 1 euro e 80 cent, finalmente è arrivato.
Premetto che quanto segue è solo una spiegazione sommaria, nel senso che mi astengo dal pubblicare e dare un nome ai vari schemi che ho realizzato e provato, perché non voglio violare il copyright. Perciò chi fosse intenzionato a costruire in proprio un sistema interno per la preamplificazione dei suoi pickup non dovrà far altro che cercare, dove ritiene più opportuno, lo schema più adatto alle sue esigenze. Quello che posso pubblicare, invece, è lo schema a blocchi dei collegamenti che potrebbe forse essere utile a qualcuno. Lo schema è creato da me, eseguito con successo per la realizzazione del piccolo progetto e tra poco lo vedrete.

Dunque, dicevo che però lo LM4250 è l'operazionale più snob e aristocratico della categoria, perché è un integrato di precisione (anche programmabile) e richiede componenti dai valori molto precisi, che spesso non esistono in commercio nei comuni negozi di elettronica. Perciò, per realizzare lo schema in cui era presente, ho provato ad adattargli quelle disponibili e con valori prossimi a quelli richiesti ma il risultato è stato non soddisfacente, perché il suono che ne usciva era come le unghie sulla lavagna o una simil-pernacchia, comunque a singhiozzo.
Una soluzione poteva essere quella di mettere dei trimmer tarati sui valori richiesti in modo da scavalcare il problema, oppure creare alcune serie e paralleli tra resistenze di opportuno valore, fino a ottenere i valori adatti, ma il tutto sarebbe diventato gigantesco per lo spazio a disposizione nella chitarra. Quindi sono passato a un altro schema con LM741 e poi ad altri con TL071, TL081 ecc.
Sono tutti efficaci anche se funzionano meglio se alimentati tra i 12 e i 18V, ma fanno egregiamente il loro lavoro anche con 9V evitando, però, di retroazionarli troppo per aumentare la preamplificazione, altrimenti si inciampa soltanto in una fastidiosa distorsione graffiante e in brutti rumori di fondo, ancor più evidenti se si collega in cascata un distorsore.
La scelta è stata difficile ma alla fine ho sposato un circuito con TL071 (al matrimonio ho invitato anche un potenziometro, un LED e una resistenza! Anche questa è pessima come battuta ma fatemela passare...) che, per quanto datato, è un operazionale a basso rumore e consumo, oltre che con buona dinamica. Sono rimasto soddisfatto e sorpreso dalla pulizia e caratteristica del suono in uscita.

Domanda: è meglio montarlo all’interno della chitarra o fuori?
Risposta: nessuno vieta di montarlo all'esterno, ci mancherebbe. Anzi, in commercio ne esistono parecchi in scatola e blasonati, che all'occorrenza possono diventare eccellenti booster se collegati soprattutto al send - return dell'amplificatore.
Il fatto è che esternamente potrebbe captare segnali indesiderati, per esempio onde radio ad alta frequenza come radioamatori, emittenti locali o anche elettrodomestici in funzione ecc. perché il cavo potrebbe fungere da antenna.
Di sicuro, se il tutto è schermato bene questo non succede, per cui il secondo e vero motivo è che credo sia molto comodo avere il tutto all'interno, così si evita di portare in giro un’altra scatola che si aggiungerebbe all'ingombro degli altri effetti, ma è soltanto un parere personale opinabile.

Dopo averlo realizzato, dove collegarlo? Bisogna mettergli in ingresso il segnale della chitarra che normalmente va al jack d'uscita? No, collegatelo alla presa da 220V! FERMI, cosa fate? Stavo scherzando! Va bene, sono di nuovo serio, la soluzione migliore è quella di dissaldare il cavetto del segnale sul potenziometro del volume, quello proveniente dal selettore, per mandarlo nell'ingresso del preamplificatore, mentre la sua uscita si collega sul potenziometro così come potete vedere nello schema a blocchi succitato.

Ho attivato i miei pickup

In questo modo si migliora il rapporto segnale rumore (S/N) perché il preampli avrà sempre il massimo del segnale in ingresso, mentre ciò che sarà regolato dal potenziometro sarà il livello in uscita del segnale preamplificato e non il livello in ingresso. Guardando lo schema, si capisce che il preampli, che sia utilizzato o meno, riceve sempre l'alimentazione dalla batteria nel momento in cui si infila il jack nella chitarra. Si potrebbe pensare che questo comporti una riduzione della durata della stessa. Invece no, perché il preampli che ho utilizzato, così come tanti altri, ha in ingresso una resistenza di pull-down e una di pull-up in uscita. Senza spendere fiumi di parole, basta semplicemente sapere che queste fanno sì che quando non c'è il segnale della chitarra, cioè quando non si suona, il circuito non assorbe corrente. Il vantaggio di lasciare sempre attiva l'alimentazione deriva dal fatto che in questo modo il circuito risulta sempre pronto all'uso immediato. Infatti, se provaste ad attivare l'alimentazione soltanto nel momento in cui vi serve il segnale preamplificato, il circuito avrebbe un tempo di latenza udibile che ne comprometterebbe l'uso. Ho preferito mettere un deviatore triplo di quelli piccoli a levetta in modo da accendere/spegnere la spia di funzionamento e contemporaneamente passare dal suono originale a quello preamplificato. Ecco una foto della parte anteriore della chitarra, dove sono visibili sia la levetta del selettore sia il LED.

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Sono da evitare quelli che hanno anche lo scatto centrale, che corrisponde alla posizione di OFF, e comprare quello a due sole posizioni. Il costo è di circa quattro euro e si trova in qualsiasi negozio di materiale elettronico.
Come vedete dallo schema a blocchi, un deviatore avrà il compito di accendere e spegnere il LED spia tramite un piccolo filtro "anti-pop" che serve per ridurre ai minimi termini il classico "click" che si sente azionando la levetta, un altro per passare dal segnale normale a quello preamplificato e un ultimo per collegare/scollegare l'ingresso del preampli.
Sarà meglio sostituire la presa jack della chitarra con una provvista di interruttore, dove faremo passare il polo negativo della batteria prima di collegarlo al circuito. Generalemente si preferisce il negativo sull'interruttore anziché il positivo per motivi di sicurezza, in modo che se accidentalmente dovesse staccarsi dalla saldatura o venire a contatto in altro modo con gli altri fili, non ci sarebbe il rischio di cortocircuiti che potrebbero danneggiare la pila o il circuito del preampli. In questo modo potremo accendere/spegnere il nostro circuito soltanto se sarà inserito il jack nella presa. Il tutto lo potete guardare voi stessi nello schema a blocchi.
Premetto che, strano ma vero, non sono riuscito a trovare in commercio una presa jack mono da pannello con interruttore, per cui ho anche telefonato a Superquark dove mi hanno risposto che si sono estinti insieme ai dinosauri a causa di un meteorite. Scherzi a parte, non c’è stato verso di trovarlo, per cui ho risolto mettendone uno stereo. In questo modo, infilandoci il jack mono del cavo della chitarra, la parte della massa va a toccare il secondo canale sulla presa fungendo così da interruttore e risolvendo facilmente il problema. Comunque ecco la foto del circuito prima del montaggio.

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Ecco anche il piccolo filtro "anti-pop", quello presente nello schema a blocchi.

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Se li avesse visti il mio vecchio professere di laboratorio, ora sarei ancora a scuola con le orecchie allungate e rosse dietro la lavagna. Non avendo più il vincolo didattico, per fortuna, li ho realizzati come meglio ho creduto, senza ricorrere alla fotoincisione, ma sono certo che ci sono persone molto più brave e precise di me che lo farebbero molto meglio, almeno riguardo all’estetica, perché il funzionamento è per fortuna perfetto.
Il filtro è "grande" 10 x 19mm e il preampli l'ho ristretto su una basetta di vetronite di 3,5 x 1,8cm. Voglio precisare che il filtro anti-pop ha eliminato parecchio "click" durante la deviazione, ma bisogna tener presente che il sistema, essendo true-bypass, ha per costituzione questo tipo di caratteristica, anche se in piccola misura. Però vi assicuro che il risultato finale l'ho trovato soddisfacente.
Il trimmer per la taratura del livello di uscita l'ho fatto capitare appositamente sopra, così se lo riterrò necessario potrò averlo sotto mano per regolarlo in futuro, togliendo semplicemente le quattro viti del coperchio del vano contenente la parte elettronica.

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Veniamo alla batteria. In commercio esistono dei portabatteria da 9V sia verticali sia orizzontali, fatti appositamente per gli strumenti musicali. Per questo tipo di chitarra serve orizzontale, ma nei negozi di materiale elettrico/elettronico non si trovano. Soltanto pochi negozi di strumenti musicali ben forniti ce l'hanno e nella mia città uno, per fortuna, è riuscito a ordinarmelo per la gigantesca cifra di 5 euro.
Su internet ci sono pochi siti che li trattano, ma le spese di spedizione sono più onerose del prodotto per cui è una scelta soggettiva. In alternativa, se non l’avessi trovato avrei potuto ovviare con uno di quei piccoli contenitori plastici neri, che si vendono nei negozi di componenti elettronici dal costo di circa un euro, capaci di contenere una pila da 9V.
Questo lavoro già lo feci parecchi anni fa. Nel piccolo contenitore posizionai la pila e una presa mini jack mono, mentre con spinotto esterno e cavetto schermato portai l'alimentazione al circuito interno di una mia vecchia chitarra, facendolo passare attraverso un minuscolo foro praticato sulla placca del jack del segnale di uscita. Fissai la scatoletta con una striscetta di nastro bi-adesivo sulla parte bassa del corpo della chitarra e il tutto era anche gradevole esteticamente.

Per dovere di cronaca devo fare una precisazione. Prima di fare tutto il lavoro avevo già intenzione di sverniciare la mia chitarra perché mi piace cambiare e, non da meno, il suo colore rosso satinato che avete visto nel video aveva cominciato a manifestare le classiche zone lucide dovute allo sfregamento contro i vestiti e le braccia sudate, difetto tipico del satinato purtroppo. Ho colto l'occasione al volo.
Dopo aver fatto lo scasso per il portapila ho deciso che era il momento di sverniciarla e, in più, ho... accorciato la spalla!
La X6 ha già un’ottima suonabilità sugli ultimi capotasti ma, esagerato come sono, ho voluto migliorarla ancora di più e ho tagliato circa 1,5 cm di spalla inferiore, con un risultato eccellente.

Dalla foto del vano elettrico che avete visto, si nota chiaramente che ho rifatto la schermatura e vi spiego come. Per forza di cose ho dovuto togliere quella originale in grafite. Per rifare la gabbia di Faraday ho cercato nei negozi la vernice elettroconduttiva ma soltanto uno ce l'ha ed è del tipo all’argento, in flaconcino da 3cc dal costo di ben 20 euro. A occhio e croce mi servivano almeno tre flaconi, per cui la spesa era proibitiva in rapporto a ciò che erano i principi dai quali ero partito per fare il lavoro, cioè un economico ma efficiente fai-da-te. Quindi ho provato a schermare il vano con l’alluminio adesivo che tra l’altro già avevo, dopo aver letto questa buona spiegazione su Guitarmigi.

Il problema, però, è che la forma irregolare del mio vano elettrico non mi ha permesso di modellare e far aderire bene l'alluminio all'interno, anche perché è un po' difficile da piegare senza fastidiose grinze. Perciò ho preferito ricorrere al vecchio ma efficacissimo e, soprattutto, già sperimentato foglio di alluminio per alimenti, che ho piegato in doppio strato per renderlo un po' più resistente durante le operazioni di posatura e modellamento.
Forse esteticamente potrebbe non piacere, anche se si tratta di una parte nascosta e chiusa, ma il risultato della schermatura è al di sopra della norma, provare per credere!

Purtroppo, e sottolineo purtroppo, ho avuto un'altra idea soltanto dopo che avevo già finito il lavoro per cui non era il caso di disfare il tutto. Leggendo qua e là per trovare la suddetta vernice, ho trovato in alcuni forum richieste di persone che vorrebbero sapere come fare una vernice elettroconduttiva in casa. Beh, la vernice non saprei, ma ho sperimentato positivamente quest'altro metodo. Ho letteralmente grattugiato con una lima e molta pazienza un pezzo di tubo di rame di quelli utilizzati per gli impianti dei termosifoni e idraulici e ne ho raccolto la polvere. Poi, su un pezzo di compensato utilizzato come banco di prova, ho spalmato con un pennellino una striscia di colla vinilica a presa rapida mischiata in parti uguali con l'acqua, per renderla più fluida. Sopra, quindi, ho lasciato cadere la polvere di rame e l’ho lasciata così com’è fino ad asciugatura della colla. Una volta asciugata, ho girato il pezzo di compensato per far cadere la polvere in eccesso mentre quella a diretto contatto con la colla è rimasta fissata. In questo modo ho ottenuto una pista elettrica tant’è che, mettendo ai suoi capi i puntali del tester, è risultata perfettamente conduttiva.
Con un po' di immaginazione si potrebbe fare lo stesso lavoro e creare uno strato conduttivo al suo interno, avendo però la pazienza di farlo settore per settore in quanto non è una superficie piana come il compensato.
So che questa è una tecnica decorativa utilizzata anche nel bricolage, in perfetto stile art attak, dove si utilizzano delle polverine decorative per fare dei disegni colorati fissati su strati di colla. Beh, a quanto pare può tornare utile anche qui e mi risulta, tra l’altro, che a un costo veramente ridicolo è possibile acquistare la polvere di rame in alcune ferramenta ben fornite.

Veniamo al finale. Dell'intero lavoro sono più che soddisfatto, sia per il risultato sonoro sia per il resto. Il piacere che si prova nel costruire qualcosa da sé, che funziona benissimo, è indescrivibile.
In questo articolo vi faccio vedere un solo video come anticipazione, un semplice arpeggio di Sol 7 fatto con un suono abbastanza pulito.


Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.

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Link utili
Schermatura by Guitarmigi
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