VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla
Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla
di [user #31823] - pubblicato il

Sverniciare una chitarra richiede una procedura lunga e olio di gomito ma riserva molte soddisfazioni, soprattutto se unita a una personalizzazione delle forme e del progetto originale. adsl36 ci racconta la sua esperienza su una Cort X6.
Sverniciare una chitarra richiede una procedura lunga e olio di gomito ma riserva molte soddisfazioni, soprattutto se unita a una personalizzazione delle forme e del progetto originale. adsl36 ci racconta la sua esperienza su una Cort X6.

Su come sverniciare una chitarra si è scritto molto, anche cose in contraddizione tra loro. Voglio raccontarvi come l’ho fatto io sulla mia Cort X6: forse potrebbe servire a qualcun altro che, come me, non riesce a stare fermo e ha la necessità di modificare e personalizzare continuamente i suoi strumenti.

Tempo fa pubblicai questo articolo in cui descrissi il lavoro di preamplificazione dei miei pickup e contemporaneamente feci anche quello di sverniciatura del body, un lavoro veramente pesante, credetemi, per le ragioni che seguiranno. Il mio obiettivo era quello di togliere la vernice rossa satinata che potete vedere nel primo video della precedente recensione, per godermi il legno naturale così com’è. La vernice rossa era satinata, molto bella, ma come tutte le satinate dopo un po’ di tempo cominciò a presentare zone lucide laddove c’era sfregamento con le mani o i vestiti. Una soluzione poteva essere lucidare tutto il resto del body ma, a questo punto, la scintilla della follia appiccò l’incendio.
Decisi di rischiare, perché non sai mai cosa può uscire sotto la vernice, legno buono e ben stagionato oppure legnaccio con mille imperfezioni. Quando le aziende fabbricano chitarre con legno a vista, è ovvio che scelgono i pezzi esteticamente migliori, ma se sopra ci deve andare la vernice colorata qualche imperfezione possono anche lasciarla lì dov’è, tanto sarebbe coperta.
Descrivo per gradi.

Innanzitutto mi sono seduto a tavolino e ho scritto su foglio ciò che mi serviva e tutte le fasi per l’operazione per evitare di dimenticare qualcosa. Sono quindi andato in ferramenta e ho acquistato l’occorrente per cominciare: uno sverniciatore chimico in gel inodore, una spatola metallica e poi della carta vetra da 80, 150, 240, 400 e 600, un paio di mascherine con filtro, un paio di occhiali di protezione chiusi ai lati e un paio di guanti in gomma, mentre i vestiti vecchi e adatti al lavoro, cappellino compreso, già li avevo. Non sapendo cosa aspettarmi dopo la sverniciatura, ho preferito non comprare subito il resto che mi serviva e a cui arriveremo tra poco.
Prima di effettuare lavori che prevedono l’utilizzo di materiali chimici, tenere bene a mente una cosa: proteggere gli occhi, le vie respiratorie (anche se nel mio caso era gel inodore), la pelle e non farsi mai prendere dalla fretta di voler vedere finito il lavoro, perché si può sbagliare e anche farsi male, quindi attenzione e fare le cose con criterio, con calma e in completa sicurezza. Inoltre, leggere attentamente le istruzioni riportate sui prodotti scritte dalle case costruttrici e rispettarle, sia per la sicurezza sia per i risultati finali.

Dunque, dopo aver smontato pezzo per pezzo e vite per vite la mia Cort, sistemai i vari componenti e viterie in apposite scatole che avevo preparato precedentemente. Separai le viti in bustine di plastica a seconda della loro appartenenza, con una striscetta di nastro da carrozziere incollato sopra sul quale scrissi la categoria, per esempio "viti del mascherino humbucker al ponte" ecc. Avvolsi il manico in un panno di cotone e lo riposi nella custodia. Catalogai le parti elettroniche mettendole anch’esse in apposite bustine, mentre marcai le viti delle molle del tremolo con un pennarello nero prima di svitarle, in modo da sapere fin dove erano avvitate nel legno quando le avrei dovute rimontare.

Finalmente avevo il body pronto per ricevere lo sverniciatore. Lo posizionai su un supporto di legno sul tavolo da lavoro del mio box-officina e dopo aver indossato guanti, maschera, vestiario e occhiali di protezione, cominciai a pennellare sopra lo sverniciatore.
Preferii sverniciarla chimicamente, anziché a mano con carta vetra o attrezzi vari, perché è più veloce e si toglie meno materiale dal legno in quanto non c’è abrasione, o almeno così avrebbe dovuto essere, nel senso che ebbi una sorpresa e fui costretto a rivedere i miei piani. Vi dico subito che la vernice era estremamente resistente e ci vollero quasi tre giorni di sverniciatore per ammorbidirla al punto giusto. Da quel che credo di aver capito, doveva essere acrilica. A parte questo, finalmente la grattai via con la spatola e voilà, ecco un’amara sorpresa, il fondo aggrappante che c’era sotto, quello verdastro che vedete nella seguente foto, era del tipo epossidico.

Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla

In parole povere non esiste un solvente né sverniciatore speciale che possa rimuoverlo chimicamente. Bella fregatura, perché l’unico modo è l’olio, quello di gomito ovviamente e, credetemi, ce n’è voluto tantissimo, a damigiane!
Poiché avevo la fissazione di voler migliorare la già buona accessibilità della mano sinistra agli ultimi capotasti, decisi di fare un’altra pazzia. In pratica tagliai circa 1,5 cm di spalla inferiore del body per farla rientrare più dentro e lasciare più spazio per la mano. Come vedete dalla seguente foto, la parte segnata era quella da togliere.

Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla

Il lavoro finito, invece, è questo.

Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla

Questo fu l’unico lavoro che delegai a un falegname per la stratosferica cifra di due euro, perché non avevo la sega adatta allo scopo e il lavoro doveva essere di estrema precisione per evitare di rovinare la parte curva che termina con l’alloggiamento del manico, non so se mi spiego. Comunque, il taglio riuscì impeccabile, di una precisione a livello di fabbrica e liscio a specchio, perciò tanto di cappello a quel falegname.
Dopo questo, arrivò il momento di grattar via lo strato epossidico. Il tempo che potevo dedicare a questa operazione era di un paio d’ore al giorno e ci vollero sette giorni per grattarlo con carta vetra da 80, a grana grossa, perché sembrava acciaio. Con tanta energia e pazienza, millimetro dopo millimetro, alla fine la soddisfazione fu indescrivibile perché il legno che ne uscì aveva un ottimo profumo e aspetto.

Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla

Vorrei dire a quanti snobbano il tiglio che in realtà è un buon legno per caratteristiche sonore e, anche se ha poche venature, comunque non ne è privo come alcuni erroneamente credono. Inoltre vengono risaltate quando si passa sopra l'impregnante. Il difetto, se così si può chiamare, è che è abbastanza morbido, per cui necessita di vernice protettiva per evitare graffi e ammaccature e di un rinforzo sulla parte dove vengono ancorati i piloni del ponte.

Dopo aver finalmente constatato di persona, senza dar credito alle chiacchiere di chi scrive o parla senza sapere e aver toccato con mano, che anche i coreani utilizzano legni buoni, comprai il resto del materiale che mi serviva per completare l’opera, cioè l’impregnante e il fondo trasparenti alla nitro, la vernice trasparente bicomponente alla nitro (cioè catalizzata) e un barattolino di pasta abrasiva fine. La lana d’acciaio extra fine 0000 già ce l’avevo.
Da precisare che, dopo aver grattato via il fondo epossidico, ovviamente continuai a carteggiare il legno del body con carta vetra man mano più sottile, fino ad arrivare alla 600. Questo servì per togliere gli inevitabili graffietti che sembrano non esserci ma che la verniciatura, purtroppo, mette in evidenza.
A questo punto, dopo aver lisciato alla perfezione tutto il body e pulito per bene prima con aria compressa e poi con un panno di cotone pulito e asciutto, lo posizionai su un apposito supporto di legno in modo da tenerlo alzato rispetto al piano di lavoro. Quindi diedi una mano di impregnante e dopo 24 ore di asciugatura carteggiai accuratamente con carta da 600 per togliere il cosiddetto "pelo" del legno che, inevitabilmente, si alza dopo quest’operazione. A questo punto fu la volta del fondo turapori trasparente, dato anch’esso a pennello e in una sola mano. Dopo 24 ore di asciugatura, carteggiai delicatamente con carta da 600 ma si tenga presente che va bene anche quella da 400. Dopo aver pulito, lisciato e livellato perfettamente tutte le superfici, diedi una mano di vernice trasparente catalizzata alla nitro col compressore. Per sicurezza la feci asciugare circa 48 ore e poi, con olio di gomito e pasta abrasiva fine per lucidare spalmata su tamponi di semplice cotone idrofilo, con movimenti concentrici e molta pazienza tolsi tutte le imperfezioni della verniciatura, stando molto attento a lasciare uno strato sottilissimo, quasi invisibile, di vernice per la giusta protezione del legno. Questa fu l'operazione che richiese più attenzione.
Da notare che quando rimane troppa vernice trasparente sul legno, questo sembra come avvolto nella classica pellicola per alimenti e l’effetto, almeno per me, è orrendo perché sembra legno avvolto nella plastica e perde l’aspetto della naturalezza. Per questo motivo lasciai solo lo strato necessario.

Dopo aver tolto tutte le imperfezioni e consumato la vernice in eccesso, passai su tutto il body, con movimenti circolari, la lana d'acciaio extra fine in modo da rendere tutto il corpo della chitarra ancora più liscia e nel contempo per togliere ulteriormente l’effetto-pellicola residuo.

Già che mi trovavo in ballo, corressi ciò che non mi andava molto a genio. L’attacco per la cinghia sulla parte superiore in origine era posizionato dietro la spalla e non sulla sua punta come ce l'hanno la maggior parte delle chitarre. Se da una parte lo trovavo comodo, dall’altro mi dava fastidio a livello estetico per cui svitai l’attacco, riempii il foro della vite con uno stuzzicadenti imbevuto di colla e ad asciugatura avvenuta ne tagliai l’eccesso e affinai con carta vetra per metterlo a livello del body. Evito di descrivere la parte che riguarda il montaggio meccanico ed elettronico, perché si presume che chi smonta e annota tutto alla fine debba saper rimontare, altrimenti son...
Scherzi a parte, il lavoro apparentemente finito fu questo.

Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla

Però non ero ancora soddisfatto, perché sentivo che mancava qualcosa. Capii cosa fosse e, per introdurlo nel discorso, ecco nella seguente foto un pezzetto insignificante di plastica di circa 6 cm x 2 cm.

Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla

Si potrebbe dire che non serve a niente e in effetti era un pezzo ritagliato da uno di quegli scatolini in plastica nera che si vendono nei negozi di elettronica, usati come contenitori.
Poiché mi piace molto il "copri-switch" (non so se realmente si chiami così) come quello che montavano le vecchie Ibanez Frank Gambale, decisi di provare a costruirmene uno. Scaricai una foto della suddetta Ibanez e la usai come modello di riferimento dopo averne ingrandito la parte che mi interessava. Quindi lo cominciai a modellare con limette e carta vetra sottile, dopo aver preso le dovute misure con il massimo della precisione.
Quando ottenni la giusta forma, la cosa più difficile fu creare la fessura centrale dove doveva scorrerci dentro la levetta dello switch. Pensai, ripensai e decisi di risolvere il problema fissando il mio trapano, in orizzontale, alla morsa da banco. Nel mandrino strinsi un bulloncino lungo pochi centimetri, sul quale erano avvitati due piccoli dadi che stringevano una rondella poco più grande, che avevo affilato facendola ruotare contro una lima. In questo modo ottenni una lama affilata e rotante sulla quale avvicinare cautamente il pezzo di plastica per mezzo di una pinza, per evitare ogni possibile contatto e pericolo per le mani. In questo modo son riuscito a creare una fessura al centro del pezzetto di plastica e, dopo, è stato relativamente semplice infilarci in mezzo una limetta sottile in metallo, di quelle per le unghie, con lo scopo di raffinare il tutto. C'è voluta molta attenzione perché il pezzo è comunque piccolo da lavorare, ma alla fine ce l'ho fatta e ho passato la lana d’acciaio extra fine per lisciare e il risultato è andato oltre le mie aspettative.

Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla

Oppure in quest'altra foto più ampia.

Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla

In quest’altra foto potete vedere anche il retro del body finito, prima col vano per la pila aperto.

Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla

E poi chiuso e finito.

Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla

Veniamo a un punto che sta a cuore a molti: il suono.
In poche parole, cambia oppure no quando si toglie la vernice? La mia risposta è sì, eccome se cambia!
Non è la prima volta che svernicio chitarre, la terza per me e l’ennesima per altre persone compreso un basso. Posso affermare che cambia realmente ma dire se migliora o peggiora, beh, questo è veramente da verificare. Purtroppo non ho prove sonore fatte prima e dopo lo sverniciamento perché tutto è nato di getto, altrimenti avrei pubblicato pure quelle.
Anche se la chitarra elettrica non ha cassa armonica dove il discorso è diverso, una parte del suono comunque si trasmette per induzione, cioè vibra nel legno fino ad arrivare ai pickup. Un’altra parte, invece, viene riflessa dalla vernice. Toglierla, quindi, può modificare sensibilmente questo stato di cose con risultati inattesi, sia in senso positivo sia negativo.
Nel mio caso è diventato più soft, dolce, quasi ovattato e a me piace, anche se forse i bassi dovrebbero avere un pelo in più di corposità ma va bene lo stesso.
Inoltre, appena terminata e rimontata, la chitarra era ancora impregnata delle sostanze chimiche usate per la lavorazione e, infatti, l’odore che percepivo mentre la suonavo era forte. Man mano che diminuiva col tempo, cioè che evaporava dagli strati più interni del legno, sentivo il suono cambiare in qualcosa a livello di frequenze. Questo è stato possibile soprattutto perché suono per la maggior parte del tempo in cuffia, dove i particolari si notano meglio.

In conclusione posso dire che sono soddisfatto del risultato finale e mi riferisco anche al sistema di preamplificazione interno che ho costruito e che funziona alla grande. Sono contento anche per aver accorciato la spalla inferiore, perché ora la mano riesce realmente ad arrivare più in dentro, cosa che prima era per me un po' ostica per via del muscolo palmare che toccava quel tanto da dare un po' fastidio.

Mi svernicio la chitarra e taglio la spalla
chitarre elettriche cort evl fai da te gli articoli dei lettori x6
Link utili
Preamplificare i pickup
Mostra commenti     25
Altro da leggere
Manuale di sopravvivenza digitale
Theodore Standard: la Gibson perduta di Ted McCarty diventa realtà
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
American Series: la Soloist USA con due EMG in duplice versione
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
L'acustica come non l'hai sentita: Cort Masterpiece e SpiderCapo all'opera
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Manuale di sopravvivenza digitale
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Pedaliere digitali con pedali analogici: perché no?!
Sonicake Matribox: non solo un giochino per chi inizia
Ambrosi-Amps: storia di un super-solid-state mai nato
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Neural DSP Quad Cortex: troppo per quello che faccio?
Massa, sustain, tono e altri animali fantastici
Ho rifatto la Harley (Benton ST-57DG)




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964