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Gibson Les Paul Special Double Cut 2015
Gibson Les Paul Special Double Cut 2015
di [user #17844] - pubblicato il

Tra tastiere allargate, capotasti in metallo e meccaniche automatiche, Gibson ha introdotto notevoli cambiamenti per l'anno nuovo. Il fascino di una vecchia cassa piatta e spartana con P90 e wrap around però non passa mai, anzi giunge al suo meglio con la Les Paul Special Double Cut 2015.
Tra tastiere allargate, capotasti in metallo e meccaniche automatiche, Gibson ha introdotto notevoli cambiamenti per l'anno nuovo. Il fascino di una vecchia cassa piatta e spartana con P90 e wrap around però non passa mai, anzi giunge al suo meglio con la Les Paul Special Double Cut 2015.

Mentre un occhio è costantemente rivolto a novità tecniche come le meccaniche automatizzate G-Force e nuovi metodi di assemblaggio tra manico e corpo per migliorare la trasmissione delle vibrazioni e l'accesso agli ultimi fret, in casa Gibson uno sguardo resta sempre in direzione dei classici senza tempo.
La Les Paul Special, insieme alla Junior e alla Melody Maker, appartiene a quella categoria di strumenti che più sono grezzi e semplici, più incontrano i favori del pubblico. Gibson non si è scordata di loro e ha ripreso la Double Cut a cassa piatta per il 2015 rivedendone pickup, misure e dotazione tecnica.

Il body, così piatto e sottile, risulta comodo da indossare anche per lunghe sessioni. La scelta di ridurre al minimo elettronica e hardware, consistente in un semplice ponte wrap around senza stoptail, nel suo piccolo aiuta a contenere il peso dei due o forse tre pezzi di mogano.
Il ponte in zamak satinato è compensato, privo di sellette regolabili. Se da un lato ciò può apparire un limite, l'idea di non avere numerosi componenti incastrati tra loro, viti e brugole a disperdere vibrazioni vitali non è poi tanto male. Probabilmente sono fissazioni da nerd della chitarra, ma la Special vibra che è un amore e forse è anche merito di certe decisioni progettuali.
Inoltre, tutto ciò riflette alla perfezione lo spirito della Special: semplice, canterina, pronta all'uso sempre.


La tastiera più larga introdotta con il catalogo 2015 sembra avere una forma tutta nuova sotto le mani, ma non risulta scomoda anche grazie all'abbinamento con un sottile manico slim taper. L'approccio è ora un po' più moderno, tendente a quello di certe chitarre tradizionalmente votate al rock più spinto, ma la "ciccia" di mogano sotto il palmo continua a esserci quel tanto che basta per sentire il DNA Gibson.

Il setup via Plek è impeccabile. Già di fabbrica, l'action è bassa quanto basta, l'intonazione è ottimale e il capotasto regolabile in metallo rende agevoli anche le prime posizioni.
Per quanto essenziale nel design, la chitarra non rinuncia a un buon binding intorno al palissandro dei tasti e a dei dot in vera madreperla.

La Special Double Cut fornita dal Centro Chitarre di Napoli per la prova sfoggia un giallo Translucent Yellow Top che è tutto un programma.
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Qualunque appassionato di wrap around e P90 può immaginare il suono della Les Paul anche solo guardandola, e una volta acceso l'amplificatore le aspettative non vengono tradite.
Il P90 si sente lontano un chilometro e appare ancora più definito con i nuovi P90SR e P90ST, rispettivamente per manico e ponte. Il timbro del mogano e degli standard costruttivi Gibson si conferma caldo e medioso, ma con l'attacco e la "punta" della bobina singola. Il livello d'uscita, sicuramente più muscoloso rispetto a un normale single coil, ne conserva comunque tutta la dinamica e il dettaglio sonoro.

I bassi sono presenti ma non gonfi. Soprattutto nella posizione centrale, sono un piacere da strappare via con le dita e anche al manico non è raro ritrovarsi su registri più gravi senza temere che il tutto impasti.


In overdrive, i pickup si puliscono abbastanza facilmente giocando col potenziometro della chitarra. Non si avverte granché perdita corpo né si smussano fastidiosamente gli acuti, anche se il volume deve calare un po' troppo per tornare a un clean puro affinché lo si possa usare agevolmente dal vivo. Un compressore a fine catena potrebbe aiutare a compensare un po'.
Avere il potenziometro del volume a portata di mano fa gioco se si ama la configurazione chitarra-cavo-ampli e il posizionamento del selettore, seppur nuovo a molti gibsoniani, richiede davvero poco tempo per abituarsi.


La chitarra trasuda blues e rock classico. La percussività dei pickup favorisce fraseggi stoppati e palm mute a profusione, ma potrebbe essere necessaria una spinta extra per raggiungere il gain sufficiente a un solismo rock liquido più vicino agli standard preferiti dagli amanti dell'humbucker. Gibsoniani incuriositi dalle meraviglie del single coil e chitarristi provenienti dall'altra metà del panorama solid body in cerca di una voce più aggressiva troveranno senz'altro ottimi punti d'incontro nella Special Double Cut, con un prezzo tutt'altro che proibitivo considerata la provenienza. La Special è infatti tra le più abbordabili del catalogo Gibson USA 2015 ed è possibile portarsela a casa con un migliaio d'euro tondi tondi.

Per il test è stato utilizzato un DV Mark Multiamp. L'amplificatore ci ha colpito per la qualità dell'audio e la risposta dinamica, e abbiamo scelto di adottarlo come banco di prova per le recensioni insieme a Ciro Manna. Ciò garantirà una maggiore uniformità tra i test e permetterà agli Accordiani di confrontare strumenti diversi su un suono di base simile, eliminando le variabili introdotte dall'utilizzo di amplificatori, casse o microfoni differenti.
Clicca qui per la recensione del Multiamp.


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