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Cosa rende speciale la Ibanez Quest
Cosa rende speciale la Ibanez Quest
di [user #17844] - pubblicato il

Tasti inclinati, pickup cristallini, shape ergonomico: la Quest incorpora elementi di generi musicali che ancora non esistono.
Innovazione tecnologica ed esplorazione stilistica vanno spesso di pari passo. L’arrivo della chitarra solid body è nata dalle esigenze dei musicisti di allora, ma è finita poi per fornire armi inaspettate ad altri musicisti che ne hanno fatto un uso impensabile per gli inventori di quegli strumenti. Così sono arrivate chitarre più elaborate, e poi ancora sound di rottura. L’evoluzione della chitarra è tutta un dare-avere tra artisti e costruttori che, un gradino alla volta, si forniscono a vicenda elementi per portare la musica sul livello successivo.

È questo lo spirito con cui sarebbe bene valutare la Quest.

Cosa rende speciale la Ibanez Quest

Quando Ibanez ha presentato la sua serie headless, lo ha fatto quasi “a sorpresa”. Il progetto era nell’aria da un po’, ma ha preso forma senza grossi proclami né fughe di notizie, salvo poi esplodere tra le mani dei fan alle porte di luglio.

Quello che a prima vista poteva apparire come un semplice ampliamento dell’offerta in un catalogo già variegato ha evidenziato in realtà uno studio particolarmente attento ai più recenti trend musicali.
Guardando più da vicino le chitarre della serie Q, si possono notare dettagli ben precisi, nettamente distanziati dalla maggior parte degli strumenti in commercio e talvolta in contrapposizione con quella che oggi riteniamo essere la tradizione.

Cosa rende speciale la Ibanez Quest

Ibanez è da sempre vicina al mondo dei virtuosi e dello shred. Ha assecondato se non condotto in prima persona alcune delle principali svolte nello stile. Si pensi al boom dei ponti flottanti, al modo in cui i profili dei manici si sono trasformati durante le epoche, a quanto i pickup abbiano cercato di seguire o addirittura di prevedere le necessità di definizione ad alto gain quando il trend emergente voleva i bassi estremi nei riff del primo djent, o di intelligibilità quando l’interesse degli artisti si è spostato verso la complessità degli accordi.
Ora, senza temere di spararla grossa, si potrebbe dire che siamo davanti a un nuovo punto di svolta.

Il suono della chitarra avanguardista si spoglia delle distorsioni, ma conserva la preferenza per la definizione assoluta nel suono. Così, nella testa di certi chitarristi, i clean non sono più quelli corposi di una Strat o di una Les Paul, bensì vogliono suonare chirurgici, con un attacco che sembra uno schiaffo e una compressione giusta per favorire l’uniformità nell’esecuzione di accordi, tapping e tecniche miste. Non è insomma un ritorno al pulito, ma un avanzamento a una nuova forma di pulito, diretto successore dei suoni distorti da cui nasce.

Cosa rende speciale la Ibanez Quest

Cambia il suono, ma cambiano anche suonabilità e “vestibilità”.
Nella Ibanez Q è impossibile non intravedere più di un riferimento a marchi come Strandberg, le cui creazioni hanno attirato in varie occasioni l’attenzione dei chitarristi dallo stile più avanguardista.

Il body sottile deriva dalla stessa tradizione Ibanez e, per certi versi, non è folle guardarlo come un’evoluzione del concetto di super-Strat delineato con la RG.
Le tecniche costruttive automatizzate consentono oggi di creare shape elaborati con costi contenuti, così la porzione del corpo contro cui poggia l’avambraccio si assottiglia con morbidezza, il retro ottiene contour vari per accogliere il corpo del musicista e le sue mani a ridosso dei “corni”.

C’è però un elemento in particolare che più di ogni altri distingue le Q da qualsiasi altro strumento: le tastiere con “slant fret”.
I tasti inclinati non sono presenti su tutti i modelli della serie Q, ma meritano sicura attenzione e non bisogna commettere l’errore di sottovalutarne la valenza tecnica.

Nel video, Abigail Zachko con la sua Q54. Notare i fret dritti.



Tanto per cominciare, non bisogna cadere in inganno: lo slant fret è un concetto differente rispetto al più comune fanned.
Il fanned fret, già sperimentato in passato anche da Ibanez, crea chitarre multiscala, cioè con corde di lunghezze leggermente diverse tra loro, maggiori per i bassi, minori per i cantini. Crea, appunto, un ventaglio.
Lo slant fret invece non modifica le geometrie di una chitarra tradizionale. Insieme ai tasti, sono inclinati anche il capotasto e le sellette del ponte, tutti di 8 gradi rispetto al manico, così che il diapason sia unico, esattamente come qualunque altra chitarra. A cambiare però è la posizione della mano sul manico, e in un modo sicuramente interessante.

Manuel Gardner Fernandes su una QX54QM con tastiera slant.



I tasti “storti” possono apparire strani alla vista, eppure non riesce difficile pensare che possano risultare davvero confortevoli. Di fatto, l’inclinazione dei tasti impone al polso una torsione minore rispetto a una tastiera con fret dritti, perpendicolari all’asse del manico. Si potrebbe paragonare all’effetto ottenuto quando si tiene la chitarra quasi in verticale, “imbarcata” di molto con la paletta verso l’alto, ma conservando l’impostazione fisica a cui qualsiasi chitarrista si abitua quando tiene la chitarra sulle proprie gambe o a tracolla.

Cosa rende speciale la Ibanez Quest

Le Quest arrivano in un momento singolare per la chitarra virtuosa. Cambia profondamente il suono, cambiano gli stili che ora portano all’estremo i concetti di ritmo e armonizzazioni. A cambiare è tutta l’estetica, non solo per gli occhi, ma nel profondo. Si potrebbe dire che, per la chitarra elettrica virtuosa, è in corso un vero e proprio rebranding: un cambio d’immagine, di progettualità, di messaggio.

Nel video, Manuel Gardner Fernandes si accompagna con David John Levy al basso, anche lui con un modello Ibanez headless.



L’ondata degli shredder ultrapuliti ed eterei è alle porte, e il consiglio è di prestarle la giusta attenzione perché parlare di semplice moda può rivelarsi miope. In un certo senso è stata una moda anche quella del Floyd Rose negli anni ’80, i 24 fret, poi le sette e le otto corde, i rack, il ritorno ai valvolari, ora la nuova primavera dei sistemi digitali.
Le mode possono essere frivole e passeggere, ma possono anche diventare movimenti, che nel tempo possono certo affievolirsi per cedere il passo a una nuova fase stilistica, ma hanno il destino di lasciare una traccia del proprio passaggio in ciò che verrà dopo, trasformandosi in un tassello centrale nella figura d’insieme.

Quindi, una poltrona comoda, e teniamoci pronti a goderci lo spettacolo.
chitarre elettriche ibanez q54 quest qx54qm
Link utili
Le Ibanez Quest presentate su Accordo
Q54 sul sito Ibanez
QX54QM sul sito Ibanez
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di rabbitjoke [user #49842]
commento del 20/07/2021 ore 19:56:5
Le innovazioni sono sempre affascinanti, interessanti ma poi devono essere contestualizzate, al servizio dì qualcosa che abbia un forte impatto emotivo. Mi viene in mente lo stick e di conseguenza Tony Levin….. poi ci vuole un Peter Gabriel che canalizza l’essenza del concetto è lo eleva al di sopra dell’esercizio di stile. Come diceva un mio amico, tutta la tecnologia del mondo non vale una buona idea !
Rispondi
di MiB [user #60741]
commento del 28/10/2021 ore 12:39:33
Ho una Ibanez mc500 e concordo che tutta la tecnologia del mondo non vale un'idea, anche se la mia chitarra era scopiazzato da gibson sg per la paletta e forma. Dal 1978 il liutaio ha fatto una leggera rettifica ai tasti in ebano consumati e ai freat e i classici setup. Meccaniche, pomelli, levette, indistruttibili. Manico mai imbarcato, corpo perfetto. È l unica ibanez che ho , le altre due una gibson les paul standard, e recentemente una fender ultra. L' ibanez mi pare abbia da sempre il suo carattere anche partendo da idee degli altri. Ah ah.
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di oscar1965 [user #19484]
commento del 20/07/2021 ore 20:31:02
I bassi Ibanez EHB headless sono sul mercato da un paio d’anni credo, e mi sembra hanno avuto delle buone valutazioni ed un discreto successo (per quello che ne ho letto sulle recensioni e nei forum), forse anche questo ha influito nella decisione di ampliare l’offerta alle chitarre: chissa’ come andranno le vendite. Di bassi sono gradualmente usciti parecchi modelli, tra cui alcuni con tasti fanned (non slant come le chitarre).
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di francesco72 [user #31226]
commento del 21/07/2021 ore 09:18:52
Lo strumento mi piace molto e mi piace sempre quando si guarda avanti. La perplessità che posso esprimere (possedendo un certo numero di solid body tradizionali) è che i nuovi tasti possono costituire una modifica da cui sarà poi difficile tornare indietro una volta abituato il polso.
Mi permetto anche una valutazione su questi nuovi guitar hero che, scusatemi, mi sembrano veramente tutti uguali: nulla da dire sulla tecnica, ma il songwriting è sostanzialmente inesistente. I brani hanno tutti indipendentemente da chi li suona il medesimo andamento e la stessa struttura. Mi sembra che siano costruiti più per far capire quanto è bravo il chitarrista che come espressione di qualcosa. Mancano, a mio parere, il gusto di un Nick Johnston o la capacità di Satriani di rinverdire schemi classici, ma manca anche l'allucinata visione musicale di Steve Vai dei bei tempi, come pure mancano la classe di un Metheney o di un Clapton. Poi sbaglierò io perchè sono vecchio.
Ciao
Rispondi
di dariothery [user #12896]
commento del 21/07/2021 ore 09:21:46
...o la capacità di scrivere dischi che risenti con piacere anche dopo 30 anni, tipo quelli degli Extreme di Bettencourt!
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di go00742 [user #875]
commento del 21/07/2021 ore 10:02:03
Grandissimi, gli contesto solo il fatto che l'ultimo album è del 2008, per quanto riguarda il mondo headless direi che c'è carenza di questi strumenti, a parte steinberger/hohner (con modelli fascia entry level) o strandberg da vendita rene nella fascia di mezzo non vi è proprio nulla, ben arrivata Ibanez.

In ogni caso le "scopette" diventano più complicate da plettrare rispetto un body tradizionale ... ottime come travel guitar da portarsi in vacanza per studiare.
Rispondi
di rabbitjoke [user #49842]
commento del 21/07/2021 ore 14:32:2
Esatto, non sono riuscito neanche ad arrivare alla fine dei video, figurarsi un album intero. Hai ragione tecnicamente sono ineccepibili ma a me arriva soltanto piri ri piri ri piri ri !!
Rispondi
di Ghesboro [user #47283]
commento del 25/07/2021 ore 09:44:36
"Mi permetto anche una valutazione su questi nuovi guitar hero che, scusatemi, mi sembrano veramente tutti uguali: nulla da dire sulla tecnica, ma il songwriting è sostanzialmente inesistente. I brani hanno tutti indipendentemente da chi li suona il medesimo andamento e la stessa struttura. Mi sembra che siano costruiti più per far capire quanto è bravo il chitarrista che come espressione di qualcosa. Mancano, a mio parere, il gusto di un Nick Johnston o la capacità di Satriani di rinverdire schemi classici, ma manca anche l'allucinata visione musicale di Steve Vai dei bei tempi, come pure mancano la classe di un Metheney o di un Clapton. Poi sbaglierò io perchè sono vecchio.
Ciao"

Tutto giusto. Però stai mettendo sul piatto chitarristi quasi leggendari, ad eccezione di Nick Johnston che a dirla tutta per il momento storico in cui è uscito è un mezzo genio. Il problema è un po' sempre lo stesso di qualche anno fa riguardo i chitarristi nati nell'era di massima espansione dell'internet: un paio di lustri fa c'erano i supershreddoni da 3000 bpm, velocissimi, precisissimi, tecnicamente ineccepibili e capaci di riprodurre qualsiasi brano, ma totalmente privi di gusto e attitude; adesso hanno semplicemente cambiato pelle e virato dove tirava il vento. Ma sempre quelli sono.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 26/07/2021 ore 09:29:2
Ciao, capisco la tua obiezione, ma se mi si dice che questo nuovo filone chitarristico merita uno strumento decisamente nuovo, non potremo che considerarne gli esponenti delle pietre miliari; magari 1 su 1.000 rimarrà nella storia come per gli shredder che hai citato, ma al momento non riesco ad individuare neppure quell'uno perchè, ad occhi chiusi, a me sembrano sempre uguali: sarà un limite mio, ma tocco, fraseggi e costruzione del brano sembrano fatti con lo stampino. Se metti sul piatto un brano di Malmsteen ed uno di Joey Taffolla (ad esempio), la differenza si sente, può piacere o meno, ma si sente.
Ciao
Rispondi
di Gigibagigi [user #49591]
commento del 21/07/2021 ore 11:11:55
Sempre meglio una Strandberg, cui queste Quest sembrano ispirarsi neppure troppo velatamente.
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di maxventu [user #4785]
commento del 21/07/2021 ore 12:29:20
suoni ultra puliti sì, nel senso di poca distorsione, ma non per questo poco effettati: octaver e harmonizer come minimo, riverberi eterei, etc. Con questi giovani endorser siamo indubbiamente di fronte ad un nuovo idioma musicale, portato alla ribalta già da qualche anno da Plini, virtuoso non a caso endorser Strandberg se non sbaglio. Ibanez segue la lezione Strandberg ma non solo, anche Kiesel ad esempio già da tempo ha a listino modelli molto simili (fanned).
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di fraz666 [user #43257]
commento del 22/07/2021 ore 12:00:51
gli slant fret sono molto comodi, non capisco perché non siano già sulla maggior parte delle chitarre "non-oldstyle" prodotte.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 26/07/2021 ore 09:34:22
Per conto mio ho già segnalato quale può essere il limite: se ti abitui a questi frets, c'è poi caso che debba mandare al macero le altre chitarre. Come dice il mio meccanico in merito al cambio automatico: "si fa presto ad abituarsi alle comodità, poi tornare indietro è più faticoso". Il mio timore è proprio questo: mi trovo così bene con questi nuovi tasti che le altre chitarre che ho restano appese al muro esposte e mai più suonate. Quindi occorre che anche altri produttori si adeguino, però ce la vedi una telecaster o una les paul con gli slant-fret?
Ciao
Rispondi
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