In base ad ulcune critiche da parte di qualcuno che si crede un "Guru" e mi ha incolpato di trasformare questo portale (su cui scrivo da oltre 12 anni), in un "Merdaio", io non volevo più scrivere e postare niente ma venendo a contatto con uno strumento dei miei anni migliori, ho riscoperto questo Brand, noi diciamo marchio, che avevo solo intravisto negli anni in cui passammo dalle produzioni nostrane a quelle europee e prime importazioni giapponesi. Orpheum però era nato a fine ottocento negli USA, usato da un costruttore americano di banjo che, durante il secondo conflitto mondiale, fermò la sua attività, compreso la nuova acquisita negli anni 30 del XX° secolo di strumenti a fiato e chitarre. Maurice Lipsky, un distributore di New York, rilevò la marca nel dopoguerra per poi smettere la vendita di strumenti fatti in USA e incominciò, agli inizi anni 60s, ad importare dall’Europa roba economica fatta da Wandré, al secolo Antonio Pioli, tra cui spiccvano le Tri-Lam e le Oval, per poi passare alle economiche archtops della Egmond ed alle solid body giappanesi di Guyatone. Però Lipsky nel 1967 relegò in secondo piano la sua Orpheum a favore della da lui definita "Suo Cavallo di Battaglia", la Domino, che produceva ottime copie Made in Japan delle VOX. Orpheum intanto, dopo un breve periodo in cui stipulò una cooperazione con la Welson per distribuire in USA la sua gamma di chitarre violino, mentre gli altri modelli continuarono ad essere distribuiti con il marchio Welson (non ci dimentichiamo che in quegli anni i Beatles spopolavano ed il basso Hofner usato da Paul McCartney era una delle icone in voga tra noi giovani musicisti amatoriali), passò alla distribuzione di discrete copie giapponesi di modelli Gibson, per poi sparire definitivamente. Quella da me testata era una archtop:
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