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Fender offset: da ultime ruote del carro a regine del ballo
Fender offset: da ultime ruote del carro a regine del ballo
di [user #62015] - pubblicato il

Fiumi di parole sono stati spesi sulle Offset: strumenti storicamente bistrattati, riscoperti da circa un trentennio con il contributo dei massimi esponenti di generi come il grunge, l’alternative rock e lo shoegaze. A oggi, il trend nella comunità chitarristica non accenna a scemare, anzi si intensifica, destando ancora di più la curiosità di professionisti e appassionati.
Sicuramente, l’immaginario collettivo è ancora rivolto verso i nomi di Stratocaster, Telecaster, Les Paul ed SG - quantomeno nelle forme - quando si parla di Fender e Gibson e, tra i meno avvezzi, di chitarre elettriche in generale. Ciò nonostante, design accattivanti come quelli di Jaguar, Mustang e Jazzmaster hanno conquistato una riconoscibilità non di poco conto, dovuta, forse, proprio alla loro attitudine da outsider.

Le chitarre Offset più famose
Il termine Offset fa riferimento al design asimmetrico di questi strumenti, leggermente sproporzionati nella parte posteriore. L’originalità di questi strumenti si riscontra principalmente nelle estremità inferiori. Per questo motivo, sebbene le corna superiori di SG o Stratocaster siano asimmetriche, queste non vengono considerate Offset.
Nel variegato mondo delle Offset, andato via via arricchendosi col passare degli anni, sono emersi dei baluardi utili a definire la vocazione del termine e del design a cui viene attribuito. Si parla di strumenti come la Fender Jazzmaster, prima Offset del brand californiano. La chitarra fu rilasciata nel 1958, venendo ideata come possibile rimpiazzo della Stratocaster nel top di gamma Fender. Con più controlli, un aspetto più ricercato e un prezzo elevato rispetto al modello che avrebbe sostituito, la Jazzmaster fu indirizzata - fin dal nome - alla pletora di chitarristi jazz, con un design che avrebbe dovuto favorire la playability da seduti.

Fender offset: da ultime ruote del carro a regine del ballo

Inizialmente la Jazzmaster non fu accolta con entusiasmo, nonostante divenne lo strumento simbolo dei chitarristi surf all’alba degli anni ’60. Fast Forward al 1962 per l’uscita della sorella minore Jaguar: uno strumento dai controlli ancor più complessi e impreziosito da scintillanti pannelli cromati. In questa sede, occorre fare una menzione onorevole ai modelli student di casa Fender: la Duo Sonic e la Mustang, anch’esse risorte dalle ceneri al tramonto del XX Secolo. Nel tempo ci sono state diverse teorie riguardo i motivi per cui questi strumenti non attecchirono nel fervente panorama di riferimento. In generale si è portati a pensare che, con l’avvento della British Invasion prima e con gli imponenti muri del suono che sancirono gli albori del metal poi, Jazzmaster e Jaguar non ebbero modo di emergere, viste le differenze diametrali in termini di sonorità con quelle richieste dalle tendenze del momento.

Fender offset: da ultime ruote del carro a regine del ballo

Le caratteristiche delle offset Fender
Non solo un design unico nel suo genere - soprattutto per l’epoca in cui videro la luce - le Offset Fender alzarono anche l’asticella in termini di range sonoro. La Jazzmaster, in primis, offriva tonalità più organiche rispetto ai single coil delle Stratocaster. Si trattò di una scelta ragionata, proveniente dalla necessità dell’azienda di avvicinarsi anche al mondo del jazz, dominato da Gibson. I pickup della Jazzmaster non vanno confusi coi P90, presentando poli singoli invece della consueta barra singola che caratterizza quest’ultima tipologia di pickup.
Un’ulteriore novità introdotta dalla Jazzmaster fu il circuito, diviso nelle sezioni rhythm e lead, capace di indirizzare le frequenze su segnali differenti. Infine, il ponte mobile presentava un’escursione inedita per l’epoca. Sebbene la Jaguar segnò una sorta di ritorno nella comfort zone dei single coil per Fender, lo strumento venne dotato di controlli ulteriori. Questo, però, non bastò per convincere il pubblico. La Jazzmaster sarebbe, quindi, uscita di scena nel 1968 e la Jaguar nel 1975.

Il ritorno delle offset
Gli anni ’80 - nella storia come nella musica - furono un periodo particolarmente divisivo. Se da una parte le classifiche mainstream pullulavano di gruppi hair metal, i cui chitarristi sfoggiavano le neonate chitarre moderne proposte da brand come Kramer, Jackson e Charvel, dall’altra si facevano strada band dalle sonorità completamente opposte, che si avvalevano di strumenti economici acquistati presso i banchi dei pegni dei loro quartieri. Erano anni di sperimentazione sonora, che richiedevano capri espiatori su cui riversare emozioni, estro e sregolatezza.

Fender offset: da ultime ruote del carro a regine del ballo

Chitarre come le Jazzmaster, le Jaguar e le Mustang si rivelarono quindi perfette, prestandosi ottimamente anche a modifiche particolarmente invasive. Da allora, le Offset cominciarono ad assumere una rilevanza sempre maggiore, venendo imbracciate da artisti come Johnny Marr, Kevin Shields, J Mascis e, più tardi, Kurt Cobain, John Frusciante e Thom Yorke, tra gli altri. L’aesthetic e le sonorità di quel periodo avrebbero ispirato alcuni degli atti mainstream del momento, tra cui band come gli Arctic Monkeys, avvicinando anche moltissimi giovani al design unico delle chitarre Offset e alimentando ulteriormente il trend e spingendo marchi come Fender a reintegrare e arricchire la loro gamma di strumenti dal design alternativo.
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