Sanremo si chiude con una Wandrè per combattere le ovvietà
di Francesco Sicheri [user #65794] - pubblicato il 16 febbraio 2025 ore 09:20
Se pensate che quello appena terminato sia stato il Festival di Sanremo peggiore della vostra vita, è bene rubare una celebre frase di Homer Simpson: "è stato il peggior Festival di Sanremo della vostra vita, fino ad ora..." Ma poi, è stato veramente così male come si sente dire da giorni?
Gioite, perché il Festival di Sanremo è finito. Anche quest'anno, qualcosa che si sarebbe potuto risolvere in due o tre serate al massimo, è dovuto obbligatoriamente durare una settimana (senza contare gli strascichi che il Festival imporrà a reti unificate ancora per diversi giorni).
Ha vinto Olly, e va bene così. Poteva andarci molto peggio, non trovate?
Chi scrive non conosce abbastanza bene il percorso dell'artista in questione, e pertanto si limiterà a dire che per quanto visto sul palco dell'Ariston si poteva scegliere altro. Ma non è andata poi così male.
Non avrete creduto veramente che Lucio Corsi potesse vincere! Sarebbe stato fin troppo bello che un plauso al difetto vincesse in una competizione che gioca quasi tutto sulla perfezione apparente.
Classifica finale a parte, il Festival non ha sconfitto il 2025, non ha sconfitto la musica, e anche i più convinti detrattori - ne siamo certi - non avranno perso troppe ore di sonno.
In fin dei conti ci portiamo a casa l'immagine di un secondo posto ottenuto da un ragazzo magrolino con una mente sognante (e con una preparazione adeguata al farla volare), che ha affrontato la finale del Festival armato di una Wandrè Oval, scelta dichiaratamente come l'Excalibur di chi non ama conformarsi.
Non possiamo essere almeno un po' contenti?
Nessuno si trattiene dal dire qualcosa
Durante questa settimana, anche le pagine di Accordo.ithanno riflettuto un po' sulla musica in scena a Sanremo. Non tanto per voler dare giudizi, quanto invece per cercare di analizzare un fenomeno che - più o meno gradito - coinvolge di anno in anno il settore musicale del nostro Paese.
Come si diceva già nei giorni scorsi, Sanremo è qualcosa che rapisce l'attenzione di chiunque abbia a che fare con la musica. Scalda gli animi, provoca sentimenti contrastanti, ma non lascia mai del tutto indifferenti.
Tutti hanno un'opinione riguardo a Sanremo, lo abbiamo sottolineato anche all'inizio di questa settimana. Eh sì... Ma proprio tutti?.
Rovistando fra i commenti di amici, le diatribe di gruppi social specializzati, e le rimostranze di addetti ai lavori, anche quest'anno è emerso chiaramente qualcosa che vale la pena considerare. Ad avere un'opinione riguardante Sanremo sono soprattutto i musicisti, perché a tutti gli altri interessa soprattutto divertirsi davanti al televisore per una settimana all'anno.
E quindi perché anche davanti al giuramento di non essere interessati, ogni anno è così importante per molti musicisti (professionisti, ma soprattutto non) esprimere almeno un parere sul Festival della Canzone Italiana?
L'origine di tutti i mali è "auto-corretta"
Non staremo qui a ripercorrere quanto già detto riguardo al progressivo cambiamento del Festival nel corso del tempo. Oggi faremo un passo avanti, prendendo a prestito le parole di una persona che a Sanremo partecipa da anni. Il Maestro Enrico Melozzi, ospite del podcast Tintoria proprio in questi giorni, ha riassunto bene quella che è la matrice di tutti i mali, il seme della discordia sopra il quale la comunità dei musicisti italiani sembra non saper soprassedere.
Da quando è stato introdotto, l'utilizzo dell'autotune ha dato modo a molta gente che nella vita poteva fare molti altri mestieri, di fare proprio quello del cantante... Perché [questa gente] ha una bella immagine, e poteva fare benissimo il modello o la modella, o la ballerina o l'attrice, o il body builder (perché oggi gli uomini vanno sempre a petto nudo), però non sanno cantare. E qual è il problema, mettono l'autotune... Quindi è cambiato un po' il livello della musica, e ti ritrovi l'Ariston pieno di vocal coach. Da quando entra l'autotune [a Sanremo] entra anche il vocal coach.
Per la maggior parte dei musicisti lo sdoganamento dell'autotune ha rappresentato, e rappresenta tutt'oggi, il calcio definitivo alla "non necessità" di ricercare qualità, di profondere sforzi per il raggiungimento di un obiettivo, o semplicemente di imparare a suonare una chitarra, un basso, una batteria, un pianoforte o qualsiasi altro strumento.
In un contesto come Sanremo, l'astio si amplifica, si consolida e si innalza come una barriera insormontabile pronta a dividere chi nella musica crede davvero e chi, invece, la sfrutta. Non si tratta neanche più di una questione di generi musicali, perché negli anni Sanremo ha saputo sfornare del pop apprezzato da ogni categoria di ascoltatore. No, oggi la questione è ideologica, e si gioca tutta su chi scrive, suona e si espone senza inganni.
Redenzione senza giorni liberi, anche nel 2025
Il motivo per cui Lucio Corsi e Joan Thiele hanno riscosso così tanto successo è molto facile da intuire, e - guarda caso - si rintraccia in gran parte nelle chitarre che hanno portato sul palco del Festival (e con la Wandrè della serata finale Corsi ha vinto moralmente su tutti).
Volevo essere un duro e Eco, non cambieranno la musica italiana, ma nel 2025 vedere delle esibizioni "palpabili" (e non per i motivi che pensereste) sul palco di Sanremo, ha tracciato una linea di demarcazione molto chiara fra chi su quel palco cerca delle scorciatoie, e chi invece si mette al servizio di un pensiero artistico. Per dirla in soldoni: a Sanremo 2025 c'è stato qualcuno che, senza cercare il clamore, senza tafferugli pre/post Festival, ha semplicemente portato la propria arte sotto i riflettori.
In molti sottolineeranno - senza torto - quanto sia triste che un paio di chitarre sul palcoscenico, oppure artisti dalla preparazione consolidata come Giorgia e Brunori, debbano essere esaltati come i paladini di un'intera scena musicale. A volte bisogna accontentarsi, soprattutto dopo anni di progressiva discesa in un limbo di dissociazione dalla più remota idea di costruzione di un sottostrato qualitativo pronto vagliare l'ingresso all'Ariston.
Ciò detto, non è vero che la redenzione di Sanremo passa per i "meno peggio", come li hanno definiti tramite la gogna dei social.
I soliti noti, già citati a più mandate anche fra queste pagine, vanno ben oltre. Di Corsi, per voler continuare a citare colui che ha il Festival l'ha comunque vinto, non ne nascono tutti i giorni.
Si vada ad ascoltare la grazia, la sostanza, il candore e i suoni de La Gente che Sogna (2023) per capire.
Sul palco dell'Ariston, e non è la prima volta che succede, è passato chiaro il messaggio che nella musica ci sono artisti che giocano tutt'altra partita. Sono stati in pochi, questo sì, ma per un Festival ormai popolato da altre sonorità (volendo essere gentili), c'è la possibilità che quei pochi bastino.
Siamo soltanto a Febbraio, eppure grazie al Festival di Sanremo sembra che il 2025 sia già durato a sufficienza.
Se siete sopravvissuti, potete ringraziare proprio quei pochi ancora in grado di tenere alta la bandiera.