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Chi scrive di musica?

di E! [user #6395] - pubblicato il 26 febbraio 2025 ore 11:26
A casa ho una collezione di libri sulla musica mica da ridere. Libri sul blues, sul jazz, sul rock, sulla musica elettronica, monografie su tantissimi artisti, biografie, autobiografie, interviste. Ultimamente ho comprato diversi altri libri (sempre di musica, ma vista da un altro lato) per una tesi che sto scrivendo. Da sempre leggo blog e frequento siti (ad esempio, sono su Accordo da più di 20 anni). Mi accorgo sempre più spesso che chi scrive di musica nel 90% dei casi non è un "vero" musicista (si tratta quasi sempre di amatori e dilettanti) e devo dire che la cosa comincia a incuriosirmi (sarà l'età :-D).

Leggo scritti basati piuttosto su aspetti sociali della musica, su ciò che dovrebbe star dietro a una determinata canzone o performance, sulle sensazioni che prova tizio a sentire Caio. Cose sul contesto, sull'opinione che chi scrive ha del contesto.
Non si scende mai oltre una certa soglia di profondità, forse perché non si può: come fai a parlare veramente di come la malattia di Van Gogh modificasse la pennellata se non ne sai un accidente delle melattie mentali e di come si dipinge davvero? Risposta ovvia: non puoi. 
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di E! [user #6395]
commento del 26/02/2025 ore 11:26:4
Ad esempio, io sono un pessimo cuoco. So fare le uova sode, un paio di tipi di pasta, diversa roba arrosto. Insomma, sostanzialmente non so cucinare, sopravvivo. Leggereste le mie opinioni su come si cucina? Leggereste con interesse quello che scrivo su come quel dato Chef ha cucinato?
Non capisco nulla di arti marziali, sebbene mi piaccia guardarle e le abbia praticate per qualche.. Settimana, per gioco (subito prima di staccarmi il crociato anteriore). Ascoltereste me parlare di arti marziali?

La musica, non so perché, soffre di questo: siccome piace a tantissimi, in tantissimi la ascoltano e ne parlano, alcuni ne scrivono. Il fatto che qualcuno di chi ne scrive non sia capace di farla, nemmeno in parte, non è a quanto pare fondamentale. Questo si è visto spessissimo e si vede ancora. Ci sono recensori che non intonano un bending nemmeno a pagarli (Youtube ne è pieno). E noi che pendiamo dalle loro labbra ("siii dicci che suono si può tirar fuori"). E' un po' il discorso dei critici che non sanno suonare. E' una deriva sociale che infastidisce solo me? Dovrei smettere di preoccuparmene e andare a cucinare due uova sode? O forse meglio tre?
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 26/02/2025 ore 12:18:37
Il critico d'arte non è un artista, se no Sgarbi avrebbe fatto i soldi in modo diverso. Il critico culinario non è uno chef, ma uno che mangia.
Il critico in generale è un utente, che magari ha accumulato diverse esperienze e/o ha condotto diversi studi sulla critica ed è autorizzato da queste esperienze o studi a esprimere il proprio parere.
Maggiore è l'esperienza ed il consenso di un critico, maggiore è la sua autorevolezza.
La critica serve a qualcosa? Serve a far parlare di sé e ad influenzare l'opinione di chi legge la critica, un utente di secondo grado che fruisce l'opera, non la capisce e si rivolge al critico per cercare di carpirne i significati.
Gli artisti devono seguire la critica? Secondo me devono sbattersene altamente, se vogliono lasciare veramente il segno. Beatles e Rolling Stones non erano osannati ai loro tempi, ma proprio la bontà del loro progetto è stata in grado di mettere a tacere chi inorridiva di fronte alla tradizione del bel canto.
Forse l'auto di Henry Ford in risposta al cavallo più veloce è l'esempio migliore.
Detto questo, i libri che preferisco sulla musica sono le biografie dei musicisti, permettono di capire meglio la loro arte senza le supercazzole della critica.
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 26/02/2025 ore 15:37:30
"Detto questo, i libri che preferisco sulla musica sono le biografie dei musicisti, permettono di capire meglio la loro arte senza le supercazzole della critica"

Io, per lo stesso motivo, preferisco addirittura le trascrizioni dell interviste. Puoi sentire parlare il diretto interessato senza la "mediazione" di un terzo.
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 26/02/2025 ore 19:02:25
Le trascrizioni, sì, ma anche i racconti di chi ha avuto a che fare con i musicisti. C'è un libro sugli Elio e le Storie Tese fatto così ed è molto interessante.

Nel mio primo intervento mi sono dimenticato di citare chi meglio conosco: gente che come musicista non vale nulla, ma che scrive volentieri recensioni di strumenti che possono influenzarne l'acquisto da parte di altri utenti.
Se proprio vogliamo fare nomi e cognomi, direi il mio...
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 27/02/2025 ore 00:34:5
"gente che come musicista non vale nulla, ma che scrive volentieri recensioni di strumenti che possono influenzarne l'acquisto da parte di altri utenti"

E' proprio questo aspetto che vorrei approfondire: se prendiamo 10 persone che come musicista "non valgono nulla", per usare le tue parole, come si fa a capire quale opinione è da considerare e quale no?

Nel post mi riferivo ad altro, ovvero a libri, recensioni di dischi, di concerti. Ma anche le recensioni di strumenti possono rientrare nel novero. Ad esempio, nel soggiorno di casa un sacco di strumenti sono quantomeno decenti, passabili, alcuni anche ottimi. Un clone ti può far gridare al miracolo ("costa pochissimo e suona uguale"). Il discorso cambia totalmente quando sei su un palco di un certo tipo, con volumi di un certo tipo, interazioni con gli altri strumenti, tenuta dell'accordatura sotto un'americana che ti abbronza.

Ecco, in questo caso, quanto vale il parere del musicista amatoriale? Questo mi chiedo.
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 27/02/2025 ore 09:53:41
Dipende sempre a chi si rivolge. Quando io scrivo una recensione di uno strumento su Accordo mi rivolgo implicitamente a chi come me suona per diletto e magari ogni tanto fa una serata da qualche parte. Sicuramente chi lavora con gli strumenti legge volentieri per tenersi aggiornato ma non si butta all'acquisto "alla cieca" di un pedale perché l'utente Cicciobombo07 ne ha fatto una bella recensione.
Se un articolo viene dalla redazione è di solito molto asciutto, un comunicato ufficiale del produttore, il lavoro che in passato era svolto da quei bellissimi depliant che sfogliavo sognante per ore e ore.
Finché siamo su queste pagine credo sia abbastanza chiaro alla maggior parte degli utenti. Certo il discorso è diverso quando questo non è così limpido, ricordo ancora la delusione della prova di una Squier osannata sulle autorevoli colonne di Guitar Magazine (rivista in carta pagata non poco), doveva essere una chitarra "che suona come una vera Fender" e mi sembrava di avere in mano un pezzo di plastica.
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 27/02/2025 ore 13:06:10
"Finché siamo su queste pagine credo sia abbastanza chiaro alla maggior parte degli utenti."
Si, lo credo anch'io.

"ricordo ancora la delusione della prova di una Squier osannata sulle autorevoli colonne di Guitar Magazine (rivista in carta pagata non poco), doveva essere una chitarra "che suona come una vera Fender" e mi sembrava di avere in mano un pezzo di plastica."

Mi è capitato con alcuni pedali venduti a prezzi piuttosto bassi, le cui recensioni sul tubo erano entusiastiche e il suono - sempre sul tubo - era bello. A casa e sul palco non lo era così tanto.
Rispondi
di aleck [user #22654]
commento del 26/02/2025 ore 12:42:28
Ma dove sta scritto che un "professionista della musica" sappia raccontare la musica? "Fare" musica è molto diverso dal "raccontarla" e ancora diverso dallo "spiegarla". Non è detto che un "artigiano" della musica abbia gli strumenti per analizzarla e raccontarla, la musica. Anche perché un musicista, per esempio, molto spesso ha usato il suo tempo a suonarla e non a capirne le dinamiche sottese e a riflettere su come parlarne. L'ho scoperto in quasi 10 anni di interviste di carattere "etnografico" fatte a musicisti di vario genere: non sempre c'è aderenza tra quello che dicono e quello che fanno, non sempre hanno consapevolezza del processo. A questo serve l'etnomusicologo.


La questione è complessa. Io, per esempio, da pessimo musicista, ho scoperto di poter fare comunque qualcosa "per" la musica. Oggi sono per formazione etnomusicologo, per professione organologo. Mi sono occupato, cioè, per ricerca di musica in prospettiva transculturale e mi occupo professionalmente di strumenti musicali (in gran parte storici) da un punto di vista scientifico.

Il musicista, il critico, il giornalista, il melomane, lo studioso, hanno tutti "linguaggi" diversi, "scopi" diversi, "metodologie" diverse, "interessi" diversi. Purtroppo, molto spesso i confini tra un lavoro e l'altro si fanno labili e ci si rivolge allo specialista sbagliato. Sono un po' di anni, per esempio, che non riesco più a leggere con piacere il giornalismo musicale che, salvo rare eccezioni, propone testi che associano a una forma traballante contenuti di una superficialità disarmante, quando non si tratta di marchette. E la cosa ha senso se le riviste si ostinano a inseguire i nuovi "influencer" adottando linguaggio e perseguendo scopo che non gli appartengono. Lo stesso male affligge l'editoria "generalista" di tema musicale. Il fatto è che, molto spesso, si cede il microfono o la penna alla persona sbagliata per parlare di quello specifico aspetto della musica.

Pagina a parte, poi, per il megafono del web, da cui chiunque può dire la propria e, invece di ottenere una democratizzazione della conoscenza, si finisce per reinstaurare assurdi principi di autorità individuando nuovi quanto aleatori dispensatori di sapere...

Mah, ho perso il filo del discorso e magari finisco a dire fregnacce. L'unico consiglio che mi sento da dare è di affiancare alle "solite" letture per musicofili un po' di divulgazione etnomusicologica: sono scritti accessibili per linguaggio, puntuali da un punto di vista contenutistico e quasi sempre nascondono alle proprie spalle trent'anni di ricerca rigorosa.
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 26/02/2025 ore 15:52:18
"Ma dove sta scritto che un "professionista della musica" sappia raccontare la musica?"

Certo, da nessuna parte. Il fatto è che non sta scritto nemmeno che un NON professionista sappia raccontarla meglio di un professionista. E nel 90% dei casi mi sembra che uno che non abbia gli strumenti per effettuare un'analisi armonico/melodica non possa scendere oltre il livello delle proprie sensazioni.

Ad esempio, ho comprato un libro su un chitarrista che amo molto e i commenti sui pezzi erano "in questo assolo è più pungente".. "ci sono tracce di funky"... Sostanzialmente non v'era traccia (lo scrittore non ne ha gli strumenti) di analisi musicale di alcun tipo. Erano le sue impressioni. Il che va bene, per carità, l'articolo 21 della nostra Costituzione glielo permette. E' solo che mi pare pochino.

Sui trent'anni di ricerca si potrebbero aprire mondi... Sommersi che è forse meglio non scoperchiare. :-)


Rispondi
di aleck [user #22654]
commento del 26/02/2025 ore 16:36:09
Evidentemente l'autore in questione è uno dei tanti "cani" che scrivono di musica :-) però la discriminante non è l'essere un musicista, ci tenevo solo a chiarire questo. Ci sono tanti non musicisti che scrivono di musica magnificamente .Basti pensare che molti, usciti dal conservatorio, si iscrivono a una facoltà di Musicologia per imparare a fare analisi. Analisi di cui, ormai, esistono molte forme: anche alcune capaci di rendere apprezzabili le "sensazioni" di un pubblico o degli stessi suonatori, per dire una. Sicuramente un "o dimo", manco fossimo gli sceneggiatori di Boris, non è tra queste :-)

Sui presunti retroscena dei trent'anni di ricerca che ci sono dietro una monografia in campo musicologico posso solo dire che, a naso, quel passaggio che citi non passerebbe un peer review manco accendendo un cero a sant'Antonio :-D
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 26/02/2025 ore 17:26:16
ahahah

Potremmo anche estendere il campo d'analisi ad alcune manifestazioni di grande rilievo, nella quale gli artisti in gara vengono scelti dal Presentatore (se ho ben capito). E' vero, è una soluzione più veloce. Ma è imperniata sulla qualità artistica?

Oppure anche a quei talent (credo che la formula sia attualmente in auge in tanti paesi del mondo) dove un musicista/cantante/ballerino viene giudicato da figure che non cantano, non suonano e non ballano.

Io lavoro in un determinato ambito. In questo ambito leggo continuamente commenti che sono enormi castronerie. Eppure chi li scrive è convinto di saperne, di quella cosa, di averne esperienza. Semplicemente non è così. Se non ti ci trovi in mezzo secondo me non puoi saperne davvero.
Rispondi
di aleck [user #22654]
commento del 26/02/2025 ore 18:18:07
Non scherzavo mica e non parlo di cose naive :-) Per dirne uno che personalmente ho trovato molto interessante e abbastanza distante dalla chitarra da non creare incidenti: "Experience and Meaning in Music Performance" a cura di Martin Clayton, Byron Dueck e Laura Leante.

A oggi, le cose più acute che ho letto riguardo alla musica son state scritte da persone che non erano che mediocri musicisti. Eppure la capivano la musica. Però forse abbiamo in mente letture diverse.
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 26/02/2025 ore 18:45:2

Probabilmente abbiamo in mente letture diverse, si. Per me le cose più interessanti sono state le interviste a Lee Konitz e a John Coltrane, trascritte (si spera) fedelmente.

Però trovo interessante il tuo punto di vista, spero di poter dare un'occhiata al testo che hai indicato.
Rispondi
di Sparklelight [user #41788]
commento del 27/02/2025 ore 08:22:38
Sono un bravo cuoco ma non scrivo di cucina.
Sono un mediocre musicista ma non scrivo di musica
Sono un buon motociclista ma non scrivo di moto
Sono un vorace lettore ma non scrivo di libri
Sono un grande ascoltatore di musica ma non scrivo di musica
ecc. ecc. ecc.
Probabilmente c'è chi preferisce fare le cose e chi preferisce mettere nero su bianco le proprie impressioni sul lavoro degli altri, un conto è fare scrittura storica (se non trovo scritto da qualche parte che la decorazione è stata fatta da tizio in quel periodo, ecc. mi perdo parte delle emozioni), la critica-recensione di qualcuno che non ha competenza è inutile, secondo il mio parere.
Adoro invece le biografie se fatte bene di Artisti viventi :-)
Un piccolo esempio è la sezione people, qualcuno chiede un aiuto/consiglio e spesso e volentieri le risposte sono molto varie, io commento solo se di quell'oggetto ho conoscenza, a volte basta fare la tara, togliere la testa e la coda.
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 27/02/2025 ore 13:07:33
Sono assolutamente d'accordo.
Rispondi
di Sparklelight [user #41788]
commento del 27/02/2025 ore 14:17:06
Dimenticavo che ci vuole competenza anche per fare le uova sode :-P
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 27/02/2025 ore 09:37:42
A parte le biografie, c'è il libro di Byrne, interessante.

Per tutto il resto, vale quanto detto da Zappa.
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 27/02/2025 ore 13:11:51
Letto, ho trovato cose interessanti.
Rispetto a quanto detto da Zappa, se ti riferisci alla frase "scrivere di musica è come ballare di architettura" dovrebbe averla detta un altro (Zappa l'ha ripresa - almeno così c'è scritto in un libro che sto leggendo).
Sono sostanzialmente d'accordo con quella frase, anche se immagino che discutere di musica con Zappa sarebbe potuto essere illuminante e certamente interessante.

Avevo letto un tuo commento di alcuni giorni fa sulle recensioni di alcuni pedali, non l'ho ritrovato più, ma ero d'accordissimo.
Rispondi
di Sparklelight [user #41788]
commento del 27/02/2025 ore 14:14:04
John Lennon : "Scrivere di musica è come parlare di scopare. Chi è che ne vuole parlare? Anche se magari c'è qualcuno a cui piace parlarne." :-)
Rispondi
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