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Come si costruiscono pedali analogici di alta qualità: intervista a Paul Flattley
Come si costruiscono pedali analogici di alta qualità: intervista a Paul Flattley
di [user #116] - pubblicato il

Tra scintille di saldatori e aloni di luce color smeraldo, prende forma la produzione analogica di Flattley Pedals: artigianato britannico che scolpisce il suono come un gioielliere forgia l’oro. Paul Flattley, custode dell'arte "pedaliera", intreccia passato e futuro in ogni stompbox.
Nell’affolatissimo universo dei produttori boutique, Flattley Guitar Pedals si sta facendo conoscere grazie a un mix di artigianalità britannica, controllo qualità rigoroso e un’estetica che prova a trasformare ogni stompbox in un pezzo da collezione. Fondata nel 2016 a Gloucester da Paul Flattley – figlio d’arte con un passato nell’avionica e la passione per l’ingegneria del suono – l’azienda bussa alle porte dei chitarristi di tutto il mondo con pedali capaci di unire versatilità e affidabilità. Le serie Platinum e Silver, entrambe dotate del caratteristico "halo" luminoso e dalle grafiche firmate dalla figlia di Paul, Phoebe, incarnano tutto questo: suono senza compromessi e look che non ha paura di osare.

Come si costruiscono pedali analogici di alta qualità: intervista a Paul Flattley

Dopo l’accoglienza del 2024 al Guitar Show di Padova e a SHG Music Show di Milano, il 2025 segna il ritorno di Flattley in Italia al Guitar Show di Bologna (10‑11 maggio, Pad. 33 stand 309) e nuovamente a SHG Music Show l'1 e 2 novembre 2025, occasioni per provare dal vivo i bestseller Revolution OD, Centurion e DG Fuzz, e sbirciare tra le novità annunciate per il NAMM 2026. Paul e il suo team porteranno al pubblico italiano la filosofia “hand‑built in the UK”, pronta a dialogare con collezionisti, professionisti e giovani talenti alla ricerca di un suono autentico. 

Questa intervista nasce per preparare il terreno all’incontro: un viaggio dietro le quinte di un marchio che non vuole limitarsi al rivedere circuiti classici, ma prova a reimmaginarli con componenti selezionati e una cura maniacale dei dettagli. Dalle radici familiari al progetto di una nuova gamma valvolare, passando per la sfida degli amp‑in‑a‑box, Paul Flattley ha spiegato  perché, dalla campagna inglese allo Stivale, il fascino dell’analogico resta più vivo che mai.



Paul, partiamo dall’inizio: quando ti è venuta l’idea di dare vita a Flattley Pedals e cosa ti ha spinto a farlo?
Ho messo in piedi l’azienda nel 2016, complice mia moglie che mi ha dato la spinta decisiva. I miei genitori hanno suonato per tutta la vita, quindi la musica ce l’ho nel sangue: prima il pianoforte, poi la chitarra. Da sempre smanetto con i suoni e, grazie al mio lavoro nell’avionica, ho iniziato a modificare i pedali che compravo, spremendoli al massimo. Amici e musicisti hanno iniziato a portarmi la loro roba da riparare e la cosa mi gasava un sacco. Così, con mia moglie, ho buttato giù un piano, ho studiato i concorrenti e, dopo un bel po’ di ricerche, abbiamo fatto partire il progetto. Volevo costruire tutto – o quasi – in UK, e ci riusciamo tuttora: finché Flattley esiste, sarà così.

Tanti costruttori boutique si rifanno a circuiti storici per prendere ispirazione e dare vita alla propria lineup. Tu che rapporto hai con quell’eredità sonora?
I classici sono sempre fonte d’ispirazione: negli anni sono usciti pedali incredibili. A me piace la sfida di prendere quei circuiti, “ripulirli” dai limiti di allora (componenti e produzione non erano il top) e tirarne fuori prestazioni ancora migliori. Oggi abbiamo componenti più piccoli e più precisi, quindi possiamo aggiungere funzioni e ampliare il range sonoro. Prendi il nostro chorus Valkyrie: parte da un progetto di metà anni ’80, ma grazie alla componentistica odierna il suo circuito può offrire una tavolozza di suoni infinitamente più ampia.

Il Centurion è la vostra "take" sul circuito del Klon Centaur. Cosa doveva restare intatto e dove hai innovato?
Esatto: volevamo conservare integralmente le funzioni del Klon, così che il Centurion potesse competere con gli altri marchi che propongono prodotti simili. Abbiamo però introdotto differenze nella sezione di alimentazione, perché certi alimentatori economici, o di concezione più moderna, possono generare molti rumori indesiderati. Abbiamo inoltre modificato il controllo sulle altre frequenze affinché esca meglio nel mix quando si usa una lunga catena di effetti, oppure il canale “drive” di un amplificatore, così da garantire che il Centurion, usato come booster, non diventi mai impastato e mantenga sempre molta articolazione.

Come si costruiscono pedali analogici di alta qualità: intervista a Paul Flattley

Secondo te, che differenza c’è tra un overdrive “trasparente” e uno bello colorato? E i vostri dove stanno?
È un dibattito che suscita opinioni diverse, ma per me la trasparenza è la capacità di pulirsi completamente quando si abbassa il volume della chitarra, restando cristallino. Molti pedali Flattley si ripuliscono in modo eccellente perché producono suoni organici, reagiscono al playing e si ripuliscono bene col potenziometro del volume della chitarra (succede, ad esempio, con Revolution, Plexstar e DG Fuzz). L’esempio migliore, però, è proprio il Centurion.

Non ci sono dubbi nel dire che il Revolution OD vi ha fatto conoscere a mezzo mondo. Come l’hai progettato e quali step sono stati cruciali nel processo?
Il Revolution 3‑in‑1 OD è il mio pedale preferito della nostra lineup. Parte dal DNA del Tube Screamer; gli abbiamo dato “gli steroidi” per elevarlo oltre quel riferimento e farlo funzionare altrettanto bene con amplificatori a transistor. (che non è mai qualcosa di scontato) L’aggiunta di diverse modalità di clipping gli conferisce una versatilità che incarna alla perfezione i tre valori fondamentali dei nostri prodotti. Nel numero di agosto 2021 di Guitarist Magazine (UK) è stato recensito e premiato con il prestigioso “Guitarist Choice”, vincendo poi il “Gear of the Year” nel numero di gennaio 2022.



Flattley Guitar pedals è un'attività a conduzione familiare. Che impatto ha sul vostro modo di fare pedali?
Mantenerci un’azienda familiare ci permette di restare agili, produttivi e all’interno delle nostre capacità, così da poter rispondere rapidamente alle esigenze di clienti e rivenditori. Talvolta limita il volume di produzione, ma ci consente di mantenere inalterato il controllo qualità: tutti i clienti Flattley nel mondo ricevono un prodotto affidabile che fa esattamente ciò che promette, senza tradirli.

Tua figlia Phoebe cura gli artwork. Quanto conta l’estetica rispetto alla funzionalità?
L’estetica e la finitura di alto livello sono fondamentali per me: puntiamo sempre alle nostre tre colonne portanti: suono, funzionalità e opera d’arte. Il suono è ovviamente la priorità assoluta, ma teniamo molto anche alla funzionalità per i musicisti professionisti: l’anello luminoso “halo” diffonde la luce senza abbagliare sui palchi bui, e i foot‑topper offrono una superficie più ampia per cambi rapidi tra i vari effetti. Entrambe le opzioni sono di serie su tutti i pedali Flattley, così come lo sono le finiture, tutte realizzate in casa.

Usare componenti selezionati a mano che tipo di processo di selezione e testing richiede?
Cerchiamo fornitori affidabili che garantiscano sempre la stessa qualità. Acquistiamo componenti con tolleranze minime (per esempio, resistenze all’1% invece che al 5%) per assicurarci che i nostri pedali suonino il più possibile identici. Non c’è nulla di peggio che provare un pedale in negozio e scoprire, una volta a casa, che suona diverso. Ovviamente tutto deve essere conforme alla normativa RoHS; se un fornitore non raggiunge questo standard, non acquistiamo.

Prima ai nominato il DG Fuzz, a questo proposito hai in mente altri fuzz più “pazzi” o nuovi effetti d'ambiente più esplorativi? Al momento sembrano essere due ambiti di tendenza nel mondo dell'effettistica.
Non abbiamo piani per nuovi fuzz “estremi”: abbiamo già tre fuzz per chitarra – DG Fuzz, Solaris Pro e Poison Ivy – oltre a due fuzz per basso. I nuovi prodotti che usciranno dal quartier generale Flattley nel 2025 saranno presentati al NAMM di gennaio 2026: un overdrive in stile valvolare e un pedale "doppio" con un preamp‑drive e un booster, entrambi nella gamma platinum. Nel 2026 celebreremo il nostro decimo anniversario con la riedizione di un pedale distorsione. Per ora manteniamo il riserbo, ma siamo certi che saranno prodotti eccellenti e molto richiesti.



Quindi il trend generale dell' “amp‑in‑a‑box” è qualcosa di vero? Come lo affronterete?
Produciamo già il Plexstar, un “amp‑in‑a‑box” ispirato al JTM‑45, e, come accennato, stiamo lavorando a un pedale in stile valvolare che presenteremo al NAMM 2026. Ritengo che questi prodotti abbiano grande valore: permettono agli artisti di usufruire di sonorità diverse senza trasportare amplificatori pesanti. Su una pedalboard, offrono notevole funzionalità e aumentano la mobilità in tournée.

In un mondo in cui sempre più chitarristi gravitano verso i sistemi digitali, i vostri pedali sono pensati soprattutto per amplificatori valvolari? Come si comportano in setup digitali o con sistemi full‑range?
Credo che tutti i prodotti Flattley siano progettati per funzionare bene sia con sistemi digitali sia con amplificatori valvolari o a transistor. Cerchiamo anche di ridurre al minimo il rumore di fondo, così da renderli idonei alla registrazione. Nel 2019, quattro pedali Flattley sono stati integrati nel nuovo HeadRush Mini: la squadra HeadRush ha girato i negozi del Regno Unito dimostrando come analogico e digitale possano convivere su una stessa pedalboard.

Come si costruiscono pedali analogici di alta qualità: intervista a Paul Flattley

Modeler, profiler e multieffetto hanno chiaramente guadagnato molto terreno nel mercato, quale ruolo hanno i pedali analogici "handmade"?​
I nostri pedali artigianali ricoprono ancora un ruolo assai importante nel mondo digitale odierno: il suono è reale e organico. Ci capita spesso, durante gli eventi, di incontrare musicisti che sono passati a piattaforme digitali e le apprezzano, ma avvertono che manca qualcosa. Quando provano i nostri prodotti, ritrovano quella componente che sentivano mancare.

Sappiamo che Flattley sarà in in Italia per fiere e eventi...
Nel 2024 eravamo al Guitar Show di Padova e a SHG Music Show di Milano. Nel 2025 saremo nuovamente a SHG Music Show e al Guitar Show di Bologna, Padiglione 33, stand 309. Passate a trovarci, provate i pedali e fate due chiacchiere: non vediamo l’ora di incontrare nuovi amici e rivedere i vecchi.

Se dovessi descrivere Flattley Pedals in una frase a chi non vi conosce?
Flattley realizza pedali analogici dal suono straordinario, con funzionalità e versatilità pensate per i musicisti professionisti, una qualità costruttiva di altissimo livello e finiture artistiche che valorizzeranno qualsiasi pedalboard.

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