di Francesco Sicheri [user #65794] - pubblicato il 17 ottobre 2025 ore 08:03
Stivali con zeppa vertiginosa, trucco argentato, Les Paul che sbuffa fumo: manuale pratico di come trasformare un assolo in pirotecnica. Ace Frehley ha reso il “less is more” un’arma di distruzione armonica: riff semplici ma decisi, vibrato ampio e profondo, ritornelli memorabili… Con la sua scomparsa, il rock perde l’archetipo del chitarrista-spettacolo: semplice, rumoroso, inconfondibile.
Ace Frehley se ne è andato il 16 ottobre 2025, 74 anni, per complicazioni seguite a una caduta. La famiglia, gli ex compagni Paul Stanley e Gene Simmons (malgrado i trascorsi non siano stati solo rose e fiori) e un esercito di colleghi hanno salutato uno dei volti più riconoscibili della chitarra rock. Il resto lo ha fatto la KISS Army: tributi, plettri, foto di Les Paul a tre humbucker sotto i post commemorativi. Se serve una sintesi: impatto storico senza molti eguali.
Bronx, 1973: Frehley entra nei KISS, contribuisce al logo con le “S” a fulmine e codifica lo Spaceman. Su Alive!, Destroyer e Love Gun firma un lessico basato su pentatonica muscolosa, bending ampi, power chord martellati. Brani come Parasite, Rocket Ride e Shock Me definiscono un modo di stare nel mix che Ace porterà sempre con sé: la chitarra canta, non gareggia.
Il metodo Ace
Ricetta sonora: Gibson Les Paul, pickup dall'output considerevole (DiMarzio Super Distortion al ponte), Marshall imballato il giusto e effetti ridotti all’osso. La mano destra è la vera protagonista. I soli sono “canzoni nella canzone”: tema, sviluppo, chiusura netta con stutter usando il selettore come kill-switch. “Pulizia” accademica? No grazie: qui essere elastici sul beat è carattere, non difetto.
Smoker (il fumo dal pickup al manico), Rocket (razzi dalla paletta), Light-Up (ovvero un top completamente illuminato), non sono chitarre, ma liuteria piegata alla drammaturgia. L’assolo non è una parentesi ma il climax del brano: che piaccia o meno, ancora oggi i classici dei KISS “si suonano alla Ace”.
Tra addii e ritorni
Lascia i KISS nel 1982, accende il progetto Frehley’s Comet (Into the Night, Rock Soldiers), quindi rientra per la reunion del '96 con Psycho Circus. Tra le tante cose da solista firma Space Invader (Top 10 USA), Origins Vol. 1 e 2, Spaceman, fino a 10,000 Volts: con o senza make-up, fuori o dentro i KISS, in quel suo rock così cantabile rimane sempre intatta l'identità di Ace.
Nell'ora della sua scomparsa, come spesso accade, alcune cose appaiono più chiare. Una su tutte è che l'eredità artistica di Ace Frehley è a dir poco ingombrante. Da una parte ha insegnato al mondo che con pochi, semplici elementi si può dare vita a brani che ancora oggi battono la corsa del tempo; dall'altra ha insegnato ai chitarristi che la personalità spesso batte velocità e funambolismo, che il vibrato dice la verità più di quanto possono fare mille note al minuto, e che spesso il suono nasce da una ricetta semplice suonata al giusto volume.
E se non credete a queste righe, ricordate che molti tra i più grandi della sei corde rock hanno iniziato dopo essere stati fulminati da Alive! , perché in quelle frasi e in quei brani c’era una promessa: puoi essere unico senza essere complicato.