Sabato sera.
Non avrei mai pensato di dedicarti qualcosa.
Ma proprio mai. Se me l'avessi chiesto anche solo sei mesi fa ti avrei fanculizzato. Come poi sarebbe giusto fare con qualcosa che si considera una sorella maggiore. Sorella perchè hai un nome femminile. "La" Forlì, non "il" Forlì.
Ti ho conosciuto di sfuggita nell'estate del... Boh, sarà stato il 2000. Passaggio veloce, solo per iscrivermi a scuola, niente di speciale, solo una città diversa da dove abitavo. Beata incosciente adolescenza. E' bello fare scelte grosse in leggerezza. Non potrai mai pentirtene troppo. Avrai sempre una scusante per perdonare te stesso, allargando un sorriso tra l'amaro e l'imbarazzato.
Io avevo 14 anni, bello come il sole, esaltato da tante cose nuove. Dopo un anno già ti odiavo. Anche se era un odio fraterno, non sincero o cattivo. Insomma, dietro a tante promesse non c'era poi tanto. Si, un cittadina carina, 100.000 abitanti, di cui molti studenti, tranquilla, relativamente poco trafficata, serena e pasciuta.
Però... Però non avevi nè la magia e l'appeal della riviera, nè il rassicurante, umido, umorale clima di casa.
Insomma non sei mai stata nè carne ne pesce.
Eri una città di passaggio. Tra casa mia, il mare, la scuola, la piscina.
Beh, poche volte ti ho vista bella.
Maggio inoltrato, caldo, molto caldo. Scuola matematicamente finita. Una sera, perso tra le mille inquietudini di un sedicenne, fatico a dormire. Adesso a pensare a quei problemi sorriderei dandomi dell'idiota. Come dicevo prima, beata incosciente adolescenza. Tu però quella sera c'eri. Abbandonate le auto, i tuoi automobilisti pazzi e incapaci, gli studenti, gli autobus, spenta una luce su due, accesa la luna, accesa un brezza fresca. E meritavi. Avevi una atmosfera sincera, di casa. Una atmosfera blues, accoccolata sui tuoi palazzi spenti e per le strade vuote. Era la prima volta che ti vedevo così. E li mi piacesti molto. Il giorno dopo, tutto come prima. Persa tutta la magia. Mah...
Poi mi sei piaciuta un'altra volta. Anzi direi più volte, ma che si possono tutte riassumere in una sola immagine.
Poco tempo fa, potrei quasi dire tre giorni fa. I ricordi sono vividi ma sono passati mesi.
E' sempre notte, tu di notte guadagni sempre qualcosa. Io sto uscendo da una casa, in quella casa, al secondo piano,c'è un appartamento, dentro il quale ho passato alcuni dei miei migliori momenti degli ultimi anni. Una casa da cui uscivo sempre con gli occhi appannati dagli schermi del pc e lo stomaco in subbuglio a causa del kebab troppo piccante. Ore di lan party 4vs4, di richieste di aiuto, di rosicate fuori misura, di esultanze chiassose ed esagerate.
Poi, pertendo in sordina, è finito tutto. La scuola è finita, e dopo anche il lavoro da pseudo pilot, e poi anche il corso controllori è finito. Due mesi fa io e te avevamo chiuso. Per sempre pensavo. In fondo avevo fatto sette anni e mezzo da te. Sette anni e mezzo. Mi sono bruciato tutta l'adolscenza. Proprio tutta. Passata tra libri, piscine, aerei, treni e pub. Un po' di malinconia c'era, ma solo per il fatto che da lì a breve sarebbe iniziata la diaspora dei cari compagni di corso, sparsi per tutta Italia per fare il lavoro tanto sognato e sudato. "Tu in questo c'entri poco" pensavo io.
Poi, la sopresa: "Lei è Fulvio Ferretti? Bene, sono la signora Pinco Pallino, delle Risorse Umane, volevo comuicarle che la sua destinazione finale è Brescia Montichiari. Però lunedì nove giugno, alle ore otto e trenta si presenterà in aeroporto a Forlì, sede della sua abilitazione..."
"Porca troia. Non ci posso credere. Di nuovo. é già la terza volta che libero casa, e dopo pochi giorni di nuovo a cercarne un'altra" "Papà dai, non guradarmi così, non sghiganzzare e non prendermi per il culo!"
Non che queste cose abbiano cambiato molto nel nostro rapporto.
Stasera però mi sento buono. Sono le 22 e 19 del 5 luglio 2008. Dai 30 metri della torre di controllo di un aeroporto quasi addormentato, che sta aspettando gli ultimi due voli prima di chiudere, il sole giocaa nascondino dietro alla fila di palazzi di via Raggi. E tu, per la terza volta, ti mostri nel lato migliore. Nessuna per strada, un leggero alito di vento, una notte limpida e calda.
Ridendo e scherzando, quando avrò finito, e questa volta per sempre e sul serio, saranno otto anni esatti.
Non male per una sorella maggiore poco considerata.
So già come andrà a finire: tu sparirai negli specchietti della Panda stracarica, poi l'odore della zona industriale di Feanza, il palazzo di Imola, il carnaio di Bologna, le due uscite di Modena, l'A22 e poi casa. Forse diventerai solo un casello qualsiasi prima dell'agognato mare estivo. In fondo ti ho sempre cagato poco. Probabilmente invece, la vocina mai sopita del me adolescente alzerà il volume, e metterà in circolo i ricordi delle serate, delle prove, delle feste, delle sbornie, degli errori, delle confidenze... E per un momento, tutto sarà caldo e malinconico.
Beh, non male per una sorella maggiore poco considerata.
Fulvio