Un giorno, un mio caro amico mi porta il suo Line 6 da sistemare, in men che non si dica riesco a risolvergli il problema e così, per ringraziamento, senza il minimo preavviso, scopro che l'amico mi ha comprato una Epiphone SG Junior, in un mercatino dell'usato per la cifra irrisoria di quaranta euro!

A parte l'aspetto leggermente rovinato (o reliccato, ora si usa così), noto subito una stranezza: questa chitarra, al posto del classico humbucker al ponte (dovrebbe avere solo quello se non sbaglio), monta un P90.

Le do una provata attaccandola al mio fedele Marshall testata e cassa degli anni '90. Ragazzi, che suoni!

Mi sembra così improbabile che una Epiphone "supermega" entry level del genere possa suonare così bene. Sui puliti risaltano moltissimo gli alti e ha un suono davvero cristallino, con la distorsione dell'ampli riconosco subito suoni grossi e un po' ovattati, per quel che ne so abbastanza tipici dei pickup P90.
Il manico è molto scorrevole e, devo dire, anche molto comodo.

Essendomi reso conto di aver bisogno di un immediato cambio di meccaniche, mi dirigo verso il mio liutaio di fiducia, incuriosito anche da quanti anni può avere questa chitarra.
Spiegata la situazione, decidiamo di aprire insieme lo strumento e, con grande sorpresa, notiamo che l'elettronica non è stata per nulla cambiata.

Mistero della fede: una Epiphone che suona così? Il mondo sta per finire?

Il liutaio, con molto stupore da parte mia, mi confessa che a suo parere non è una chitarraccia. Crede infatti di avere a che fare con uno strumento coreano costruito intorno al 1998, e non sbagliava: in base alle mie ricerche, sono riuscito a trovare anno e luogo di produzione, per l'appunto il 1997, in Corea.

Da parte mia, sono rimasto davvero colpito da questo strumento e, perché no, ora come ora è un muletto davvero interessante.

Non vi dico che soddisfazione farla passare attraverso un Big Muff e lanciarsi nei meandri degli anni '80 tra AC/DC e vari e connessi gruppi dell'epoca. I miei compagni di band l'hanno già soprannominata "La chitarra ignorante", credo per la sua semplicità, ma anche loro sembrano soddisfatti del suono che ne scaturisce.
Io ho davvero capito una cosa: mai giudicare uno strumento dall'etichetta che riporta sulla paletta.