Anno 2099, autunno, un solo albero centenario è rimasto in piedi in tutto il pianeta, è un vecchio frassino, protetto dal WWF e uno degli ultimi simboli della natura, oramai dominata dall’uomo in molti modi ma ancora capace di procurare terribili violenze distruttive. Da molto tempo non si usa più il carbone, il petrolio è oramai esaurito, come pure gli altri combustibili fossili di cui una volta il pianeta era ricco. Gli spostamenti avvengono soprattutto su ferrovie sotterranee sia in città, sia nei lunghi tragitti, alimentati a energia elettrica prodotta con milioni di pannelli fotovoltaici, installati in enormi distese di deserto. Le uniche persone che possiedono un mezzo privato, capace di alzarsi in volo verticale come un elicottero del secolo scorso, ma senza le pericolose pale di quest’ultimo, sono i potenti e i ricchi della terra. Sulla superficie terrestre ci si muove solamente a piedi o con speciali biciclette. In questo secolo, l’uomo è stato capace di far sfiorare la morte del pianeta e quindi di tutti i suoi abitanti, con la distruzione d’intere foreste, come quell’Amazzonica, autentico polmone della terra, un tempo l’unica in grado di contrastare l’aumento d’anidride carbonica e quindi l’effetto serra. La svolta ci fu, verso la metà del secolo, dopo che il pericolo dell’estinzione umana fu talmente vicino con l’enorme riduzione della popolazione mondiale a solo un miliardo e mezzo d’abitanti, non più capaci di produrre abbastanza cibo a causa dell’innalzamento della temperatura del pianeta e dell’avanzamento della trasformazione in deserto dei terreni, una volta coltivati a grano, riso e mais. Alcuni scienziati e menti illustri di tutto il mondo, riuscirono ad avviare e perfezionare un sistema in grado di proteggere il pianeta dai raggi solari non più ben filtrati dallo strato d’ozono, attraverso la polarizzazione della luce per mezzo di potenti satelliti, finanziati da tutti gli stati più potenti del mondo. Da ancora più tempo, invece, si era riuscito a sfruttare l’energia delle onde degli oceani, attraverso il progetto ‘Tidalrace’, che significa appunto ‘corrente prodotta dalle maree’ e la desalinizzazione dei mari per produrre acqua potabile e contrastare così anche l’aumento del livello delle acque, che in parte aveva sommerso città come Venezia. Dopo la spaventosa possibile catastrofe del pianeta, i modi e le abitudini della popolazione mondiale si modificarono pesantemente, per adattarsi al nuovo stile di vita, ricominciando a svecchiarsi con la nascita di milioni di bambini, figli della nuova era. Tuttavia, si continuò a tagliare il legname, salvato dagli incendi, sempre numerosi, per produrre strumenti musicali, soprattutto chitarre elettriche, dato il rifiuto dei musicisti a usare i nuovi polimeri che avevano sostituito il legno in tutte le altre applicazioni, dai mobili agli oggetti d’arredamento, dalle abitazioni antisismiche alle traversine delle ferrovie. La scomparsa di tanti boschi e foreste, sia naturali, sia coltivate, fece crescere il fenomeno dello sradicamento notturno degli ultimi alberi da frutto rimasti, da parte di loschi individui per conto di società produttrici di legname, con l’uso di potenti macchine volanti. La motivazione è sempre la stessa, il suono prodotto da chitarre costruite in legno è indubbiamente migliore per i chitarristi, anche se prove tecniche di laboratorio, assicurano addirittura una migliore vibrazione delle nuove materie plastiche e tutto questo nonostante il prezzo del legname ha subito un aumento vertiginoso negli ultimi trent’anni. Molti musicisti asseriscono che se la plastica avesse suonato meglio del legno, i grandi produttori del secolo precedente l’avrebbero usata, come pure i più grandi musicisti della storia e un’azienda come la Steinberger sarebbe stata la prima a rivoluzionare il concetto di chitarra elettrica, facendo chiudere i vecchi produttori. Alcune nuove industrie che si sono poste il problema dell’utilizzo di materiali innovativi ed ecologici, si sono scontrate con questa triste realtà e hanno chiuso i battenti prima del previsto, nonostante le ottime caratteristiche estetiche e sonore, proprio come nel secolo precedente. Le poche chitarre elettriche tra le prime prodotte un secolo e mezzo fa, giunte a questi giorni, sono custodite dagli stessi produttori sotto teche di vetro scuro, con temperatura e umidità costante e sorvegliate da telecamere a circuito chiuso, dato l’enorme valore collezionistico raggiunto. Esse sono usate solamente in casi eccezionali, per la virtualizzazione del loro suono, sulle nuove apparecchiature digitali, capaci di rendere al cento per cento il suono dello strumento simulato. Anche gli amplificatori sono oramai tutti virtuali e sfruttano i sistemi audio-visivi contenuti nella dotazione di ogni stanza, visualizzando su un monitor la forma e le dimensioni degli amplificatori che hanno fatto la storia. Con un sistema touch-screen, si ha la possibilità di regolarne tutte le funzioni proprio come un vero amplificatore. Lo stesso sistema audio-visivo permette poi la visione di programmi televisivi, di film e l’ascolto di musica in altri momenti. Naturalmente esiste la loro versione portatile da usare nei concerti live. Tuttavia si è continuato a preferire gli strumenti tradizionali costruiti in legno almeno finché se ne poteva trovare in qualche angolo remoto del paese. Ora nuovi alberelli cresciuti in serra sono stati piantati in zone rese di nuovo fertili, ma prima che potranno diventare delle nuove foreste, dovranno passare molti anni. Mentre scrivo tutto questo, la televisione sta passando un vecchissimo filmato comico italiano, agli albori delle trasmissioni in bianco e nero, con due protagonisti maschili, la coppia di attori Vianello - Tognazzi, che ci mostrano un tronco di un bel legno da cui ricavano un solo stuzzicadenti, un tempo fatto di legno.
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