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Gibson Les Paul Recording: un inaspettato ritorno
Gibson Les Paul Recording: un inaspettato ritorno
di [user #29] - pubblicato il

A poche ore dal termine del 2013, Gibson ha riproposto uno dei grandi "brutti anatroccoli" della propria produzione passata, uno strumento che - nonostante l’insuccesso commerciale dell’epoca - ha saputo tenacemente conquistarsi un posto nel cuore di collezionisti e appassionati del marchio.
Capodanno col botto per mamma Gibson.
A poche ore dal termine di un 2013 pieno di luci e ombre (e non solo chitarristicamente parlando) l'azienda statunitense ha riproposto uno dei grandi "brutti anatroccoli" della propria produzione passata, uno strumento che - nonostante l’insuccesso commerciale dell’epoca - ha saputo tenacemente conquistarsi un posto nel cuore di collezionisti e appassionati del marchio.

Prima un po' di storia: a fine anni '60 il buon Lester William Polfuss (aka Les Paul) è fresco di divorzio da Mary Ford e desideroso di rilanciarsi sulla scena musicale. Ha interrotto il suo rapporto di endorsement/collaborazione con Gibson poco tempo dopo il ritiro del suo vecchio modello di chitarra "signature" (ossia quello conosciuto universalmente come Les Paul Standard) e la commercializzazione di quello nuovo (la Gibson SG), sembra per evitare di pagare un sostanzioso assegno alla ex-moglie. Dal canto suo, Gibson ha tentato senza successo di proporre nuovi nomi come ambasciatori del marchio (Trini Lopez, Barney Kessel) e nuovi modelli che però poco appeal hanno avuto tra i consumatori, che se da un lato rimangono fedeli alle splendide archtop prodotte a Kalamazoo e dintorni, quando si parla di solid body preferiscono rivolgersi ad altro. Inoltre sono comparsi sulla scena quattro ragazzotti di Liverpool, e le vendite di chitarre elettriche hanno subito un’impennata micidiale, con tutti gli annessi e connessi.
Urge una soluzione. Molti musicisti di grido hanno riscoperto il primo, leggendario Les Paul Model che un decennio prima faceva fatica a reggere la concorrenza e adesso ne stanno facendo un uso sopraffino, soprattutto in ambito blues/rock. Sembra naturale riprendere disegni e progetti e rimettere sulle linee di montaggio quella chitarra che si sta approntando a divenire icona. Pare quindi dovuto sia a mamma Gibson sia a Lester riallacciare i rapporti e stringere un nuovo patto di collaborazione. Ma il furore innovativo di Les non si ferma e quindi chiede carta bianca per potere continuare i suoi esperimenti tesi all’evoluzione dello strumento elettrico che lo ha reso celebre come inventore, oltre che musicista.
Sono gli anni quelli in cui il lavoro in studio diventa essenziale, e produttori e tecnici del suono diventano importanti e famosi quasi quanto i musicisti più affermati: nomi come Eddie Kramer, Geoff Emerick, George Martin, Phil Spector e Alan Parson rimarranno scolpiti nella storia della musica.

Les è un pioniere della registrazione multitraccia e sta perfezionando un’unità multieffetto di sua invenzione che ha chiamato Les Paulverizer.

Gibson Les Paul Recording: un inaspettato ritorno

Prende quindi carta e penna e cerca il metodo di avere una risposta in frequenza più ampia dai pickup del proprio strumento. La soluzione è diminuire il numero di avvolgimenti della bobina utilizzando un filo capillare più spesso: in questo modo l’impedenza totale in uscita si abbassa, a scapito di un segnale più debole, ma il suono ne esce più limpido e cristallino. Non solo: una bassa impedenza permette il collegamento diretto - con opportuni accorgimenti - all’ingresso microfonico di un banco di missaggio. Ancora non si parla di preamplificazione interna: EMG è ben al di la da venire.

Gibson mette in produzione i nuovi pickup e l'elettronica correlata ed esce la prima Les Paul Personal, poi semplificata e ridenominata Professional: sulla spalla superiore del corpo oversized c’è anche un curioso ingresso per un microfono a collo d’oca, in quanto Les intratteneva il suo pubblico con simpatiche storielle fra un brano e l’altro. Il modello ha un successo limitatissimo, anche il basso correlato subisce la stessa sorte.
Qualche modifica qua e là ed esce la Les Paul Recording (anche essa con basso annesso): due serie si susseguono fino al 1981 quando i modelli a bassa impedenza - e nel frattempo si era aggiunta anche la versione semiacustica Les Paul Signature - escono dal listino Gibson.
Gli amplificatori correlati, tutti ibridi fra ampli da chitarra veri e propri e mini sistemi PA con ingressi a bassa impedenza, durano il tempo di un battito di ciglia, i musicisti hanno capito poco di questi prodotti obiettivamente molto complessi che paiono dedicati più agli ingegneri del suono che a loro.

Gibson Les Paul Recording: un inaspettato ritorno

Fine della storia? No.
Il nuovo Millennio vede un timido ritorno di qualche modello, per lo più confinato nella sussidiaria orientale Epiphone: il basso Jack Casady - ossia una riproduzione abbastanza fedele di un Les Paul Signature - riscuote un buon successo mentre la riedizione della chitarra omonima passa pressoché inosservata ed oggi è un ricercato pezzo da collezionismo "povero" che spunta prezzi su eBay superiori al nuovo. EMG è diventata uno standard in ambito heavy, e poi questo è stato "l'anno di Les", come recitava l’annuncio in homepage sul sito Gibson. Naturale quindi chiudere in bellezza omaggiando lo strumento che è stato realmente il suo preferito e di cui lui ha dato sfoggio nelle sue varie incarnazioni dall’inizio degli anni '70 fino alla sua recente dipartita da questo mondo terreno.

Gibson Les Paul Recording: un inaspettato ritorno

La nuova Recording parte dalle note e collaudate basi: corpo in mogano alleggerito coi nove buchi, top in acero plain, manico in mogano slim con voluta sul retro in pieno stile 70's e tastiera monoblocco in palissandro con segnatasti rettangolari piccoli.
Il binding "al negativo" con lo strato esterno nero adorna un po' tutto lo strumento. I tasti sono quelli introdotti con la produzione 2014, trattati criogenicamente e posati dopo l’applicazione del binding che quindi non ne ricopre l’estremità (caratteristica questa molto discussa dagli esegeti, ma in linea con lo spirito originario del musicista che sul suo prototipo bianco non volle il binding per avere una maggiore suonabilità).
Il ponte è lo stracollaudato Nashville e viene coadiuvato da un gradito vibrato Bigsby B7. Meccaniche Grover "a rene" completano la ferramenta.
La parte elettronica è stata invece profondamente rivista: i pickup riprogettati dal guru Jim DeCola, pur mantenendo l’aspetto originale a saponetta, ora nascono ad alta impedenza e l’accoppiamento con l’eventuale preamp microfonico avviene attraverso un trasformatore Jensen (il migliore sul mercato, ndr) che ne cura anche il bilanciamento, feature questa che mancava allo strumento originale. In parole povere è possibile utilizzare un cavo schermato a tre conduttori di alta qualità per decine e decine di metri senza perdere nulla o quasi in termini di frequenze e armoniche.
Il resto dei controlli comprende potenziometri di volume e tono indipendenti per ogni pickup, switch per coil tapping e controfase e un inedito interruttore che consente di eliminare gli anelli di massa. Ovviamente, c’è anche la buona vecchia uscita jack tradizionale.
La chitarra è disponibile esclusivamente nel colore del legno naturale e la sua disponibilità è prevista per la fine del mese di gennaio presso i rivenditori autorizzati, in edizione limitata di 600 esemplari.

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