Voglio essere ancora più chiaro: dal momento che volevo una chitarra per un uso assolutamente non professionale, sbarazzino e con pochi patemi se fra mani di una diciassettenne, la chitarra che alla fine ho comprato è addirittura una B-stock, strumento cioè già suonato, un ex-demo in pratica, presentata nella pagina del sito, con potenziali lievi segni di usura (i b-stock altre volte sono dichiarati strumenti danneggiati o blemished, ma in questo caso no). Problema per me irrilevante, anzi ho usufruito di un sensibile abbassamento di prezzo.
La scheda tecnica parla di abete sitka solido per la tavola armonica (l’inizio è promettente), fondo e fasce in palissandro, neck in mogano, scala 634 millimetri, tastiera e ponte in palissandro, venti tasti, attacco al XIV tasto (io avrei preferito al XII come da tradizione), capotasto in osso (larghezza al capotasto 43 mm), paletta slotted e fin qui tutto ok.
Mi sono fatto "fregare" però da altri dettagli: il binding e la rosetta intarsiati, il manico con un albero della vita tutti in abalone e la tastiera bordata elegantemente in legno, altro abalone su ponte e testa dei piroli, insomma a giudicare dalle fotografie, 'na vera billizza!
Ho abboccato come un'allodola è vero, anche perché i decori mi hanno ricordato immediatamente la cara vecchia Cort (che era in cedro e palissandro solidi però).
Vista, piaciuta, comprata.
Non scado parlando del prezzo, che è lì alla luce del sole sul sito, notevole però il fatto che sia arrivata a casa in appena quattro giorni. Spacchettata, ho passato il pomeriggio a suonarla in lungo e in largo.
Bene, fra le mani devo dire che bella è proprio bella, un punto a suo favore senza dubbio.
Ma per onestà intellettuale e per credibilità di musicista, tanto per cominciare non griderò affatto al "milagro" (giusto per ricordare la Bedell). Il paragone con le chitarre di casa è impietoso.
È ovvio e sacrosanto che non possa reggere il confronto con le due chitarre di cui sopra, tenuto conto anche che una è una dreadnought semi artigianale, l’altra è semplicemente la multiac, cioè un punto di riferimento oggettivo. Sui legni poi non c’è partita.
Però per suonare suona, ha la sua dignità.
La tavola trasmette le vibrazioni in modo netto e deciso, le piccole dimensioni dello strumento fanno in modo che il suono parta velocemente, cristallino e senza esitazioni, le note sono tutte sufficientemente definite, non ha evidenti "buchi", ovviamente non ci si deve aspettare grande presenza sulle basse ma il primo impatto è positivo e poi si sa come funziona l’abete, negli anni si arrotonda. Le corde sono basse, il set-up generale già così potrebbe funzionare, non friggono mai e la tastiera è veloce.
È una parlor ma non mi sogno neanche di passarci sopra con un bottleneck, però qualche bel blues ci sta. Nello strumming (leggero) ci si può avventurare senza troppi patemi, ma anche qui la mano va addomesticata: abituato ai volumi maggiori e al suono ultrabilanciato della Simon & Patrick, inizialmente c’è da trovarsi spaesati e tendere a menare, per la familiarità a quel rapporto tocco/volume ottenuto a cui sono abituato da decenni, ma non è il caso di spingere perché il suono si snatura in modo evidente.
Il meglio di sé lo dà in ogni caso se affrontata a mani nude. Fingerpicking ma non solo: vuoi mettere suonarci sopra Giuliani, o Bach, o Villa-Lobos? Non è poi così una bestemmia, tenuto conto delle premesse per cui è arrivata a casa.
Difetti? Beh certo ne ha, ma non così marcati: il manico ha un profilo proprio comodo ma la sua lucidatura proprio non mi piace, è gommosa, il mogano usato non ha certo origini nobili (ma che mi potevo aspettare?), le fibre che si intravedono hanno un andamento abbastanza irregolare, il suo colore è quasi tendente all’ocra. Forse la buca ha un diametro un po’ troppo grande (marcato ulteriormente dai cerchi di decorazione), in altre chitarre del genere ho visto buche con dimensioni più discrete e più fini.
Le meccaniche sono proprio economiche, danno veramente l’idea di uno strumento entry level ma non si scorda in modo clamoroso anche maltrattando le corde D'Addario .010 di serie. Magari appena le cambierò con una muta più spessa e con qualche aggiustamento al capotasto, l’intonazione già comunque decente, può migliorare.
Il destinatario della chitarrina in ogni caso non sono io: dirò semplicemente che mia figlia ha suonazzato le sue banalità fino a sera e ci si è divertita un sacco, ne ha apprezzato la leggerezza e l’eleganza generale che innegabilmente la chitarra ha, oltre che la comodità delle dimensioni. L’obiettivo è stato raggiunto, ora può sfoggiarla serenamente alle serate fra amici o in gita scolastica, se prima non l’agguanto io per portarla con me per una passeggiata al parco!