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La liuteria vista da dentro: Fusion School racconta
La liuteria vista da dentro: Fusion School racconta
di [user #116] - pubblicato il

La scuola di liuteria Fusion School sarà presente SHG Milano 2014 per condividere con i visitatori i segreti dell'artigianato in musica. Nel frattempo, abbiamo rubato al Maestro Leonardo Petrucci delle dritte sui legni esotici, sulle nuove tecnologie e su come individuare i liutai farlocchi.
La scuola di liuteria Fusion School sarà presente SHG Milano 2014 per condividere con i visitatori i segreti dell'artigianato in musica. Nel frattempo, abbiamo rubato al Maestro Leonardo Petrucci delle dritte sui legni esotici, sulle nuove tecnologie e su come individuare i liutai farlocchi.

Fusion School tiene corsi di liuteria classica e moderna pensati per appassionati di tutte le età e livelli di preparazione. Da molte edizioni una presenza fissa a SHG, la scuola offre singolari programmi della durata di una sola settimana in cui è possibile realizzare uno strumento da zero. Ciò sarebbe reso possibile da determinati procedimenti messi a punto nel tempo, che ci hanno incuriositi e hanno rappresentato l'occasione ideale per conoscere più da vicino il lavoro dell'artigiano visto da dentro.
Abbiamo scambiato qualche parola con Leonardo Petrucci per approfondire la questione, comprendere meglio il ruolo del liutaio, imparare a distinguere un buon professionista da un semplice smanettone e sfatare qualche mito sulla costruzione degli strumenti musicali.

A chi sono rivolti i vostri corsi?
A tutti! E in questo Accordo e SHG hanno una colpa. Le prime volte che venivamo in fiera, per non addormentarci nel viaggio di ritorno abbiamo cominciato a discutere di possibili tecniche per costruire una chitarra in breve tempo e per farla costruire a persone assolutamente inesperte nel campo. Dopo alcuni anni di SHG e di progetti, siamo arrivati a mettere a punto tecniche dapprima per la costruzione della chitarra elettrica, poi acustica, classica, e adesso anche manouche, mandolini, mandoloncelli, ukulele…
Dico che è rivolto a tutti perché considera che i nostri allievi vanno dai 13 fino ai 70 anni. Sono persone venute una prima volta, hanno costruito una chitarra, a distanza di anni hanno realizzato più strumenti e, cosa che ci fa molto orgoglio, alcuni di loro hanno intrapreso un'attività professionale. Possiamo dire di aver creato dei posti di lavoro!

La liuteria vista da dentro: Fusion School racconta

A proposito di posti di lavoro. È noto che i liutai soffrono la concorrenza di molti sedicenti tali. Ma come si riconosce un vero professionista?
Hai toccato un punto dolente! Ormai è molto facile farsi un biglietto da visita con su scritto "liutaio". Puoi trovarne molti sui soliti circuiti online, dichiarano di fare customizzazioni, modifiche su chitarre elettriche… in realtà nessuno di loro è liutaio. Il liutaio è una specifica categoria di lavoro per il quale bisogna studiare. Per raggiungere dei risultati, o si va accademicamente nelle scuole tradizionali, a Cremona, Milano, o si va in bottega da un liutaio e si impara. Saper cambiare i tasti a una chitarra e saper fare il setup di una Stratocaster è molto lontano da poter dire di essere un liutaio.
Il liutaio, oltre a essere capace di costruire uno strumento in sé, è anche quello in grado di valutarne la bontà, lo storico, la cronologia… è tutto il resto. Sarebbe come essere dottori sapendo dare solo aspirine!
Per fortuna, nei forum è facile avere un quadro dei liutai più o meno bravi. Certo, c'è da dire che proprio online circolano anche molte informazioni falsate che poi diventano un po' "favole da web". I forum hanno portato ai musicisti una certa conoscenza riguardo molti tipi di interventi, ma spesso alcune nozioni non hanno fondamenti, come la credenza secondo la quale una chitarra con i tasti incollati suoni meglio di una coi tasti battuti. Capita quindi che il musicista si rivolga al liutaio chiedendo i tasti incollati per determinati motivi, o chieda una tipologia specifica di fret senza averla manco mai vista, solo perché gli è stata consigliata online. Qui possono succedere due cose, o che ci si trova davanti a un truffatore pronto ad assecondarlo in tutto a costo di rovinare lo strumento, o una persona professionalmente valida che possa riportarlo sulla retta via e dare una buona idea di quale possano essere gli interventi di lavoro più adatti.
Certo, poi sapere se una persona è brava o meno, è difficile valutarlo. Un buon inizio è trovare un liutaio che ha la partita iva, anche se neanche questo è un garanzia di bravura e ci sono molti bravi liutai che lavorano in casa, ma è senz'altro un segno di professionalità, se non altro. Purtroppo è una categoria particolarmente schiacciata dall'aspetto tributario, quindi è tutto relativo.

Le macchine a controllo numerico e gli apparecchi come la Plek sono sempre più presenti nel lavoro del liutaio. Possono essere un modo per distinguere un buon artigiano da uno meno capace?
Oggi tanta gente usa le frese a controllo numerico, ma pochi lo dicono. Per me non c'è assolutamente niente da nascondere, io trovo estremamente valida la tecnologia abbinata alla liuteria. Però far passare il prodotto per uno totalmente artigianale, che quindi risulta con un livello di finitura esagerata, non mi sembra corretto, soprattutto nei confronti di chi costruisce ancora tutto a mano.
In definitiva le trovo fantastiche, è giusto che vengano usate, ma è anche giusto dire che si usano. Anche perché, e qui torniamo al discorso del liutaio professionista, l'occhio di un esperto si accorge perfettamente se uno strumento è stato fatto a controllo numerico o totalmente a mano. È impossibile ingannarlo.

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Nei lavori di liuteria quanto nel fai-da-te, si vedono sempre più legni esotici, aceri figurati… ma in realtà c'è un legame tra legni "belli" e legni "buoni"? Interfacciandomi con i vari venditori di legni e componenti a distanza, come faccio a capire se sto comprando un legno valido o un legnaccio solo bello a vedersi?
Questo è un problema innanzitutto di globalizzazione, poi di produzione in serie. La realtà è che molti legni stanno finendo, come può essere stato per il mogano dell'Honduras, per il Jacaranda, il palissandro brasiliano e via discorrendo.
La globalizzazione ti permette di comprare tutte le varietà di legni una volta introvabili, magari bellissimi, ma non tutti sono indicati per uno strumento musicale. Inoltre, secondo me, si tratta di legni quasi mai adatti ai nuovi climi. È possibile reperire legni provenienti da ogni parte del mondo, ma che dopo anni di stagionatura subiscono danni legati al cambiamento di clima, tasso di umidità diverso, temperature…
È anche un azzardo lanciarsi nella scelta di legni esotici e particolarmente belli senza avere poi garanzie di durabilità, di come possano essere longevi senza rischiare di danneggiare lo strumento. Lo stesso palissandro brasiliano è un legno di una delicatezza pazzesca, sensibile ai cambi di clima.
Io sono abbastanza tradizionale in questo, mi piacciono i suoni ricavati da legni ormai scontati, dal mogano al palissandro, ma ti giuro che non amo l'acero per gli strumenti acustici…
Ma anche lì bisogna fare attenzione: c'è mogano e mogano, per esempio. Con l'offerta di oggi si fa presto a dire "palissandro": sì, viene dal Madagascar, ma solo in Madagascar ci sono cinquanta varietà diverse, quindi qual è?
Alla fine è difficile capire qualcosa con sicurezza, secondo me anche gli stessi distributori cominciano a fare confusione! Ci sono degli Stati che hanno vari tipi di legno, tutti della stessa qualità, ed è difficile distinguerli.
Se si tratta di pre-lavorati, poi, non hai mai la garanzia di stagionatura. Se ti rivolgi a fornitori seri di legno grezzo sei sicuro che la stagionatura è garantita.
Infine ribadisco: io preferisco un legno magari poco figurato ma molto sonoro. L'estetica può valere forse più per un discorso elettrico, dove un top dà maggior valore e bellezza che su uno strumento acustico o classico, dove la bellezza può andare a discapito di legni che rendono meno dal punto di vista armonico. Le figurazioni inoltre sono sintomo di venature più contratte, più dure, quindi meno armoniche e meno sonore.
Attualmente sto facendo delle prove di stagionatura col koa, che è molto bello, ma non mi sento ancora di dare garanzie.

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Domanda a caldo: è più difficile interfacciarsi con la liuteria acustica o elettrica?
Potresti domandarlo a uno che costruisce violini, chiedigli se è in grado di costruire una chitarra classica o una elettrica. Lui ti dirà che l'elettrica è semplicissima, ma se gliela fai fare non ci riesce.
È un problema di sensibilità, in realtà sono entrambe difficilissime. Costruire una solid body con dei criteri validi per un musicista elettrico vero non è assolutamente una cosa semplice, e il discorso è analogo con un'acustica o una classica, anche se chiaramente qui ci sono più fasi. Se fai uno strumento per qualcuno, rispettare le esigenze del musicista è difficile comunque.
Io considero le difficoltà allo stesso livello: la sensibilità del liutaio deve saper arrivare all'estremo in ogni caso, per cui sei portato a lavorare al massimo delle tue capacità per ottenere il massimo risultato per il musicista.
Posso dirti che ormai abbiamo costruito quasi 400 o 500 strumenti con gli allievi. Tutti partono con lo strumento elettrico per poi passare a uno a cassa armonica, però ci rendiamo conto che la difficoltà che hanno nella costruzione della chitarra elettrica in alcune fasi è estremamente elevata, per cui vuol dire che alla fine qualcosa di difficile c'è, caspita se c'è!

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