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Custom Shop: le Fender più belle di sempre?
Custom Shop: le Fender più belle di sempre?
di [user #3] - pubblicato il

Dopo ogni NAMM resta sempre l'acquolina in bocca per la produzione dei golosissimi pezzi unici con cui le aziende arredano i propri stand. Tra i più sfiziosi, ormai da un quarto di secolo, ci sono quelli del primo Custom Shop della storia, quello di Fender.
Dopo ogni NAMM resta sempre l'acquolina in bocca per la produzione dei golosissimi pezzi unici con cui le aziende arredano i propri stand. Tra i più sfiziosi, ormai da un quarto di secolo, ci sono quelli del primo Custom Shop della storia, quello di Fender.

Nel 1985 una cordata guidata da Bill Schultz rilevò da CBS il marchio Fender, all'epoca vicino alla bancarotta (la produzione americana era già cessata) o all'acquisizione da parte di un gruppo giapponese. Fu un gesto guidato più dalla passione che dal buon senso, ma forse proprio per questo si rivelò vincente. Nel giro di pochi anni Fender cancellò il ventennio di insuccessi prodotti dall'ottuso management CBS e si rilanciò nel mondo come leader incontrastato del settore e - quel che più conta - come produttore di strumenti eccezionali.

Una delle intuizioni vincenti di Bill Schultz (un personaggio tosto e geniale, che la storia dovrà considerare come il vero successore di Leo Fender) fu la creazione del Custom Shop. L'idea fu geniale per due ragioni. La prima ragione è che la rinata Fender fu subito sommersa dalle richieste di musicisti che volevano strumenti speciali o anche solo "fatti come una volta". Ai fenderisti di tutto il mondo non sembrava vero, dopo anni di triste declino, di poter ritrovare in California una Fender viva e vitale in grado di soddisfare ogni loro capriccio. Costavano care, certo, ma bisogna ricordare che la crisi qualitativa e creativa della Fender-CBS aveva fatto volare alle stelle i prezzi del vintage, che a metà anni '80 avevano raggiunto il massimo delle quotazioni.
La seconda ragione è la capriola acrobatica rispetto alle strategie originali di Leo, che aveva fatto dell'industrializzazione un principio imprescindibile (la sua massima concessione era un colore fuori catalogo, ma dovevi essere davvero importante per ottenerlo). Bill Schultz dichiarò guerra ai due più temibili concorrenti (il vintage e le produzioni artigianali di strumenti Fender-style come Schecter, Anderson, Pensa-Suhr, eccetera) con le loro stesse armi: la qualità e l'esclusività, comprendendo l'importanza di affiancare alla produzione di serie una produzione semi-artigianale, in grado di trasformare in realtà i sogni di qualunque chitarrista, consegnandogli strumenti all'altezza di quelli degli artigiani ma con una briscola, potentissima, in più: la scritta Fender sulla paletta. Scusate se è poco.

Custom Shop: le Fender più belle di sempre?

Nato nel 1987, il neonato Custom Shop - che inizialmente viveva in una stanzetta in cui John Page e Mike Stevens condividevano una macchina capace di produrre quattro strumenti al giorno - ricevette oltre 600 richieste di strumenti nel primo mese di vita. Un successo senza precedenti, che cancellò i vent'anni CBS e riportò in un botto il nome Fender ai vertici dell'immaginario dei musicisti. Chapeau!

All'inizio la produzione si concentrò su piccole serie di strumenti vintage style (la Stratocaster Homer Haynes, la Telecaster Thinline, eccetera), su repliche "hot rodded" (come la Stratocaster Texas Special del 1988 di Mike Stevens), su edizioni celebrative (per esempio la Telecaster 40th Anniversary) e su pezzi unici per musicisti di grido (per esempio la replica della Telecaster blackguard di Billy Idol).

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In quei si concretizzò anche il progetto della chitarra destinata a sostituire Blackie al collo di Eric Clapton. Bistrattato da CBS, che non ne aveva mai capito il potenziale comunicativo, Manolenta fu immediatamente coccolato da Bill Schultz, che gli mise a disposizione ogni risorsa per convincerlo a pensionare Blackie e mettere la sua firma su una nuova chitarra Fender. Dopo vari tentativi di sfruttare le elettroniche della Elite, Eric scelse i Lace Sensor arricchiti da un boost sui medi. Dice la leggenda che a fine 1988 passò a prendersi tre chitarre, una per colore (Torino Red, 7up Green e Pewter Grey), scegliendole tra quelle della prima produzione. Dal 1988 tutti potevano andare in negozio e comprarsi una chitarra identica a quella che Eric faceva cantare sui palchi del mondo (senza aver bisogno di comprare cinque Stratocaster degli anni '50 e mescolarne i pezzi alla ricerca della perfezione, come aveva dovuto fare Clapton in epoca CBS).

Custom Shop: le Fender più belle di sempre?

Negli anni a seguire, il Fender Custom Shop crebbe. Alla prima macchina se ne aggiunsero altre, alla produzione artigianale (poi denominata master-built) se ne aggiunse una di piccola serie (team-built). Quello che non cambiò mai fu la qualità, rimasta altissima, per affermare orgogliosamente che la Fender di oggi, quando ci si mette, non teme confronti neppure con le reverende chitarre dell'epoca pre-CBS. A dimostrarlo, il fatto che appassionati, collezionisti e rock star sono disposti ad acquistare i pezzi unici di Krause, Galuszka, Shishkov, Cruz e compagnia a prezzi analoghi a quelli delle più rare pre-CBS. Una bella vittoria per l'azienda californiana.

Non entro nel mondo del relicing - forma d'arte postmoderna che rispetto, visto il successo di cui gode, ma di cui non m'intendo perché non mi appassiona - e chiudo questo raccontino con una selezione di quelle che secondo me sono alcune tra le più sfiziose chitarre prodotte dal Fender Custom Shop e con una riflessione.

Custom Shop: le Fender più belle di sempre?

Telecaster DeLuxe Masterbuilt di Jason Smith per il NAMM 2013. Corpo in frassino Sunset Orange con turapori uretanico nero, birdseye maple neck con profilo a U tipo 1952 e tastiera con raggio da 12 pollici, battipenna "Tirimisu Swirl" (non è un refuso nostro, ma loro!),'72 Tele Wide Range humbucker e il tanto vituperato attacco a tre viti anni '70 (a dimostrare che, se è fatto bene, tiene eccome.

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NAMM 2013, doppiomanico Esquire/Mandolin di Dennis Galuszka. L'incredibile sintesi di due strumenti pre-CBS (Fiesta Red, battipenna tartaruga, eccetera) è completata dalle tastiere in palissandro indiano. La chicca è il ponte Nocaster con sellette compensate per una perfetta intonazione (una sciccheria che Leo neppure si sognava). La chitarra è accompagnata da un libro che ne documenta tutte le fasi della produzione.

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Costruita per il NAMM 2012, la Samurai Stratocaster è un capolavoro che nasce dalla collaborazione di artigiani straordinari: la pelle di Dru Whitefeather, gli intarsi di Ron Thorn, la pittura di Pamelina. A unire il tutto, John Cruz. Corpo in koa finito a olio, manico in acero con tastiera in palissandro indiano e tutte le chicche di prammatica per non far dimenticare che questo è anche uno strumento musicale.

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La Russian Strat di Yuri Shishkov è una gioia per gli occhi derivata dalla Stratocaster American DeLuxe. Talmente bella che dopo la prima serie con top in acero fiammato verniciato in un sunburst opaco e arricchito dal battipenna anch'esso in acero fiammato, ne vennero prodotte varie versioni successive, con varianti cromatiche straordinarie, ma sempre basate della DeLuxe. La chicca sono i pickup, avvolti a mano da Yuri, uno a uno.

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Per il NAMM del 2013 John Cruz (il più gettonato master builder del Fender Custom Shop, con una lista di attesa da oltre tre anni) ha costruito questa Thinline da sogno. Corpo in mogano in cui le camere tonali sono state scavate prima di applicare il top in morado, binding ovunque in madreperla, tastiera in palissandro indiano da 6 millimetri, flamed maple neck, Bigsby B5, TV Jones Power'Tron al manico, Twisted Tele al ponte avvolto a mano. Un'opera d'arte senza compromessi.

Custom Shop: le Fender più belle di sempre?

L'acquisizione del glorioso marchio Gretsch ha portato alla nascita di alcuni interessanti ibridi. la serie più sfiziosa è quella delle Telecaster Thinline incrociate con le Gretsch 6120 (come in questo caso) o White Falcon. Corpo in mogano, top in abete, vernice arancione alla nitro che più country non si può, Bigsby cromato, TV Jones, ponte mobile con basetta in ebano. Esiste la variante bianca in stile Falcon e quella Coutry Club candy green, nata per Bono degli U2. Deliziosa.

Custom Shop: le Fender più belle di sempre?

La riflessione finale. Si potrebbe continuare all'infinito, citando le innumerevoli meraviglie costruite da questi talenti straordinari, che è riduttivo definire solo "maestro liutaio", perché sono a tutti gli effetti degli artisti. Sono ancora chitarre i loro capolavori? Qualcuno avrà il coraggio di portare su un palco o in sala la Diamond Legend Cabronita o la Pine Cone Stratocaster? E quante volte usciranno dalle custodie le Master Salute Stratocaster, clone di una chitarra fatta per Eric Clapton da Todd Krause nel 2005, coperte da una foglia di oro zecchino? Suonerà meglio questo gioiello senza prezzo della "MIM" da poche centinaia di euro, grattugiata nel sottoscala per farla assomigliare alla Number 1 di Stevie Ray Vaughan? Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma è certo che a Corona, da trent'anni, nascono alcune delle chitarre più straordinarie della storia.

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