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La tecnica è al servizio della versatilità
La tecnica è al servizio della versatilità
di [user #37987] - pubblicato il

Essere un musicista versatile non significa esclusivamente sapersi destreggiar senza problemi tra diversi generi musicali; significa anche avere la sensibilità e i mezzi tecnici per offrire diverse possibilità sonore all’interno dello stesso pezzo. Sperimentiamo sul basso tre diverse tecniche applicate a uno stesso giro.
Parliamo di versatilità, dote di fondamentale importanza per chi vuole produrre linee di basso efficaci e funzionali. Essere un musicista versatile non significa esclusivamente sapersi destreggiar senza problemi tra diversi generi musicali; significa anche avere i mezzi per offrire diverse possibilità sonore all’interno dello stesso pezzo, al fine di trovare quella ideale.

Non dovremmo trovarci nella condizione di escludere a priori l’utilizzo di una tecnica perché non la padroneggiamo a dovere, non l’abbiamo studiata e affrontata abbastanza. Scegliere di non suonare una determinata cosa in un determinato modo dovrebbe essere una scelta sempre dettata dal proprio gusto musicale e non dai propri limiti tecnici. 

La tecnica è al servizio della versatilità

Avere coscienza di questo porta ovviamente con se la consapevolezza che la versatilità si acquista e mantiene con uno studio quotidiano e costante perché ogni tecnica, se non praticata regolarmente e in maniera approfondita, presenta le sue difficoltà.
Per capire a fondo come versatilità significhi essere in grado di suonare una stessa cosa con suono e attitudine differenti, eseguiremo lo stesso groove con le tre tecniche principali: dita, plettro e slap. 
Iniziamo dall’esecuzione con le dita

La tecnica è al servizio della versatilità

Due sono gli elementi principali a cui prestare attenzione: l’uso delle ghost e il “motore” della mano destra in sedicesimi.
Con questo esercizio bisogna lavorare sodo. Non ci si dovrà accontentare fino a quando la linea non risulterà ineccepibile, con un timing perfetto, senza tirare avanti o indietro.
E’ necessario esercitarsi partendo con un metronomo regolato molto lento.
La velocità andrà alzato solo quando si sarà a proprio agio nel suonare la parte per almeno 4-5 minuti di seguito e senza sosta, simulando così la durata di un pezzo funk durante una serata.
Prestate molta attenzione alle ghost: vanno eseguite con suono e volume costante, così da amalgamarsi perfettamente con le note suonate. 
E’ un errore diffuso quello di concentrasi maggiormente sulle note principali del giro di basso, trascurando le ghost note. Non dando la stessa attenzione, importanza e autorevolezza sonora a ogni singola nota o ghost, inevitabilmente il giro suonerà incerto e zoppicante
Passiamo all’esecuzione con il plettro

La tecnica è al servizio della versatilità

Chi non ha mai affrontato in maniera approfondita lo studio e utilizzo del plettro inizialmente può essere dubbioso circa tre fattori: come impugnarlo; che dimensioni deve avere e qual è il materiale migliore con cui deve essere fatto.
Benché non esistano regole fisse per determinare queste risposte, ci sonò alcuni accorgimenti che possono aiutare. 
Partiamo dall’impostazione. Quando si vuole affrontare una ritmica strutturata per esempio con un fitto disegno in sedicesimi è consigliabile non lasciare sporgere troppo la punta del plettro dalle dita. In questo modo l’attrito con la corda sarà minore e di conseguenza, sarà più facile gestire con precisione il plettraggio.
Se si desidera un suono più metallico, con più corda che risuona è consigliabile tenere il plettro in una posizione di taglio rispetto alle corde. 

La tecnica è al servizio della versatilità

Viceversa se serve un suono più percussivo e asciutto sarà meglio tenere il plettro perpendicolare rispetto alle corde. 

La tecnica è al servizio della versatilità

Invece per quanto concerne la scelta dei materiali e delle dimensioni l’unico suggerimento è quello di provarne e sperimentarne il più possibile. Ognuno avrà le sue preferenze dettate dalle dimensioni delle proprie mani, dalle corde utilizzate e da tantissimi altri dettagli molto personali.
Viceversa bisogna essere consapevoli che ogni plettro fornirà sonorità differenti.
Non si può impugnare un plettro “a caso”, servirà provarne diversi in modo da poter scegliere tra le diverse sonorità quella più consona al contesto nel quale ci stiamo cimentando.
Per quanto riguarda la pennata, ho utilizzato quella alternata (down e up). Tutta l’attenzione va rivolta nel concentrarsi sulla precisione del movimento, così da ottenere una ritmica precisa e sempre costante.
La tecnica del plettro - come quella dello slap - per natura porta con sé un attacco evidente e deciso. Quindi è facile sentire se stiamo suonando perfettamente a tempo con la batteria o se dobbiamo aggiustare il tiro per non creare dei flames indesiderati! 
Infine analizziamo l’uso dello slap
Lo slap è una tecnica percussiva sviluppabile con diverse soluzioni che riserveranno altrettante diverse sonorità.
Per questa lezione ho optato per un’alternarsi tra thumb e pull ma, lo stesso giro, può essere suonato anche con il double thumb o quasi esclusivamente con il thumb (se abbiamo acquisito un controllo tale da poterlo usare con tranquillità anche a velocità più sostenute). 

La tecnica è al servizio della versatilità

La difficoltà in questo caso è riprodurre in slap una linea che ha dei passaggi (evidenziati nella partitura) non idonei al classico approccio slap che privilegia corde a vuoto e hammer on. I passaggi evidenziati, nello stile di bassisti particolarmente virtuosi come Alain Caron, Marcus Miller, Victor Wooten… risulteranno parecchio impegnativi per la mano destra.
Partiamo a velocità molto basse per ottenere una fluidità e un controllo costanti nel playing, curando al massimo la pulizia dell’esecuzione. 
La capacità di suonare la stessa linea con tecniche differenti porta allo stesso pezzo un sound completamente diverso, spendibile in diverse situazioni e di conseguenza adattabile a diversi tipi di Artisti, Band e ai i più svariati progetti musicali.
Delle tre tecniche nessuna è più o meno più facile dell’altra. Anzi, va sfatata la leggenda popolare che non sono più bravi i bassisti che suonano con le dita o con lo slap rispetto ai bassisti che suonano con il plettro! (Basta guardare la discografia di Carol Kaye per confermare questa tesi!)
Tutte le tecniche hanno peculiarità, insidie tecniche e meccaniche da approfondire e studiare se le si vuole gestire con tranquillità e solidità.
Questa lezione deve essere uno spunto per iniziare a approfondire anche le tecniche che conosciamo meno. Il nostro obbiettivo è quello di essere sempre perfettamente funzionali alla Musica che dobbiamo suonare. Per farlo dobbiamo metterci a servizio dell’insieme, delle canzoni e pensare al modo in cui il vostro giro di basso potrà contribuire a renderle speciali. Scegliendo non la tecnica esecutiva che ci piace o diverte di più ma quella che funziona meglio.

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