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Epiphone PR5-E, squadra che vince non si cambia
Epiphone PR5-E, squadra che vince non si cambia
di [user #116] - pubblicato il

La PR5 è stata disegnata nel ’90 e a quasi 30 anni dalla messa in produzione non accenna a sparire dalle rastrelliere dei negozi. Un progetto semplice ma efficace. Realizzata con buoni materiali, attrezzata con un sistema di amplificazione eSonic e hardware all’altezza non supera i 300 euro. L’abbiamo messa nelle mani di Paolo Antoniazzi nello showroom di Lucky Music.
Lo shape del body è realizzato a partire dalle curve sinuose di una Casino, o una Sheraton, proporzionato a misura di acustica e con una sola spalla mancante. Insomma della Sheraton poco rimane se non la rotondità della parte bassa del corpo, che culmina in una spalla mancante florentine, 

Il top in abete selezionato e massello è incollato a classiche fasce in mogano, stesso legno utilizzato poi per manico e fondo. I 20 tasti culminano nella classica paletta EPI bella importante, coperta di vernice nera, con il logo in bella vista. 

La vernice satinata e trasparente lascia tutto in bella vista e i binding neri attorno al body e la rosetta, molto semplice, spiccano sul colore chiaro dell’abete, ma lasciando alla PR5 un look al naturale, acqua e sapone. Un po’ di scena la fanno le meccaniche dorate e i segnatasti a rombo, un tocco di raffinatezza che certo non guasta. 

L’elettronica è composta da un sistema eSonic con pickup Nanoflex. È dotato di controlli per il volume, alti medi bassi e accordatore on-board. Comodissima anche l’inversione di fase, per prevenire spiacevoli fischi sul palco. 

Nonostante una dotazione, tra materiali ed elettronica di tutto rispetto, la Epiphone viene offerta a un prezzo che non supera i 300 euro. Non avessimo letto il cartellino, però, la PR avrebbe potuto ingannarci. È leggera, ma non di piccole dimensioni, è abbastanza ingombrante con le sue forme generose. Il manico, però. è sorprendentemente sottile, quasi troppo. Ricorda più quello di un’elettrica con tastiera molto piatta che quello di una quasi-jumbo. Di per se la cosa non è un male. Grazie all’action tutto sommato bassa e al buon setup, si lascia suonare subito con gran facilità. Le corde montate sono delle 0.012, ma sembrano molto più molli. I bassi tendono leggermente a sferragliare, ma solo se si pesta con troppa convinzione con il plettro o con il pollice. 

Epiphone PR5-E, squadra che vince non si cambia

Lo strumento vibra bene e trasmette tutto al musicista, che viene investito da delle basse frequenze definite e potenti, non certo da strumento di fascia economica come quello in prova oggi. Anche se lo spettro delle frequenze tende un po’ al basso, non risulta eccessivamente sbilanciato. La voce è leggermente inscatolata, colpa un po’ sicuramente della gioventù dei legni e un po’ anche delle corde non nuovissime. Siamo sicuri che con un set nuovo e qualche anno sulle spalle la Epi non potrà che migliorare. 

I tasti si fanno leggermente sentire sotto le dita, ci sarebbe voluta una limatina in più prima di lasciare la fabbrica, ma qui ci torna in mente il prezzo e non ci scandalizziamo più di tanto, visto che ci sono strumenti ben più blasonati con problemi peggiori. Scorrendo su e giù per il manico non ci siamo imbattuti in evidenti buchi sonori, anzi, sembra suonare tutta mediamente bene. I limiti si riscontrano nella complessità del sound, un po’ scarno di armonici e risonanze. Anche il sustain non è dei migliori, ma la situazione cambia quando la colleghiamo con un cavo. Il piezo fa un ottimo lavoro, assieme al preamplificatore. Riesce a prendere la voce della Epiphone e restituirla ingrossata e rinvigorita. È un toccasana che ne migliora le peculiarità timbriche, pur con quel velo di lieve gommosità dovuta al trasduttore sotto al ponte. 



Per un prezzo che si aggira attorno ai 270-290 euro, la PR5-E è uno strumento perfetto tanto per chi vuole iniziare ad approcciarsi all’acustica, ma anche per chi è proprio a digiuno di sei corde. Fa il suo dovere egregiamente, senza mettere a rischio i risparmi di mesi. Resta uno strumento entry level, ma ben fatto.
chitarre acustiche epiphone pr5e
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di giuseppe40 [user #18743]
commento del 15/02/2017 ore 09:55:5
effettivamente mi sono sempre chiesto come mai rimanga in produzione da cosi tanti anni. Poi tempo fa l'ho provata, e devo dire che sembra fatta apposta per certi live, dove magari la chitarra non è proprio la protagonista assoluta, ma dove l'affidabilità e la comodità sono gli elementi più importanti.
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di ENZ0 [user #37364]
commento del 15/02/2017 ore 12:37:09
Che piacere leggere una recensione sul mio primo amore!

Ne ho una del '95 (made in Korea, fabbrica Samick) acquistata nuova nel '98!!!

Me ne innamorai per comodità, per le forme inusuali e per il suono per le esigenze dell'epoca: oggi forse mi sarei orientato su altro, ma all'epoca non mi potevo permettere di provare chissà quanti strumenti e, tutto sommato, il suono non mi dispiace nemmeno ora anche se non ha molto volume la mia.
Il taglio florentine, sarà anche meno comodo ma lo trovo bellissimo.

Per comodità, sia come forma che come manico, non mi è ancora capitato di trovare di meglio; se non ricordo male, la forma dovrebbe essere uno slim taper, sulla mia ha un leggero profilo a V e davvero sembra il manico di una elettrica.

Sarei curioso di sentire come suona un modello odierno. Rispetto alla mia, la paletta è differente (la mia è "clipped ear"), il preamp è diverso e mi auguro non abbiano utilizzato il ponte in plasticaccia shadow.

Mi spiace solo si sia deprezzata tantissimo, io la pagai 850.000 lire (custodia rigida a parte), una grossa cifra in termini assoluti e soprattutto per un 18enne dell'epoca, oggi è praticamente poco più di una entry level.

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