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Il collezionismo è la morte delle chitarre (a volte)
Il collezionismo è la morte delle chitarre (a volte)
di [user #17844] - pubblicato il

La recente vendita all'asta di una Guild appartenuta a Eric Clapton dimostra come una chitarra smetta di essere uno strumento quando diventa un memorabilia.
Inutile negarlo: che si suoni uno strumento o meno, esistono delle chitarre che esercitano un fascino unico su qualunque appassionato di musica. Esemplari appartenuti a idoli delle folle, strumenti usati su dischi epocali o in concerti che hanno segnato in maniera indelebile la storia sono dei cimeli per i collezionisti di tutto il mondo e veri oggetti del desiderio per qualsiasi chitarrista. Non bisogna mai dimenticare, però, che uno strumento musicale è tale solo finché resta fedele alla sua natura più ovvia: deve essere un mezzo per produrre musica. Dal momento in cui esaurisce questo suo compito, smette di esserlo. In un certo senso, quello strumento muore.

Il collezionismo è la morte delle chitarre (a volte)

La notizia è che una Guild D55NT del 1978 appartenuta a Eric Clapton dall'anno di costruzione fino al 1999 è stata battuta all'asta per 25mila sterline. Non è una cifra record, ma doppia comunque ampiamente le previsioni che ne stimavano la vendita tra le 7mila e le 10mila sterline.
Dettagli come la caratteristica bruciatura di sigaretta sulla paletta - che ha segnato molte chitarre di Eric - fanno fremere i fan più accaniti, ma un particolare diffuso con i comunicati ufficiali è di quelli che farebbero rabbrividire qualunque musicista: si ritiene che le corde montate siano ancora quelle originali con cui Eric l'ha venduta nel lontano 1999, quando l'ha offerta all'asta per raccogliere fondi in favore del suo centro di riabilitazione Crossroads. Gli esperti ne hanno considerato la possibile originalità quando hanno riconosciuto il caratteristico sistema di montaggio usato da Lee Dickson, tecnico storico al fianco del bluesman britannico.
Una chicca del genere è oro per un collezionista, ma i chitarristi sanno che, se uno strumento monta le stesse corde da 19 anni, la spiegazione è una sola: non c'è manutenzione che tenga, quel manico non è mai stato suonato né sfiorato da mano umana.

Il collezionismo è la morte delle chitarre (a volte)

I fatti hanno dimostrato in più occasioni che l'attrazione verso i memorabilia non sempre corrisponde a una passione per lo strumento musicale. Molti collezionisti acquistano pezzi di storia della musica al di là del loro valore intrinseco: agli occhi di alcuni, una chitarra appartenuta a Elvis ha lo stesso valore di una sua vecchia patente di guida, una ciocca di capelli o un costume di scena. È un investimento, un ricordo da sfoggiare dietro una teca e da conservare, talvolta finché il mercato non ne giustificherà la vendita a un prezzo vantaggioso.
A differenza di un documento scaduto o una vecchia lettera, però, uno strumento musicale può sopravvivere a lungo al suo proprietario originale. Una chitarra è in grado di vibrare note nell'aria per decenni: privarla della sua voce è strapparle la sua ragione d'esistere.
Una chitarra non è un quadro da ammirare dietro una teca, ma un attrezzo pensato per regalare emozioni solo finché viene utilizzato. Acquistarne una e tenerla sotto chiave, anche dietro una bara di plexiglass, è come acquistare un quadro e tenerlo chiuso in una valigetta senza mai godere di ciò per cui è stato creato.

Per fortuna esistono anche esempi virtuosi. Senza bisogno di muoverci dall'Italia possiamo pensare alle collezioni di Alberto Venturini - che non di rado affida i suoi strumenti alle cure di amici musicisti esperti - o di Francesco Balossino - che ama strapazzare anche in prima persona i suoi acquisti - .
Ci sono anche casi estremi, che hanno fatto discutere a volte. Si pensi alla Stratocaster regalata dal roadie di Jimi Hendrix a Frank Zappa: distrutta e incendiata durante un concerto, fu rimessa in sesto dal suo nuovo proprietario senza alcun riguardo per l'originalità dei componenti. Non tutti hanno condiviso certe scelte dell'eclettico compositore di Baltimora, ma è ammirevole il modo in cui quel pezzo di storia abbia potuto continuare a vivere e a incantare le folle tra le sue mani, tra quelle di Steve Vai e anche di altri musicisti a seguire.



Un collezionista di strumenti musicali dovrebbe essere il custode di una memoria storica ma anche di un valore che va al di là di quello legato al retaggio dell'oggetto. Anche a rischio di compromettere l'originalità o lo stato di conservazione di una chitarra, dovrebbe renderle onore mantenendola in vita, facendo vibrare la sua voce il più a lungo possibile. Altrimenti, la sua collezione non sarà diversa da un cimitero di chitarre.
chitarre acustiche curiosità eric clapton guild
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di qualunquemente1967 [user #39296]
commento del 20/03/2018 ore 08:32:06
Gli strumenti musicali sono nati per essere suonati .... tenerli dentro una teca e' un non senso ! Come tenere un quadro dentro a un cassetto di un armadio ! Ciao
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di Gasto [user #47138]
commento del 20/03/2018 ore 09:08:26
Concordo pienamente! Non c`è nulla di più triste di uno strumento non suonato.
Rispondi
di LuigiFalconio85 [user #42411]
commento del 20/03/2018 ore 09:28:09
Hai estremamente ragione...dico io se mi compro una chitarra appartenuta a un mio idolo a maggior ragione me la porto in giro a suonare proprio per vantarmene...
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di telecrok [user #37231]
commento del 20/03/2018 ore 09:28:51
succede in tutti i campi del collezionismo, parlando di auto o moto per esempio, ci sono automobili iconiche che non vengono accese da anni e prendono polvere nelle collezioni o nei musei e come per le auto e le moto anche le chitarre, se non si usano almeno un paio di volte all'anno si deteriorano, a volte irreparabilmente e necessitano poi di un restauro più o meno approfondito ed il valore, i alcuni casi arriva a dimezzarsi.
Perciò, bene il collezionismo, ognuno è ibero di investire i propri denari come gli pare ma, quando l'oggetto collezionato ha come sua principale caratteristica intrinseca l'uso, ovvero ha una funzionalità meccanica e non statica, l'immobilità per mera contemplazione è una sciocca abitudine, spesso deleteria ed antieconomica.
Tutti i grandi violini o pianoforti storici sono periodicamente suonati dai curatori, se non fosse così dei Guarneri e Stradivari non ce ne sarebbe più traccia.
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di francesco72 [user #31226]
commento del 20/03/2018 ore 10:01:55
Buongiorno, capisco la filosofia dell'articolo e dei commenti seguenti, ma non la condivido. In primo luogo non stiamo parlando di un pezzo unico: un conto è un violino di Stradivari, altro è una Fender American Standard come ce ne sono almeno altre 10.000 nel mondo. Inoltre il paragone presuppone che il nuovo proprietario del "pezzo unico" abbia qualità paragonabili a chi lo possedeva in precedenza; se una scarpaccia qualunque come me andasse sul palco (e facesse video su youtube) imbracciando un pezzo d'epoca, scommetto che pioverebbero strali ed improperi da tutto il mondo per come bistratto quella chitarra che mani ben più abili utilizzarono e tutti mi invitereste a chiuderla in una teca, siamo sinceri.
Ciao
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di Gemon [user #48209]
commento del 20/03/2018 ore 19:06:36
La penso esattamente come te. Il fatto che certe chitarre siano appartenute a gente famosa, non vuol dire necessariamente che fossero dei grandi strumenti, ne tanto meno unici.
Rispondi
di pg667 [user #40129]
commento del 20/03/2018 ore 11:10:41
bah, l'importante è che non lo venga a sapere Tarantino che poi la fa "suonare" a Kurt Russel ed è peggio!
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di MuddyWaters [user #47880]
commento del 20/03/2018 ore 12:42:00
Personalmente sarei l'uomo più felice del mondo se sapessi che gli esemplari d'epoca fossero utilizzati per studiarli a fondo per migliorare le attuali capacità e tecniche dei liutai, sia che facciano parte di grandi aziende, sia che siano artigiani. In fondo siamo al punto che gli strumenti d'epoca possano essere definiti "patrimonio dell'umanità". La cosa più onorevole per gli strumenti e per i proprietari sarebbe condurvi degli studi e metterli a disposizione del mondo. Chiaramente la mia è un'utopia che avrebbe senso nel mio mondo fantastico dove le persone sono perfette, sagge e corrette. In più, qua e là, ci sono anche draghi, farfalle canterine e gnomi rock'n'roll.
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di francesco72 [user #31226]
commento del 21/03/2018 ore 10:23:1
Mah, non sono un tecnico, però la chitarra è, tutto sommato, un progetto semplice (mica è un razzo spaziale) e non credo che gli esemplari d'epoca siano per forza dei paradigmi: dai primordi lo strumento è cambiato adattandosi alle esigenze umane ed ai mutamenti della tecnica (sia chitarristica che liuteristica). Basta leggere le recenti dichiarazioni di Jack White o vedere l'evoluzione della stratcaster in superstrat. Di certo ci sono soluzioni trovate anni fa che sono validissime, infatti come nella selezione delle specie viventi, sono utilizzate ancora oggi, ma quel che si è perso per strada, forse non è stato dimenticato bensì volutamente lasciato indietro.
Ciao
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di alfcos [user #30701]
commento del 20/03/2018 ore 15:13:34
Capisco che, per un musicista, immaginare uno strumento famoso, talvolta iconico, chiuso in una teca di vetro o, magari, in una cassaforte è un pensiero insopportabile. Se penso alla Number One di Stevie Ray Vaughan o a Blackie, per citare due esempi, ridotte a oggetti di culto da ammirare in mostre itineranti come opere d’arte, mi viene il magone.
Però, le regole del collezionismo sono queste, l’originalità e le condizioni dell’oggetto vanno salvaguardate a tutti i costi, talvolta anche oltre il valore storico, e succede in tutti i campi, del collezionismo ovviamente. È ammesso solo quel minimo necessario a salvaguardare la funzionalità dell’oggetto, tra mille cure e mille cautele.
E, probabilmente, è un’idea che ha anche una sua logica. Cosa pensereste del, fortunato, possessore della Ferrari 275 di Steve McQueen se ci andasse al lavoro tutti i giorni solo per utilizzarla? O anche di uno stradivari suonato tutti giorni da uno qualunque e non, una tantum, da un grande violinista in una grande occasione, in condizioni ideali e con tanto di assicurazione milionaria al seguito? Sarebbe una cosa quantomeno bizzarra.
Accettare che l’usura normale o i possibili piccoli incidenti legati all’uso normale degradino questi oggetti o costringano ad alterarne l’originalità sarebbe inaccettabile.
L’idea romantica di continuare ad utilizzare questi bellissimi strumenti è affascinante ma si concilia poco con il dovere di assicurarne la conservazione.
Anche i grandi musicisti evitano, ormai, di portare in tour le loro storiche grandi chitarre o i pezzi più preziosi del loro arsenale, optando per strumenti nuovi o copie realizzate ad hoc dai vari custom shop. E anche grandi musicisti diventati possessori di strumenti iconici non sono alieni dalle esigenze della conservazione. Kirk Hammet, per esempio, attuale possessore della famosissima Les Paul di Gary Moore e Peter Green, non l’ha mai, o quasi, suonata in pubblico. Oppure Johnny 5, grande collezionista di Telecaster, come tanti altri collezionisti “puri” tiene le sue chitarre chiuse, lontano da casa, in un deposito segreto, per timore dei ladri.
È una realtà da accettare, alcuni strumenti sono diventati icone, opere d’arte essi stessi e dobbiamo rassegnarci ad ascoltarne la voce inimitabile sui dischi come accade per la voce di Maria Callas o altri leggendari artisti.
Saluti e baci.
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di Capra_Poliuretanica utente non più registrato
commento del 20/03/2018 ore 16:24:23
Scusa, ma il professor Perfettini che risiede in me sta vibrando più dei sensi di ragno di Peter Parker, e devo fermarlo. :-)
"Una tantum" significa una volta e basta, non una volta ogni tanto.
Tutto qui. :-)
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di pastrana [user #34418]
commento del 20/03/2018 ore 18:47:16
:-DDD
Parva scintilla magnum saepe excitat incendium.. ;-)
Rispondi
di Capra_Poliuretanica utente non più registrato
commento del 21/03/2018 ore 15:30:21
Talvolta lo è, ma spero di essere stato delicato quanto basta per evitare litigi.
In questo periodo son tutti un po' su di giri. :-)
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di alfcos [user #30701]
commento del 20/03/2018 ore 19:43:57
Ciao prof.
riponi pure le ragnatele.
Utilizzavo l'espressione di cui sopra proprio nel senso colloquiale di eccezionale o straordinario, non nel senso letterale…
Saluti e baci.
Rispondi
di Capra_Poliuretanica utente non più registrato
commento del 21/03/2018 ore 15:33:08
Ok, per questa volta chiudo un occhio, ma tieni a portata di mano il diario.
Sia mai che mi scappi la voglia di scrivere qualcosina ai tuoi genitori.
:-D
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di Alex DG [user #35120]
commento del 22/03/2018 ore 17:41:42
Condivido in pieno. Ed è giusto che i grandi musicisti agiscano così, utilizzando copie di strumenti storici nei concerti dal vivo, anche perchè i rischi di danneggiarli o anche subire dei possibili furti sono sempre in agguato....la Peter Green è stato un esempio adeguato: subì un danno con Gary Moore, è passata poi per mani di alcuni collezionisti ed è poi finita (meno male) nelle mani di un artista come Kirk Hammet (io avrei preferito l'avesse presa Joe Bonamassa), che a riguardo disse "queste chitarre vanno suonate non tenute sotto una teca" . Poi magari le utilizzano in studio di registrazione e non in tour (lo farei pure io), ma comunque le fanno suonare con le dovute accortezze e rimangono nelle mani di grandi artisti e non di semplici collezionisti.
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di screamyoudaddy [user #37308]
commento del 20/03/2018 ore 17:49:24
Anche per me una chitarra appesa, messa in teca o come volete è una tragedia...
E parlo di tutte non solo pezzi storici.
Però voglio vedere il bicchiere mezzo pieno e pensare che quei soldi potrebbero andare per una giusta causa, e quindi almeno qualcosa di buono può esserci.
Rispondi
di yasodanandana [user #699]
commento del 20/03/2018 ore 18:05:00
il collezionismo è fatto così, un oggetto viene sottratto al suo uso corrente e diventa qualcosa da, semplicemente, ammirare.
A me personalmente importa poco dato che esistono strumenti nuovi o usati che, acquistati ad una frazione del prezzo di quelli dismessi dalle superstar, offrono identiche o migliori prestazioni..
Rispondi
di Enrylog [user #48111]
commento del 23/03/2018 ore 18:34:51
Io ho 70 anni e suono da 50 la chitarra, allo stesso tempo sono un sorta di collezionista atipico perché diciamo che mi affeziono allo strumento o all'ampli e li suono periodicamente, li pulisco e non so che fine faranno, quando sarà che i miei figli ne decideranno la sorte.Credo quindi che uno è libero di fare come crede ed essere libero di fare le proprie scelte al di la dell'aspetto economico o
collezionistico.
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