Ieri sera presso il teatro Goldoni di Venezia si è tenuto il concerto/tributo di Andy e i White Dukes dedicato a Bowie.
Lo spettacolo è già rodato da diverse date ma la serata, a tre anni dalla scomparsa del Duca Bianco, si caratterizza per la partecipazione unica di Morgan, anima dei Bluvertigo assieme ad Andy. Per i fan dei due è sicuramente una occasione per rivederli assieme, per tutti comunque il teatro e Venezia sono una cornice straordinaria.
A luci ancora accese esce dal sipario Morgan, capello lungo e canuto, per fare una breve introduzione a braccio.
La mini lezione sottolinea il carattere di avanguardia delle produzioni di Bowie, la capacità di macinare personaggi e stili prima che altri avessero ancora finito di assimilarli, il suo carattere anche spigoloso ma mai banale, la capacità di captare le novità, di ispirarsi e 'rubare' ad altri grandi artisti per costruire la sua musica. Nel discorso viene volutamente passato in secondo piano l'essere un personaggio dall'immagine camaleontica, che probabilmente tutti i presenti in sala conoscono anche senza esser musicisti.
E poi fuoco alle polveri, con un repertorio dei brani più noti. Molte se non tutte le canzoni sono nella raccolta Single Collection, rendendo lo spettacolo godibile anche a chi non conosce in dettaglio la produzione di Bowie. La prima sorpresa è l'inserimento in scaletta di 'Wild is the wind' cantata da Morgan con il giusto piglio. Certo il metro di paragone è con una delle interpretazioni più toccanti e personali del Duca Bianco (essendo in origine una cover) ma il risultato c'è.
La band inizialmente 'prende le misure' a Morgan che vuol spaziare su troppi fronti (basso, chitarra, pianoforte, flauto e mandolino) con qualche problema tecnico nel cambio strumentazione. Andy è preciso nel ruolo e si muove tra synth (affiancato dal tastierista), drum machine, sax acustico ed elettronico e chiaramente la voce. Ottimi anche i cori femminili che diventano voce solista nelle parti più acute. La sezione ritmica basso/batteria è compatta e dopo un paio di canzoni l'acustica è già ottima, considerando anche come in alcuni brani i suoni amalgamati siano davvero tanti.
I pezzi si alternano ad un paio di interventi parlati del Principe Maurice, che nel corso della serata leggerà alcune frasi di Bowie. Cambio di scena e rientra Morgan che con piano solo esegue Life on Mars. In questo caso la versione è a volte irruenta rispetto all'originale, l'estensione ridotta, ma non manca di personalità.
Si riparte con tutta la band, che inizia a forse ad 'osare' qualcosa di più nell'interplay con l'ospite della serata, e le cose migliorano. La chitarra ha sempre degli ottimi suoni, senza cercare di ripetere fedelmente quelli dei dischi, cosa quasi impossibile considerando la varietà e la peculiarità dei chitarristi che Bowie ha avuto a fianco nei vari periodi della sua carriera. Per gli amici di Accordo, credo che una carrellata sulle chitarre di Bowie sia una piccola enciclopedia da consultare.
Nell'ultima parte Morgan lascia il palco (non rientrerà neppure per i saluti) e rimane la formazione 'titolare' per il rimanente repertorio, chiudendo lo spettacolo con Rebel Rebel.
Nel complesso la serata è stata molto piacevole, con due anime distinte che canzone dopo canzone hanno iniziato ad avvicinarsi, amalgamarsi e completarsi. Da una parte la precisione e il rigore dell'emulazione, anche in alcuni arrangiamenti/introduzioni dei live di Bowie, dall'altra l'esuberanza dell'ospite che come ha anticipato 'si diverte un sacco a cantare Bowie'. Meno convincenti sono invece le dissolvenze di foto di Bowie che scorrono sullo sfondo del palco in diverse occasioni. Ricordano molto i montaggi di youtube 'in memory of...', mentre sarebbero più suggestivi dei veri effetti artistici che ogni tanto ci sono. Fastidiosa anche la presenza sul palco nel momento di piano solo di un noto personaggio televisivo che ruotava attorno a Morgan riprendendo col cellulare. Rimango sempre dell'idea che i concerti vadano visti ed ascoltati... non filmati.
Forse questa serata ha avuto una marcia in più (o in meno a seconda dei gusti) ma lo spettacolo di Andy and the white dukes è ben fatto, la qualità dei musicisti e degli arrangiamenti è ottima, e il repertorio è fruibile da tutti, fan ed ascoltatori occasionali. 'Le conoscevo praticamente tutte' è stato il commento a caldo della mia compagna trascinata a sua insaputa a teatro... non è il mio caso, comunque mettete le mani avanti dichiarando che no, non ci saranno cover dei Nirvana.
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