Il delay, echo/delay (dall'inglese "ritardo, eco") è un effetto usato per modificare il suono di strumenti musicali elettrici amplificati. Viene anche talvolta (impropriamente) chiamato eco. Prima ancora dell'invenzione della registrazione magnetica, il primo delay fu utilizzato nelle trasmissioni radio. Esso venne creato inviando un segnale audio attraverso le linee telefoniche ad una città lontana centinaia di chilometri e poi riportandolo indietro. Il tempo impiegato dal segnale per compiere il viaggio sulle linee telefoniche causava il ritardo dello stesso, ottenendo così l’effetto delay. Dopo l'introduzione della registrazione magnetica, Les Paul, nome d’arte del chitarrista Lester William Polfuss , constatò che lo spazio tra la testina di registrazione e quella di riproduzione di un registratore a nastro poteva essere utilizzato per creare un delay a nastro (Tape Delay). Più tardi, per aumentare questo tempo di delay, Les Paul collegò due registratori a nastro, e infine, con l'avvento delle piastre di registrazione a velocità di riproduzione variabile, riuscì a controllare il tempo di delay effettivo rallentando o accelerando la seconda piastra. Ma Les Paul si trovava di fronte ad un dilemma ogni volta che il nastro sulla seconda piastra terminava; in questo caso infatti l'effetto si interrompeva bruscamente. La risposta a questa questione giunse alcuni anni più tardi, con un nuovo tipo di delay a nastro chiamato Echoplexing. Questo delay utilizzava un loop (anello chiuso) su un nastro magnetico continuo che consentiva di realizzare un delay continuo senza restare a corto di nastro. Gli Echoplexers furono utilizzati per tutti gli anni settanta ed è ancora possibile trovarne qualcuno in qualche studio oggi. Alcuni delay a nastro vengono chiamati ad anello a bassa resistenza al trascinamento, vedi il Roland Space Echo RE-201, incorporante anche un reverbero a molle, mentre il sistema usato dalla Meazzi consisteva in un anello corto di nastro tenuto in tensione da molle e con molte testine di lettura e la testina di cancellazione lontana, posizionata dall'altro lato dell'anello. A Milano la storica ditta Binson utilizzò invece al posto del nastro magnetico il filo magnetico dei primi registratori a filo, avvolto su un disco e realizzando il complesso meccanico di precisione (la boccola ed il disco avevano inciso lo stesso numero di matricola e godevano di garanzia a vita, però dovevano essere consegnati insieme e portare lo stesso numero) con 1 testina di registrazione e 4 di lettura, la cancellazione avveniva tramite magnete fisso. Sistema realizzato anche da Davoli. Verso la fine degli anni settanta, gli Analog Delay divennero molto popolari a causa del loro prezzo piuttosto ridotto. Molti musicisti ancora oggi ritengono che i delay analogici suonassero più "grossi" e più caldi dei delay digitali. Chiunque ne abbia utilizzato uno, in realtà, sa che essi sono soggetti all'introduzione di molto rumore esterno, da EMF o da altre sorgenti, estranee al segnale originale. Gli effetti di Echo e Riverbero, nell'epoca pre-digitale, venivano realizzati riproducendo un segnale audio in una stanza con pareti molto rigide (e quindi particolarmente riflettenti) e registrandone le riflessioni. Queste stanze, note come "Live Rooms", offrivano ai tecnici una possibilità di controllare i parametri del riverbero soltanto cambiando la posizione del microfono quando registravano le riflessioni. Se c'era bisogno di più riverbero, semplicemente il microfono veniva spostato più lontano dalla sorgente sonora, mentre un riverbero minore veniva ottenuto spostando il microfono più vicino alla sorgente sonora. In breve vennero escogitati sistemi intelligenti e stravaganti per modificare l'inviluppo del riverbero, come ad esempio appendere materiali assorbenti su alcune pareti, oppure utilizzare pannelli rimovibili più o meno riflettenti, etc. Da qui nacque il termine improprio di chiamare, almeno dalle mie parti, i P.A. dotarti d’effetto eco “Camera ad eco”. Le camere acustiche ("acoustic chambers", in Inglese), sono stanze dotate di pareti altamente riflettenti e di pannelli mobili che consentono al tecnico di modificare le condizioni della stanza. Il riverbero viene creato dalle riflessioni delle pareti e anche dalle riflessioni o dall'assorbimento del suono da parte dei pannelli. I microfoni vengono piazzati nella stanza in modo da ricevere in minima parte il suono diretto e in massima parte il suono riflesso. Il vantaggio di una camera acustica sta nella naturalezza del suono del riverbero. Per contro, naturalmente, le camere acustiche sono estremamente costose da realizzare, in gran parte a causa delle necessità è di trattamento delle superfici e del fatto che esse devono essere particolarmente grandi per non perdere informazione sulle basse frequenze. Esse inoltre richiedono molto tempo per essere preparate, il che risulta anche in costi molto alti per la costruzione dello studio. Gli effetti di Echo e Riverbero, nell'epoca pre-digitale, venivano realizzati riproducendo un segnale audio in una stanza con pareti molto rigide (e quindi particolarmente riflettenti) e registrandone le riflessioni. Queste stanze, note come Live Rooms, offrivano ai tecnici una possibilità di controllare i parametri del riverbero soltanto cambiando la posizione del microfono quando registravano le riflessioni. Se c'era bisogno di più riverbero, semplicemente il microfono veniva spostato più lontano dalla sorgente sonora, mentre un riverbero minore veniva ottenuto spostando il microfono più vicino alla sorgente sonora. In breve vennero escogitati sistemi intelligenti e stravaganti per modificare l'inviluppo del riverbero, come ad esempio appendere materiali assorbenti su alcune pareti, oppure utilizzare pannelli rimovibili più o meno riflettenti, etc. Da qui nacque il termine improprio di chiamare, almeno dalle mie parti, i P.A. dotarti d’effetto eco “Camera ad eco”. Oggi i tecnici, nella maggior parte dei casi, registrano i segnali "dry" ( cioè senza alcun effetto) cercando di ottenere un segnale della migliore qualità, e solo in seguito aggiungono questo tipo di effetti, quando realizzano il missaggio finale di una registrazione. Questo modo di procedere ha portato ad un definitivo mutamento di direzione nella struttura degli studi di registrazione. Laddove una volta solo chi disponeva di ampi mezzi poteva permettersi di realizzare ambienti che offrissero riverberazioni di alta qualità, oggi chiunque disponga di un'area di registrazione relativamente poco influenzata dall’ambiente esterno può manipolare i suoni grazie a processori di segnale digitali di alta qualità. Il "digital processing" è divenuto un vero e proprio standard, al punto che ormai molti apparecchi stereo casalinghi offrono alcuni tipi di riverbero per l'ingresso microfonico, così come i software di gestione delle interfacce audio economiche per P.C.. Preciso che sia lo Space Eco Roland che il Meazzi li ho posseduti tutti, oggi invece posseggo un Binson Echorec P.E.603 T. Tecnicamente quindi la funzione generale del delay consiste nel registrare il suono in ingresso e riprodurlo con un determinato ritardo temporale. Solitamente il suono ritardato viene aggiunto al segnale originale, anziché sostituirlo; in questo caso l'effetto complessivo è simile a quello dell'eco. Il concetto è analogo a quello del riverbero: la differenza principale fra questi due tipi di effetti sonori riguarda la scala dei tempi resi disponibili al musicista. Infatti il riverbero riproduce il suono originale con un ritardo minimo, inferiore al decimo d secondo, mentre un delay può produrre il suono ritardato anche di decine di secondi. Usati in modo frequente nella maggior parte dei generi di musica leggera. Fra gli artisti che ne hanno fatto tradizionalmente un uso più evidente si possono citare i Pink Floid che hanno basato su effetti di eco il “sound” di moltissimi loro successi, da “One of These Days” del 1971 al “Another Brick in tha Wall” del1979, per non citare poi l’uso che ne fece il chitarrista dei Queen Brian May( in "Brigton Rock" ), ma i chitarristi solisti dei gruppi fine anni 50-inizio anni 60 ne hanno fatto un uso notevole, vedi Hank Marwin, chitarrista solista degli "The Shadows" e il solista dei The Ventures, Gerry McGee. A partire dagli anni tra la fine dei 70 e l’inizio degli 80 l’evoluzione dell’elettronica ha sostituito i delay analogici con i delay digitali che digitalizzano il suono in ingresso e lo memorizzano in un circuito che ha caratteristiche analoghe a quelle della RAM dei Computer. Tecnica che consente una riproduzione più fedele del suono originale e, attraverso la digitalizzazione, può essere facilmente integrata con altri strumenti di elaborazione del suono, ad esempio: Chorus, Flanger, Phaser, ecc. Voglio concludere parlando del primo effetto delay a pedale della EHX (Electro Harmonix) in cui impattai in un negozio a Bra verso il 1980 (che avevo poi comperato insieme ad un altro, un Echoflanger, ma di quest'ultimo non ho rimpianti) e che un collega mi ha distrutto per uso improprio, il ancora valido DeLuxe Memory Man, che da un po' sto ricercando, ma quello del periodo vintage, alimentato a rete 230 Vca, anche se poi di delay ho un validissimo Carbon Copy della MXR, il più conosciuto ed usato BOSS DD3, il Memory Toy della EHX, il #1echo digitale, sempre EHX, e il mio preferito, anche se datato, Zoom 508 che genera effetti eco molto simili al Meazzi, non per niente lo usa anche Hank Marvin che prima usava anche lui il Meazzi.
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