Breve storia del “Distorsore”, primo vero effetto per chitarra elettrica: (intanto anatema su coloro che l’usano anche per il basso elettrico) un po’ di nozioni tecniche non fanno mai male, comincio con il dire che “Prima c’era il … Verbo “ pardon c’era l’Overdrive, il quale in origine era previsto nel circuito dell’amplificatore e che condivideva con l’erede un funzionamento di base piuttosto simile, cioè simulava il naturale effetto di saturazione di uno stadio di preamplificazione in cui veniva immesso un segnale a volume troppo alto, ma il distorsore a differenza del suo antenato, esaspera questo effetto, creando il classico sound del R&R, in tutte le sue varianti. Gli amplificatori dell’epoca di solito non portavano, come quelli odierni, il Volume ed il Gain, e quando comparve questo effetto aggiuntivo sotto forma di scatolotto alimentato a batterie, per i chitarristi rocchettari fu una vera e propria gradita sorpresa, ma uno dei primi di questi, il Maestro Fuzz Tone della Gibson, anno 1962, usava una batteria da 1,5 Vcc per alimentare il circuito con tre Transistors al Germanio, poi passò ad usarne due in serie, cioè alimentando il circuito a 3 Vcc. E’ quindi d’uopo da parte mia precisare anche che i pedali “Fuzz” sono, di fatto, distorsori con un suono che si discosta molto dalla distorsione classica: il suono è più gonfio e pieno di armoniche, con caratteristiche nei settaggiche fanno subito venire in mente il “Rock Psichedelico” dell’ultimo periodo degli anni 60 Il suono è simile a quello emesso da un amplificatore danneggiato che dona ad ogni nota un sustain impossibile da ottenere in altre circostanze. Però scusate l’intromissione, a me sia il distorsore che il Fuzz, forse perché sono un vecchio bassista e tra il mio Fender Precision e l’amplificatore Fender Bassman 100 inserisco solo il “Cavo Jack”, non sono mai piaciuti, anche se ne ho alcuni dei più gettonati e storici, cioè il VOX Tone Bender, il Big Muff di EHX, un Fuzz, il TS9 (Tube Screamer) di Ibanez, il DS1 della BOSS, quest’ultimi due da considerare però degli Overdrive, poi nel passato ne ho posseduto molti, il primo ricordo fu uno Steelphone, comperato a fine anni 60, ma lo usavo a casa con la chitarra elettrica, una Hofner Galaxy modello 176 che ho recentemente recuperato. Elettronicamente parlando, il distorsore modifica radicalmente la forma d’onda del segnale che viene applicata al suo ingresso. Considerando quindi una forma d'onda sinusoidale, quest'ultima, all'interno di un distorsore, viene trasformata quasi integralmente in un’onda quadra mentre l'overdrive mantiene all'incirca la forma d'onda originaria, "abbassando" solo le estremità della sinusoide. Tutto ciò provoca una differenza nella “Timbrica”, cioè mentre il distorsore sostanzialmente avrà una timbrica molto tagliente (Hard Clipping), invece un overdrive produrrà un suono distorto, ma con sonorità più "calde" (Soft Clipping) proprio perché l'onda sinusoidale non viene "squadrata" ma ridimensionata, sia superiormente che inferiormente. L’effetto overdrive si ottiene facendo lavorare i componenti attivi presenti all'interno di uno stadio di preamplificazione o di amplificazione, al limite, cioè oltre la zona di saturazione, mentre per produrre la distorsione vera e propria è necessario disporre di un circuito a parte, i primi utilizzavano i Transistors al Germanio, poi vennero quelli al Silicio ed infine i circuiti integrati operazionali, inserendo anche dei diodi nella rete di retroazione o all'uscita, la prima volta li vidi usati nel mio “Simphoton” della Montarbo, erano i gloriosi BY127, mentre il TS9 della Ibanez, che posseggo, usava ed usa i diodi 1N 4148. In più, dato che un controllo di tono poteva risultare utile per la variazione di timbrica, il succitato Simphoton invece ne aveva due, uno per gli alti e l’altro per i bassi, oltre al volume, mentre in molti distorsori dell’epoca, vedi il Tone Bender della VOX (proposto anche in versione scatolina in plastica con spinotto maschio Jack, ma provatelo ad infilarlo nella femmina Jack di una Fender Stratocaster e non solo in questo caso) i potenziometri erano solo per il level (volume), e l’altro per l’attack, cioè la percentuale di suono distorto rispetto a quello clean. vedi pulito. Noi ragazzi squattrinati e musicisti entusiasti del periodo BEAT, intorno al 1966-1968 abbiamo individuato in Jimmi Hendrix il chitarrista che ci cambiò l’approccio alla chitarra, lui che suonava con il muro di Marshall ed un distorsore Fuzz Face, anche se ci fece scoprire poi anche l’uso del pedale storico successivo in ordine di tempo , il Wha Cry Baby della Dunlop, ma all’epoca non sapevamo che i chitarristi Blue e R&R, cioè coloro che per primi sperimentarono estensivamente suoni di chitarra distorta, erano stati già in precedenza : Buddy Guy, Chuck Berry, Johnny Watson, Willie Johnson, Pat Hare, Paul Burlinson, Guitar Slim, Howlin’ Wolf, ecc. ecc. , e che poi in seguito Grady Martin, Link Wray, dei veri e propri pionieri dell'effettistica chitarristica, fecero ampio uso di effetti di distorsione. Però anche artisti del Surf e del Surf-Rock, vedi The Ventures o Dick Dale, senza dimenticarsi dei The Beach Boys, dei Kinks, degli Yardbirds, ma il brano rock che più di ogni altro è identificato con il distorsore, sia nell'immaginario collettivo che nei nostri ricordi, è “Satisfaction” dei “Rolling Stones”, del 1965, ed in cui Keith Richards usò il succitato Maestro FZ-1 della Gibson. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti però fu negli anni 70 che il distorsore divenne l’effetto più utilizzato, specialmente con l’avvento dell”Heavy Metal”, però lo si sente usare molto anche nel “Punk Rock”. Tra i pedali non potevo non citare il RAT, anzi scusate Il Pro Co Rat che è un celebre effetto per chitarra ed appartenente alla famiglia dei distorsori e prodotto da “Pro Co Sound” la cui prima versione, chiamata “Bud Box” fu messa in commercio nel 1978, ma che ebbe una grande diffusione fra i musicisti professionisti soprattutto nei successivi anni 80 , tra questi non posso non citare Jeff Beck, David Gilmour, Andy Summers ecc.
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