Come già scrissi in un mio vecchio articolo intitolato “Quando c’erano solo Wha-Wha, Distorsore ed Echo” (https://www.accordo.it/article/viewPub/77113), ho voluto presentarvi, ma in ordine inverso e coincidente con la loro vera collocazione temporale (che è invertita rispetto a quel titolo) gli stessi. L’ultimo fu il Wha che sentimmo usare per la prima volta in un brano del gruppo rock “The Jimi Hendrix Experience”, inserito nel loro terzo album “Electric Ladyland”, intitolato "Voodoo Child (Slight Return)"( in origine si chiamava “Woodoo Chile”, reinterpretato in modo ancora più spinto dal compianto Steve Ray Vaugan e che a me piace di più). Poi in seguito il Wha fu usato anche in un brano degli italianissimi “Camaleonti”, intitolato “Applausi”. Tornando al grande Jimmi, lui ne usava uno della Dunlop commercializzato con il nome di “Cry Baby”, pianto di neonato, e proprio a questo rassomigliava, oggi io ne posseggo il modello più spinto che porta il suo nome, tre transistors al posto di due e non sento la nostalgia del collezionista che perentoriamente vorrebbe possedere l’originale Cry Baby di quegli anni, con il tempo forse e il modello attuale realizzato in molto più piccole dimensioni, però tengo a precisare che l’attualmente in mio possesso “Jimmi Hendrix” mi va più che bene. Dalle nostre parti arrivò invece per primo il modello della VOX, anno 1969, prima realizzato in Italia dalla Jen e poi dalla EKO, io ne ho avuti molti, in primis uno della VOX che aveva sia il Wha che il Tone Bender, fattomi “fregare” da un collega, Aniello che lo possino…, perché lo prestò, ma in buona fede, ad uno che sembrava un amico ma che era invece uno che approfittava dei componenti del suo gruppo, era cioè il nostro batterista. Oggi ho quello prodotto negli USA anche se il migliore era quello tassativamente Made in England 1968, a cui avevano invertito nella realizzazione 2 cavetti del potenziometro perciò non era piaciuto e che io riparai, dato poi in permuta. Nei negozi verso gli inizi degli anni 70 se ne vide uno enorme che i commercianti vantavano di non emettere rumori strani durante l’uso perché, spiegavano, basava il suo funzionamento su delle fotoresistenze, illuminate da una piccola lampadina tramite un’asola a dimensioni variabili, ricavata su un lamierino collegato al pedale, era prodotto dalla Morley (che ora però usa dei LED) ma è pur sempre efficace, io ne ho uno denominato Classic Wha ma ce ne sono diversi modelli ed anche utilizzabili sia come solo volume che hanno un Fuzz inserito nel circuito interno. La Vox poi, sempre a fine anni 60, presa da voglia di creare qualcosa di nuovo e visto che in molte chitarre (ed anche bassi, sigh) la concorrenza aveva inserito il distorsore, in una sua chitarra, hollw body con la cassa armonica a “Goccia”, c’infilò il Wha, comandato da una levetta a forma triangolare ubicata tra il ponte mobile ed il bloccacorde, era una Mark VI a due pickups, io ho posseduto verso il 1975 la Mark VI a tre pickups, ma senza effetti. Poi per puro caso entrai in possesso, visto il prezzo conveniente, di un pedale della Electro Harmonix, la Brand d’effetti a pedale mia preferita, denominato “Auto-Wha”, venendo poi a sapere che il più gettonato della serie era il Q Tron con le sue varianti Micro Tron, The Worm (il verme) e il più sofisticato Talkin Machine che emulava un effetto denominato “Talk Box”, un pedale che al suo interno ha un altoparlante ed a cui è collegato un tubo di plastica la cui estremità viene posizionata vicino alla bocca dello strumentista, vicina ad un microfono e quando l'effetto è attivato, il suono viene indirizzato attraverso il tubo alla bocca del musicista che, modificandone la forma e la posizione della lingua, ne cambia il suono, effetto strano e mai agognato da me. Oggi di Auto Wha ve ne sono di molte marche, vedi la BOSS, la Behringer, ecc ecc di cui molte con gli “Occhi a Mandorla”, però volete mettere l’emozione di comandare e regolare la velocità dell’effetto con il nostro piede!
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