Nel precedente mio post ho parlato del quinquennio 1979-1985 della Fender-CBS, cioè di quando si cercò il recupero di interesse da parte dei nuovi musicisti acquirenti, dopo il calo di vendite dovuto a vari fattori, nel periodo 1975-1979 definito da molti "Gli anni bui di Fender-CBS", forse da attribuire al concetto stesso che si aveva della qualità negli USA, cioè il salto di qualità limitato ad ogni 5 anni in cui si credeva che la stessa rimanesse invariata, il famoso diagramma a gradini che si rilevò non essere tale perchè non teneva conto dell'usura dei macchinari e delll'abbassamento della guardia da parte delle maestranze, vedi il caso del supero giapponese in tutto il mercato delle motociclette e dell'elettronica, cosa che nel 1976 portò a far divenire Made in Japan anche la Marantz che era la casa produttrice più richiesta nel campo dell'HI-FI. Il tutto cominciò con la presentazione della Fender Stratocaster 25th Anniversary a cui io preferii invece la mia contemporanea Tobacco Sunburst perchè almeno si vedevano le venature del legno del body, cosa che non visibile nella Anniversary verniciata color argento metallizzato, anche se pesava molto per la scelta dell'essenza del legno stesso e perchè aveva gli smussi del Contour Body molto meno definiti. Poi si videro in commercio delle Stratocaster più appariscenti, inizialmente proposte in due colori metallizzati, Red E Blue, entrambi con l'hardware dorate e con la paletta piccola dello stesso colore del body, mentre in quello stesso 1980 fu proposto un basso denominato Precision Special che aveva le stesse caratteristiche estetiche della Strat ma con l'elettronica attiva realizzata con 5 transistor al silicio, dotato di tre potenziometri: volume, alti e bassi. Fin quì non è che si ebbe una grande riscossa, la maggior parte di noi si era fatta coinvolgere nella ricerca del vintage che proprio per questo motivo fece lievitare i prezzi degli strumenti degli anni pre-1965 per Fender e pre-1969 per Gibson fino all'inverosimile, però compreso i falsi miti delle "Chitarre Frankenstein" che di vintage avevano ben poco, quando vedemmo nei negozzi prima un basso Precision a due coppie di pickups split con i poli non a vista ed elettronica attiva un po' più eleborata, in più con le palette delle meccaniche piene e non di lamierino aggiunto e rivettato negli alberini delle stesse, ma che non ebbe un notevole seguito da parte di noi bassisti degli anni 60 anche perchè costava molto di più e comunque sempre dotato dello stesso unico pickup split. Però e sempre nel 1983 fu proposta la chitarra Fender Stratocaster Elite, sia nella versione con hardware cromato che in quella con l'hardware dorato, che non ebbe nel complesso lunga vita però presentava delle innovazioni interessanti. Infatti a metà di quel 1983 la Fender decise di dividere la produzione delle Stratocaster in due serie di cui una economica, vedi mascherina a due potenziometri e presa jack sulla stessa, ed una denominata Premium. Quest'ultima, nata sotto la supervisione di Freddie Tavares, John Page e Dan Smith, presentava innovazioni interessanti, in primis aveva lo stesso tremolo della sorellina economica, lo "Freeflyte Tremolo" anche se forse più massiccio, lo stesso "Biflex Truss Rod" e la stessa tastiera molto più piatta (12"), la piastrina del manico con "Micro Tilt" però a 4 viti e scomparsa del "Bullet" presente sulle palettone del decennio precedente, ma era priva dello scodellinoo classico del jack che è la caratteristica delle Stratocaster da sempre, avendo la presa jack sul lato (cosa che ho trovato anche sulla mia STRAT del 1991 e per me riprovevole), però per la prima volta la chitarra era attiva. Infatti vi era montato un preamplificatore dotato del boost MDX che simulava il suono degli humbukers agendo sulle frequenze medie, era già dotata del controllo TBX che permetteva di tagliare i bassi e gli alti e che ho ritrovato sulla mia American Standard del 1989, tre pulsanti al posto del commutatore a 5 posizioni che gestivano l'inserimento dei tre pickups con le mascherine chiuse e quindi con poli magnetici non a vista, dotata di "Hum Cancelling System", un pickup inserito all'interno tra quello al ponte ed il centrale, il "Dummy Coil". Come difetti evidenti c'erano sia il fatto che era difficoltoso il cambio delle corde come pure era necessaria la perfetta efficienza della batteria poichè i magneti in ALNICO II dei pickhps facevano si che essi fornivano un segnale debole in uscita ed io ho sempre detestato gli strumenti che non permettessero l'uso passivo oltre quello attivo (però poi ci sono cascato con il mio Music Man modello Sterling Freetless, mentre il G&L2000E comperato prima nel 1983 permetteva entrambi le possibilità). Ma non è da confonde re con la "American Elite Serie" proposta recentemente nel 2016. Io però, rimanendo fedele ai vecchi strumenti della Fender, mi sono limitato alla sola Tobacco Sunburst del 1979 e ad una evoluzione più rocchettara del 1991, la STRAT:
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