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Phil Mer e Andrea Lombardini: groove erotici e sogni dispari
Phil Mer e Andrea Lombardini: groove erotici e sogni dispari
di [user #116] - pubblicato il

"Quando sento alcuni musicisti approcciare i tempi dispari, non apprezzo come tendano a rimarcare l’inizio di ogni battuta sempre in maniera evidente. Perché la mia sensazione è che quel rimarcare l’uno non sia dettato da un’esigenza musicale: credo piuttosto sia utile a loro, all’agevolare il loro contare." Parliamo di tempi dispari e songwriting con Phil Mer e Andrea Lombardini; per farlo, prendiamo come spunto "Donna Che Sogna" un brano del loro progetto The Framers.

Andrea e Phil  continuano a raccontarci i The Framers  progetto di cui, a giugno, uscirà il nuovo disco. I The Framers coniugano la passione per il jazz contemporaneo a quella per la Storia dell'Arte. La loro musica diventa la maniera per celebrare e raccontare i dipinti che li hanno colpiti e ispirati.

Che brano ci presentate?
“Donna che Sogna”, un pezzo tratto dal secondo disco dei Framers, un album realizzato su commissione per una mostra tenutasi a Vicenza nel 2015 e dedicata ai Notturni nella Storia dell’Arte. Il brano è ispirato a un dipinto particolare, di un artista spagnolo ancora vivente, Antonio Lopez Garcia, considerato tra i più quotati. L’opera si intitola, "Mujer durmiendo (El sueño)" ed è un dipinto scultura realizzato con tecnica mista che contempla anche delle parti in rilievo, in legno. Vi è ritratta una donna che dorme a seno scoperto.
 
Phil Mer e Andrea Lombardini: groove erotici e sogni dispari

Come evete pensato di trasporlo in musica?
Phil: No, questa volta, non abbiamo cercato di raffigurare in musica quanto presente nel quadro. La suggestione è stata cercare di raccontare in musica quanto noi immaginassimo stesse sognando la donna protagonista del quadro. Il pezzo parte con il pianoforte, in maniera sognante, evocativa per poi lasciare spazio a un groove che diventa più sinuoso, incalzante...
 
Andrea Lombardini: “Erotico…"
 
Phil: “Esatto: erotico! Perché quello che noi stiamo immaginando lei sogni è in parte piacevole ed erotico, in parte grottesco. Ovviamente, trattandosi della rappresentazione di un sogno non potevamo pensare a un groove troppo consonante o lineare. Un metro irregolare avrebbe reso meglio quella percezione vaga confusa che si avverte nei sogni.
 
Come è costruito questo groove?
Phil: "È composto da tre cellule di sette sedicesimi che creano quindi una misura da 21/16 che noi abbiamo sintetizzato in una clava ritmica ben precisa."
 


Spiegaci meglio...
Phil: "Quando scriviamo in un tempo dispari ci piace farlo in maniera musicale, immaginando una clave ritmica che faccia da scheletro al tempo che stiamo eseguendo. Così, piuttosto che contare, rischiando un effetto a scalino del tempo, ci immaginiamo e assecondiamo la clave designata. Questo ci permette di suonare in maniera meno schematica e di variare attraverso l’esecuzione."
 
Contare è pericoloso?
Phil: Sì, se suonando un tempo dispari sei impegnato a contare, prima o poi ti perdi: è un approccio molto meccanico che poi mal si presta ad essere musicato. Se invece ti affidi a una clave ritmica, che è comunque una forma melodica, puoi sovrascriverla al metro dispari che stai eseguendo e suonarci con maggiore liberta, persino improvvisarci."
 
E quindi, nel caso specifico del 21/16 di “Donna Che Sogna” come gestite il tempo?
Andrea: "Phil tende a pensare in sedicesimi, visto che la sua quantizzazione minima è in sedicesimi e quindi divide ciascuno dei tre pattern da sette sedicesimi che formano la battuta in un gruppo di 2+2+3. Io, invece, che ho una parte più larga e dilatata tendo a pensare ai quarti. Sono due maniere di sentire il tempo sovrapponibili: una tenuta più stretta e l’altra che mantiene una pulsazione più costante."

Phil Mer e Andrea Lombardini: groove erotici e sogni dispari
 
L'andamento è davvero fluido...
Phil: "Quando sento alcuni musicisti approcciare i tempi dispari, non apprezzo come tendano a rimarcare l’uno, l’inizio di ogni battuta, sempre in maniera evidente. Perché la mia sensazione è che quel rimarcare l’uno non sia dettato da un’esigenza musicale: credo semmai sia utile a loro stessi, all’agevolare il loro contare. Quindi non è una necessità funzionale alla riuscita del brano, è qualcosa che aiuta il musicista. Perché, viceversa, quando si suona in quattro quarti dove per tutti è più immediato contare, nessuno si sogna di dare un colpo di piatto ogni volta che c’è l’uno. Perciò, quando suono un tempo dispari mi piace suonare attraversandone il metro." 

Andrea:  "E' necessario scongiurare quell’effetto di loop che finisce e riparte da capo. Lo scalino accennato prima.
Meglio sviluppare il portamento ritmico come qualcosa che si sviluppa in maniera organica, senza sbalzi."



Questo ciclo di lezioni è stato realizzato presso i Qrecording Studio di Milano che ci hanno ospitato.
Link utili
La pagina dei The Framers
La pagina di Phil Mer
Il sito di Andrea Lombardini
La pagina del Qrecording Studio
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