Eh già. Perché si fa in fretta a parlare di tablature per chitarra, ma gli spartiti sono tutta un'altra cosa e fanno capire al chitarrista cresciuto a pane e YouTube (o tablature scaricate) che il mondo là fuori è un pochino differente.
Sto preparando con un amico un paio di arrangiamenti per una semi-orchestrina e mi sono accorto dell'universalità del linguaggio della musica, delle sue regole e di quanto queste regole siano però facili da rispettare... tranne che per un chitarrista.
Sullo spartito (creato con MuseScore, programma gratuito su PC e Mac che non posso che consigliare) è facilissimo capire quando si deve suonare e quando invece si debba stare zitti. Sì, questo è sconvolgente: nella musica sinfonica ci sono dei momenti in cui si sta pure zitti, si interviene solo qua e là. Questo è un primo, difficile scoglio da superare per un chitarrista medio(cre): capire che non esiste solo la ritmica e l'assolo, ma esistono anche le pause e il silenzio, per essere più efficaci nei crescendo o drammatici in determinati passaggi. E non immaginate quanta fatica abbia fatto a stare zitto mentre suonavano gli altri: mi veniva da accompagnare e invece no, zitto e muto in un angolo.
E cosa fai mentre stai zitto? Pensi a come regolare il delay e il tremolo? No! Devi stare super attento e contare le battute, perché a un certo punto devi entrare con il tuo arpeggio e se canni l'entrata svilisci tutto l'impegno che gli altri hanno messo per arrivare fino a quel punto. Concentrazione e contare le battute, perché per iniziare insieme o analizzare una sezione si parte dalla battuta 37, non da un ritornello o da una strofa.
Ah, non ci sono ritornelli e strofe, altro scoglio durissimo da affrontare per un chitarrista.
E poi ci sono le note. Non le tablature, le note vere e proprie, che ti guardano dal pentagramma e ti dicono "suonami", senza suggerirti in quale posizione prendere quel Fa, se sul primo tasto della prima corda o sul sesto della seconda, prova il pezzo a casa e cerca di capire da solo dove mettere le dita evitando intrecci laocoontici. E pensare che sono poi quattro note in croce.
E infine gli unisono: devo dire che è la parte che mi ha esaltato maggiormente, perché suonando praticamente a orecchio li ho presi abbastanza bene senza guardare lo spartito... ahia! Rimprovero! Non si staccano gli occhi dallo spartito, perché poi perdi il conto delle battute di silenzio e sei da capo per il prossimo ingresso.
Insomma, arrangiare è un conto, suonare con uno spartito davanti è una delle cose più diffiicli che mi sia capitata di fare.
Ora stiamo ancora provando (ah, bello suonare con le mascherine, si nascoonde parte della faccia e il chitarrista sembra più professionale rispetto al solito), poco per volta imbastiremo il brano e lo presenteremo al nostro piccolo pubblico se riusciremo a trovare uno spazio adeguato alla situazione attuale.
Suonare con lo spartito mi ha aperto gli occhi su quanto molta musica sia stata suonata e scritta in maniera assolutamente egoistica da parte dei chitarristi. È vero, suoniamo uno strumento bellissimo e in grado di competere con pochi in quanto a espressività, però dovremmo riuscire a ridimensionarci un po' e a rispettare tutto il resto della Musica, che è scritta anche per altri strumenti come flauti e clarinetti, oboe, violini e via dicendo.
Forse, ridimensionando un po' il nostro ego, possiamo trovare nuove strade per la composizione e per la soddisfazione personale: trovarsi a suonare di fronte a uno specchio alla lunga annoia.
Un unisono ben fatto, col crescendo giusto, dà una sensazione che nemmeno il migliore youtuber riesce a trasmettere. E una musica scritta su uno spartito, a prima vista incomprensibile per il chitarrista medio(cre) come me, dice invece moltissimo ed è indispensabile per mettere ordine in un'orchestra, dove se si ragionasse tutti da chitarristi non si riuscirebbe, probabilmente, a suonare insieme.
Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma. |