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Marcello Contu
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Attività

Jaco Pastorius e i Weather Report
di Marcello Contu | 19 agosto 2001 ore 18:25
Ci sono delle immagini durante la nostra vita che vanno a scavare dentro di noi, come un tarlo, delle nicchie e degli anfratti nascosti. Attraverso percorsi sconosciuti, il nostro immaginario viene marchiato a fuoco, diventando così la combinazione per accedere alle sensazioni che la parola non ha imparato a raccontare. E ricordo una foto in bianco e nero, un viso proteso verso l?oscurità, leggermente ripiegato all?indietro, un viso in trance, percorsi visionari nel buio della platea, urla soffocate che risuonano nei varchi dell?essere, dove arde libero ed ambiguo il mistero. Una mano enorme e agilissima, nella parte alta della tastiera accarezza uno splendido manico fretless di un jazz bass, i capelli lunghi sulle spalle, la fronte avvolta da una fascia, gli occhi grandi piangono dolcemente le note di una ballad. Parlo della foto di Jaco Pastorius nella splendida copertina interna dell?album dei Weather Report, Night Passage del 1980. Copertina interna che è però incredibilmente assente nelle ristampe in cd delle edizioni recenti.
Viaggio umoristico nel mondo del vintage
di Marcello Contu | 14 agosto 2001 ore 14:01
Cari amici chitarristi, scrivo questo mio piccolo intervento in risposta all?articolo di Roby Ionta, chitarrista, vintagista autorevole, nonché carissimo amico e compagno di merende. Ho letto questo racconto di questo viaggio di 250 km attraverso le mulattiere più impervie della sardegna. E, ragazzi, parlo di strade dove non ci passano neppure i cinghiali! Posti dove non è inconsueto un assalto alla diligenza, stile western. Per cui mi chiedevo quanto dovesse amare il nostro Roberto queste preziosissime chitarre d?annata. Ed è da molti anni ormai che mi pongo questa domanda, già dal giorno in cui mi fu presentato come un grande esperto del settore. Ricordo, dopo la prima stretta di mano, che si mise a parlare della superba qualità dei legni delle Strato pre Cbs, in quanto ottenute da legni di alberi che avevano (e questo è incontestabile) respirato aria migliore di quella attuale. Aria priva di pulviscoli atmosferici e privi di impurità. Chi potrebbe osare contestare che simili legni privi d?inquinamento suonino e vibrino poi effettivamente molto meglio delle chitarre attuali!? Capite, cari amici, che la mia vita subì, a quel punto, una brusca sterzata. Mi trovai ad un bivio e scelsi di venire provvisoriamente iniziato a quel mondo così affascinante e denso di mistero che è poi il vintage. Per iniziare, vi dico che questa strato ?65 è stata acquistata dopo estenuanti trattative presso una bottega piena di casse da morto. Dr. Ionta che saggiava con perizia le parti della chitarra, suonando con un?azione delle corde talmente alta da temere una lacerazione dei suoi polpastrelli. Ogni regolazione dell?anima produceva delle frustate sulle frette! Ricordai, a tratti, il citofono di casa! Mentre Roby annusava l?ottima vernice alla nitro e un coperchio di bara precipitava al suolo come un presagio, io cercavo invece l?esatta ubicazione delle gonadi, come atto scaramantico. Per riuscire a portar via l?amicodovetti promettere di comprargli una sua Strato del ?66. La tenni per qualche mese. Rosso dakota, una cosa da rabbrividire! Non l?ho suonata neppure una volta. L?ha ripresa poi Roby con parziale permuta di ferraglie e conguaglio rateizzato all?infinito. Io invece avevo pagato con verdoni? Ricevetti, a suo tempo, anche un grazioso regalo: un libro sulla Stratocaster. Passavo intere giornate a capire tutti i dettagli delle palette, dei pick up,dei manici ecc. Volevo superare il maestro! Capii che piccoli dettagli, per me insignificanti, potevano far lievitare le quotazioni di molti milioni. Mi indebitai e vendetti la macchina e fui arrestato per vagabondaggio per riuscire a comprarmi una Strato slab board del ?62! Ricordo poi i viaggi di ritorno dal Second Hand Guitar. Questi viaggi massacranti di 48 ore in macchina e traghetto. Delle avventure su automobili a gas e senza freni. Ricordo tutti felici, in particolare un amico che aveva arpionato due strato ?74 a un prezzo che per me era un vero furto. Lo ricordo felicissimo dell?acquisto, con un?erre moscia fastidiosissima, parlare per circa 1000 km della StRRato casteRR e delle sue congetture sul fatto che non era poi tanto impossibile, vista la data, che l?avesse suonata perfino BlackmoRR(e)! Io, invece, ero contrariato e deluso per non aver trovato la Steinberger o la Tom Anderson dei miei sogni. Il mio viaggio nel mondo del vintage collezionava così le prime delusioni. Mi sentivo come in una pressa! Zittito, erudito, plagiato, persuaso con le buone o con le cattive da questi amici?padroni, esperti di vintage. Ormai ogni valutazione di uno strumento sconfinava nelle teorie più astratte e sulle filosofie piu? visionarie che si possano immaginare. Sposta una vite e il suono cambia. Kluson de luxe, poli straggered, numeri di serie, ah poi le sellette, le sellette! Ne ho visto in vendita al prezzo di una chitarra nuova.(!) Per cui un giorno mi son chiesto se fosse il caso di ridare il giusto peso alle cose, di riacquistare un po?, e dico solo un po?, di obbiettività. E ho pensato che fosse il caso di riprendere a suonarle queste chitarre. Sia ben chiaro, l?approccio mentale ad uno strumento è importantissimo, purché non si diventi schiavi di discussioni e teorie fumose e ?trasversali?. Per cui, cari amici, ben conscio della mia impopolarità, son tornato ai miei primi amori. La mia ottima Steinberger e la Blade e ai miei sogni di poter un giorno emulare Allan Holdsworth su manici (e qui fregherò l?amico Roberto) ancor meno Inquinati delle pre cbs, non risultandomi che il carbonio possa essere più o meno Inquinato! E? con questo senso della vita che vi saluto e vi invito ad affrettarvi! Ho infatti ancora la mia slab board del ?62 tutta scrostata, che basta guardarla per scordarsi! Occhio! IL primo che chiama se la porta via per pochi Euro! Anzi no! Voglio montarci su un bel Floyd Rose, le Sperzel e l?elettronica Bartolini! Fermatemi finche? siete in tempo!!
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