VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE

rivista Chitarre
utente #516 - registrato il 31/07/2002
Il mensile di riferimento per i chitarristi italiani.
Città: Roma
Artisti preferiti Album preferiti
+ Vedi altri
+ Vedi altri
     
Attività Risposte ricevute Commenti effettuati Post Articoli Preferiti

Attività

Punti di riferimento o semplici virtuosi?
di rivista Chitarre | 05 gennaio 2004 ore 14:52
Satriani, Vai, Malmsteen. Ancora una decina di anni fa sarebbero stati su tutte le copertine. I tre alfieri della chitarra rock moderna (e il re dov'è? cosa fa?) si confrontano assieme sul palco in una grande festa con profusione di note, watt, sudore e grandi corse sulla tastiera. Oggi l'eccitazione è molto più contenuta, quasi nascosta. Sembra quasi che ci si vergogni un po' ad appassionarsi ancora a queste esibizioni di bravura. Ma c'è veramente di che vergognarsi? Ce lo siamo chiesto con l'aiuto di quattro fra i più noti "virtuosi" italiani dello strumento, Andrea Braido, Giacomo Castellano, Ricky Portera e Cesareo.
Fuzz-men!
di rivista Chitarre | 05 dicembre 2003 ore 11:01
Gli anni '60 in Inghilterra e i primi pedali per distorcere nelle parole di chi li ha creati, Gary Hurst (il Tone Bender) e Roger Mayer (Hendrix). Prima c'erano gli amplificatori. Erano nati per essere il più fedeli possibile al suono dello strumento, ma qualcuno ne apprezzava anche i difetti. Li spingevano fino al limite tentando di farli ruggire, di trasformare la voce della chitarra e soprattutto prolungarne il suono. Poi qualcuno pensò che non era poi così difficile realizzare un circuitino per "deteriorare" il suono dello strumento al punto giusto. Ed era talmente piccolo da poter entrare in una scatoletta da mettere fra la chitarra e l'ampli. Era nato il primo distorsore. Anche se le date non sono molto sicure, sembra che il primo oggetto di questo tipo ad arrivare sul mercato sia stata la Maestro Fuzz-Box, costruita nei primi anni sessanta negli Stati Uniti dalla Gibson, in origine come optional di un modello di basso elettrico. Ma anche in Inghilterra, dove l'ambiente musicale già era in pieno fervore, qualcuno si preparava ad agire. Racconta Big Jim Sullivan, forse il chitarrista inglese più "registrato" degli anni sessanta e settanta: "I session-man più anziani mi chiamavano il 'Mostro Elettrico', perché facevo gemere e strillare la chitarra quando tiravo e piegavo le corde... Ho registrato gli assolo su "Hold Me" e "Together" di P.J.Proby e anche questi fecero scalpore perché si trattava della prima fuzz box usata in Inghilterra. Moltissime persone pensano che sia stato Jimmy Page il primo ad avere una fuzz box, ma non è così. E non sono stato neanche io. Fu Eric Ford a presentarsi un giorno in sala con questa piccola scatola dorata marchiata Gibson. Aveva un pulsante per accendere/spegnere e lui non sapeva bene a cosa servisse. Io ho capito cos'era perché sapevo dell'uso che ne aveva fatto Chet Atkins in una delle canzoni degli Everly Brothers. Eric me la prestò e io la usai nei pezzi che stavamo registrando in quel periodo. Mandò fuori di testa Keith Grant, il fonico degli Olympic Studios e registrammo una sola take di quel pezzo. Era "Hold Me" e spinse P.J.Proby sulla strada del grande successo".
Acustica Klein L-45, dream guitar
di rivista Chitarre | 13 novembre 2003 ore 17:09
Abbiamo per la prima volta fra le mani una splendida acustica costruita da uno dei più prestigiosi liutai americani, Steve Klein, "fornitore" dei più bei nomi del jet set chitarristico. Diamo dunque uno sguardo a questa fantastica L-45, una chitarra davvero fuori dal comune. La prima cosa che salta agli occhi è la forma: la cassa è davvero grande, simile ad una jumbo ma con una sagoma molto originale; lo sguardo è subito attratto dal ponte la cui forma ricorda vagamente quella di un calice visto lateralmente, stretto nella parte inferiore e via via sempre più largo in quella superiore; la paletta si distingue anch'essa per la forma stretta e allungata e per la notevole inclinazione. Vedremo più avanti anche la spiegazione che lo stesso Klein ci ha dato.
Deep Purple, Riff Factory
di rivista Chitarre | 10 ottobre 2003 ore 12:44
I Deep Purple dal vivo garantiscono sempre uno spettacolo che vale i soldi pagati per il biglietto. A tal riguardo, rileggetevi le impressioni di Max Mingardi nel numero di Settembre di Chitarre: nonostante certe esecuzioni portate avanti con il pilota automatico, i musicisti rimangono importantissimi alfieri del rock composto, suonato ed eseguito degli ultimi 30 anni. La formazione attuale, composta da Ian Paice, Roger Glover, Steve Morse, Don Airey e Ian Gillan, richiede la configurazione di palco ormai tradizionale, con le pedane di batteria e tastiere posizionati dietro sul palco, rispettivamente a sinistra ed al centro per chi guarda, e le posizioni per basso e chitarra alle estremità sinistra e destra del palco; Ian Gillan è libero di muoversi al centro del palco e, tra una strofa e l'altra, può scattare nel backstage grazie al corridoio lasciato aperto tra le due pedane di batteria e tastiere. Niente cavi, basso e chitarra sfruttano wireless transmitter e la cosa permette a Glover di salutare i fan sulla parte opposta del palco; stessa libertà di movimento per Steve Morse, ormai del tutto calato nei panni del rockettaro con la chitarra sotto la cinta dei pantaloni.
Wireless dB Technologies DWS 2400G
di rivista Chitarre | 15 settembre 2003 ore 17:13
La conquista del wireless, la possibilità di trasmettere il segnale del proprio strumento all'amplificatore senza essere vincolato da cavi schermati, è relativamente recente, ma - grazie all'indiscussa comodità di utilizzo - si è velocemente resa indispensabile all'interno di ampie fascie di utenza professionale. Nel settore, peraltro abbastanza affollato, si affaccia oggi l'italiana dB Technologies con un prodotto che inaugura l'adozione della tecnologia digitale applicata alla trasmissione audio; i risultati sono particolarmente lusinghieri anche con strumenti "difficili" come il basso elettrico e non ci sarebbe da stupirsi se, in breve tempo, questa tecnica diventasse uno standard universalmente adottato.
Leo Fender e i suoi strumenti, dal museo di Fullerton
di rivista Chitarre | 28 luglio 2003 ore 11:28
Dal maggio 2001 allo scorso aprile il museo di Fullerton, in California, ha ospitato una mostra intitolata "A Shower of Brilliance: Leo Fender and his Electric Guitars". Si trattava di una piccola esibizione di oggetti all'interno di un'unica stanza, ma per chi è dentro al mondo della chitarra si è trattato di un'occasione unica per vedere oggetti altrimenti conservati gelosamente da collezionisti o all'interno di musei. Un'ottima occasione anche per ripassare brevemente le tappe principali della carriera di uno dei personaggi principali nell'evoluzione della chitarra elettrica.
Factory tour alla Sica Altoparlanti (Jensen)
di rivista Chitarre | 03 luglio 2003 ore 14:41
La Sica Altoparlanti è una la società marchigiana che produce componenti per gente come Fender o Mesa/Boogie. Poco tempo fa un musicista di nostra conoscenza decide di riportare in vita un suo glorioso amplificatore a Mos-Fet già impiegato in una lunga serie di concerti che ne hanno messo a dura prova robustezza e solidità. Il cabinet e le parti elettroniche non sembrano aver sofferto troppo di questo trattamento estremo, mentre gli speaker mostrano evidenti segni di stanchezza ed affaticamento: è proprio giunto il momento di sostituirli. Ignari del nuovo orizzonte che si sta per aprire davanti ai nostri occhi (pardon… orecchie), ci tuffiamo nel mare di internet alla ricerca di un valido fornitore di altoparlanti. Dopo alcuni minuti di navigazione approdiamo sul sito della SICA Altoparlanti e decidiamo di gettare l'ancora. Dopo aver visitato alcune pagine del sito, al posto di curiosità e speranza subentrano piacevole stupore ed interesse: scopriamo di aver trovato un produttore di altoparlanti professionali usati da importanti aziende in tutto il mondo.
Visita alla Gibson Montana
di rivista Chitarre | 05 giugno 2003 ore 18:53
La fabbrica non è riconoscibile da nessuna scritta esterna se non (ma bisogna saperlo...) da una maxi-bandiera a stelle e strisce che scende dal tetto sulla facciata fronteggiante l'autostrada. Si tratta di un piccolo stabilimento molto bene organizzato dove si respira odore di legnami pregiati e tutto marcia con precisione. Dentro ci aspetta Robi Johns, Sales & Marketing manager fin dal 1990, nonché chitarrista di tutto rispetto e persona di grande gentilezza. Più tardi sarà raggiunto da Ren Ferguson, un piccolo mito ben nascosto della liuteria americana, il responsabile diretto dei cambiamenti apportati alla produzione negli ultimi anni. Il numero degli strumenti che escono dalla fabbrica è piuttosto limitato, siamo volutamente molto lontani dalla grande produzione di altri marchi storici (40-45 chitarre al giorno contro le 300 prodotte dalla Martin), ma per i responsabili della Gibson Montana questo è uno dei modi per mantenere alta la qualità.
Larry Graham, the "Slap Man"
di rivista Chitarre | 03 maggio 2003 ore 19:29
Vi siete mai chiesti come è nata la tecnica dello 'slap' sul basso? Ecco la risposta. Negli anni ottanta, periodo in cui la tecnica slap è già diventata imprescindibile per il bagaglio espressivo di ogni bassista, è difficile trovare un disco fusion, pop o rock che non contenga anche un minimo assaggio di basso 'strappato'. Nel decennio precedente, i musicisti dell'area funk avevano cominciato a diffondere la nuova tecnica esecutiva per mezzo di un inarrestabile passaparola, preparando il terreno al dilagare di una vera e propria moda. Se si risale ancora indietro nel tempo, all'inizio di questa lunga e affascinante vicenda troviamo un adolescente nero che suona nei locali californiani accompagnando sua madre. La portata della svolta impressa da quel ragazzo viene descritta con grande chiarezza e onestà intellettuale dal leggendario bassista dei Funkadelic/Parliament William 'Bootsy' Collins: "In quel periodo, le cose che Larry Graham stava facendo con il suo basso, nessun altro stava neanche 'pensando' che si potessero fare".
Effetti Maxon, ritorno alle origini?
di rivista Chitarre | 02 aprile 2003 ore 15:54
La Maxon è una casa di prodotti elettronici di antica data. A cavallo tra gli anni '70 e '80 nei suoi laboratori vennero progettati e realizzati pedali destinati a segnare il sound di quegli anni e di quelli a venire. Infatti, se sul mercato giapponese gli effetti uscivano sotto il marchio Maxon, nel resto del mondo erano distribuiti sotto il nome Ibanez. Notissimi pedali quali il TS808 (marchio di fabbrica di Stevie Ray Vaughan), il TS9 o l'AD9 della Ibanez, appunto, non sono altro che circuiti Maxon vestiti da un'altro stilista. Chi possiede qualche pedale Ibanez di quell'epoca potrà verificare facilmente che la scheda su cui sono saldati i componenti reca il marchio Maxon. Strano, ma vero. Ed oggi la casa Giapponese ha deciso di riproporre delle riedizioni fedeli, almeno così asserisce, dei suoi pedali dell'epoca, mantenendo i criteri di progettazione ed il look originali. Ne abbiamo a disposizione cinque (Phasetone PT999, Stereo Chorus CS505, Flanger FL 301, D&S II, Sonic Distortion SD9), ma l'intera gamma è composta da ben 17 effetti. Bisogna dire che siamo curiosi. Prima di passare al test vero e proprio, la premessa d'obbligo è che le valutazioni che seguono sono state fatte in base a gusto ed esperienza assolutamente personali e come tali vanno interpretate: l'unico vero giudice è e deve essere il vostro orecchio, noi possiamo soltanto darvi la nostra opinione.
NAMM 2003, strumenti e curiosità dalla fiera americana
di rivista Chitarre | 05 marzo 2003 ore 14:08
Atmosfera più difficile da interpretare quest’anno ad Anaheim. A un anno di distanza dall’abbuffata patriottica dell’immediato post-11 settembre le stelle e strisce sono meno ostentate, anche se – quando leggerete questo articolo – missili e soldati potrebbero essere di nuovo in azione. Per il momento il “music business” fa finta di niente. Sono veramente tutti un po’ più rilassati come dicono o tentano di esorcizzare la crisi economica che ha colpito anche il mondo americano?
Mesa Boogie Factory Tour
di rivista Chitarre | 04 febbraio 2003 ore 13:45
Gli inizi gloriosi in cui gli ampli venivano costruiti in una vera e propria capanna sono ormai lontani, ma Randall Smith ci tiene a confermare che lo spirito originario è sempre vivo e presente nell'esigenza di realizzare prodotti di alto livello qualitativo e che soddisfino sempre le esigenze dei musicisti. È ancora nel laboratorio del fondatore che iniziano gli esperimenti, i progetti e le modifiche sui nuovi apparecchi e la sua stanzetta contiene ancora veri e propri "pezzi di storia", ovvero parti che poi sono diventate prototipi di modelli di successo, accanto ad ibridi improbabili che non hanno mai visto la luce... La ricerca di una qualità costante della produzione ha portato necessariamente all'automatizzazione di parte della costruzione e alcune componenti di misura standard vengono inserite da macchine come quella che si occupa di resistori e diodi. Fino ad un paio di anni fa, il lavoro veniva commissionato ad esterni, poi è stato acquistato un apparecchio che in 45 secondi è in grado di montare fino a 160 componenti su una scheda.
Lady Martin D, X-Bracing e Scalloped Bracing
di rivista Chitarre | 02 gennaio 2003 ore 16:18
La chitarra acustica per eccellenza ha un nome molto breve, ma la D nasconde un preciso riferimento alle origini, quando - all'inizio del secolo scorso - nacque l'esigenza di una cassa con una voce più potente. E la storia stessa della Martin è un nodo fondamentale in quella più generale dello strumento a sei corde, sicuramente nella creazione di quella che molti conoscono anche come "chitarra folk", grazie al boom che ha avuto negli anni sessanta in questo genere musicale. E il suo successo non accenna a diminuire. Fra le caratteristiche che hanno fatto la storia e la fortuna di questo tipo di strumento ci sono il cosiddetto X-bracing e le catene di tipo "scalloped". Vediamo di cosa si tratta.
L'amplificatore che fa per me!
di rivista Chitarre | 04 dicembre 2002 ore 11:41
La chitarra è un fatto personale, una relazione "tattile" tra il musicista e la tastiera, un qualcosa che si imbraccia e si abbraccia, mentre lamplificatore è il nostro "megafono" elettronico, quel marchingegno che permette di far sentire a tutti quello che stiamo suonando, ma che non ha lo stesso rapporto di libido che può avere la chitarra. Quindi lo si può giudicare più severamente e soprattutto lo dobbiamo scegliere per fare un servizio ad hoc al nostro suono. Prima di tutto bisogna sapere di che amplificazione abbiamo bisogno: dobbiamo suonare in una sala prove? Suonare in camera nostra? In un club? Questo determina la potenza che ci serve e le dimensioni dell'ampli...
Come ottenere una buona distorsione
di rivista Chitarre | 03 novembre 2002 ore 11:23
In ambito Blues o Rock-Blues è consigliabile usare corde abbastanza "robuste" e pickup di potenza medio-alta, in modo da mandare alla sezione preamplificatrice dell'ampli un segnale già abbastanza potente. L'ampli, rigorosamente a valvole, non necessita di controlli di "gain" e "master" separati: basta solo un controllo di volume da mettere quasi al massimo. Ritorna il discorso che non è necessario avere a disposizione una grande potenza sonora, perché diventerebbe estremamente pericolosa per le nostre ed altrui orecchie e, soprattutto, perché sono le valvole del finale che devono lavorare sotto sforzo per darci la compressione e la morbidezza che cerchiamo. Una volta regolato il volume dell'ampli possiamo poi dosare la quantità di distorsione intervenendo sul controllo di volume della chitarra o modificando il tocco sullo strumento. Il pickup al ponte ha sicuramente più potenza e manda l'ampli più facilmente in distorsione, mentre quello al manico ha un suono più "bluesy"...
Massimo Varini, chitarrista
di rivista Chitarre | 01 ottobre 2002 ore 11:15
Massimo Varini è uno dei musicisti più noti a chi segue il mondo della musica leggera. È innanzitutto un chitarrista, talentuoso e versatile, ma con una sincera inclinazione verso la musica che ha scelto di suonare: il pop. Per questo, visto che si può fingere con la sei corde ma non altrettanto con la scrittura, ricopre spesso il ruolo di autore e arrangiatore per gli artisti con cui collabora. Ha contribuito considerevolmente alle carriere di Biagio Antonacci e Nek (è lui l'autore della musica di "Laura non c'è"), suonando inoltre in una quantità impressionante di dischi, da Mina "con e senza Celentano" a Bocelli, dalla Bertè a Valeria Rossi. Pubblichiamo l'intervista rilasciata a Alberto Lombardi per la rivista Chitarre
Fender Amps - Black Face era
di rivista Chitarre | 03 settembre 2002 ore 21:41
Tra i più ambiti e ricercati amplificatori vintage, i Fender degli anni sessanta occupano di sicuro una posizione privilegiata nella stessa storia del rock. Dire qualcosa di nuovo sugli amplificatori Fender d'epoca è impresa ardua, vista la mole di articoli e libri pubblicati. Ma le quotazioni di mercato in crescita vertiginosa e l’interesse che questi amplificatori riscuotono sono ragioni più che sufficienti a riaprire l'argomento con l'obiettivo da un lato di ripercorrerne la storia, dall'altro di comprendere le ragioni di tanto successo.
3 di 3   «« Precedente  Successivo »»
Cerca Utente
Seguici anche su:
People
La volta in cui Tony Iommi ha mandato il tecnico sul palco al suo post...
Tonex One: Machine Modeling in miniatura
CLD-10SCE-12BK LH: Harley Benton mancina a 12 corde
La tecnica del chord melody non ha segreti con Fabio Mariani
La BOSS ME-90B è la pedalboard per basso per chi non ama i multieffet...
Perché la ASAT non è un semplice clone Telecaster
La Starcaster incontra il punk rock con Tom DeLonge
Dalla musica al lavoro: l’analisi all’Open Day milanese del Saint ...
A lezione privata di Helix con Cervetto e Gianlorenzi: è gratis!
Il Restauro della Fender Stratocaster del... 1953! [IT-EN]
SHG Music Show cambia pelle per il 2024
Lantec: la bacchetta italiana con Aramini
1073SPX-D: il rack Neve diventa una scheda audio
Serve davvero cambiare qualcosa?
70 watt non ti bastano? Arriva a 100 watt!








Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964