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Andrea Bagnasco
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Joe Barden fa i pickup più cari. Sono anche i migliori?
di Andrea Bagnasco | 22 agosto 2001 ore 22:29

Eccoli qui: coppia di pickup JB per Telecaster. L?esatta replica di quelli sviluppati e usati dal grande e compianto Danny "l'umiliatore" Gatton. Sono tecnicamente degli humbucker, che però stanno nello spazio dei single coil consueti. Niente cover (mai, su una tele!), doppia lama, protezione di epossidica per il pickup al manico dal lato dei cantini, nastro di tessuto satinato nero, un bel po' di cavo di ottima qualità. Il PU al ponte ha le lame offset per accomodare l'angolo con cui vede le corde. Finezza. Viene inoltre dato insieme al PU al ponte una striscetta adesiva di rame da collegare alla massa del jack, per ottimizzare la messa a terra delle corde attraverso il ponte. Altra finezza. Le viti (non magnetiche) di installazione sono fornite anch?esse. Una nota sulla protezione lato cantini del pickup al manico: così il pickup si caratterizza per destri o per mancini. Mi domando se i mancini dovranno ricorrere così al solito custom order? Schema di installazione e saldatore alla mano, mettiamoli su e vediamo l'effetto che fa.

Victoria 20112
di Andrea Bagnasco | 23 luglio 2001 ore 16:59

Non mi piace scrivere �recensioni� o esprimere pareri per newsgroups (come in questo caso) sul conto di strumenti miei, che ho visto, provato e acquistato / scambiato per mio uso personale. E� evidente che in casi come questi si rischia di offrire opinioni sballate, o comunque piegate dall�incontenibile voglia di esaltare il proprio giocattolo a tutti i costi (..avete mai letto le recensioni su Harmony Central? Provate ad andare a leggervi quelle di qualsiasi conclamato e universalmente riconosciuto catorcio di chitarra, effetto o ampli�- non faccio nomi per non urtare nessuno, ma non occorre sforzare molto la fantasia..- avete mai visto un giudizio che non fosse: �wow!�, �libidine..�, �suono splendido�, �chi se ne frega del Dumble, meglio il mio Samick..�, e via dicendo).

Questa Volta, Vincono Gli Indiani
di Andrea Bagnasco | 15 novembre 2000 ore 13:27

Da un po' di tempo a questa parte mi sono fatto la personalissima convinzione che le G&L siano tra le migliori (o proprio le migliori) elettriche disponibili sul mercato, nella grossa famiglia delle chitarre che per look e per suoni possono dirsi di ispirazione 'fenderiana'. Tra l'altro sarebbe un errore considerarle semplici cloni, in quanto le G&L sono vere e proprie sorelle minori (in senso cronologico) delle Fender, figlie di quello stesso Leo Fender che tutto cominciò nel lontano 1948, col primo prototipo di Broadcaster. Infatti, dopo aver venduto l'omonima azienda nel famigerato 1965 alla CBS, e dopo aver collaborato con la Ernie Ball Music Man durante gli anni '70 (sfornando tra l'altro lo splendido basso Sting Ray), il beneamato Leo pensò che fosse noioso starsene con le mani in mano a contemplare i risultati del proprio lavoro e fondò, insieme con l'alter-ego George Fullerton, la G&L guitars (e G&L infatti sta proprio per George & Leo). In seguito, Fullerton vendette la sua quota societaria a Leo Fender, così l'acronimo G&L cambiò significato e diventò Guitars by Leo. Mica male, no? Oggi la G&L produce su scala medio-piccola nel suo stabilimento su Fender Av. a Fullerton, California (e dove, se no?!) chitarre e bassi che rappresentano la naturale e definitiva evoluzione del Fender-pensiero. Ma passiamo all'oggetto in questione.

Già introdotta (con scarsi risultati) negli anni '80 come proposta G&L sul tema 'shred guitar', la Comanche è stata epurata sia nelle forme che nell'elettronica per diventare quello che adesso rappresenta essenzialmente una variazione sul tema Stratocaster (il nome, un po' pacchiano, però è rimasto).

Finita in un tipico, immacolato 'blueburst' traslucido, questa Comanche propone un 'contoured body' (finalmente 'contoured' come si deve, come era sulle belle Strato vintage) in swamp ash (letteralmente: frassino di palude), legno tipico delle solidbody Fender, piacevolmente leggero ed essenziale per un suono arioso e 'twangy' (il frassino è un must per le telecaster!). Il manico è in acero (lievemente marezzato) in 2 pezzi, caratteristica dovuta alla particolare tecnica di inserimento del truss-rod tipica di tutte le G&L. Questa costruzione garantisce una maggior stabilità e robustezza, rispetto al classico metodo utilizzato sulle Fender ('skunk'). Tastiera in palissandro tagliato (finalmente!) 'sul quarto' e di generoso spessore (anche qui, come nelle Stratocaster pre '65). La forma del manico è un bell'ovale, con poca spalla e dorso curvo, con sufficiente legno da permettere una presa 'classica' con pollice 'che avvolge', in pefetto stile Hendrix. La finitura del manico è un satinato scorrevolissimo. La giunzione manico-corpo è ineccepibile. Non presenta il minimo spiffero e passa a pieni voti la prova della scheda telefonica.

L'hardware è di prima qualità: potenziometri CTS, selettore a 5 posizioni CRL, tremolo 'dual fulcrum' di brevetto G&L (bello! Ottimo feel e resistente ad una dose canonica di abuso. Non garantisco per le dive bombs...ma in questo caso, proprio tutta la chitarra sarebbe sbagliata). Il capotasto è il Graphtech, per garantire scorrevolezza con l'uso del tremolo, meccaniche autobloccanti Schaller (cambio corde in 30 secondi netti!). Ma passiamo al piatto forte: i pickup.

La Comanche monta 3 pickup 'Z-Coils', di brevetto e costruzione G&L (no, non sono in vendita come parte di ricambio, purtroppo!). Hanno una caratteristica forma a 'Z', data dalla particolare costruzione: 2 bobine, la prima per le prime 3 corde, la seconda per le altre 3. Quindi, questi pickup sono single coil (in quanto 1 solo avvolgimento insiste su ciascuna corda), ma ottengono un effetto humbucking perché le 2 bobine sono avvolte in senso opposto. Geniale! Definire il suono di questi pickup devastante è fare poco. Sensibilissimi al tocco e con un output molto superiore a quello dei single coil 'normali', sono in grado di produrre uno spettro tonale impressionante. Questa è la classica chitarra da 'isola deserta': anche grazie ad un micro switch, le possibilità di suoni offerti coprono tutto il consueto terreno Stratocaster (e con che qualità!), e vanno oltre. Sono infatti disponibili le configurazioni che vedono il p-up al manico e al ponte attivi (tipo Telecaster), e tutti i 3 p-up insieme (per il massimo del funky!). Qualcosa di analogo si era già visto sulla Fender Strat negli anni '80 (quella con la paletta colorata, per intenderci). Completano il quadro dell'elettronica i controlli passivi separati su bassi e acuti, e il volume (collegato con un piccolo trucco che permette degli 'swells' assolutamente progressivi, alla Roy Buchanan).

Avevo già avuto modo di provare e apprezzare G&L (Legacy, George Fullerton), così come altre chitarre, di ispirazione Stratocaster (comprese le varie Buscarino, Tom Anderson, ecc.), ma questa Comanche ha una personalità tutta sua. Non sto a tirarla alla lunga perché non serve: ben fatta e appagante, suona bene in tutti i modi, distorta, pulita, in between, all'amatriciana, ecc. Nonostante i miei sforzi, non sono riuscito a cavarci un suono meno che ottimo, non uno solo. Copre con autorevolezza tutto l'ambito Fender e si spinge oltre (da ridere di gioia il pickup centrale da solo: è in grado di tirar fuori dei colori alla P-90 sorprendenti! Puro Neil Young!).

Se siete arrivati fin qui e non avete ancora sbavato, siete senza speranza. Se invece come me avete la smania per i bei suoni e le belle chitarre Fender vintage, questa Comanche è il miglior regalo che possiate farvi. Buona musica a tutti!

Texas Tone That's Bad to the Bone
di Andrea Bagnasco | 20 settembre 2000 ore 09:56

Sebbene tutto in una chitarra concorra nel definirne il suono, sono senza dubbio i pickup l’elemento in grado di fare la differenza, in positivo o in negativo.

L’oggetto di queste ‘impressioni’ scritte è la coppia di pickup per Telecaster ‘Vintage Tallboys’, prodotti dalla Rio Grande di Houston, Texas: una tra le mille piccole ditte che, a metà tra artigianato e produzione di massa, confeziona pickup per l’after market.

Single coil, magneti non-staggered leggermente esposti (non tanto però da rappresentare un ostacolo per il plettro), l’avvolgimento è protetto da nastro nero di tessuto. Il p-up al manico è ‘reverse wound, reverse polarity’, per eliminare il ronzio a 50Hz col selettore nella posizione centrale. Cavo a sufficienza per un’installazione agevole, sufficientemente morbido per permettere un facile alloggiamento anche nella control cavity più affollata. Occhio però alle piccole saldature di giunzione tra i cavi di collegamento e l’avvolgimento: sono piuttosto fragili, col rischio di rimanere ‘con i fili in mano’. La scritta ‘Rio Grande’ è serigrafata sulla parte superiore di entrambi i pickup (il p-up al manico è sprovvisto della classica copertura metallica cromata) in basso a sinistra, sul p-up al manico troviamo la stessa scritta anche sul fondo.

Con i pickup vengono fornite tutte le viti di installazione, e le molle distanziatrici. In particolare, col p-up al manico vengono fornite le viti sia per un’installazione sul battipenna (soluzione ‘moderna’), che per un’installazione direttamente sul corpo (soluzione ‘vintage’). Lo schema circuitale fornito è il classico che prevede il selettore a 3 posizioni, con la posizione centrale che vede entrambi i p-up in parallelo.

Si, ma come suonano? In una parola: bene. Anzi, molto bene. Questi p-up non vogliono proporre l’ennesima versione stravolta del suono single coil. Al contrario, colgono il suono classico Telecaster con raffinatezza e ricchezza di dettaglio. Hanno più output dei Fender di serie, ma la Rio Grande non ha paura di sacrificare la potenza d’uscita per la complessità del timbro. Scelta quantomai benvenuta, e rigenerante alle mie orecchie. In particolare il p-up al manico ha una profondità e una chiarezza veramente non comuni. Ben bilanciato, le note escono definite dal più astruso degli accordi. I cantini sono brillanti e ariosi, i bassi profondi, asciutti e mai impastati. Il p-up al ponte ne costituisce il degno complemento: molto percussivo, ideale per il chicken picking. Armonicamente meno ricco, presenta acuti definiti e potenti ma non aspri, i bassi hanno poca tendenza a ‘rompersi’ e anzi, il suono complessivo risulta sempre molto compatto. Questo pickup da i migliori risultati con i ponti stile ‘vintage’, con 3 sellette di ottone. Quelli moderni tendono ad esasperarne le qualità di compattezza di suono, rischiando di diminuirne la complessità armonica e la sensibilità al tocco.

In definitiva, un plauso a questa coppia di pickup che mi ha soddisfatto, e soddisfatto le orecchie di illustri ‘telecasteristi’ della scena locale. Sono ben costruiti, suonano bene (molto bene), e non costano una fortuna (poco sotto i 100 USD la coppia).

Coni WeberVST P12Q
di Andrea Bagnasco | 21 luglio 2000 ore 19:29

Sostituire l’altoparlante ad un amplificatore “combo” può essere una mossa felicissima, in termini di resa sonora. Infatti, molti (quasi tutti) i costruttori “di massa” sono sempre più attenti al costo dei loro prodotti, in un mercato che si è fatto affollatissimo e, quindi, molto competitivo.

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