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"Il distanziamento deve essere fisico, mai sociale"
di [user #116] - pubblicato il

Parole di Daniele Scarbolo fonico e project manager di un importante service nazionale. Con lui continuiamo a parlare della crisi che attanaglia l'attività musicale, artistica e degli eventi dal vivo. La nostra intenzione è dare sostegno e continuazione alla manifestazione "Bauli in Piazza" dello scorso 10 ottobre a Milano.

Daniele Scarbolo è project manager di Music Team uno dei service più importanti del Triveneto. Con Music team Daniele segue concerti live, eventi aziendali, festival di scala nazionale ed internazionale. Ha iniziato a lavorare nel settore musicale degli anni ’90 come fonico e responsabile tecnico per varie realtà regionali, a fianco dei migliori professionisti dell’epoca, (per citarne uno Claudio Macoritto) operando, in seguito, nel territorio nazionale con produzioni di alto livello quali Skunk Anansie, Nick Oliveri dei Queens of The Stone Age, Chesterfield Kings, The Jam, Love & Arthur Lee, La Guns…
Con Daniele diamo seguito al ciclo di approfondimenti e riflessioni iniziato la scorsa settimana con Davide Linzi.

"Il distanziamento deve essere fisico, mai sociale"
 
Daniele quanto ampio è lo spettro di figure professionali legate al mondo degli eventi e della musica in primis, messo in seria difficoltà da questa crisi?
Le figure professionali coinvolte nel nostro settore sono davvero molteplici: dai produttori, agli artisti, ai direttori creativi, a tutto il personale di produzione, i tecnici audio, luci, video, registi, scenografi, architetti, ingegneri, trasportatori e molte altre figure legate.
L’indotto legato alla musica e soprattutto per i grandi concerti produce come attività produttive collegate (trasporti, hotel, ristorazioni servizi…) più del fatturato dei biglietti, per circa 800 milioni di euro l’anno.

Quali ritieni siano le mancanze o leggerezze più gravi che il vostro settore ha patito?
Il nostro settore ha patito, e sta ancora patendo, visto che, ad oggi, non sappiamo nemmeno quando avrà fine questa situazione surreale. Al momento stiamo vivendo nell’ assoluta incertezza, dovuta anche ai continui cambiamenti e indecisioni da parte del governo, a sua volta in parte disorientato dai una situazione delicata, che crea non poca confusione e grosse difficoltà nel settore. 
 
Per darci un’idea della gravità del momento, ci fai un prospetto delle attività a cui, dalla scorsa primavera, hai dovuto rinunciare? Con che ripercussioni per la tua azienda?
Direi che una buona parte dei lavori che avevamo in previsione, o già confermati, sono stati annullati, o nel migliore dei casi ridimensionati drasticamente, cosa che ci ha messo molto in difficoltà, visti i continui investimenti che dobbiamo affrontare per rimanere al passo con le nuove tecnologie. E il rischio è anche quello di perdere pezzi del “capitale umano”, di tecnici, che ovviamente stanno cercando alternative per recuperare un reddito spesso azzerato
Si stima che in Italia il 95% degli eventi sia stato annullato e, al momento non abbiamo nessuna certezza, sia per quanto riguarda i tempi, sia per quanto riguarda le modalità di una futura ripartenza. Le notizie di oggi, frutto anche della grande manifestazione di sabato 10, sembrano finalmente prendere in seria considerazione le esigenze vitali del comparto e soprattutto affrontarle in una visione prospettica di ripartenza.
 
"Il distanziamento deve essere fisico, mai sociale"

Quali sono per te le prime mosse decisive da compiere da parte del governo per agevolare una ripartenza di questo settore?
Chiediamo di avere dei tempi certi con regole che siano sostenibili economicamente per chi investe in questo settore, pur non tralasciando la parte di ristori economici, perché siamo perfettamente consapevoli che la ripresa non potrà che essere graduale vogliamo essere interpellati per poter trovare delle soluzioni per poter ripartire.  Nel frattempo appunto, vogliamo dei sostegni economici adeguati, sia per le aziende che per i tecnici free lance, cosa che al momento è stata parziale, insufficiente e non omogenea, anche perché ci sono difficoltà a far comprendere esattamente al legislatore le dinamiche della nostra filiera; non è semplice, per chi è abituato a ragionare in termini di FUS e contributi a pioggia. Ma l’economia vera del nostro settore, eventi dal vivo, musica popolare contemporanea, fiere e manifestazioni varie, non ha strutturalmente nessun sostegno da parte delle Istituzioni, pur producendo PIL e lavoro!
 
E viceversa, dalla parte dei professionisti di settore qual è la linea di condotta che ritieni sia indispensabile che tutti mantengano per ripartire?
Sicuramente negli ultimi 10 anni il settore ha fatto passi da gigante, in ogni ambito: tecnologie, competenza, professionalità, che si è tradotta in mercato. Da invisibili siamo diventati visibili soprattutto però per aspetti complicati, tipo la sicurezza sul lavoro, ma non siamo riusciti a dare la giusta percezione del nostro settore perché la filiera è sempre stata molto frammentata e dispersiva. Ora si tratta di essere in grado di fare sintesi di tutta la filiera, di fare in modo che ci sia una sinergia di più componenti, impossibile da praticare finora, una omogeneità di intenti e di procedure a livello nazionale, ed anche internazionale perché no. Ad esempio, i pochi spettacoli effettuati quest’anno, un po' in tutta Italia, hanno avuto finalmente un approccio abbastanza omogeneo, le regole sono state sostanzialmente – e non solo quelle Covid – rispettate. 
Insomma, avete visto una qualunque notizia o segnalazione negativa relativa agli spettacoli effettuati? E questo è servito anche per dare fiducia al pubblico, che nella maggior parte dei casi è il nostro committente, quello che dà da mangiare a tutti noi, che partito con timore ha man mano capito che si poteva fare e si poteva fare bene, anzi si doveva fare. Per usare una parafrasi, e correggere un bruttissimo modo di definire il distanziamento, il distanziamento deve essere “interpersonale” o “fisico”, ma mai “sociale” il nostro lavoro è fatto di socialità e produce economia attraverso la socialità. Questa visione di “comparto” sociale e solidale, unito pur nelle differenze, sarà sicuramente la carta vincente per il futuro!

"Il distanziamento deve essere fisico, mai sociale"
 
Link utili
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di acif utente non più registrato
commento del 19/10/2020 ore 16:43:12
parlando con un sassofonista, sabato scorso, mi diceva che ha lavorato un anno in Cina, come musicista ovviamente, e mi ha detto che il guadagno di un anno di lavoro come musicista in Cina è stato il triplo di quello che guadagna in Italia in un anno, a detta sua per arrivare alla stessa cifra in Italia ci vorrebbero 3 anni di lavoro..
il mio vecchio insegnante di fingerstyle, alla tenera età di 59 anni, nel 2009, ha venduto tutto casa e il resto, per trasferirsi prima in New Zeland e poi in Australia per vivere naturalmente di musica...
mi chiedo, a parte il colpo di grazia del covid, ma come si faceva pure prima a vivere suonando in questo paese, a meno che non ci si chiami Zucchero, Vasco o Ligabue?
ma soprattutto, se un musicista si ammala o ha un infortunio a quali ammortizzatori sociali si aggrappa?
ma mi chiedo anche, a livello contributivo, un musicista che lavora precariamente, come fa nel nostro paese a pensare di arrivare ad una pensione?
o ci arrivi in salute fino alla fine o se ti ammali di vecchiaia prima come caspita fai?
magari una pandemia come questa nessuno l'ha messa in preventivo, ma vuoi dire che chi lavora in questo settore non ha mai pensato a cosa incorre scegliendo di fare questo mestiere?
Rispondi
di jack182 [user #41282]
commento del 19/10/2020 ore 17:23:09
È il pensiero che avevo espresso la volta scorsa su per giù. Sono le stesse domande che mi sono posto io. Chi conosco io che vive di musica tira un pò a campare, spesso facendo più cose nel campo. Sale prova, qualche lezione, service, studio di registrazione. Io in 25 anni di musica di tutta la gente che ho frequentato non ho mai visto lontanamente qualcosa che potesse avere un valore fiscale. La prima ricevuta fiscale l'ho ricevuta quest'estate, per un mastering online fatto agli Abbey road. A mio avviso tolte le grandi realtà tutti gli altri hanno sempre vissuto nell'ombra, contribuendo a tenere il settore stesso nell'ombra. Purtroppo troppi hanno cercato con la musica di farne un lavoro quando molto probabilmente non ce n'erano le condizioni, mettendo ora anche in difficoltà chi veramente ci ha lavorato e ci lavora per davvero. My 2cent.
Rispondi
di acif utente non più registrato
commento del 19/10/2020 ore 18:04:14
ho studiato presso un accademia di musica ed avrò girato almeno una decina di studi di registrazione.. mai visto pure io uno scontrino o ricevuta fiscale
Rispondi
di Lorenzo Crana [user #49237]
commento del 20/10/2020 ore 15:14:47
Buongiorno a tutti. Devo dire come come lavoratore del settore è davvero spiacevole vedere commenti come questi. Non metto in dubbio le esperienze personali di nessuno, e sono consapevole che quello di cui parli è vero. Però Daniele, la persona intervistata, si sta riferendo ad un altro settore probabilmente. Posso assicurarti che la maggior parte dei miei colleghi fa questo lavoro da tutta la vita, con la stessa professionalità con cui si fanno altri mestieri. Molti hanno partita iva e moltissimi, come me, sono iscritti a dells cooperative, che ci permettono di lavorare in regola. Quello di cui si parla è proprio questo, ovvero il fatto di non avere una regolamentazione adeguata. Tra l'altro, non si fa riferimento esclusivamente all'ambito musicale, le aziende di questo settore lavorano nelle conferenze, nella moda, fiere, convegni, teatro. Non si sta parlando di persone che "tirano un po' a campare" e neanche si fa riferimento esclusivo alle realtà più grosse. Spero di aver aiutato a rendere un po' più chiaro quello di cui si sta parlando. Ciao!
Rispondi
di acif utente non più registrato
commento del 20/10/2020 ore 18:04:46
sarà anche spiacevole leggere certi commenti, ma è la realtà che purtroppo alcuni di noi hanno vissuto, come giustamente dici anche tu non si può dire che sono tutti uguali coloro che lavorano in determinati settori, e non solo in determinati settori, è giusto raccontare le nostre esperienze denunciando anche le cattive condotte che avvengono ingiustamente forse anche per mancanza di controlli accurati .. poi si sa che ci rimette il giusto spesso per colpa dei furbi.. poi è inoltre giusto dire che la pandemia ha evidenziato ulteriormente le problematiche che erano ben presenti anche prima in determinati settori
Rispondi
di jack182 [user #41282]
commento del 20/10/2020 ore 18:11:35
Mi spiace che non riesco a far capire il mio pensiero (era successo anche nell'altro articolo, quindi il problema è sicuramente mio). Tra noi suonatori della domenica girano comunque tanti soldi tra sale prova, studi di registrazione, didattica, concerti, ecc. Se di tutto questo non vi è mai traccia credo sia normale che il settore rimanga nell'ombra. Correggimi se sbaglio, mi sembra di capire che il problema sia appunto un settore nell'ombra e poco considerato. Poi certo che le dinamiche sono tante e i settori anche. Qui su Accordo però siamo per la maggior parte chitarristi amatoriali e queste sono le situazioni con cui ci confrontiamo. Poi è interessantissimo capire tutte le dinamiche di tutti i settori, e ringrazio per raccontarcele.
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di Lorenzo Crana [user #49237]
commento del 20/10/2020 ore 18:29:52
Qui su Accordo però in questo articolo non si sta parlando dei suonatori della domenica. Per questo il tuo commento risulta fuorviante e poco inerente alla tematica trattata. Tra l'altro esistono moltissime sale prova e scuole di musica perfettamente in regola a differenza di quelle che evidentemente ti capita di frequentare. In ogni caso come ti dicevo la tematica è molto più ampia e chiama in causa molte professioni che non hanno molto in comune con i concerti amatoriali ma che invece rappresentano un settore economicamente considerevole, costituito da professionisti. Questo settore non è nell'ombra perché esistono sale prova o insegnanti che non ti fanno la fattura, ma per la mancanza di una regolamentazione adeguata. Il fatto che esistano molte persone che lavorano "a nero" rappresenta anche per noi un problema ma è proprio perché ci impegnano per svolgere la nostra professionalità in modo regolare che pretendiamo che ci sia permesso di farlo.
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di jack182 [user #41282]
commento del 20/10/2020 ore 19:10:28
Tutto chiaro. Chiedo scusa per il commento fuorviante. Vista così credo che in pochi qui potranno argomentare l'articolo se non prendendo atto della situazione e augurando a tutti una veloce ripresa. Ciao!
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di francesco72 [user #31226]
commento del 20/10/2020 ore 12:35:51
In realtà la posizione di un musicista (in Italia) non è diversa da quella di qualunque lavoratore a livello di tutele e pensione: se inquadrato come dipendente consegue quelle tutele, se autonomo altrettanto. Ovviamente il presupposto è essere in linea con le regole. Diversamente, come per chiunque, non si possono invocare pensione e cassa integrazione se non si è contribuito.
Quanto al paragone con l'estero, a mio avviso non è corretto poichè l'imposizione fiscale agisce diversamente a seconda del paese e dei trattati bilaterali. E' possibile, ad esempio, che la Cina non applichi imposizione fiscale ai redditi degli stranieri o la applichi forfettaria o comunque più bassa che in Italia. Dubito anche che il tuo amico abbia patito trattenute per la pensione e non so se in Cina esiste l'equivalente dell'Inail. Insomma, fatto 100 il compenso, è ben possibile che in Cina te lo ritrovi tutto in tasca ed in Italia te ne ritrovi la metà.
Tutto questo al netto di quanto viene riconosciuto ad un musicista che, immagino, dipenda anche da dove ci si esibisce.
Ciao
Rispondi
di acif utente non più registrato
commento del 20/10/2020 ore 17:34:36
è sempre il solito discorso, sui contributi, se lavori per grandi star, o sei una grande star come sopra citato sicuramente se non te li bevi tutti riesci a mettere da parte per i contributi, ma se fai poche serate e magari non in televisione o con artisti di una certa entità, secondo te è facile fare il musicista di professione per mantenere te una famiglia una casa e mettere anche i soldi come contributi per una pensione?
non è che siamo qua contenti di mettere il coltello nella piaga, ma per evidenziare problematiche che c'erano anche prima della pandemia.. se io ho conosciuto nella vita persone oneste che fanno i musicisti di professione e se ne sono dovuti andare via dall'Italia per avere la possibilità di viverci con questo mestiere penso che una ragione ci sarà.. altrimenti non avrebbero venduto tutto e lasciare amici e parenti per andarsene altrove
Rispondi
di Lorenzo Crana [user #49237]
commento del 20/10/2020 ore 17:58:23
Ciao Acif. Non voglio essere scortese, ma purtroppo noto una certa confusione nel tuo commento. Come ho già detto sopra vorrei farti presente che in questo articolo non si parla esclusivamente di musicisti, ma delle moltissime figure che compongono il settore dello spettacolo. Inoltre posso assicurarti di conoscere moltissimi musicisti che fanno questo lavoro di professione da tutta la vita, hanno famiglia e sì impegnano per lavorare con regolarità e professionalità. Sono consapevole dell'esistenza di una moltitudine di persone che fa il musicista in modo amatoriale o che comunque non riesce a farne una professione vera e propria. Tornando all'articolo ti faccio presente che sono molti i fonici i luciai, rigger, Facchini, direttori di produzione, autisti e molte altre figure che lavorano in modo professionale e con regolarità e non necessariamente per qualche "grande star". Spero di averti aiutato a capire che si fa riferimento a loro nell'articolo e al fatto che ci sia l'esigenza di una normativa più adatta a questo settore. Grazie e buona giornata
Rispondi
di acif utente non più registrato
commento del 20/10/2020 ore 18:20:21
ciao, forse mi avrai frainteso, non ho mica detto che si debba fare di tutta l'erba un fascio, ho detto che purtroppo per molti non è stato possibile fare questo mestiere in Italia e se ne sono dovuti andare altrove, gli impostori o furbetti che fanno solo del nero ce sono in tutti i settori e ce ne saranno sempre, dovrebbero cambiare molte cose secondo me in questo settore perché le cose vadano sul giusto verso, ci vorrebbe maggiore tutela ma non solo.. poi se pensi che io abbia detto cose sbagliate basta segnalarlo alla redazione e rimuovere i miei commenti, io non ho puntato il dito contro te o l'autore dell'articolo, o riportato esperieze di vita che purtroppo ci sono, ma ti ribadisco so benissimo che nel mondo dello spettacolo c'è gente onesta con famiglia e non lo metto in discussione.. però non so se sei d'accordo con me, chi lavora nello spettacolo o nella musica in questo paese non è che sia molto tutelato, e abbiamo visto durante il blocco interviste di molte persone che lavorano in questo mondo lamentarsi giustamente, perché considerate come l'ultima ruota del carro, comunque mi sono stufato di scrivere, spero che tu abbia capito il senso del mio discorso, un saluto
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 20/10/2020 ore 19:55:42
Ciao Lorenzo, visto che nella vita lavorativa mi capita di avere a che fare con le normative che disciplinano attività di ogni genere, posso chiederti di aiutarci a capire cosa intendi quando parli dell'esigenza di regolamentare meglio il vostro settore? Non ti chiedo ovviamente di entrare chissà quanto nel tecnico, altrimenti andremmo fuori dall'ambito in cui ci troviamo a scrivere, ma di darci almeno un'idea con un piccolo ragionamento sul tema o con un esempio. Questo in modo da permettere a tutti noi di comprendere ancora meglio l'ambiente in cui lavori ed evitare di mettere in mezzo cosa che magari non riguardano il settore. Grazie.
Rispondi
di Lorenzo Crana [user #49237]
commento del 21/10/2020 ore 01:00:32
Ci sono sicuramente persone più appropriate per parlare di un argomento così, quello che posso dire è che si sente l'esigenza regole comuni. In Italia queste professioni non sono inquadrate correttamente. Molte cooperative funzionano come una sorta di "scappatoia" per svolgere questa professione regolarmente, ma non sempre garantiscono una paga minima adeguata e vi sono troppe discrepanze tra le numerose realtà esistenti. Probabilmente le risorse investite per i concerti, o per gli altri eventi in genere andrebbero redistribuite in maniera più uniforme, cosa chiaramente molto difficile. In merito di sicurezza si sono fatti sicuramente grandi passi avanti, purtroppo sono dovuti morire alcuni colleghi prima che si decidesse di fare qualcosa, ma rimangono comunque troppe le situazioni in cui non si lavora in sicurezza e nessuno fa qualcosa per impedirlo. Di solito sono proprio le situazioni che coinvolgono lavoratori occasionali. Ti ringrazio per la domanda e ti invito a continuare a seguire gli articoli di Accordo, le pagine social e i giornali che parlano di questa tematica, ci saranno sicuramente voci più autorevoli che tratteranno questi argomenti in modo esaustivo.
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