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La storia e la chitarra senza regole di Eddie Van Halen nel workshop di Accordo
La storia e la chitarra senza regole di Eddie Van Halen nel workshop di Accordo
di [user #116] - pubblicato il

Un genio che ha innovato strutturalmente lo strumento chitarra e ha fatto evolvere il linguaggio tecnico e musicale favorendo un interesse e una popolarità nello studio della musica e della chitarra. Gianni Rojatti ripercorre la storia del guitar hero tra ascolti guidati, narrazione e descrizione di suoni, album e strumentazione, Venerdì 20 novembre, alle 21:30, in streaming sul canale Facebook di Accordo.it.

Eddie Van Halen è stato, assieme a Jimi Hendrix, il chitarrista rock più innovativo e incisivo della storia, Gianni Rojatti ne ripercorre la storia nel workshop "Eddie Van Halen: Retrospettiva di una divinità" che si terrà venerdì 20 novembre alle 21.30, in streaming sulla pagina Facebook di Accordo.it. L'evento si inserisce all'interno della manifestazione Milano Music Week 2020 di cui Accordo.it è media partner dalla prima edizione supportandone la promozione e presenziando regolarmente con workshop didattici, eventi live e conferenze.

Ci siamo fatti presentare l'appuntamento da Gianni Rojatti.

Quali sono le innovazioni apportate da Eddie Van Halen allo strumento chitarra?
Van Halen aveva il dono di fare cose sublimi con la chitarra. Tanto che gli strumenti allora esistenti, Fender e Gibson, non bastavano a soddisfare le sue esigenze, a reggere l'entità del suo virtuosismo. Così ha letteralmente inventato una nuova forma tipologia di chitarra, proprio fondendo le caratteristiche peculiari dei due modelli pù iconici di chitarra di quei tempi, la Stratocaster e la Les Paul. Le forme e le caratteristiche da lui ideate hanno favorito un nuovo modo di suonare che contemplava tutti gli elementi musicali da lui introdotti: la velocità, il tapping...

E le innovazioni apportate alla musica?
Nella musica la grande novità e chiave del suo successo è stata la capacità di inserire il suo virtuosismo chitarristico in generi musicali che erano in vetta alle classifiche. Si pensi che il suo più clamoroso successo è “Jump”, un brano synth pop, disco music ma con un assolo di chitarra che ancora oggi è inarrivabile. Quel che capita più spesso, purtroppo, è che musicisti molto innovativi e virtuosi ingabbino questi motivi di modernità e crescita tecnica e stilistica a dei contesti musicali molto di nicchia. Invece Van Halen sconvolgeva i musicisti per la sua bravura ma lo faceva su canzoni che piacevano a tutti.



Quali sono secondo te le sue migliori e innovative produzioni?
Tutti riconosciamo che il disco di debutto dei Van Halen, l'omonimo “Van Halen I”, è quello con cui Eddie ha sconvolto il mondo con la sua bravura chitarristica ma io penso che se si fosse fermato a questo disco e avesse continuato in questa direzione sarebbe rimasto solo un grande, divino, chitarrista. La vera svolta la fa con “1984”, l'album in cui palesa di essere un genio. In questo disco inizia a utilizzare i synth e quindi smette di essere un chitarrista solo hard rock - heavy metal e fa diventare i Van Halen una band che è quasi pop e che fa musica molto più solare. Qui fa centro perché fa vedere come sia possibile fare della musica più leggera ma di grande qualità e con delle grandi prove di chitarra. “Jump” è la scintilla che fa si che negli anni a seguire tantissimi artisti pop inizino a mettere delle parti di chitarra pazzesche nelle loro musiche: Michael Jackson vuole proprio Eddie in “Thriller” nel brano "Beat It", David Bowie chiama Steve Ray Vaughan alla chitarra... Il connubio grandi band e chitarrista che fa grandi assoli di chitarra arriva proprio da Van Halen.



Qualche aneddoto sul musicista che ti ha colpito?
L'aneddoto che a me ha affascinato di più è il fatto che lui abbia sempre detto di non saper leggere la musica ma al contempo di essere nato in una famiglia di musicisti e di aver suonato sin da quando era bambino. Secondo me questo è un mix fenomenale. Van Halen era partito suonando la batteria, probabilmente era uno di quei musicisti totali in grado di riprodurre qualunque cosa sentisse e in grado di suonare qualunque canzone, che però aveva sviluppato questa conoscenza e padronanza totale della musica in maniera libera e un po' indisciplinata. Non sentire l'esigenza di ingabbiare le cose che suonava in una forma precisa e riconducibile in maniera chiara al pentagramma gli ha dato una libertà ritmica che resta la cosa più sconvolgente e stupefacente del suo modo di fare musica. Quello che fa Van Halen, soprattutto a livello ritmico, è espressione di una fantasia veramente straordinaria e di una libertà assoluta supportate da capacità tecniche pazzesche: non c'è un rompere le regole è proprio un non avere regole.
 
eddie van halen gianni rojatti mmw 20
Link utili
Il sito della Milano Music Week
Il workshop nel programma della MMW
L'articolo "Eddie Van Halen, la chitarra che amava la musica" di Gianni Rojatti

Ascolti consigliati sul canale Spotify di ACCORDO
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di Sykk [user #21196]
commento del 17/11/2020 ore 16:29:53
Il fatto che certi innovatori avessero pochissime basi di teoria ti fa pensare.
Chiaramente certi fenomeni sono pochi, alla maggior parte di noi conviene studiare.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 18/11/2020 ore 07:54:33
Oddio, poca teoria: Van Halen ha iniziato a studiare musica a 10 anni (pianoforte e batteria) ed era figlio di un musicista di professione per cui la musica l'ha praticata fin da piccolo. Secondo le biografie ha studiato accanitamente le discografie di Cream, Led Zeppelin e Beatles che come scuola mi pare niente male. Quindi è meglio intendersi: magari non aveva un diploma, ma la formazione di sicuro l'aveva. Ovviamente, poi, questo si è sommato al suo talento naturale.
Ciao
Rispondi
di Sykk [user #21196]
commento del 18/11/2020 ore 08:55:56
Strano però che uno che studia pianoforte dai 10 anni non sappia leggere uno spartito.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 18/11/2020 ore 09:17:54
Mah, questa si diceva anche di Pavarotti che, invece, era uno che studiava sempre e continuamente, non solo leggendo, ma capendo lo spartito. Resto sempre molto scettico sulla leggenda di chi, senza nessuna preparazione, costruisce una carriera lunga 50 anni. E comunque, non ho scritto che fosse maestro di solfeggio, anzi il contrario: ho scritto che di sicuro non aveva il "pezzo di carta", ma lo studio lo aveva eccome.
Ciao
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di Sykk [user #21196]
commento del 18/11/2020 ore 09:23:10
in effetti pensavo che anche io ho iniziato con un paio di anni di chitarra classica e la musica la leggevo bene o male, poi ho mollato gli studi fatti come si deve e ho imparato un sacco di altre cose, dimenticandomi il resto.. ecco, mi sono evoluto UN FILINO MENO di Eddie, ma magari per il resto la storia è simile
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di Pearly Gates [user #12346]
commento del 18/11/2020 ore 10:01:56
lo spiega lui in un'intervista.
Rispondi
di Max Scarpanti [user #56093]
commento del 18/11/2020 ore 08:08:12
Un Fuoriclasse... merce rara
Rispondi
di Pearly Gates [user #12346]
commento del 18/11/2020 ore 10:09:51
Da guardare dal minuto 3.40 per capire come pensava Van Halen direttamente dalle sue parole senza fare congetture campate per aria.
Ascoltare anche cosa pensava dell'educazione musicale del figlio.

vai al link

Ovviamente dovete capire l'inglese.
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 18/11/2020 ore 16:38:18
Non ho un account Facebook, mannaggia.
Comunque consiglio a tutti il libro di Ian Christie sui Van Halen. Molto ben fatto e di appassionante lettura.
Se a qualcuno piace questo genere di letture, parliamone perché ho da consigliare dei gran libri, ma accetto a mia volte suggerimenti.
Rispondi
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