Ho già scritto più volte su di lui, Carmelo Catania, nato a Catania nel 1908 ed ivi morto nel 1970, entrato giovanissimo a bottega presso il mandolinaio Finocchiaro e che a 17 anni costruì la sua prima chitarra arpa, ma che a 18 anni partì per Napoli ove andò a lavorare presso il laboratorio di Calace, un liutaio che, assieme ai Vinaccia, è considerato il rappresentate della scuola napoletana ed i cui mandolini sono oggi ricercatissimi. Tornato a 20 anni nella sua città natale ove produsse un'altra chitarra arpa, nel 1936 registrò la sua ditta alla Camera di Commercio di Catania ed iniziò a vendere strumenti marcati con il proprio nome e cognome, poi nel 1957 trasferì il suo laboratorio a Mascalucia, in locali più ampi e confortevoli ma, colpito da male incurabile, si spense l'11 ottobre del 1970, aveva solo 62 anni. Fatto sta breve introduzione storica in cui ho trascurato volutamente il periodo romano dal 1937 al dopo-guerra perchèpoco rilevante ai fini di questo mio modesto scritto, vorrei parlare ora dei suoi strumenti più significativi, a partire dalle 2 chitarre arpa, una del 1925 circa e l'altra di solo qualche anno successiva ma più elaborata, poi dei suoi contrabbassi 3/4 di cui uno dotato di tasti e dalla forma di chitarrone (17/RE) con buche divise in 2 parti, amplificabile tramite pickup magnetico, l'altro acustico e di forma più tradizionale (16/RE), ma con le buche sempre divise in 2, strumenti oggi ricercati ed introvabili. Però quando passò alla produzione di chitarre elettriche tipo archtop e semi-hallow, gli fu contestata la somiglianza con altre chitarre di marche europee (vedi 14 e 15/RE), non sto a dirvi quale sia ma di cui ne posseggo una modello Hollywood 5/130 ... e qui preferisco tacere.
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