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Come scegliere gli in-ear
Come scegliere gli in-ear
di [user #116] - pubblicato il

Dal vivo, gli in-ear sono il supporto per l'ascolto più moderno, il riferimento per i professionisti. Inoltre, quando si deve suonare a click o con le basi diventano indispensabili. In collaborazione con SHURE abbiamo creato una piccola guida alla scelta delle cuffie giuste. A questa, abbiamo integrato alcune pillole di saggezza messe a disposizione dall'esperienza di quattro amici: Daniel Fasano, Marco Scipione, Luigi Schiavone e Mattia Tedesco. Quattro musicisti sopraffini e punte di diamante del professionismo musicale italiano.
Per scegliere l’in-ear giusto bisogna prima di tutto conoscere quali sono le possibilità offerte dal mercato, ma ancora più importante è conoscere cosa sono e come si utilizzano gli in-ear.

Gli in-ear, spesso chiamate auricolari, sono le cuffie che vengono inserite direttamente all’interno del padiglione auricolare. Quando però si parla di in-ear in ambito musicali non si sta parlando nello specifico delle cuffiette in dotazione con gli smartphone, ma di prodotti studiate appositamente per riprodurre al meglio l’audio che arriva direttamente dal banco mixer, in una situazione live.

Gli in-ear garantiscono un ottimo isolamento e permettono di avere un ascolto limpido e dettagliato di quello che sta accadendo intorno al musicista sul palco. A questo isolamento, però, bisogna abituarsi, soprattutto se si è soliti suonare su palchi molto rumorosi.

L’utilizzo di cuffie in-ear è indispensabile quando si utilizzano click e basi, poiché dai normali monitor da palco non è possibile lanciare click e backing track a tutto volume, rientrerebbero nei microfoni compromettendo il mix e lo stesso live.


Abbiamo parlato di in-ear con quattro musicisti stellari che ci hanno raccontato il loro rapporto con gli ascolti e quali sono le caratteristiche principali che ricercano nelle cuffie auricolari.

Luigi Schiavone è uno dei chitarristi e compositori più apprezzati in Italia. Braccio destro di Enrico Ruggeri per più di 30 anni, ora si divide tra la sua produzione come solista e la collaborazione con Ale & Franz.

Come scegliere gli in-ear

"Io sono partito con un modello di In-ear con il calco abbastanza aperto: non aveva la chiusura totale dell'orecchio e quindi riuscivo a percepire la sensazione di ciò che avveniva fuori; riuscivo ancora a sentire direttamente l'amplificatore. Da chitarrista, però, il mio problema era che non riuscivo mai a sentire il suono della chitarra così come lo avrei sentito dal monitor con il supporto del buffer.  Con l'avvento del digitale questa cosa si è ribaltata: usando un kemper o qualsiasi sistema digitale hai la stessa risposta negli In-ear di quello che avresti nell'ascolto da un PA o monitor. Ultimamente ho avuto degli In-ear molto chiusi, quasi come dei tappi, che consentivano di sentire benissimo una volta sistemato il mix del concerto ma se dovevi fare le prove era un disastro! Era necessario toglierne uno perché non riuscivi a comunicare con gli altri ma ci sono tante situazioni in cui la comunicazione tra musicisti è fondamentale. Insomma ci sono varie tipologie di ascolto e una volta che il mix è fatto va benissimo anche l'In-ear chiuso. E' in fase di prove che è meglio averne di aperti. Vorrei sottolineare che noi chitarristi abbiamo iniziato ad avere l'esigenza degli In-ear perché hanno cominciato a nasconderci gli amplificatori e non avendo il supporto dell'amplificatore era meglio avere un ascolto più definito nell'orecchio."

Daniel Fasano si è fatto conoscere da giovanissimo con i dARI per poi approdare ai palchi di Shade, Tommaso Paradiso, Irama e Gianna Nannini. Nella sua intensa storia musicale,  cuffie e in-ear sono sempre state una costante.

Come scegliere gli in-ear

"Ho iniziato con le cuffione, ma le ho abbandonate più di dieci anni fa. Uso gli In-ear Monitor da quando ho iniziato a suonare in ambiti professionali dove, siccome ho suonato sempre a clic, sono stati più un'esigenza che una scelta. Ho provato molti modelli: i primi erano Shure Se315, i classici con il tappino,  ma poi mi sono deciso a fare i calchi.
Ho bisogno di sentire bene il clic e il resto viene di conseguenza. Uso gli in-ear monitor con il calco solo in ambiti altamente professionali dove ho il supporto di un bravo tecnico di palco: senza questa figura, che sa gestire  bene i tuoi suoni e le tue esigenze, è difficile utilizzare questo sistema perché rischi di non sentire bene  e sbilanciare tutta la dinamica. Per questo, nelle situazioni meno professionali - o dove c'è meno tempo per settare i suoni - utilizzo gli Zildjan con tappino che non chiudono troppo l'ascolto."


Marco Scipione è un sassofonista eclettico che utilizza pedaliere per chitarra Helix e amplificatori Ampeg. Ha suonato con Giuliano Palma, e ora è il primo solista nella band di Mario Biondi passando per il pop di Tommaso Paradiso e la fusion di Federico Malaman.

Come scegliere gli in-ear

"Ho iniziato ad usare gli In-ear Monitor nel 2013 durante i concerti con Giuliano Palma. All'inizio è stato traumatico, soprattutto per un fiato perché per noi fiati è fondamentale sentire l'aria e avere un po' di rimbalzo dalla stanza in cui si sta suonando. Dopo il trauma iniziale e nonostante l'In-ear monitor non ti faccia sentire come un wedge o una spia a terra, mi ci sono abituato tanto che ora il monitor lo voglio il più tappato possibile. Li ho apprezzati anche grazie alla fortuna di aver sempre incontrato un ottimo fonico di palco che è una figura fondamentale per sfruttare al meglio questo sistema. Io li utilizzo anche a casa, mi fanno sentire il suono dentro e mi danno sicurezza. Secondo me tutti i musicisti dovrebbero imparare ad utilizzarli."

Mattia Tedesco, chitarrista e arrangiatore è il sessionman di punta della scena chitarristica italiana. Incarna lo stato dell'arte della chitarra rock al servizio del pop e in fatto di in-ear è un vero guru.

Come scegliere gli in-ear

"La prima volta che ho usato gli In-ear Monitor è stato nel 2009 durante il tour con Grignani perché era una cosa obbligatoria. Anche se la chitarra non è lo strumento ideale da mandare in cuffia, soprattutto nel sistema In-ear, mi ci sono abituato. La svolta per me è arrivata con l'avvento del digitale e quando sono passato ad Helix. Il digitale aiuta a risolvere molti problemi perchè, ad esempio, puoi fare dei suoni a casa con gli In-ear che poi ritrovi uguali in cuffia. Invece con il microfonaggio standard di un amplificatore, non puoi avere la stessa sicurezza: basta un rientro o un microfono che non veniva messo in maniera adeguata e gli ascolti cambiano. Ritengo l'utilizzo di questo sistema una cosa molto professionale in cui è fondamentale la presenza di un fonico di palco per la gestione del suono. Essendo monitor che isolano tantissimo è necessario un contesto ben organizzato: staff, fonico di palco, trasmettitori con frequenze ben selezionate... altrimenti il rischio è di ritrovarsi all'inferno con problematiche difficili da risolvere. Questo sistema  è diversissimo da quanto ti offre un monitor a terra, dove vivi  il palco e senti tutto con le tue orecchie; nel In-ear deve esserci un mix di ascolti da disco: ci vuole un equilibrio, un balance di tutto."

(Presto pubblicheremo integralmente in quattro articoli dedicati, i contributi di Luigi, Daniel, Marco e Mattia)

Questo piccolissimo speaker inserito nell’orecchio è quindi l’unico punto di appoggio tra quello che il musicista sta suonando e gli altri compagni di band, ecco perché sceglierne uno di buona qualità è indispensabile. Questo non solo per l’ascolto in se, ma anche per la comodità. Bisogna ricordare che gli in-ear saranno indossati per ore, magari su palchi al caldo in estate. La qualità soprattutto dei supporti in spugna e gomma, la parte a contatto con la pelle, non va sottovalutata.

Nonostante la vocazione per il live, gli in-ear risultano ottimi compagni di viaggio anche per l’ascolto di musica da telefono e lettori mp3, sempre che passeggiando per strada si presti attenzione al mondo intorno perché l’isolamento è totale.

Modelli come gli SE215, con singolo driver full range, di Shure sono perfetti per avvicinarsi al mondo degli in-ear. Con un prezzo che sta al di sotto dei 100 euro sono un ottimo primo step per prendere confidenza con gli ascolti “isolati”.

Prodotti come questo offrono le prime possibilità di personalizzazione con inserti in spugna e in gomma morbida di tre taglie differenti per adattarsi a tutte le orecchie.

Nello specifico sono delle cuffie che esaltano le basse, risultando ottime per l’ascolto di musica prodotta, ma possono già dare buoni risultati sul palco, specie se si è chitarristi e cantanti che vogliono provare un nuovo modo di ascoltarsi.

Come scegliere gli in-ear

Per bassisti e batteristi troppe basse potrebbero risultare fastidiose ecco perché potrebbero essere più indicati modelli come gli SE425, auricolari a due vie con doppio driver.

Qui ci si sposta di livello e il prezzo sale, anche se non vertiginosamente superando i 150€. In questa fascia di prezzo si trovano prodotti che, come le SE425, possono soddisfare le esigenze più professionali. Presentano un buon volume di uscita e una risposta equilibrata su tutto lo spettro, ecco perché possono essere la scelta ideale per batteristi e bassisti che hanno sicuramente bisogno di più volume e, soprattutto, di un ascolto limpido.
Prodotti come gli SE425 iniziano a poter essere considerati professionali e infatti offrono in dotazione non più solo spugnette e gommini semisferici ma anche inserti in spugna cilindrici, molto isolanti e comodi da indossare e addirittura i plug a tripla flangia perfetti per adattarsi al meglio alla forma interna del padiglione auricolare e isolare al meglio dai rumori del palco e, nel caso dei batteristi, dal fracasso del proprio strumento.



Per chi ormai ha preso confidenza con il mondo degli in-ear e vuole iniziare a fare sul serio la cifra da investire è un po’ più alta, ma ne può sicuramente valere la pena come nel caso degli Shure SE535, prodotti molto utilizzati anche sui palchi più importanti al mondo. Dispongono di un triplo driver e sono cuffie che offrono tutte le caratteristiche indispensabili per un ascolto perfetto. Sono chiare, definite, offrono un buon volume di uscita e garantiscono un’ergonomia totale. Nello specifico, poi, le 535 vengono vendute insieme all’adattatore bluetooth, un accessorio inutile sul palco, ma che può trasformare gli in-ear utilizzati nel live in ottime cuffie da passeggio.



Questi sono tre prodotti selezionati all’interno del catalogo Shure che offre, ovviamente, tantissime possibilità anche con prezzi e prestazioni ancora più alte. Sono prodotti che possono essere considerati un avvio verso il mondo dell’in-ear monitoring, ma che possono dire la loro anche come semplici accessori per gli smartphone e offrire un ascolto ottimale anche quando non si è sul palco con la band.


 
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di Sykk [user #21196]
commento del 31/05/2021 ore 10:50:09
Li userei ma mi danno fastidio i fili addosso, si impigliano dappertutto, ho provato i vari consigli per indossarli ma lo strattone che te li fa saltare via è dietro l'angolo.

Altro problema nei palchi molto piccoli quando canti anche, è il rientro che hai della batteria nel tuo microfono della voce, chiaramente c'è anche se usi un monitor a terra, ama non risulta altrettanto fastidioso.
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di peppe80 [user #11779]
commento del 31/05/2021 ore 11:09:38
Io ho i 535, presi in blocco per tutta la band. Un ottimo investimento in quanto suoniamo sempre con il click sotto e per un buon 30% dei brani con basi e pad sotto il "live". Il suono e' molto chiaro, limpido e definito; quando uso la chitarra acustica e' eccezionale, con la chitarra elettrica, in un contesto pop ci possono stare ma in un contesto rock (nel vero senso della parola) onestamente mi manca sentire l'amplificatore. Ovviamente cio non avviene se si usa amplificazione di tipo digitale.
Per la direzione che sta prendendo la musica oggi, ed il ruolo che la chitarra ricopre, sono comunque indispensabili, un ottimo prodotto.
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di Oliver [user #910]
commento del 31/05/2021 ore 13:06:22
Suono rock e ho sempre odiato visceralmente le cuffie. Anche in casa, in orari... "impegnativi", ho sempre preferito suonare a bassissimo volume piuttosto che usarle.
Poi, dopo numerose esperienze live condividendo il palco con altri chitarristi piuttosto esuberanti, per cercare di sentirmi (stufo di suonare intere parti a memoria, perchè la mia chitarra scompariva nel mix) ho capitolato e ho provato gli in-ear.
Mai più senza.
Oltre a sentire molto meglio, riuscendo anche a miscelare il suono in cuffia con quello degli strumenti sul palco, posso farlo al volume che voglio, e le mie orecchie ringraziano: è finita l'era in cui dopo un live mi fischiavano per qualche ora.
Anche mio figlio ha ceduto, trovandone un enorme vantaggio soprattutto per la voce: sentendosi meglio non rischia di forzare, ottenendo un timbro migliore, stancandosi meno ed evitando di farsi male.
Non è un accessorio riservato ai professionisti, tutti ne possono avere beneficio.
Perfino i sistemi meno costosi (come quello che uso) fanno una grande differenza, anche se la qualità non è certo paragonabile alle soluzioni "pro".
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di Sykk [user #21196]
commento del 31/05/2021 ore 17:00:59
Per le orecchie che fischiano basta mettere i tappi da musicisti, anche se così ti manca il vantaggio di abbattere il volume sul palco.
Prima o poi ci riproverò, ma davvero avere dei fili addosso mi da sempre fastidio.
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di Oliver [user #910]
commento del 31/05/2021 ore 21:09:5
Ho provato vari tipi di “tappi” per musicisti, senza successo. Per quanto promettano miracolose equalizzazioni, alla fine il suono che si sente non ha nulla a che vedere con quello reale. E comunque non risolvono i problemi di mix tra strumenti. Con l’in-ear ognuno si fa il proprio mix (spesso anche senza l’intervento del fonico, direttamente dal cellulare con le apposite app).
È vero fili e bodypack sono un po’ una seccatura, ma per me sopportabile.
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di ciun [user #15167]
commento del 01/06/2021 ore 13:34:07
Ci sto pensando, ma non mi sono mai documentato.
Mi sai dire come fai il collegamento?
Fra il monitor e il mixer con il quale effettuo il mio mix monitor il collegamento é wireless o occorre sempre essere collegati via cavo?
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di Oliver [user #910]
commento del 01/06/2021 ore 13:45:57
Il sistema in-ear si compone di due elementi:
1) il trasmettitore -wireless, a batterie- al quale si connettono le cuffie, che ci si porta addosso (con una clip si attacca alla cintura o a una tasca... o si tiene direttamente in tasca) e consente di regolare il volume in cuffia
2) il ricevitore, che è alimentato a 12V e si colloca vicino al mixer, al quale viene collegato tramite cavo xlr (o anche jack) alle uscite delle spie
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di Sykk [user #21196]
commento del 01/06/2021 ore 14:12:55
Col cavo spendi molto meno ma è ulteriormente più scomodo... ma spendi moolto meno.
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di Cliath [user #196]
commento del 01/06/2021 ore 14:18:45
Ciao Oliver, mi spieghi questa cosa del "direttamente dal cellulare con le apposite app"?
Grazie
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di Oliver [user #910]
commento del 01/06/2021 ore 14:59:51
Molti mixer digitali consentono di collegarsi via bluetooth con il cellulare.
Basta scaricare una app (io uso Mixing Station) e tutti i controlli del mix sono disponibili sul telefono.
Comodissimo.
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di Cliath [user #196]
commento del 01/06/2021 ore 15:01:54
Grazie mille! COVID permettendo ci proverò sicuramente.
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di alexus77 [user #3871]
commento del 01/06/2021 ore 23:04:58
Assolutamente azzeccato il commento di Mattia Tedesco. Se sei un professionista che suona su palchi di una certa rilevanza e il tuo suono viene da soluzioni digitali, sono perfetti. Altrimenti, per la stragrande maggioranza della gente, per chi suona piccoli e medi club da qualche centinaio di persone, per chi microfona amplificatori sul palco, meglio andare di soluzioni tradizionali, con monitor e un bel paio di economicissime cuffie nelle orecchie per salvarsi l'udito.
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di lolloguitar [user #48123]
commento del 12/06/2021 ore 15:07:21
Ciao un consiglio, suonando la chitarra, può avere senso usare gli in ear mentre tutto il resto della band non li usa? Premetto che dai consigli proverò prima ad usare dei tappi per musicisti per sentire bene tutte le frequenza attenuando il volume. Il mio problema è dato dal volume della batteria a cui mi ritrovo sempre attaccato... Per me è troppo alto e man mano che suoniamo mi sembra sempre peggio con il risultato che dopo un po' che suoniamo inizio a sentire i suoni in maniera differente e a fine serata mi fischiano le orecchie per un paio d'ore. Pensavo se gli in ear sono una buona soluzione anche se usati solo da uno solo del gruppo o se il risultato non ne vale la pena. Grazie.
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