Ogni tanto qualcuno, dopo che ci fu imposto d'inserire una tastiera in organico, si svegliava una mattina dicendo che 5 - 6 elementi nel gruppo erano troppi, pertanto bisognava far sparire il ruolo di solo cantante ed uno degli altri lo doveva sostituire, ma senza rinunciare al suo precedente ruolo di musicista operante come suonatore di uno degli strumenti che già ricopriva da tempo. Guarda caso, in quello scorcio di fine anni 60's ed inizio anni 70's, questo elemento fu individuato nel bassista, cioè il ruolo impostomi molto poco democraticamente dagli altri componenti, tutti più anziani di me. In verità io avevo iniziato come armonicista e qualche breve impegno al sax contralto, transitato nel ruolo di chitarra solista avevo iniziato a far parte dei cori ma loro ritennero che, per i brani da Night Club, avevo il timbro di voce adatto. Procuratomi un impianto usato di ennesima mano che inizialmente fu un Meazzi Factotum da 20+20 W con i diffusori metallici, pagato lire 40mila, sostituito poi da un Semprini, sempre da 20+20 W a rack, pagato lire 80mila insieme ad un AKG D 12, infine da un Davoli Krundaal questa volta nuovo ma non ricordo quanto mi costò, la vera scelta difficile fu il microfono. All'epoca degli Shure se ne vedevano pochi (il mio primo fu un D545 che ancora posseggo), inizialmente comperai un Geloso M69, un cardioide ad alta impedenza (che ho trovato e ricomprato da un amico il cui padre faceva il fotografo), poi un Meazzi Cantor in pura plastica grigia salvo le griglie metalliche, infine il TOP all'epoca, un AKG D12 che trovai in vendita anni fa Torino. Quanti ricordi mi hanno destato.
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