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I 10 batteristi fondamentali dell’hard rock - Mitch Mitchell
I 10 batteristi fondamentali dell’hard rock - Mitch Mitchell
di [user #60090] - pubblicato il

Mitch Mitchell assieme al bassista Noel Redding, costituisce la sezione ritmica degli Experience, lo storico gruppo di Jimi Hendrix. Alla fine degli anni ’60, si cimenta in una miscellanea di blues, funk, rock e pop in un sound unico, mai sentito prima.
Lo stile di Mitchell è piuttosto simile a quello percussionistico di Ginger Baker (Cream) e allo stesso tempo fortemente influenzato dal jazz, fattore che lo distingue dagli altri batteristi della scena.
Lo si può tranquillamente definire come uno dei primi batteristi fusion, che unisce brillantemente elementi di jazz e rock con ampio uso dei drum rudiments, interagendo con la musica e creando un andamento mai banale. Le sue performance sono ingrediente fondamentale nel sound della band, gestite con grande attenzione e discreta tecnica esecutiva.
Molto probabilmente un approccio più convenzionale non avrebbe reso così memorabili i brani di Hendrix da lui incisi. Il contributo di Mitch Mitchell alla musica e la sua influenza come batterista sono stati essenziali nei fondamenti del vocabolario della batteria rock.

I 10 batteristi fondamentali dell’hard rock - Mitch Mitchell

Album consigliato - Electric Ladyland (Jimi Hendrix, 1968). Registrato ai Record Plant Studio a New York, prodotto dallo stesso Hendrix insieme al leggendario Eddie Kramer, è tra gli album più sperimentali della discografia del grande genio chitarristico e l’ultimo registrato con la formazione degli Experience.
Brano da segnalare: Voodoo Chile, che inizia con inusuali accenti di cassa e charleston all’unisono con il wha-wha (Dunlop Cry Baby) di Hendrix e dove Mitchell dà prova di sé con interessanti fill che mettono in risalto la sua velocità e maestria con le mani. Potrete verificarlo in questa versione live in Maui (1970), con Mitch Mitchell alla batteria - con doppia cassa e impostazione Traditional - e Billy Cox al basso.

I 10 batteristi fondamentali dell’hard rock mitch mitchell
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di fraz666 [user #43257]
commento del 08/11/2021 ore 14:46:16
Jimi Hendrix è stato ovviamente uno dei più imitati, se non IL più. Da grandi e piccini, anche molto grandi, in tutti i sensi. ma quello che secondo me solo in pochi hanno capito è che tanto del suo suono lo faceva l'alchimia con Mitchell. Dico "pochi" non perché siamo pochi eletti, ma perchè quando si sente (o sentiva) qualcuno molto ispirato da Hendrix il 99% delle volte è questione di chitarra e voce. E invece.
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di Guycho [user #2802]
commento del 08/11/2021 ore 22:26:32
Magari sbaglio, ma Mitchell non lo considero importante, ha avuto solo la fortuna di suonare con un fuoriclasse. D'altronde, Jimi non vedeva l'ora di mollare l'Experience.
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di strimp [user #13472]
commento del 08/11/2021 ore 23:11:51
Io invece credo che Mitch Mitchel,come ancheTerry Bozzio e Bill Bruford, sia uno dei batteristi più sottovalutati della storia del Rock. Mitch e Noel Redding al basso sostenevano il grande Jimi in maniera magistrale permettendogli di sperimentare suoni e melodie innovative per l'epoca
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di NorwegianWood [user #18676]
commento del 09/11/2021 ore 09:43:
Ho letto 2 biografie di Hendrix.
Più che altro....Jimi non vedeva l'ora di mollare gli Experience per gli attriti, ormai continui, con Noel Redding...il quale passava più tempo al pub che in sala di registrazione...e per l'ostinazione di quest'ultimo a sfruttare la popolarità raggiunta con Hendrix per promuovere la sua band, i Fat Mattress, di cui era il frontman...in quanto cantante/chitarrista.
Mai avuto problemi con Mitch Mitchell...che Jimi invece adorava proprio per la capacità di assecondare le proprie intuizioni.
Poi Jimi suonò con Buddy Miles...e non ha mai nascosto la scarsa sintonia con avesse con quest'ultimo.
Ricorrenti le frasi: "non mi segue..."
Infatti la collaborazione con Miles durò poco...e appena ha avuto l'occasione...JImi ha ripreso con sé il buon Mitch.

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di Gigibagigi [user #49591]
commento del 09/11/2021 ore 09:49:37
Se posso permettermi, secondo me è vero il contrario. Mitchell ha avuto la sfortuna di suonare all'ombra di Jimi, che chiaramente richiamava a sé tutta l'attenzione, ma era un batterista (per l'epoca) fuori dal comune (almeno questo ho sempre letto nei vari libri: non essendo io un batterista non posso permettermi di dare chissà quale giudizio tencnico). Poi, in tutta onestà, il suo stile non piaceva neppure a me, ma questo è un gusto personale.
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