Verso la metà degli anni ‘80 apparvero i primi registratori multi-traccia ad audiocassette. Noi scegliemmo allora il Tascam Porta One, dotato di un piccolo mixer a quattro canali e quattro tracce, con regolazione di toni a due bande e controllo di panpot per il posizionamento stereofonico. Tale scelta fu quasi obbligata per la poca disponibilità di soluzioni, ma la presenza del DBX ci avrebbe garantito un livello di rumore abbastanza ridotto.
Le quattro tracce venivano registrate in contemporanea su tutto il nastro, senza necessità di capovolgere la cassetta che quindi durava metà tempo. Altri modelli avevano una velocità doppia che garantiva registrazioni di maggiore qualità ma richiedevano il doppio delle cassette, così che con una C60 si effettuavano registrazioni di appena 15 minuti.
Ci accorgemmo che la possibilità di riversamento delle tracce, per registrare più di quattro strumenti e in stereofonia, faceva perdere qualità e acuti, ma all’epoca queste soluzioni avevano i loro limiti accettabili per fare un provino e appuntarsi alcune idee musicali.
Non fu mai utilizzata fuori dalla sale prove, in quanto le preferivamo la nostra vecchia piastra Akai GXC-310D.

Nel periodo del nostro gruppo musicale terminato nel 1987, io puntai molto a registrarci come documento storico e per avere un giudizio più critico sulle nostre esibizioni, ma nessun pensò di scattare foto e quando se ne aveva l’occasione un qualche impedimento sopraggiunse sempre. Di filmati neanche a parlarne perché non era un periodo tecnologicamente adatto a questi senza ricorrere a soluzioni professionali.
La soluzione migliore per la registrazione di una certa qualità, la trovammo nei primi anni ‘90, quando fu regalato al mio fratello musicista un registratore VHS Stereo Hifi che utilizzammo per registrare alcune delle nostre ultime serate di piano-bar comprese fra il 1993 e il 1994, prima che lui si trasferì a Milano nel 1995.

Il sistema all’epoca era piuttosto costoso, ma dotato di nastro da ½ pollice, quindi quattro volte più alto di un’audiocassetta e con una velocità di registrazione minore, appena 3,33 cm/sec. La durata delle videocassette di tre ore ci permetteva di registrare tutta la serata, escludendo le pause, ma senza dover toccare più alcun livello dopo la regolazione iniziale e cercando di non arrivare al limite della saturazione. Il collegamento era molto semplice prendendo direttamente le due uscite stereo del mixer, che entravano direttamente nei due canali del videoregistratore. Le due tracce contenevano in stereofonia i due microfoni delle nostre voci già riverberate, la chitarra elettrica tramite un terzo microfono, leggermente spostata su un canale ed con gli effetti su due canali, il basso in diretta al centro, la tastiera per i brani senza chitarra su due canali e la batteria e altri strumenti midi del sequencer su altri due canali, per un totale di circa 8-10 canali del mixer. Quando risentimmo i CD che avevo masterizzato da queste videocassette, la qualità era tale da sembrare di essere li mentre suonavamo. |