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La frustrazione che ci mantiene vivi
La frustrazione che ci mantiene vivi
di [user #50760] - pubblicato il

L’età non mi ha portato saggezza ma mi ha aiutato a trovare, quella sì, una consapevolezza: per suonare la chitarra sarebbe esistita una via maestra, quella dello studio, dell’abnegazione, della costanza. E… no, l’ho osservata a debita distanza, per qualche momento ho persino allungato il collo per guardarla più da vicino, poi mi sono cercato nelle tasche e niente, non ci ho trovato dentro la determinazione necessaria a percorrerla.

Teoricamente ci sarebbe stata una seconda via, riservata a pochi fortunati: quella del talento, dell’orecchio formidabile, del dono di natura. Quella strada, a me preclusa per limiti evidentissimi, perlomeno l’ho sognata: queste sublimazioni oniriche avvenivano in adolescenza, simili a polluzioni notturne, dopo la visione di Mississippi Adventure, il film in cui Ralph Macchio - doppiato da Ry Cooder - asfaltava il demone Steve Vai. 



Restava la terza via, ed è quella che ho percorso: il sentiero della frustrazione. Lungo l’impervio cammino, lastricato di desideri ardenti e di sogni infranti, ho incontrato molti di voi. Vi ho trovati quasi tutti, all’inizio della strada, quando il sabato pomeriggio eravamo in piena sindrome di Stendhal davanti alle pareti del più grande negozio della città, senza nemmeno il coraggio di chiedere agli odiosi commessi il prezzo di certe meraviglie a singola spalla mancante. Eravate lì come me, insieme a me, a diciassette anni sul palco del liceo, a suonare male Paranoid sentendoci per qualche attimo dei giganti. E quando abbiamo comprato la prima Stratocaster American Standard, ve lo ricordate? Sembrava il Santo Graal. E i mille pedali, che fischiavano ed era sempre colpa loro se l’assolo di Tornado Of Souls (perché a noi l’ambizione non manca) veniva, ehm, leggermente diverso da quello del disco. Mi ricordo bene le vostre facce, quando avevamo deciso di vendere tutto dopo aver visto quello youtuber cinese di nove anni capace di cose inimmaginabili. Per fortuna poi abbiamo cambiato idea. Ma soprattutto non ero da solo, e non lo sono nemmeno oggi, in quelle mille sere in macchina, sfatto dopo il lavoro, per raggiungere il gruppo in sala prove a 50 chilometri da casa, quando mi chiedo “perché mi sto facendo questo sbattimento, a cosa serve?”. Ecco, per fortuna non sono solo, ci siete voi a tenermi la manina.

La frustrazione che ci mantiene vivi

Ci siete anche ora, mentre scrivo questo purificatorio outing. Perché sì, è vero che il suono non è mai quello che vorremmo, che la chitarra dei desideri è sempre un passo più in là del nostro portafogli, che la notte facciamo fatica a prendere sonno dato che ci manca il Kemper, o il Mesa, o il Lollar, o la Suhr o l’ultimissimo IR o chissà quante altre cose che sappiamo di non meritarci ma che - ne siamo certi - ci farebbero trovare la famosa “pace dei sensi”. Ma non è forse questa eterna frustrazione del desiderio a tenerci vivi, accesi, innamorati? E guardiamoci negli occhi: se pure la trovassimo, la pace dei sensi, quanti minuti durerebbe?

La frustrazione che ci mantiene vivi

Fabio Cormio, giornalista e autore con il vizietto della chitarra Southern Rock, è Brand Manager di Classic Rock e della divisione musica di Sprea Editori. Scrive e conduce il programma True Lies su Radiofreccia. Con questo articolo comincia la sua collaborazione con Accordo.
 
Ho conosciuto Fabio Cormio anni fa nella redazione di una primaria testata motociclistica italiana, dove ci siamo scoperti a unire la passione per le due ruote con quella per le chitarre. Fabio è un giornalista brillante e creativo, con un curriculum professionale di assoluto rilievo. Sono quindi molto lieto di dargli il benvenuto sulle pagine di Accordo, certo che con i suoi interventi da "battitore libero" diventerà un beniamino di questa bella comunità. (Alberto Biraghi)​
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di Runner [user #18481]
commento del 02/02/2022 ore 15:07:46
Bell'articolo! Vero, molto vero: la frustrazione che a volte ci spinge a rifiutare la chitarra, ad appenderla al chiodo... un attimo dopo ce la fa riprendere in mano e rincominciare a provare ad imparare quel solo che ci piace tanto e che sembrava fattibile.
Sto riuscendo ora a fare dei soli che avevo provato ad imparare 30 anni fa, ho uno scaffale pieno di spartiti (non c'era internet una volta) tristemente messi da parte.
Però la mia frustrazione non mi ha mai spinto verso nuovi strumenti: la chitarra è sempre quella di 30 anni fa, comprata dopo un'estate di lavoro: mi sono sempre detto che se non so suonare quella è inutile comprarne altre...
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di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 15:17:47
Grazie! Ho la sensazione che siamo in tanti ad avere la frustrazione come fedele compagna. Ognuno poi registra effetti molto personali. Io, per esempio, per un paio d'anni ho convissuto con la rara e molesta sindrome dell'affarissimo... ma di questo parleremo un'altra volta. :)
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di TB [user #1658]
commento del 02/02/2022 ore 15:28:5
*** la chitarra è sempre quella di 30 anni fa, comprata dopo un'estate di lavoro: mi sono sempre detto che se non so suonare quella è inutile comprarne altre... ***

Quanto hai ragione, ma... immune alla GAS? Ma come fai??? Non so se ammirarti o detestarti... ;-)
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di Runner [user #18481]
commento del 02/02/2022 ore 18:12:25
ohi, la GAS lce l'ho... se riguarda le chitarre la metto da parte per i motivi detti. Magari per accessori e pedaliere varie la sfogo anche: suonando molto in casa mi sono orientato verso il digitale.
La chitarra è la stessa, ma non suona più sul vecchio Roland Cube di 30 anni fa (anche se ce l'ho ancora)
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di tucatuca [user #28167]
commento del 02/02/2022 ore 15:19:0
Mi sono gustato questo articolo, grande Fabio!

Dico la mia.
La passione rimane tanta e grande. Ma è sempre più schiacciata da tenti altri impegni, necessità. Quando mi metto a studiare mi sento lo stesso che da ragazzino, d'estate, si imponeva di suonare 4 ore perché l'obiettivo era quello di diventare uno "Vero": Braido, Satriani, Marcello...poi quello di capire e conoscere - almeno un po' - il jazz...saper accompagnare un blues...solo che il tempo per calarmi in quella dimensione è sempre meno. Ora, magari a parità d'entusiasmo e di esercizi... l'obiettivo è semplicemente stare bene nel fare quello che amo e magari prendermi un bell'applauso al (???) prossimo live...
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di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 15:24:08
Ehi grazie! Siamo in tanti a essere tiranneggiati e brutalizzati dal tempo, a non essere forse riusciti a rendere atto ciò che saremmo in potenza. Nonostante tutto, passano i decenni e siamo ancora qua, no? :D
Rispondi
di 5maggio2001 [user #36501]
commento del 02/02/2022 ore 15:21:23
la mia frustrazione è vedere che nell'ambito delle cover/tribute, i locali fanno suonare sempre le stesse persone, gente che ha avuto fortuna di entrare nel giro 20 anni fa quando si suonava ovunque..
Oggi invece niente, suonano solo loro, chiamano i loro amici, suonano con i propri figli magari alla batteria o al basso... fa veramente schifo in Italia il mondo dei locali e la gente che ti permette di suonare o meno....
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 15:25:34
Piuttosto vero in effetti, non so se sia così ovunque ma è una tendenza generalizzata
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 02/02/2022 ore 15:33:31
Che bell'articolo! Mi ci sono ritrovato tutto, grazie.
E bellissima anche quella LP Gem: ne avevo una anch'io, anni fa (rossa), ma la GAS ci fa fare tante stupidaggini, purtroppo...
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 15:48:22
Felice che ti sia piaciuto! La LP è una Studio P90 Pelham Blue credo del '90 o forse del '91 (tra l'altro non mia, ma ci avevo messo le zampe sopra come al solito).
Rispondi
di Mark [user #2418]
commento del 02/02/2022 ore 16:17:30
Grande Fabio, ti ho sempre seguito dai tempi di Motonline e poi su Ferro, ritrovarti sul sito della mia passione parallela è una gran gioia! Bellissimo articolo, aspetto il prossimo!!.
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 16:20:1
No vabbè sono commosso... Grazie Mark, davvero! Il prossimo articolo arriverà presto :)
Fabio
Rispondi
di angesalvs [user #29745]
commento del 02/02/2022 ore 16:19:32
La pace dei sensi non la troveremo mai! Bellissimo primo articolo Fabio, benvenuto tra noi!
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 16:22:45
Grazie! Cerco di dare voce all'incontentabile (ma amabile) frustrato che alberga in ciascuno di noi!
Rispondi
di KramLPUII [user #31930]
commento del 02/02/2022 ore 16:29:22
Ben arrivato, bell'articolo che esprime benissimo quello che sentiamo tutti. Complimenti!
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 16:49:21
Grazie, è confortante sapere di non essere solo lungo la via della frustrazione!
Rispondi
di alberto biraghi [user #3]
commento del 02/02/2022 ore 16:32:2
"Sappiamo di non meritarci"? Parla per te. Pur consapevole che è molto difficile sostituire il talento con l'attrezzatura, io continuo, caparbiamente, a provarci ;-)
Rispondi
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di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 16:46:27
Boss ma io parlavo di noi comuni mortali!!! :))
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 19:05:05
Comunque restiamo così: caparbi e incrollabili nella nostra missione
Rispondi
di bluesfever [user #461]
commento del 02/02/2022 ore 16:38:13
"Eravate lì come me, insieme a me, a diciassette anni sul palco del liceo, a suonare male Paranoid sentendoci per qualche attimo dei giganti".
Proprio così cavolo, quanto ricordi!
Avevo quasi 17 anni, il palco era fatto coi banchi di scuola messi in fondo alla palestra dei geometri, io al basso (Yamaha RBX550 e un ampli Marshall 30W transistor a manetta per la cronaca) suonavamo il pop rock dei grandi in voga in quella fine anni 80. Suonavamo abbastanza male, specie io che suonavo da un paio di mesi, ma con una passione mostruosa che ci spingeva.
Le sensazioni su quel palco le ricordo ancora bene: le note uscivano dalle mie dita ma non ascoltavo tanto quello che producevo, ma era come se nella mia mente il brano originale risuonasse sovrapposto ad un volume più forte, un'autosuggestione tanto esaltante quanto illusoria, ma questo l'ho capito molto dopo, quando questa spinta ad andare avanti a suonare era diventata ormai una passione.
Complimenti all'autore del bellissimo scritto e grazie per aver "innescato" questo mio modesto flashback.
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 16:53:22
Altro che modesto, hai centrato alla grande lo spirito!
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 02/02/2022 ore 17:03:47
Io sono abbastanza convinto che anche coloro che noi definiamo "grandissimi", i super talentuosi, quelli che sono un nostro punto di riferimento inarrivabile (che ci provoca frustrazione), abbiano a loro volta grandi frustrazioni. Con la musica, ma nella vita in generale, non si arriva mai.
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 03/02/2022 ore 09:36:12
Molti grandi hanno la sensazione, anche opprimente, di non poter mai arrivare al livello di qualcun altro. Jeff Beck ha raccontato molto bene di quando l'arrivo di Hendrix a Londra letteralmente asfaltò la scena inglese, con conseguente depressione dello stesso Beck e di altri (Clapton, Page...). Figurati quanto possiamo sentirci frustrati noi, che oltretutto siamo bombardati da modelli inarrivabili
Rispondi
di claude77 [user #35724]
commento del 02/02/2022 ore 17:16:19
Meraviglioso! Mi ritrovo nelle tue parole.
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 04/02/2022 ore 11:55:37
Grazie :)
Rispondi
di Arch [user #51394]
commento del 02/02/2022 ore 17:18:48
Complimenti per l'articolo!
Condivido in pieno quanto hai scritto.
Se siamo ancora qui dopo tutti questi anni dopo aver superato la FRUSTRAZIONE dei primi mesi, quando ogni nota scoreggiava sotto le tue dita che facevano un male cane, qualche motivo ci sarà.
Ricordo un'intervista di un po' di anni fa di Cesareo. Diceva (a grandi linee): "fare il musicista professionista non è per tutti, serve un qualcosa in più che non è detto che uno possa avere pur con tutta la determinazione che ci può mettere".
Questo mi ha fatto capire che probabilmente io non avevo quel "qualcosa in più".
Passano gli anni, gli effetti sotto i piedi, gli amplificatori e le chitarre (poche in realtà nel mio caso), rimane da una parte la frustrazione, quella che a volte ti fa mollare tutto e che mi ha fatto allontanare per qualche anno dalla chitarra. Da una parte c'è l'amore per questa passione, per la chitarra e la musica in generale. E pazienza se non sarò mai un bluesman acclamato, pazienza se tutte le buone intenzioni di studio vanno a farsi benedire quando torno a casa dall'ufficio e ho la testa fusa. Continuerò a prendere la mia chitarra, maledicendomi quando non beccherò manco una nota ed esaltandomi quando riuscirò ad improvvisare come voglio. Mi malediranno gli altri membri della band e penserò di fare festa. Ci ho provato a staccarmi dalla chitarra, ma poi non posso farne a meno e sento che devo prenderla in mano. Vorrà dire che la suonerò a casa da solo per darmi conforto dopo una giornataccia a lavoro o per l'amore non ricambiato della donna che amo.
Gli anni passano ma rimango un sognatore, un romantico. Magari mollerò tutto ed emigrerò cercando la felicità altrove, l'unica certezza, l'unica cosa che è presente in questi miei sogni è che mi porterò dietro la chitarra.
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 17:23:16
Amen, fratello. Amen.
Rispondi
di Floyd [user #143]
commento del 04/02/2022 ore 08:52:47
Mi ci ritrovo in pieno, e non avrei saputo scriverlo meglio
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 04/02/2022 ore 11:59:45
Siamo in tantissimi. E se fondassimo il CCF, Club del Chitarrista Frustrato?!
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 02/02/2022 ore 17:56:56
mah.
da regazzino suonavo tanto con un'amica un po' in giro.
qualche volta il basso, altre volte acustico, qualcuno ci accompagnava alla tastiera.
ho animato campeggi e feste ecc. ricavando poche lire. e tanta gnocca.
per il resto, poi, fra università, lavoro, matrimonio e figli, tempo non ce nè stato più.
dopo è venuto il momento di comprare un po' di roba buona (fender/gibson/marshall/mesa ecc.).
frustrazione? e perché? suono in un gruppo, salgo una volta all'anno su un palchetto, talvolta qualche ragazzino mi chiede lezioni.. si va avanti, fino a che la salute, la forza, la logica, le mani e la vista ci consentiranno di suonare. w la musica!
Rispondi
di Runner [user #18481]
commento del 02/02/2022 ore 18:09:30
tu forse non hai nessuna frustrazione perché o sai suonare bene o comunque sei soddisfatto del tuo modo di suonare. Altri non sono mai soddisfatti, vorrebbero saper suonare meglio, sempre meglio e si scoraggiano per non arrivare al livello agognato. Da qui la frustrazione dell'articolo (e mia).
Rispondi
di DAME54 [user #53104]
commento del 02/02/2022 ore 19:45:10
Come non condividere totalmente?
Rispondi
di TumblinDice [user #38343]
commento del 02/02/2022 ore 20:07:17
Bellissimo articolo, è proprio vero che la frustrazione è uno stimolo incredibile a migliorarsi .

Di sicuro uno appagato non suona la chitarra ma gestisce una scuola Zen.
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 02/02/2022 ore 20:35:0
Grazie mille!
E se ti dicessi che ci sono chitarristi che hanno anche aperto una scuola di mindfulness?! Io ne conosco uno!
Rispondi
di strimp [user #13472]
commento del 03/02/2022 ore 07:08:5
Si ed è un bravo maestro , purtroppo troppo lontano da dove abito per seguirlo. La via della chitarra non è il mezzo per raggiungere il nirvana ma ci può aiutare a stare meglio. In questo senso è proprio l'applicazione metodica allo studio che sconfigge la frustrazione, ci fa apprezzare i piccoli miglioramenti nel nostro modo di suonare e ci insegna ad ascoltare la musica con orecchi, occhi e cuore più aperti.
Rispondi
di fa [user #4259]
commento del 02/02/2022 ore 21:12:29
Ciao, bell’articolo! Solo non concordo molto sulla storia del talento… nel senso che per diventare Steve Vai (ad esempio) ci vuole anche il talento ma per diventare un bravo chitarrista ci vuole impegno! Penso che più o meno tutti possano diventare bravi, mettendoci tempo e dedizione. Oggi la tecnologia aiuta, di sera o di notte si può suonare in cuffia. Ovvio che sia faticoso, ma se uno vuole, secondo me può imparare. Ciao! Fab
Rispondi
di TumblinDice [user #38343]
commento del 03/02/2022 ore 08:51:22
Verissimo però purtroppo il talento è fare qualcosa naturalmente prima e meglio degli altri, senza sforzo apparente.
Il tempo su questo mondo è limitato e alcuni hanno la fortuna di arrivare velocemente dove altri non arriveranno neanche con una vita di studio e dedizione. Beati loro.
Rispondi
di Roadtothemoon [user #48717]
commento del 03/02/2022 ore 00:37:28
Articolo eccellente. La ricerca della pace dei sensi attraverso chitarre, amplificatori e pedali è senza fine ed è confortante leggere di non essere gli unici a sentirsi così. Il tempo ci è nemico, e pensiamo di fregarlo comprando un nuovo strumento da nascondere alla moglie, o con la scusa di regalarlo a nostro figlio. Forse alla fine freghiamo solo noi stessi, ma va bene anche così.
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 03/02/2022 ore 10:17:36
Vero. Siamo dei maestri a fregare noi stessi.
Grazie :)
Rispondi
di sciani [user #3555]
commento del 03/02/2022 ore 10:10:3
Porca paletta stai parlando di me.. Ma che fai, legge nell'anima? Tutto perfettamente vero, è la mia condizione attuale. Grazie, bellissimo articolo!
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 04/02/2022 ore 11:54:30
Grazie a te, compagno di frustrazione
Rispondi
di Ampless utente non più registrato
commento del 03/02/2022 ore 10:12:24
Bello bello quest'articolo.
Hai rievocato in me bei tempi e bei ricordi, mi chiedo se hai pure in dotazione la sfera di cristallo per leggere il passato, perché al liceo ci ho suonato Tornado Of Soul, in maniera indegna sicuramente, ma era il liceo del mio batterista e io avevo 21 anni, ero il più grande della band, classe 1974, gli altri erano 1977 e classe 1978, gli anni 90 sono stati ricchissimi di Musica con la M maiuscola. e a pensarci mi scende la lacrimuccia.
La mia frustrazione attuale, dopo 32 anni con la chitarra in mano, è capire cosa voler fare con la chitarra, perché suonare in una rock band non ne ho più voglia, suonare da solo in casa mi ha stufato, e smettere del tutto di suonare credo sia un errore.. grazie per il tuo grande Articolo, saluti Stefano.
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 03/02/2022 ore 13:09:30
Smettere di suonare è certamente un errore. Anche se in questi momenti di impasse capita di lasciare le chitarre a prendere polvere :(
Rispondi
di Axilot [user #52908]
commento del 03/02/2022 ore 12:30:0
Complimenti per l' articolo di presentazione, anche io come altri mi ci ritrovo appieno, ed anche per la parallela passione per le moto. Il mio livello è sempre scarso anche dopo anni che suono, ma se non strimpello per troppo tempo il mondo per me perde i colori e vira al grigio, non posso farne a meno e lo stesso vale per la motocicletta.
Quindi benvenuto e rimango in attesa di nuovi tuoi articoli qui su Accordo.
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 03/02/2022 ore 15:19:57
Si possono far abbassare i giri della passione, a patto di non far mai spegnere il motore :)
Rispondi
di prada [user #19807]
commento del 03/02/2022 ore 13:33:35
Ma che bell'articolo! Mi hai fatto sorridere e commuovere allo stesso tempo. Rivivere sensazioni simili a quelli di tanti altri - come leggo dalle risposte - dà effettivamente un senso se non di tranquillità ma almeno di consolazione (ah, allora non sono solo io"). Grazie per aver condiviso queste sensazioni, mi unisco ad altri nel chiederti di proseguire a scrivere (cosa che oltretutto fai con ottimo linguaggio e padronanza dello stesso).
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 03/02/2022 ore 14:14:58
Confermo: no, non sei solo tu!
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 03/02/2022 ore 14:05:54
Eccome, se suonavamo Paranoid!
E anche nel mio caso, riascoltando anni dopo qualche cassetta sopravvissuta, e aldilà della qualità di registrazione oscena, mi è venuto da pensare “toh, me la ricordavo venuta meglio”; però senza quei momenti la mia vita sarebbe stata più povera e meno felice. Ed è per questo che continuo - perché mi piace e perché ogni tanto salta fuori un momento di felicità vera, quando meno te lo aspetti. La frustrazione è solo un necessario contorno.
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 03/02/2022 ore 14:13:23

Non avrei saputo dirlo meglio!
Rispondi
di Lespo [user #18097]
commento del 03/02/2022 ore 18:25:09
Anni fa su queste pagine avevo scritto questo, mi lo hai ricordato molto
vai al link
Rispondi
di MAURIZIO [user #49375]
commento del 03/02/2022 ore 18:45:2
Interessante articolo. Per suonare meglio mi è venuta voglia di comprarmi un pedalino, ne ho solo ventisette...
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 03/02/2022 ore 22:28:13
Non fartelo scappare! :D
Rispondi
di magheggio [user #10968]
commento del 09/02/2022 ore 17:00:35
Io, per la verità, dopo aver sognato per anni ed anni di rapinare negozi di strumenti musicali e riempirmi la casa di ogni gingillo ho fatto qualche passo avanti...
Il primo passo l'ho fatto dopo l'acquisto della Jackson slsmg... nel 2008 credo... da allora non ho più sognato una chitarra diversa per un po'.
Poi tra il 2012 ed il 2013 mi sono fatto il mio attuale rack (ADA MP1, Eventide Pitch Factor, Marshall EL84) prima con due casse 1 x 12 e poi con una 2 x 12 stereo... e sono stato soddisfatto...
Ogni tanto ho provato e comprato qualche altra cosuccia ma non per frustrazione... credo perchè non ho mai pensato di sostituire uno dei miei irrinunciabili... al massimo aggiungere...
Poi qualche anno fa ho ricominciato a sognare una chitarra... ne volevo una simile alla slsmg ma più versatile ed ho trovato e comprato la GNG Morgoth 7.... ed ora sono di nuovo in pace. Sono sodisfatto quando strimpello!

Però oggi, come qualche anno fa, sono sempre curioso... chissà come suona quella chitarra? Chissà come suona quell'ampli? Chissà cosa offre di nuovo quell'aggeggio?
Rispondi
di ale088 [user #47622]
commento del 24/02/2022 ore 11:29:11
Meraviglioso articolo... l'importante è divertirsi coltivando una passione che ci identifica, senza dover dimostrare niente a nessuno!
E soprattutto ho imparato una cosa: mai sopprimere una propria passione perchè "inutile". Senza una passione non si può vivere degnamente!
Rispondi
di Involt [user #51206]
commento del 11/03/2022 ore 07:29:25
E' passato più di un mese dalla pubblicazione dell'articolo, che sul web é più di un secolo, ma ci provo ugualmente...

Mi ritrovo solo ad un certo punto nell'articolo, mi ci ritrovo fi quando si giunge all'argomento "frustrazione".

Io, IMmodestamente parlando, l'ho superata la frustrazione.

La mia frustrazione persiste in ambito professionale (faccio tutt'altro), ma non in musica. Ed vero ciò che dici, che vi sarebbe stata la strada dello studio, o quella del talento innato; ma la "terza strada" non passa necessariamente per la frustrazione.

La strada del talento innato, purtroppo, non la scegli: o ti ritrovi teletrasportato al centro di quella carreggiata, o non puoi nenache imboccarla.

La strada dello studio serio puoi sceglierla; ma più serio é lo studio e meno tempo rimane per fare altro. Alla fine, é una scelta di vita: fai il musicista di professione. Con tutte le incognite e le incertezze che tale professione comporta.

Così, se hai un'alternativa professionalmente più solida e, soprattutto, più remunerativa (come é il mio caso) va da sé che la scelta della "terza strada" é quasi obbligata; la decisione si risolve se sacrificare LA TUA VITA alla musica o meno. E considerare la possibiltà di mangiare pane e musica per il resto della tua vita e qualcisa per cui ci vuole una passione (ed a volte anche un'incoscienza) sconfinata.

Per me, la "terza strada" era obbligata. Ed é stata caratterizzata dalla frustrazione fin quando un tale, un francese di origine naturalizzato statunitense, che tiene un canale YouTube che seguo, mi ha detto una cosa fondamentale:

"Esiste un musicista che é unico al mondo, Che, nel bene o nel male, suona come nessun altro suona. Quello sei tu."

Ed é vero. Sia che faccia partire una base musicale, sia che la base musicale la faccia il gruppo nel quale suono, ed anche se mi sovrappongo ad una registrazione in studio di un gruppo noto, viene fuori qualcosa di diverso, di unico. E quello SONO IO.

A volte faccio proprio schifo, ma altre sono almeno gradevole. E quando sono gradevole non c'é posto per la frustrazione. C'é uno sfogo liberatorio dopo una giornata di lavoro, c'é la soddisfazione di aver costruito un fraseggio, c'é la consapevolezza di aver detto qualcosa con la musica anziché con le parole. Ma non frustrazione.

E neanche quando faccio schifo c'é frusrazione; c'é solo la scusante (o la scusa) di non essere un professionista. Ma non é (solo) la possibilità dell'uso strumentale di tale sceltacome scudo dietro il quale riparararmi dai miei fallimenti a farmi credere ancora nella validità della scelta che ho fatto; é anche la GAS.

Alla fin fine, facendo altro guadagno abbastanza da poter asserire che la mia GAS é limitata dallo spazio in casa, e non da problemi meramente economici; cosa sarebbe accaduto, invece, se avessi fatto il musicista di professione? Se avessi avuto successo, avrei avuto la casa invasa comunque da chitarre che avrei divuto recensire, supportare, baracamenandomi tra sincerità e necessità di non essere troppo sincero nel dire: "Ma questa non mi piace affatto!"

Se non avessi avuto successo, avrei avuto una casa più piccola, in grado di ospitare ancor meno chitarre, e forse nemmeno i soldi per riempirla.

Invece, così, se capita, oltre a sfogare i miei sentimenti suonando su una base musicale, da solo a casa, posso sfogare i miei prepuberali desideri. Infatti, credo fermamente la GAS, almeno in me, sia alimentata dall'identificazione dell'oggetto con la situazione. Se vedo un filmato in cui Mark Knopfler suona "Sultans of Swing" con una Stratocaster rossa, voglio una Stratocaster rossa anch'io per suonare "Sultans of Swing"; quella che già ho non va bene. Perché é sunburst.

Spesso identifichiamo una situazione con la sua icona. Un'isola del Mediterraneo é case bianche e tramonti sul mare; poi magari ci andiamo d'inverno, e troviano che nevica.

Una ragazza graziosa che conosciamo di vista é angelica; quando poi ci avviciniamo scopriamo che ha un alito pessimo.

Ogni volta che suono, regolo chitarra, ampli e pedale in modo da avere il suono più vicino a quello che mi piace; fatto ciò, comincio a suonare ed il mio sguardo é concentrato prevalentemente sul manico, con dele occhiate lanciate al pedale, all'ambiente circostante, ed agli altri componenti del gruppo. La chitarra potrebbe essere gialla a pallini rossi e verdi, e neanche me ne accorgerei.

Quindi, devo dire, tutto sommato va bene così. Mi restano i ricordi favolosi di un'adolescenza trascorsa ad ascoltare l'ellepì dei Creedence Clearwater Revival sul piatto, per poi passare nel box rivestito con cartoni delle uova.
Mi resta la possibilità di aprire la custodia della mia PRS Custom 24 Black Gold Burst solo per ammirare quanto sia bella, andando subito dopo al lavoro senza nemme no averla tirata fuori dalla custodia.
Mi resta la possibilità di tornare dal lavoro e di suonare l'assolo di Hotel California su una Les Paul Cobalt Burst.
Mi resta la possibilità di far partire una base fusion, e suonarci sopra con l'Ibanez RG; e pazienza se quel giorno la mia perfprmance fa particolarmente schifo. Andrà meglio domani; tanto, di questo non devo rendere conto a nessuno.

Ma se é andata particolarmente bene, questo compensa abbondantemente una giornata lavorativa pesante. Quella sì che é frustrante; ma quando suono, quello sono io. Non cìé spazio per le frustrazioni.

Scusatemi per il lunghissimo e tardivo post
Rispondi
di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 11/03/2022 ore 08:52:10
Grazie, spero che in molti capitino ancora sul mio articolo e che si soffermino nei commenti per leggere il tuo
Rispondi
di Kethav [user #57964]
commento del 13/03/2022 ore 09:47:09
Bell'articolo, anche io lo leggo "In ritardo"... ma penso che articoli come questo non abbiano "tempo".

Sono stato esattamente uno di quei 17enni dell'articolo, compreso il cantare (male) al liceo Jump (Van Halen) e Courage (Manowar) e fare una piccola uscita come chitarrista/cantante col mio gruppo. E non sono mai riuscito a imparare bene a suonare.

Sono rimasto con l'acustica alle feste di amici e parenti a suonare tutt'altra musica (e si parla di classici italiani). La mitica Jackson Dx2Tv del 1996 è è rimasta relegata nella custodia per circa 15 anni fino ad un giorno di Maggio 2020 (tra lockdown e smart working) in cui ho scoperto il video del singolo Alegria di Nita Strauss.

In quel preciso momento ho capito che volevo di nuovo "imparare" a suonare e ho riscoperto la vecchia chitarra elettrica, l'ampli, la pedaliera Zoom di 20 anni prima.

E' stato un vero e proprio colpo di fulmine e vedendo le caratteristiche di quella chitarra (legni, pickup, etc...), all'alba dei 40 anni, ho deciso di farmi un regalo (atteso spasmodicamente per 7 mesi da Agosto 2020 a Febbraio 2021 causa problemi di produzione legati alla pandemia) e prendere una nuova Ibanez Jiva10. (Proprio perché a 20 anni guardavo la vetrina del negozio di musica con l'Ibanez di Steve Vai ma non potevo permettermi di chiederla ai miei).

E da lì è ovviamente partita la scimmia nel modificare l'assetto, le molle del ponte, del blocco inerziale con componenti acquistati dagli stati uniti. (troppo smart working fa male con internet).

Poi ho mollato l'ansia da prestazione e ho cominciato a suonarla, sono sempre stato chitarrista ritmico ma a questo punto ho voluto spostarmi sulle tecniche solistiche e così seppur riesca a ritagliare circa 2/3 ore nei week-end (purtroppo lavoro, figli e famiglia non consentono molto altro tempo) suonare è spesso l'unica vera soddisfazione che trovo. Sarà la crisi di mezza età, ma ho addirittura riscoperto un vecchio metodo di armonia musicale firmato Ricordi (e datato circa 1950) che mi regalò mio papà quando avevo 16 anni.

Resta sempre un po' di frustrazione di non aver sfruttato meglio il tempo quando ne avevo di più, ma imparando nuovamente un po' di nozioni nuove (che siano armonizzazioni di scale o tecniche di sweep-picking) ritrovo il piacere e la soddisfazione dell'apprendimento. (Che purtroppo causa ritmi di lavoro ho perso da tempo nell'ambito della mia professione, quasi totalmente lontana dalla musica).

Grazie del tuo articolo, spero di leggerne altri.
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