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Yvette Young: identikit di una musicista meravigliosa
Yvette Young: identikit di una musicista meravigliosa
di [user #17404] - pubblicato il

Yvette Young con i suoi Covet è tra i volti più brillanti, artisticamente interessanti e tecnicamente pregevoli del chitarrismo attuale. Il merito è quello di aver edificato il suo status di eroina della chitarra in uno scenario stilistico lontanissimo, se non antitetico, a quello in cui fino ad ora hanno fiorito i virtuosi.

Yvette ha costruito un chitarrismo stupefacente, tecnicissimo e colorato, senza neanche affacciarsi al metal e nemmeno al rock sia esso pasticciato con hard, jazz o blues. E, ancora più eccitante, costruendo la parte più pirotecnica ed emozionante del suo playing, rinunciando alla parte solista.
Yvette Young prende la parte chitarristica più affascinante della musica indie e alternative, quella che mette al centro di tutto il songwriting, la cura ossessiva del suono, l’atmosfera eterea e sognante delle performance, la ricerca di un’emozionalità intima che schiva i riflettori di spot solistici tracotanti, fatti di bending, svisate e pentatoniche blues.
Tracciamo un identikit, assieme artistico e chitarristico, di questa musicista meravigliosa.

Yvette Young: identikit di una musicista meravigliosa
 
NIENTE PLETTRO
Il chitarrismo di Yvette Young è tutto suonato a dita. La Young inizia a suonare la chitarra su un’acustica: è appassionata di musicisti folk come Cat Stevens e il fingerpicking è una scelta quasi obbligata. Ma soprattutto, forte di un solido background pianistico maturato in giovinezza, la chitarrista, quando si sposta sull’elettrica, trasporta l’indipendenza e destrezza della sua mano destra sulla sei corde. 
Suonare a dita - su sonorità che da clean non si spingono mai oltre il crunch - le consente un grande controllo delle dinamiche, aspetto decisivo nell’interazione con gli effetti a pedale, componente decisiva del suo playing. Soprattutto, con le dita cesella polifonie e contrappunti che sarebbe impensabile scolpire con il plettro. In un’intervista la Young ha dichiarato. “Ho sempre considerato il plettro un’estensione della mia mano, poco naturale e funzionale”
L’assenza di plettro agevola anche il suo approccio peculiare al Tapping.  Sotto le dita della chitarrista, questa tecnica ha sempre un respiro pianistico, funzionale a portare estensioni ritmiche e melodiche degli accordi, schivando ogni applicazione shred solistica alla Van Halen, Greg Howe, Steve Vai.
Da ultimo, l’approccio in fingerstyle e la rinuncia al plettro, ha privato la musica dei Covet anche del suono, tipico del rock, delle ritmiche suonate in ottavi e power chord. Anche negli incedere più robusti e marcati, le parti di ritmica sono affidate ad accordi aperti, tortuose tessiture di arpeggi, architetture in tapping.


 
QUANDO LA CHITARRA TI SALVA LA VITA
Yvette Young inizia a suonare da bambina, spronata dai genitori che esigono la figlia studi musica classica. Né il pianoforte, né il violino accendono una passione autentica nella giovane artista che sentiva di vivere la musica unicamente come un mezzo per soddisfare le aspettative dei famigliari.
La svolta arriva negli anni prima del college quando, ancora giovanissima, la Young viene ricoverata in ospedale per gravi problemi di salute. Le si prospettano mesi bui, di lunga convalescenza.
La Young inizia allora a suonare la chitarra. In quello strumento trova prima uno sfogo di svago ed evasione. Poi, la forza e il coraggio di pensare a un futuro più positivo. La Young da subito inizia a servirsi della chitarra per fare ciò che poi diventerà il tratto distintivo della sua arte: scrivere canzoni a cui, in quella fase iniziale, accompagna anche dei testi. La chitarra inizia ad acquistare un peso sempre più centrale nella vita della giovane musicista e letteralmente la aiuta a uscire dall’oscurità di un momento così difficile, dandole forza, fiducia e una sua voce esclusiva. In svariate interviste la Young descriverà l’avvicinamento alla chitarra durante la malattia, come l’illuminazione decisiva della sua vita: la scoperta di uno strumento con cui scavare in profondità nella ricerca artistica e nell’espressione personale. Ma non solo, per la Young la chitarra è un modo per evocare - attraverso la musica che si scrive – mondi rarefatti e ipnotici di serenità e bellezza in cui perdersi, lontano dell’asprezza che spesso spetta al quotidiano.
 


PUNK E CONTROCULTURA
Pur essendo tra i nomi più rappresentativi del chitarrismo elettrico contemporaneo, la Young si professa lontana e per nulla condizionata dal chitarrismo moderno e shred dei grandi solisti: Satriani, Johnson, Vai, Van Halen…per lei stimoli e suggestioni arrivano da altrove.
La Young ama andare ai concerti delle band di coetanei, bazzicando la scena indie, punk, noise math rock. 
Provenendo da un background classico, da genitori molto severi che non le permettevano di andare ai concerti rock, quando finalmente ha la possibilità di gravitare nella scena musicale sopra descritta, se ne innamora, sentendosi parte di un mondo diverso e interessante di controcultura musicale. Dirà la Young "Quei generi musicali mi hanno fatto venire voglia di prendere in mano la chitarra. Inoltre il mio obiettivo principale era scrivere e suonare musica che venisse percepita dalle persone come una cosa divertente e spensierate. E in quei generi musicali è più facile. Perché nel punk, nell’indie, non sei ossessionato dal timore di non essere abbastanza tecnico o appariscente quando suoni. A volte, invece, vai online e resti intimidito da tutte queste persone che nei video suonano cose impossibili.” 
 Alla Young, invece, piace l’idea che grazie alla sua chitarra le persone si sentano incoraggiate a scriverci la propria musica. Addirittura, nei primi modelli Signature Ibanez dell’artista, le chitarre venivano vendute accompagnate da un pacchetto di adesivi disegnati dalla Young che - prima di decidere di dedicarsi alla musica - frequentava una scuola per studiare arte.
“So che gran parte dei chitarristi miei coetanei è composta da giovani fan del punk e dell'indie: in quei circuiti le persone di solito personalizzano le loro chitarre. Volevo dare loro l'opportunità di farlo, se lo volevano. La chitarra deve essere il tuo strumento esclusivo e personale per fare musica.”

Yvette Young: identikit di una musicista meravigliosa
 
ACCORDATURE APERTE
La musica dei Covet vive di grandi architetture chitarristiche composte da riff e arpeggi che la Young ammette di scrivere in maniera meticolosa e con faticosa cura: “Non sono una di quelle persone che imbraccia una chitarra e ci fa sgorgare riff così, dal nulla, senza pensarci. Quando scrivo un riff, lo canticchio nota per nota e lo trasporto piano piano sulla chitarra, ascolto le armonie che evoca e, una volta composto, lo devo imparare molto lentamente.”
Ricorrere alle accordature aperte per la Young, agevola questo processo, rendendo certi intervalli ed accordi più facili e accessibili. Le principali accordature aperte utilizzata da Yvette Young sono due: DADF#AE e FACGBE.
“Alcune persone dicono che usare le accordature aperte è un po’ come barare, perché ti semplifica troppo la vita. Ma per me, l’unica cosa importante è scrivere musica che mi commuova, mi emozioni. E in questo processo, la melodia è la cosa più importante: quindi, se le accordature aperte mi aiutano, rendendo tutto più immediato e facile, qual è il problema?
La mia regola nella musica è non escludere nulla. Se ritengo che un determinato espediente, effetto, tecnica può aiutare una mia canzone a fiorire, lo utilizzo e basta!”



 
LA SUA SIGNATURE
Dopo una veloce parentesi con Strandberg, Yvette Young si lega ad Ibanez che dedicherà alla chitarrista un suo modello signature, affidandole una Talman, modello più punk alternative del brand. Preoccupazione della Young, infatti, era trovare un’Ibanez non necessariamente riconducibile alla linea RG, chitarra troppo accostabile al metal, genere a cui la chitarrista non si sente affine.
La Talman ha una storia interessante da raccontare che risale oramai a quasi trent’anni fa:
all’inizio degli anni 90, infatti, il Grunge spazza via l’hard rock e il metal che avevano spopolato nel decennio precedente. Sono tempi duri per Ibanez, che era stato il brand chitarristico di riferimento dei virtuosi di quei generi, improvvisamente fuori tendenza. Il marchio però non si rassegna e inventa, nel 1994, la Talman una chitarra che piace ai nuovi chitarristi indie e alternative e sembra un ibrido tra la Telecaster di Joe Strummer e la Jaguar di Kurt Cobain. La chitarra fa centro e si guadagna una certa visibilità diventando la preferita di Noodles chitarrista degli Offspring.
Con Yvette Young il cerchio si chiude e la Talman – che resta soprattutto una brillante alternativa alla Telecaster – finisce al collo di una delle massime espressioni del virtuosismo chitarristico contemporaneo.


 
Link utili
La pagina di Yvette Young sul sito Ibanez
Il profilo Instagram di Yvette Young
La pagina dei Covet, la band di Yvette Young
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di tucatuca [user #28167]
commento del 14/02/2022 ore 08:52:55
Musica bellissima e sognante.
Mi piace vedere come i chitarristi cercano forme nuove di esplorare lontano dal solismo, forse abusato ed esasperato.
Qui ci sono cose ritmiche da leccarsi i baffi.
Grazie!
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 14/02/2022 ore 09:03:15
Indubbiamente bravissima, mi piace.
Una delle realtà più interessanti di oggi.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 14/02/2022 ore 10:28:17
Della nouvelle vague chitarristica la Young è l'unica di cui riesco ad ascoltare più di un brano; non solo perchè canta, ma anche perchè ha, come si legge nell'articolo, un songwriting. Molti suoi colleghi pare che mettano insieme solo esercizi di stile.
Ciao
Rispondi
di Gianni Rojatti [user #17404]
commento del 14/02/2022 ore 11:05:56
Sono felice Yvette e i suoi Covet piacciano.
Per me sono un cerchio che si chiede: ho sempre patito la divisione drastica che - dagli anni '90 in poi - ha relegato la musica indie/alternative in un format di belle canzoni, grandi suoni e atmosfere ma esecuzioni approssimative; e, viceversa, bollato il prog e il rock di matrice più colta ed elaborata, come pura espressione di tecnica: forma a discapito della sostanza.
I due mondi possono convivere e nei Covet questo avviene con stile e leggerezza, novità; assieme ad esecuzioni spettacolari che non pestano mai i piedi alla grazia del songwriting.
Cosa che - concordo - non avviene in tante altre bend di math rock attuale...
Rispondi
di FranxAJ [user #18541]
commento del 14/02/2022 ore 11:37:53
Mi piace un sacco il modo in cui suona Yvette Young e adoro i Covet, i loro dischi li ho divorati!
Spero che un giorno la Talman sia introdotta di nuovo nel catalogo Ibanez
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 14/02/2022 ore 11:54:43
Dubito che a breve lo sarà: ora c'è la signature di Yvette che costa, ma ad onor del vero neppure tanto (poco più di 1.000 euro); più probabile che a breve facciano una versione premium, quindi più economica di quella.
Però, se ti interessa, di Talman se ne trovano ancora.
Ciao
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di Tubes [user #15838]
commento del 14/02/2022 ore 12:45:45
Purtroppo ho una conoscenza degli stili musicali e delle nuove tendenze veramente approssimativa, però sento una bella ventata di aria fresca e buon gusto. In alcuni punti la voce della ragazza (molto brava con la chitarra tra le altre cose mi accodo a lei perché anche per me il plettro è sconosciuto) mi ha ricordato la nostra ottima Consoli.
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di bobbe [user #36282]
commento del 14/02/2022 ore 12:53:25
Brava e bella!
Rispondi
di Repsol [user #30201]
commento del 14/02/2022 ore 17:53:44
Non conoscevo quest'artista per cui oggi l'ho ascoltata montando i mobili della camera.
I lavori passati sono molto diversi, segno di una grande capacitá evolutiva e di doti musicali importanti. Tra l'altro è anche un'ottima pianista oltre che chitarrista.
Dopo qualche ora di ascolto mi è sembrata leggermente ripetitiva ma in ogni caso rimane una grande scoperta per me.
Grazie Accordo.
Rispondi
di DDF72 [user #60181]
commento del 14/02/2022 ore 23:53:16
Adoro Yevette!!! Che freschezza questo approccio alla chitarra, quanta bellezza! Per me lei é la più musicale (semplice) da ascoltare nel panorama math ma per chi non li conoscesse - se vi i Covet ci sono piaciuti - cercate Chon e, ovviamente, Polyphia (Tim Henson, nonostante il taglio di capelli da rivedere, é un genio ). Poi c’è Ichika, un alieno travestito da giapponese che fa video da 1 minuto, ma dentro ognuno ci sono 100 anni di musica. Tutti sti ragazzi suonano o hanno suonato Talman! Ibanez ha l’occhio lungo 😁! Ciao a tutti, e come sempre grazie Accordo!
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di Skywalker8 [user #40706]
commento del 17/02/2022 ore 14:59:42
Solo una cosa, un piccolo appunto.
"Perché nel punk, nell’indie, non sei ossessionato dal timore di non essere abbastanza tecnico o appariscente quando suoni. A volte, invece, vai online e resti intimidito da tutte queste persone che nei video suonano cose impossibili.”
E lei è proprio la prima: il suo chitarrismo si basa su un virtuosismo allucinante, nonché su strumentazione specifica (non venitemi a dire che quei tapping si possono fare anche con una Squier Bullet settata male, o che senza compressori e noise gate il suono rimanga quello) senza la quale nulla di tutto questo sarebbe possibile. Se suoni con il plettro ti importa poco che le corde siano alte o basse: toccano forse i pickup, ma dopo due giri di vite per regolarli ti adatti. I "problemi" rimangono alla mano sinistra. Con il tapping invece tutte e due le mani lavorano sulla tastiera, che deve essere perfettamente livellata e intonata e con corde fini e basse. Mi dispiace, ma dire queste cose non solo è falso ma illude i musicisti più giovani: nel suo approccio chitarristico non c'è nulla di punk o indie. Lei è una virtuosa Math Rock, e per esserlo serve farsi il c*lo e avere dei chitarroni.
Niente di diverso da quanto accade per dover suonare un brano di Petrucci o Friedman. Ne è la prova che ha già una chitarra signature.
E parlo da uno che la ammira molto, però solo per come suona.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 17/02/2022 ore 18:10:21
concordo completamente: non c'è nulla di punk nello stile, nell'attitudine. E' lei stessa una di quelli che vedi online e rimani male per come suonano, ma Io aggiungo che però non riesco proprio ad apprezzarne la musica. Quindi stupefacente la tecnica, ma il risultato è troppo astratto per essere pop o rock, troppo semplice per essere prog. E non è che non apprezzi la musica strumentale, solo che non mi prende, non mi trascina da nessuna parte, le melodie girano e finiscono al punto di partenza, non è tracciato un percorso. Sento 4 tracce e alla seconda ho dimenticato la prima.
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