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Come suona FGN: la fabbrica giapponese di chitarre per 60 anni
Come suona FGN: la fabbrica giapponese di chitarre per 60 anni
di [user #17844] - pubblicato il

Da Yamaha a Ibanez, passando per Fender ed Epiphone: FujiGen Gakki ha realizzato chitarre e bassi per i più grandi marchi. FGN è il suo brand, e la JOS2 Odissey in prova è la sua super-Strat.
OEM - Original Equipment Manufacturer - è il termine che indica una fabbrica in cui vengono realizzati componenti, parti o anche interi prodotti che poi accade vengano commercializzati sotto marchi di terze parti: un costruttore che resta nell’ombra, prestando la propria esperienza a firme più note al pubblico.
Non è un segreto che molte aziende nel settore degli strumenti musicali si appoggino a maestranze e strutture già presenti sul territorio, in particolare per le linee produttive che devono provenire da Paesi diversi rispetto a quello di origine della società. Un esempio celebre è Cor-Tek, cioè Cort, che realizza una fetta importante degli strumenti musicali provenienti dalla Corea sì a proprio nome, ma anche e soprattutto per conto di altri brand. Altrettanto famosa tra gli appassionati è FujiGen Gakki che, nei suoi stabilimenti giapponesi, ha dato vita ad alcuni degli strumenti più apprezzati e ricercati degli ultimi sessant’anni. È quasi del tutto una scoperta degli ultimi tempi, invece, la produzione originale a marchio FGN: le chitarre che la fabbrica nipponica disegna, crea e commercializza oggi mettendo la propria firma sulla paletta, senza intermediari.

Come suona FGN: la fabbrica giapponese di chitarre per 60 anni

Chi è FGN - FujiGen Gakki
FujiGen Gakki, letteralmente “Fuji strumenti a corda”, è un’azienda giapponese situata nella prefettura di Nagano. Prende il nome dal monte Fuji che, pur trovandosi in realtà nella vicina prefettura di Shizuoka, è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori simboli di tutto il Giappone. Simbolo con cui FujiGen e FGN intendono imporsi oggi oltre i limiti della produzione “dietro le quinte”.

Fondata nel 1960, FujiGen Gakki si è dedicata inizialmente agli strumenti classici, salvo poi virare rapidamente verso la costruzione per conto terzi. Dal 1962 produce chitarre e bassi per innumerevoli marchi noti, firmando nel tempo svariate Ibanez con le serie J Custom e Prestige, chitarre Yamaha, Spector, Dean e DBZ.
FujiGen ha realizzato chitarre e bassi per Fender e Squier dagli anni ’80 fino a metà dei ’90, ha prodotto la serie Premium di G&L, la EX per Music Man, Orville ed Epiphone per conto di Gibson a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.
In oltre mezzo secolo, dagli stabilimenti FujiGen sono arrivati insomma strumenti oggi desiderati dai collezionisti, indicati come esemplari provenienti da una sorta di epoca d’oro della chitarra elettrica. È comprensibile, insomma, il motivo per cui l’ingresso delle chitarre a marchio FGN in Italia con la distribuzione di Mogar a partire dal 2019 è stato osservato con così tanto interesse dai fan.

Come suona FGN: la fabbrica giapponese di chitarre per 60 anni

FGN
Nelle aspettative del pubblico, una chitarra FGN è uno strumento che arriva dritto dal produttore al consumatore, senza filtri legati a brand famosi che ne innalzerebbero inevitabilmente il prezzo finale, garantendo quindi un rapporto qualità/prezzo imbattibile e una qualità fuori discussione derivata da 60 anni di esperienza.
Quasi troppo bello per essere vero. Così abbiamo voluto studiare la faccenda un po’ più da vicino, mettendo sotto i riflettori uno splendido esemplare di FGN JOS-2 nella versione con l’appariscente top in acero fiammato e tastiera in granadillo.

Come suona FGN: la fabbrica giapponese di chitarre per 60 anni

JOS2FMG
La JOS2 che ci è stata messa a disposizione da MusicalStore2005 fa parte della serie Odissey, cioè le Strat-style di casa FGN. In catalogo compaiono modelli più e meno legati alla tradizione, con e senza battipenna, con ponti mobili e fissi, humbucker e single coil, offerti nelle declinazioni Expert - di fascia più alta - e J-Standard o Boundary, la gamma più accessibile a cui appartiene anche la JOS-2. Non abbiamo voluto scomodare il top della produzione, dove siamo certi che i Giapponesi siano in grado di sfornare strumenti favolosi, ma abbiamo voluto guardare proprio a quella fascia di prezzo quanto mai affollata, quella talvolta indicata come “medio-alta”, con la soglia del migliaio di euro che riesce a far gola ai professionisti quanto agli hobbisti, e dove la concorrenza è a dir poco spietata.

Moderna ma non troppo
Il nome completo della chitarra in prova è JOS2FMG, dove FM sta per flame maple, cioè l’acero fiammato del top, e G indica il Granadillo usato per la tastiera. Esiste anche la versione FMM con manico interamente in acero.
Lussuosa nell’aspetto, “moderna ma non troppo” nello stile, la JOS2 rende chiari fin da subito i suoi riferimenti principali. Il progetto intende raccogliere il meglio della tradizione elettrica americana e plasmarlo attraverso la lunga esperienza e le interminabili fasi di ricerca e sviluppo che hanno portato a tecniche costruttive, accorgimenti e dettagli talvolta invisibili a prima vista, ma cruciali per il risultato finale.

Come suona FGN: la fabbrica giapponese di chitarre per 60 anni

I chitarristi sono tradizionalisti, si sa, e vedere uno strumento diverso dal solito comparire nei cataloghi dei marchi storici crea in genere una certa diffidenza. Con una firma come FGN, che nel suo passato non ha precisi retaggi a cui rifarsi, ciò non accade: i progettisti sono così liberi di sperimentare, senza dover per forza ammiccare alle derive volutamente ultramoderne della chitarra, e al contempo possono rifarsi ai canoni dei tempi andati senza però dover pagare i precisi tributi dello “storicamente corretto”.
Il mix che ne deriva è un incontro di più epoche, che diventa evidente quando si guarda l’equipaggiamento tecnico della JOS2.

Liuteria e approccio
Sotto la delicata finitura sfumata Jeans Burst, la JOS2 sceglie un abbinamento rodato per il mondo delle super-Strat, con un body in tiglio coperto da uno spesso top in acero. Come da tradizione il manico è avvitato, in quattro punti su una piastra in metallo ma con un tacco leggermente smussato dal lato dei cantini per agevolare l’accesso agli ultimi fret.
Non si tratta però di una chitarra da solismo estremo, come si evince dall’adozione di un profilo a U, non propriamente da velocisti, che accoglie bene la mano e fa sentire a casa chi è abituato a un’impostazione più “pulita” sullo strumento.
Per quanto tradizionale nel feeling, la Odissey non rinuncia ad accorgimenti tecnici espressamente mirati a ottimizzarne resa e suonabilità senza rischiare di mettere a disagio chi è legato a stili più retrò. È il caso del raggio compound applicato alla tastiera in Granadillo: la curvatura non si spinge verso raggi particolarmente piatti, come può accadere in strumenti d’impianto più moderno, e va da un comunissimo 10 pollici a un più che accettabile 14 pollici, con un chiaro equilibrio tra suonabilità classica e tutti i vantaggi di un raggio variabile.
Quanto alla cura per i dettagli i Giapponesi non temono confronti, e basta scorrere la mano lungo il bordo della tastiera per apprezzare il lavoro di rifinitura sui tasti che rende avvinghiare il manico un piacere, senza paura delle sessioni musicali più lunghe e impegnative.

Come suona FGN: la fabbrica giapponese di chitarre per 60 anni

Hardware
Le meccaniche Gotoh sono di tipo vintage, con solco in cima, alberello sottile e tutto il resto. Viceversa, il ponte è del tutto moderno, con due viti e sellette chiuse. Per la precisione il modello è un FGN FJTR-S2P, efficace ed efficiente, che richiama tutto l’universo delle Fender più aggressive, delle Yamaha Pacifica e delle Strat-style che vogliono fare un passo avanti rispetto al Tremolo vintage, senza sfociare nelle esagerazioni “ottantiane” dei double locking, Floyd Rose e dintorni.

Come suona FGN: la fabbrica giapponese di chitarre per 60 anni

Tecnologie
Un brand come FGN non ha alcun obbligo morale rispetto al mondo vintage, quindi non ha nessuna ragione per ripercorrere strade già tracciate decenni fa da altri costruttori, scelte talvolta tecnicamente superate che però restano nel DNA dei musicisti. Si pensi ai grossi manici anni ’50 a cui alcuni raramente riescono a rinunciare, i fret di piccole dimensioni tanto adorabili per certi stili quanto maledetti per qualsivoglia escursione nelle tecniche moderne. Niente di tutto questo compare su una FGN, e la ricerca tecnica può prendersi tutto lo spazio che desidera senza rischiare di fare torto a qualcuno. Così compaiono trovate originali come il CFS: Circle Fretting System.
Il Circle Fretting System consiste nell’adozione di fret leggermente incurvati, progettati con l’idea di compensare il naturale angolo che ogni corda descrive quando dal capotasto si allarga verso i lati per raggiungere le sellette al ponte, dove lo spazio tra le corde è maggiore. Nell’idea di FGN, la tecnica ha lo scopo di riportare ogni angolo in cui la corda incontra il fret a 90 gradi esatti, un angolo retto che porta il punto di contatto tra corda e tasto al minimo indispensabile. Così facendo la corda ha più spazio per vibrare, e la minor superficie di contatto permette di migliorare l’intonazione delle note colpite, con minor margine d’errore, tutto a vantaggio di suono, sustain e musicalità.
Sul piano della suonabilità le differenze rispetto a uno strumento convenzionale sono minime, aspetto che garantisce un’adattabilità totale, senza alcun trauma nel passaggio da una chitarra standard a una con CFS.

Come suona FGN: la fabbrica giapponese di chitarre per 60 anni

Elettronica
Se le tecnologie meccaniche la fanno da padroni nella progettazione, l’elettronica non resta indietro, con un’attenzione alla pulizia del segnale, all’equilibrio generale e alla varietà dei suoni da strumento di fascia alta.
I tre pickup Seymour Duncan presenti sulla JOS2 ricalcano la configurazione più classica delle Strat-style d’impianto moderno, con un humbucker Pegasus-TB al ponte e due single coil per centro e manico, rispettivamente un Vintage Staggered SSL-1 e un Alnico II Pro APS-1.
Tutti mostrano una chiara impronta pop-rock, con una spiccata compattezza sonora e un corpo che rendono lo strumento ideale per escursioni nella fusion e nel rock più spinto, forse meno nelle sfumature strettamente vintage. Che la chitarra si rivolga ad altri stili è comunque chiaro alla prima occhiata, e che il focus sia su flessibilità, immediatezza ed efficacia emerge anche guardando i controlli.
Un volume e un tono master non si rifanno affatto ai canoni californiani d’epoca, ammiccando invece a standard tecnici sensibilmente più recenti. Il selettore a cinque posizioni è invece un must, e apprezzata è la presenza di un mini-switch per il tap delle bobine al ponte, più pratico di un push-pull, più durevole di un push-push.
FGN non parla di split, e in effetti all’ascolto è plausibile immaginare che il risultato dello switch non sia un dimezzamento completo delle bobine, bensì un’esclusione solo parziale del pickup che garantisce così un suono comunque corposo, dall’output non troppo ridotto rispetto all’humbucker completo. Qualunque sia la tecnica utilizzata, bisogna ammettere che il risultato è sempre musicale e ampiamente utilizzabile in svariati contesti.



A una prova sul campo, la FGN JOS2 si è rivelata senza ombra di dubbio una chitarra valida, curata, capace di rappresentare una base solida per chi lavora in musica quanto in grado di regalare ore di godimento a un appassionato.
Il rapporto qualità/prezzo è assoluto, ma le leggi di mercato parlano chiaro: nessuno ti regala nulla.
Acquistare una FGN potrà forse voler dire saltare un passaggio intermedio rispetto a quando si compra una chitarra prodotta nella stessa fabbrica per conto terzi, ma non è come… comprare un giaccone firmato in fabbrica anziché in negozio perché magari si ha uno zio che ci lavora. FGN è un brand a tutti gli effetti, con dei costi che non possono essere ignorati.
Produrre strumenti con un proprio marchio implica accollarsi spese di marketing, logistica, distribuzione, strutture e uffici che altrimenti non sarebbero necessari. Ed è esattamente il meccanismo per cui molti marchi noti si affidano ad aziende come FujiGen Gakki per commissionare le loro costruzioni anziché aprire una fabbrica propria da zero.

Sulla base di quanto visto, testato e ascoltato, ci sentiamo di dire che affidarsi a FGN vuol dire trovare uno strumento ben fatto, all’avanguardia sul piano tecnico e con la sicurezza di una esperienza pluriennale alle spalle. Non si tratta di banali chitarre a prezzo scontato perché non portano ancora un marchio sontuoso sulla paletta. Sono piuttosto creazioni originali dal prezzo giusto, altamente concorrenziali per la bontà intrinseca della loro fabbricazione e con una firma che non è ancora “moda”. Non risentono del legame con la tradizione e degli obblighi morali verso i fan che alcuni altri brand hanno, e che, proprio per questo, possono regalare un’esperienza slegata dai preconcetti,  fresca e stimolante, che vale sicuramente la pena provare.
chitarre elettriche fgn jos2fmg
Link utili
Le tecnologie FGN
JOS2FMG sul sito FGN
JOS2FMM sul sito FGN
La FGN JOS2FMG in Jeans Burst su MusicalStore2005
La FGN JOS2FMG in Transparent Red Burst su MusicalStore2005
Sito del distributore Mogar Music
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di DiPaolo [user #48659]
commento del 17/03/2022 ore 12:46:4
Acquistai nuova, nell' '83 una Squier Stratocaster reisue '57 (mod. 115) e nell' '85, sempre nuova, una Fender Flame, tutte e due costruite in FujiGen Gakki per conto di Fender. Già allora lavoravano con macchine a controllo numerico (così mi disse Buccheri, il negoziante) e posso confermare che per portare l'action a livelli minimi ho solo dovuto abbassare i ponti, mentre nelle altre elettriche acquistate successivamente, per arrivare allo stesso livello ho dovuto faticare con relief e tasti, in un caso (Ibanez) ho perfino dovuto svasare i fori degli inserti per poter affondare gli stessi di altri 2 mm. Questo la dice lunga sulla qualità dei materiali e delle lavorazioni adottate e di cui sono capaci le maestranze di FujiGen. Sulla Strato, tutto l'hardware è made in USA, perfino i microfoni con poli disassati affilati e con polarità sud vennero costruiti e forniti da Fender, sulla Flame, Fender commissionò Hardware Schaller (il migliore in circolazione allora e forse anche oggi) microfoni compresi (i Golden 50 Super). Non posso che pensarne bene. Paul.
Rispondi
di giambibolla [user #5757]
commento del 17/03/2022 ore 14:22:43
Circle fretting system è ciò che gli americani definirebbero “snake oil”, considerato il raggio di curvatura dei tasti
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 17/03/2022 ore 16:29:0
Che strana roba il CFS, quindi se devi ritastarla diventi pazzo.
Non so, non mi sembra un qualcosa di così utile, io farei tranquillamente senza.
La chitarra comunque mi piace.
Rispondi
di giambibolla [user #5757]
commento del 17/03/2022 ore 16:37:50
La chitarra sembra bella e fatta bene in effetti. Diciamo che i giapponesi storicamente hanno sempre fatto lavori egregi. Il CFS invece temo sia una trovata di marketing e basta. Secondo me ad occhio nudo la curvatura non si percepisce (altrimenti sul sito avrebbero messo una bella foto della tastiera invece di un disegno con delle proporzioni forzata,ente esagerate) , mi corregga Falco se sbaglio.
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di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 17/03/2022 ore 17:05:35
Confermo che alla vista i fret sembrano dritti e anche sotto le dita non si sente nulla di "strano", ma non so se è il caso di parlare di semplice marketing. Non dimentichiamo che la chitarra è un equilibrio di proporzioni in cui anche (forse soprattutto) i piccoli dettagli fanno la differenza. Una selletta più appuntita suona diversa rispetto a una tipo vintage in cui la corda ha più superficie di contatto, e un tasto spostato o assottigliato di un millimetro può modificare sensibilmente intonazione, feel e sonorità. Penso anche a particolari come i capotasti a intonazione compensata usati da Music Man, che non saprei dire quanto pesino nell'alchimia generale, ma cavolo se sono belle le chitarre che li montano!
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di rockit [user #11557]
commento del 17/03/2022 ore 17:17:49
Ho trovato un link con un'immagine piuttosto esplicativa vai al link
Dovrebbe essere verificabile abbastanza facilmente. Confermo comunque che sotto le dita, anche se fossero effettivamente curvi, non si sente niente di strano, anzi sembra naturalissimo.
Rispondi
di giambibolla [user #5757]
commento del 17/03/2022 ore 17:33:06
io non dubito minimamente che siano curvi, sicuramente lo sono (“se un giapponese dice una cosa, quella cosa è vera”), ma di una curvatura tale che le differenze in termini di angolo corda/tasto rispetto ad un tasto perfettamente rettilineo, risultino talmente piccole (secondi di grado) da essere trascurabili e molto probabilmente impercettibili se non ininfluenti.
Rispondi
di rockit [user #11557]
commento del 18/03/2022 ore 15:45:11
Sicuramente si tratta di una caratteristica di cui non si sentiva la mancanza, e non fa gran differenza. Però in quelle che ho visto i tasti sono posati benissimo e ben rifiniti sui bordi, e alla fine quello è l'importante e FGN per quel che ho visto si è dimostrata all'altezza. Per cui se ci aggiunge qualcosa di fantasioso per quanto poco necessario glielo concedo ;-)
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 20/03/2022 ore 06:54:34
Inzom so storti
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di rockit [user #11557]
commento del 17/03/2022 ore 17:13:36
Io ho avuto modo di vedere diverse FGN in fiera a Francoforte ancora una decina d'anni fa, quando iniziarono la vendita col proprio marchio. Ricordo bene che il sistema di tasti curvi era visibile, non evidentissimo ma si vedeva senza problemi da vicino. Peraltro la chitarra che ho preso in mano era una vera bomba, praticamente una copia di una Ibanez RGA ma di qualità altissima - e infatti volevano 4000 dollari. Queste in foto mi paiono sinceramente a tasti assolutamente dritti, anche se nelle schede tecniche dichiarano il contrario...
Rispondi
di Axilot [user #52908]
commento del 18/03/2022 ore 06:31:00
Se le corde devono essere a 90 gradi con i tasti la curvatura degli stessi è impercettibile, stiamo parlando del inclinazione della corda dovuta alla differenza tra la larghezza al capotasto e quella al ponte ( con un calcolo approssimativo vengono 0.4 gradi). Peraltro la chitarra è bellissima ma perché la tastiera in granadillo? Su una chitarra di questo livello mi aspetto il palissandro.
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di 650s [user #2280]
commento del 18/03/2022 ore 07:25:16
Non so... così su 2 piedi mi sembra marketing per l'amatore... per il professionista, può impressionare l'accordatura più precisa? La chitarra è sempre stata e comunque sarà uno strumento dall'intonazione imperfetta e questo incide anche sul suo timbro. L'amatore quanto percepisce la differenza? E il professionista magari si porrà il problema del refretting (se la usa in modo massiccio); l'amatore si potrebbe trovare a dover risolvere il problema dopo qualche anno di utilizzo: a quel punto da chi ti fai fare il lavoro? E che fai, metti i tasti in acciaio per allungare la durata? E chi te li mette i tasti in acciaio con quella microcurvatura? Magari sarà un lavoro semplice, però diventerà sicuramente un costo aggiuntivo.
Rispondi
di Axilot [user #52908]
commento del 18/03/2022 ore 08:46:25
Secondo me sono talmente poco curvi che sono tasti normali che vengono curvati quando inseriti nella tastiera, quindi non credo che ci sia un grosso costo aggiuntivo ci vorrà solo un poco più di tempo.
Rispondi
di 650s [user #2280]
commento del 19/03/2022 ore 09:28:52
Bon spero di sì, e vedrò di provarla da qualche parte - perché sono alla ricerca di una stratoforma ma con un suono non proprio stat e non superstrat / shredder - e il suono che ne ha tirato fuori Pietro Paolo mi piace ; )
Rispondi
di francescoRELIVE [user #13581]
commento del 18/03/2022 ore 10:33:03
Sempre bellissimi video Pietro Paolo, curati non solo sotto l'aspetto di ripresa e montaggio ma anche di contenuti sempre dettagliati e un bel modo di esporre tutte le tematiche.
Ma no, non comprerò un'altra chitarra giapponese ahahahahah (ho già la Schecter JP e una Greco).
Anche se questa...
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 18/03/2022 ore 10:56:11
Grazie!
Ma sai che stavo pensando proprio alla tua Schecter mentre guardavo questa?!
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 18/03/2022 ore 17:22:39
Io però il corno inferiore del battipenna l'avrei allungato un po', così è veramente monco.
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 20/03/2022 ore 07:00:23
Attualmente, fra le Classic Vibe (che suonano bene) e le Gibson faded (che suonano bene), a livello di prezzo c'è un buco. Cioè fra 400 e 700 sul nuovo (o b-stock) in negozio non trovi nulla che abbia "timbro e carattere" vintage. Credo che questo strumento si assommi al già esistente, forse con più amore nei dettagli ma non di più.
Rispondi
di paoloprs [user #10705]
commento del 20/03/2022 ore 11:54:54
Boh ...
sarebbe come ordinare una pizza napoletana condita con salsa di pomodoro
cinese, mozzarella venezuelana e prosciutto del Bangladesh...
Vostro Paolo
Rispondi
di Tonyjoe81 [user #62093]
commento del 21/06/2022 ore 15:05:32
Se si è capace di distinguere uno ad uno gli ingredienti...
Rispondi
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