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Crisi pandemica e rincari:
Crisi pandemica e rincari: "Niente speculazione: è sopravvivenza"
di [user #116] - pubblicato il

La notizia della PRS Silver Sky SE in arrivo presso MusicalStore2005 solleva delle questioni legate a prezzi, tempi e complicazioni del mercato nell’epoca post-pandemica. Le affrontiamo insieme al distributore Algam Eko.
Conseguenze dirette della Pandemia, inflazione, aumenti dei costi di trasporto, contrazione dei mercati. Il momento storico non è dei più facili sul piano finanziario e anche lo strumento musicale ne risente.
All’inizio del 2022 Andy Mooney, CEO Fender, prevedeva una strada ancora lunga verso la ripresa, e i più recenti sviluppi non lasciano ben sperare per un ritorno alla normalità nel breve periodo, per ciò che riguarda i tempi di produzione e consegna, ma anche per il contenimento dei costi al pubblico.

In Italia, Algam Eko è impegnata sul duplice fronte della produzione e della distribuzione di strumenti musicali, con le proprie produzioni a marchio Eko ma anche il commercio di brand di primo piano quali Marshall, Martin, PRS. Proprio sul tema della distribuzione PRS in Italia, qui su Accordo, di recente sono state sollevate alcune interessanti questioni che mettono sotto i riflettori il ruolo del produttore, del distributore e del negoziante nella filiera che porta gli strumenti dalle fabbriche alle case dei musicisti.
Abbiamo quindi coinvolto il negozio di strumenti musicali MusicalStore2005 e, in collaborazione con lo store, raggiunto Maximiliano Canevaro, Direttore della Divisione Eko, per alcune riflessioni sul mercato, l’approvvigionamento e i costi del settore.

Crisi pandemica e rincari: "Niente speculazione: è sopravvivenza"

Accordo: Immaginiamo che le catene produttive abbiano visto molti piani saltare. Come si prevede il 2022 in relazione alla pandemia, ai problemi di approvvigionamento di materie prime, alla produzione industriale? In che direzione si stanno muovendo le principali aziende?

Maximiliano Canevaro: Il 2022 si prevede molto simile al 2021 in tema di consegne, almeno fino alla fine del primo semestre. La fine del 2021 ha visto molti Paesi le cui fabbriche sono state costrette a lavorare al 20% delle proprie capacità per le ondate di contagi sopraggiunte e, ad aggiungere criticità a una situazione già pesante, ci ha pensato una domanda di mercato in costante aumento (buon per tutti gli operatori del settore) che porta la coda di attesa ad allungarsi ulteriormente.
I fornitori stanno quindi lavorando per intensificare il livello di produzione e laddove chiaramente non ci sia una vera e propria carenza di parti (come tutti i componenti per prodotti digitali), stanno tentando di incrementare il numero di prodotti finiti e disponibili nei loro poli logistici prevedendo un secondo semestre più lineare nelle consegne. Personalmente non vedo un secondo semestre molto diverso dal primo e spero di sbagliarmi.

A: Si prevedono aumenti, in generale e quindi sugli strumenti musicali? O c’è qualche categoria che potrebbe soffrire di più, sia riguardo ad aumenti sia a problemi di approvvigionamento?

MC: Gli aumenti sono stati e saranno ancora una costante in questo periodo storico che il mondo sta vivendo. Siamo passati da aumenti ogni due anni a due/tre aumenti all'anno, e parlo solo di prodotti, a questo dobbiamo aggiungere il salasso dei costi di spedizione che hanno subito aumenti (soprattutto dalla Cina) fuori da ogni logica. In sostanza gli aumenti fanno parte di una nuova realtà che include qualsiasi mercato nel mondo, non solo quello degli strumenti musicali, lo si vede infatti dai livelli di inflazione raggiunti ultimamente.

Crisi pandemica e rincari: "Niente speculazione: è sopravvivenza"

A: Dai commenti a un recente articolo emerge che alcuni rimangono delusi dal leggere il prezzo in dollari di un modello di chitarra e poi scoprire che il prezzo al dettaglio in Italia sarà molto più elevato (nonostante il cambio favorevole verso l’euro). A cosa si deve questa discrepanza?

MC: Vi ringrazio per quest'ultima domanda, è utile come nota informativa a tutti gli utenti. Chiaramente l'utenza non è informata sui vari, costosissimi ed infiniti passaggi che richiede importare i prodotti nel territorio. In tutto questo, la posizione di tutti i nostri Partner, quindi i Retailer (negozi), è fondamentale e io credo che sia un argomento quotidiano di discussione di quest'ultimi con l'utenza.
Faccio una premessa: i prezzi suggeriti dei grandi brand sono impostati con un occhio di riguardo verso tutti i mercati ma la prevalenza è data dai dati che i mercati più grandi mandano, ossia, laddove la rotazione di un prodotto in quel mercato comincia a muoversi in maniera importante quando il prezzo prodotto trova il suo "perfetto" posizionamento. Quindi il brand può suggerire ciò che ritiene giusto per proteggere i mercati internazionali ma il prezzo lo fa il mercato e può crearsi in queste fasi un giusto gap.
Tornando ai prezzi in Italia, faccio un esempio banale, il cambio EUR Dollaro è attualmente di 1,13 circa e fin qui ci siamo. Un distributore potrebbe tranquillamente utilizzare il cambio favorevole per proporre un prezzo più basso e abbordabile, poi però il distributore fa i conti con trasporti che arrivano a costare anche il 30/40% del valore della merce, per poi aggiungere il costo dei dazi e infine l'IVA, che in Italia è del 22%, molto più alta di altri Paesi europei, quindi il prodotto arriva nel Paese già pluricaricato di costi nascosti che chiaramente nessuno vede.
Qui non si parla di speculazione credetemi, si parla di sopravvivenza.
algam eko interviste musica e lavoro musicalstore2005 prs
Link utili
La Silver Sky SE su Accordo
La crisi produttiva secondo il CEO Fender
Algam Eko
MusicalStore2005
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di Sciamano [user #50087]
commento del 22/03/2022 ore 08:52:23
Certamente
Rispondi
di AlexEP [user #35862]
commento del 22/03/2022 ore 09:37:29
Tutto giusto. Quello che non capisco però è come mai la Epiphone Les Paul Special costa di listino $ 449,00 e io l'ho acquistata a € 359,00.
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 22/03/2022 ore 10:45:2
Ciao, i prezzi di listino possono essere considerati come le cifre massime di vendita che il produttore suggerisce, e quasi mai lo street price (il prezzo effettivo che trovi in negozio) arriva a toccare il list price (prezzo massimo suggerito dal produttore, soggetto a varie scontistiche secondo gli accordi in essere con distributori e negozianti).
Rispondi
di AlexEP [user #35862]
commento del 22/03/2022 ore 15:26:30
Però il punto di partenza era che il prezzo di listino della Silver Sky è inferiore allo street price. Ovvero l'inverso.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 22/03/2022 ore 09:44:27
Difficile obiettare il tutto, c'è poco da dire.
Diciamo che siamo diventati un paese che deve importare tutto, il contrario dell'autosufficienza, e ne paghiamo le conseguenze.
È anche vero che se vogliamo una buona chitarra, al di là del nome sulla paletta, in Italia c'è chi ce la può costruire. Forse bisognerebbe rivolgersi maggiormente agli artigiani.
Rispondi
di FakkWylde [user #46330]
commento del 22/03/2022 ore 10:18:28
Gli artigiani sono comunque costretti ad acquistare il 100% dei materiali da lavorare (che siano legni o fili di rame poco importa). E il prezzo di quel lavoro esclude, a priori, un enorme fetta di mercato.
Le buone chitarre si trovano anche a 1000€, quelle di artigianato no. Discorso diverso per il Custom Shop. Non hanno niente da invidiare a un prodotto di importazione.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 22/03/2022 ore 11:37:06
Guarda, nella mia città esiste dal 1947 un'azienda, la IRCE spa, che produce filo di rame di qualità, ed esporta in tutto il mondo.
Produrre made in Italy si può, se lo si vuole, in tutti i settori; è ora di ricominciare a farlo, costi quel che costi, tanto adesso ti tengono per le palle ti salassano di dazi e spese si spedizione.
Rispondi
di dariothery [user #12896]
commento del 22/03/2022 ore 10:18:33
una volta compravo 'a pazzo, ora ho smesso. menumàl
Rispondi
di fenderpassion61 [user #13902]
commento del 22/03/2022 ore 10:37:38
Personalmente mi si è abbastanza spenta la GAS. Compro un articolo musicale solo se ne ho realmente bisogno. Per il resto, con l'attrezzatura che ho, ci si può divertire per i prossimi trent'anni. Se gli importatori e/o produttori non vogliono pagare dazi e costose spese di trasporto hanno solo che da fare le fabbriche in Italia, cosa che avrebbe anche una ricaduta sul benessere della popolazione che ci lavorerebbe. Non mi sembra roba da fantascienza.
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 22/03/2022 ore 10:54:12
Purtroppo non è così semplice: avviare un'attività di produzione industriale ha dei costi giganteschi che, per essere ammortizzati, richiederebbero molti anni e una grosse mole d'affari. Per questo si delocalizza sempre più, si preferisce acquistare semilavorati o prodotti finiti in Paesi già attrezzati, dove il lavoro magari costa meno e dove soprattutto ci sono già le strutture per affrontare una produzione industriale con costi concorrenziali.
Sono la persona più lontana dall'essere un esperto del campo, ma ricordo studi e analisi per cui la semplice produzione industriale di un plettro da zero comporterebbe investimenti di diverse centinaia di migliaia di euro: pensa a quanti ne dovrai vendere - o a che cifre - per rientrarci in tempi umani.

Penso alla discussione interessante nata sotto il recente articolo sulla penuria di valvole: farne in Italia comporterebbe costi tali che, a conti fatti, con ogni probabilità conviene rassegnarsi e accettare gli aumenti delle valvole d'importazione.
Rispondi
di TidalRace [user #16055]
commento del 22/03/2022 ore 11:14:59
Ciao Pietro Paolo, quello che tu dici è vero, ma chi ci ha creduto spesso poi ha vinto, mi riferisco ai vari produttori italiani d'amplificatori per basso che si sono fatti un nome soprattutto all'estero, ai produttori di altoparlanti che spediscono in tutto il mondo, senza considerare che in molti settori la minore spesa sulla manodopera vale pochi punti percentuali ben lontana da quel 30-40% del costo di spedizione che ho letto nell'articolo. Io credo che l'imprenditoria italiana e soprattutto gli eventuali azionisti pretenda utili dopo pochi mesi dall'avvio del progetto, quando un tempo occorrevano anni.
Rispondi
di adriphoenix [user #11414]
commento del 22/03/2022 ore 13:39:45
Attenzione, marchi made in Italy con filiera di produzione tutta italiana, da quanto ne so non ne esiste uno, salvo artigiani. Uno dei pochi che produce è Jensen (SICA), ma anche qui sarebbe da vedere da dove arrivano certi componenti e materie prime. Se ti riferisci a DV Mark, da anni produce in Indonesia o China, senza nulla togliere ovviamente alla qualità dei suoi prodotti, ma anche per loro produrre in Italia è utopia.
Rispondi
di TidalRace [user #16055]
commento del 22/03/2022 ore 14:04:2
Non c'è solo DV Mark o Mark Bass, sarebbe più corretto chiamarla Parsek, ma ce ne sono altri, GR Bass, ProAmp, Jad & Freèr, ATS, Acus, Alusonic tanto per fare qualche nome.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 22/03/2022 ore 14:18:07
E' vero, anche parecchi costrutori 'artigianali' di pedali in realtà si fanno produrre i circuiti in Cina. Così fan tutti, ormai, è inevitabile se vuoi mantenere margini decenti in questo mercato...
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 09:10:56
Non solo gli italiani. Io lavoro da una vita per aziende americane e inglesi e prova a dire che per questo trimestre si faranno un filo meno profitti dei piani (che sono sempre ottimistici).
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 09:10:57
Non solo gli italiani. Io lavoro da una vita per aziende americane e inglesi e prova a dire che per questo trimestre si faranno un filo meno profitti dei piani (che sono sempre ottimistici).
Rispondi
di TidalRace [user #16055]
commento del 22/03/2022 ore 10:51:1
Riguardo all'ultime affermazioni, se io spedisco un amplificatore del valore di 1.000 euro in Italia, potrei come privato spendere circa 50 euro, ovvero il 5% del valore della merce. Come si fa ad arrivare al 30-40% con le spedizioni dagli USA contando che dovrebbero come importatori pagare molto meno di un privato e considerando inoltre quanto sia più conveniente viaggiare in aereo o in nave oggi rispetto ad un tempo. Tutto questo mi suggerisce che la globalizzazione sia un sistema fatto a danno del consumatore che desidera o gli è stato imposto un bene proveniente dall'altra parte del mondo. Tornassimo a produrre tutto quando in casa come un tempo, questa sarebbe il vero progresso.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 22/03/2022 ore 11:08:29
Questo intendevo anch'io. Sono d'accordo.
E sarebbe ora che lo Stato italiano, smettesse di operare con politiche che fanno sì che aprire un'attività equivale a essere gambizzato, o castrato.
Abbiamo svenduto tutto, e adesso ne paghiamo le conseguenze. Prima la pandemia, non conclusa, e oggi la guerra ci mettono in evidenza la nostra "lungimiranza".
Rispondi
di fenderpassion61 [user #13902]
commento del 22/03/2022 ore 12:34:23
50 euro le paghiamo noi comuni mortali. Se riempi un container di amplificatori da 1000 euro il costo di spedizione al pezzo è nettamente inferiore.
Rispondi
di fenderpassion61 [user #13902]
commento del 22/03/2022 ore 13:29:5
Aggiungo: Ho fatto una piccola ricerca ed è venuto fuori che mandare un container da 40 piedi a Los Angeles costa 2800 euro.
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 22/03/2022 ore 15:35:35
Probabilmente vuoto... a me fanno prezzi ben diversi per un open top, dai 10 ai 15.000 € senza assicurazione. Ogni tanto arriva l'affare a 7.500 € ma capita molto di rado. Poi può darsi che tu abbia trovato una compagnia particolarmente low cost, che però purtroppo non sono sempre così affidabili.
Rispondi
di fenderpassion61 [user #13902]
commento del 22/03/2022 ore 16:44:46
I container vuoti non li rispediscono indietro perchè costa più del valore del container stesso. L'open top costerà magari di più. Quello che volevo dire è che in un container di ampli e rumenta varia da musica ce ne sta a bizzeffe fino ad arrivare alla portata massima. Ribadisco il concetto: Fate la produzione in Italia e il problema è risolto. Le ditte già ci sono.
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 22/03/2022 ore 17:06:05
Per produrre in Italia bisogna pagare agli operai italiani un salario onesto, oltre ad investire in mezzi di produzione che probabilmente non sono presenti negli stabilimenti italiani per una produzione di qualità in serie.
Quindi: assumiamo un centinaio di persone, le paghiamo mensilmente, e creiamo un giro d'affari che ci permetta di vendere chitarre ed amplificatori per un venti-trenta milioni di € l'anno, in modo da pagare chi ci lavora, generare i profitti che ci ripagano (non in un anno, diciamo in dieci anni) degli investimenti in macchinari, capannoni e distribuzione, e perché no, anche guadagnarci qualcosa, che io devo ancora conoscere chi decide di mettere il proprio capitale a rischio e lavorare gratis, da dove trova i soldi per la propria famiglia? Bene, il problema successivo è: dove li vendiamo venti-trenta milioni di chitarre ed amplificatori? Chi butterebbe via le proprie Fender e Gibson per comprare le nostre PIG (Proud Italian Guitars)? Probabilmente non riusciamo, anche perché un conto era produrre meglio delle Fender e Gibson di inizio anni '80, ma adesso la qualità media è molto alta e per la stessa cifra è difficile fare di meglio con i costi del lavoro in Italia, quindi non possiamo più pensare di guadagnare abbastanza per pagare le persone che producono in serie (abbattendo quindi i costi di ogni singola chitarra o ampli prodotto), dobbiamo produrre di meno, non in serie, con meno persone, con dei prezzi per pezzo più alti, proprio come le ditte di ampli "boutique" o di chitarre di "semi-liuteria" (Suhr, Lorenzi, PRS degli inizi, Hamer fino alla vendita e smantellamento).
Avremmo un futuro? Vale la pena? Si può fare? Secondo me no, secondo me portafoglio alla mano conviene ancora comprare con i rincari che arriveranno le chitarre di serie, oppure comprare le chitarre/ampli che più ci piacciono dai piccoli produttori boutique.
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 09:19:53
Sottoscrivo in pieno. Senza contare il mal di testa ad avviare un’attività in Italia. Del resto, se tutte le aziende ancora italiane appena possibile hanno delocalizzato in Asia e nessuno fa il percorso inverso ci sarà pure un motivo, o sono tutte scelte ideologiche?
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 23/03/2022 ore 09:05:51
Davvero state proponendo Gibson Made in Italy? A parte che smetterebbero di venderle - gia mi vedo negli annunci delle USA "niente a che vedere con le versioni italiane", e poi dove? chi? con che macchinari? con che manodopera? con che tasse? E quindi ci sarebbe una Gibson Italia che fa 20 chitarre al giorno? e immagino una Gibson Germania, una Francia.. dai non è realistico.
Rispondi
di fenderpassion61 [user #13902]
commento del 23/03/2022 ore 09:34:55
A me le Gibson non interessano. Ho una PRS C22 S2 e mi basta. Se in Italia avessero fabbricato uno strumento del genere a prezzo umano l'avrei preso.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 24/03/2022 ore 09:03:45
forse bisognerebbe uscire dal "a me piacciono le chitarre blu" per questa discussione...
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 09:36:4
Io voglio una Gibson francese, con l’accento sulla i.
Rispondi
di fenderpassion61 [user #13902]
commento del 23/03/2022 ore 11:08:5
Se la Gibson é Francese l'accento andrà sulla "o"...
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 22/03/2022 ore 14:13:47
*** Tutto questo mi suggerisce che la globalizzazione sia un sistema fatto a danno del consumatore che desidera o gli è stato imposto un bene proveniente dall'altra parte del mondo. ***
Più che altro è un sistema fatto a vantaggio del produttore, che va a produrre dove gli conviene di più (per costo del lavoro, tasse, leggi sull'ambiente, ecc.). Il consumatore, come al solito, si adegua, anzi è pure contento finché 'gli conviene', cioè finché non si accorge di essere anche, e soprattutto, un lavoratore, che non può che rimetterci da una competizione sfrenata a livello globale, tutta basata sulla riduzione dei costi, cioè, sostanzialmente, del suo stipendio e del suo posto di lavoro.
C'è voluta prima una pandemia e ora una guerra potenzialmente mondiale per far capire meglio la follia di questo modello di sviluppo, una volta sarebbe bastata un'opposizione politica seria e un sistema dei media non completamente appiattito sulla vulgata neoliberista, ma tant'è...
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 09:06:53
In che senso, spedire un ampli in Italia per 50 Euro? Italia su Italia o dall’estero? Da dove, con quali mezzi? Con quali assicurazioni, garanzie, tempi?
E’ molto meno semplice di quello che sembra; quanto poi a produrre tutto noi, è già successo in passato e non è che i cultori del vintage rincorrano la qualità costruttiva delle chitarre italiane degli anni 60, al massimo piace qualche design particolare. Purtroppo, dovessimo fare tutto in Italia vedresti il nostro mondo rimpicciolirsi all’improvviso. L’unica cosa che aumenterebbe sarebbero i prezzi.
Rispondi
di pg667 [user #40129]
commento del 22/03/2022 ore 10:52:12
in Italia ormai da una vita si è delocalizzato tutto il possibile all'estero.
un esempio banale: tutti i grandi marchi di moda "MADE IN ITALY" l'Italia la vedono forse quando entrano nel negozio, per il resto sono fatti tutti all'estero.
l'unica cosa che per ora non possiamo delocalizzare è il turismo, ma sono sicuro riusciremo a vendere anche questo prima o poi.
la liuteria italiana (almeno per strumenti classici) era il top, ora praticamente non esiste, figuriamoci quella elettrica.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 22/03/2022 ore 12:21:17
Dai commenti vedo che siamo tutti esperti di economia ed impresa, bene. In realtà la produzione si orienta anche geograficamente seguendo i desideri dei consumatori. Come si legge chiaramente nell'intervista il mercato segue indici globali: il mercato USA conta 330 milioni di utenti potenziali, quello italiano non arriva a 60 (meno di 1/5); avremmo ben altro peso se fossimo stati uniti d'europa (oltre 400 milioni di abitanti) e magari un qualsiasi produttore vedrebbe conveniente impiantare parte della produzione in Europa, ma ci ostiniamo, anche su queste pagine, a pensare all'autarchia.
Ciao
Rispondi
di TidalRace [user #16055]
commento del 22/03/2022 ore 13:51:21
Ciao, non siamo tutti esperti d'economia ed impresa, ma quando leggi, ad esempio, che produrre un'auto elettrica costa solo di componenti il 40-50% in più di un auto a benzina o diesel e che il costo della manodopera è di pochi punti percentuale, ti chiedi che senso ha produrre in paesi dove la manodopera costa meno, se poi il risparmio è rincarato dal costo del trasporto in maniera così significativa. Tutto questo serve solo ad impoverire il paese di provenienza del marchio e aumentare l'inquinamento del pianeta, solo per far felici gli azionisti.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 22/03/2022 ore 17:53:16
Attenzione: il costo di un prodotto sconta anche il costo degli investimenti, come qualcuno ha già correttamente scritto. Quello che scrivi è giusto, se hai a disposizione un impianto che costruisce auto elettriche, se prima devi impiantare lo stabilimento o convertirne uno che fa altri prodotti, la differenza avrà tutt'altro costo. Infatti chi non ha quel tipo di produzione e know-how sta facendo partnership con chi ce l'ha.
Ciao
Rispondi
di TidalRace [user #16055]
commento del 22/03/2022 ore 18:35:07
Era un articolo di 4Ruote recente in cui si parlava di costo dei componenti da parte del gruppo Stellantis, non d'impianti, sono anni oramai che la Fiat produce 500 elettriche, non ibride per il mercato USA, dove lo scomparso Marchionne sosteneva di venderle al di sotto del costo di produzione, perchè magari su 100 a benzina una era già elettrica e doveva comunque farle. Quello che intendevo, non so se il mercato degli strumenti musicali è diverso, è che la delocalizzazione delle attività ha portato ad un impoverimento di tante nazioni come l'Italia, senza ottenere chissà quali vantaggi per le aziende.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 22/03/2022 ore 15:16:48
Ma di che autarchia parli? Sono decenni che in Europa c'è il mercato unico, c'è la moneta unica, c'è la Commissione UE che ha poteri esclusivi in campo commerciale e che emette procedure d'infrazione per chi favorisce le imprese nazionali.
Che autarchia? Puoi comprare indifferentemente da Thomann come dal negozietto sotto casa, di cosa parli?
Il mercato unico da 450 milioni di abitanti in Europa ESISTE GIA'!
Casomai, con tutto 'sto po' po' di liberismo, dovrebbe far riflettere che l'unica nuova impresa 'europea' veramente di successo nel settore degli strumenti musicali è... Harley Benton.
A questo punto, qualche domanda sul modello economico europeo io me la farei...
E tu vuoi pure l'unificazione POLITICA dell'Europa? Brrr....
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 22/03/2022 ore 18:03:09
Sarebbe bene, prima di commentare, sapere di cosa si parla: una cosa è il mercato interno, ben altro è il rapporto con l'estero. L'Europa non è un interlocutore, è un insieme di interlocutori, prova ne sia che l'articolo è incentrato tutto sui rincari dovuti al mercato italiano.
L'autarchia che contesto si legge in molti post qui sopra che invocano il ritorno alla produzione in Italia.
Il modello economico europeo è quello che ci ha permesso di non uscire dalle prime dieci economie del mondo in un momento storico in cui vi si affacciavano e si affacciano potenze come Cina, Brasile e India. Quindi non mi sembra che abbia funzionato così male, poi certo, se credi che il Ciad stia meglio di noi, liberissimo di pensarlo.
Ciao
Rispondi
di Gigibagigi [user #49591]
commento del 22/03/2022 ore 18:27:03
Concordo pienamente con quello che dici, ma attento: sei in un sito di boomer laureati all'università della vita, dove non ha senso fare ragionamenti importanti su temi difficili. Voglio dire: c'è gente sopra che inneggia all'autarchia, che è ancora dell'idea che il costo di un bene sia pari alla materia prima più la manodopera, figuriamoci capire cos'è un'economia di scala o un mercato unico. Lascia perdere.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 22/03/2022 ore 20:45:12
Boomers contro bimbiminkia: certo che stiamo messi proprio bene...
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 22/03/2022 ore 20:28:14
Se l'Europa è un insieme di interlocutori è perché è un insieme di paesi diversi, che hanno storie, lingue, culture e interessi diversi, e le differenze non è che scompaiono calando dall'alto un modello unitario nato in un altro contesto, dove si parla la stessa lingua e si vive allo stesso modo, dall'Alaska al Texas.
E comunque, ripeto, la UE ha poteri ESCLUSIVI rispetto agli stati nazionali in materia di concorrenza, dogane, politiche commerciali e accordi internazionali: mi pare già abbastanza per "fare la voce grossa" verso gli altri, no?
Ma nella tua visione idealizzata della questione trascuri gli interessi nazionali e i rapporti di forza tra paesi europei. La retorica europeista serve solo a tentare di mascherare il fatto che chi ha più forza tira il carrozzone UE dalla sua parte, a scapito degli interessi altrui, come vediamo in continuazione, alla faccia del bene comune europeo...
Parlare di autarchia è ingenuo, ma vedere il "sole dell'avvenire" in QUESTO modello di integrazione europea è folle, IMHO.

Sull'affermazione che il "modello economico europeo ci ha permesso di non uscire dalle prime dieci economie del mondo in un momento storico in cui vi si affacciavano e si affacciano potenze come Cina, Brasile e India" stenderei un velo pietoso: sono anni che la crescita economica della UE è nettamente inferiore a quella delle altre macrozone, informati meglio invece di ripetere a pappagallo la propaganda di chi guida il carrozzone...
L'Italia come il Ciad, ma per favore...
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 22/03/2022 ore 23:19:15
Probabilmente la tua UE è diversa da quella in cui abito e lavoro io. Nella mia non esistono dogane quando esporto in Germania, Francia, Spagna, mentre guarda caso ci sono per le esportazioni in Svizzera, Stati Uniti ed Inghilterra, e sono una gran rottura, sia per i costi che per la perdita di tempo. Nella UE in cui io vivo abito e lavoro c’è una direttiva da rispettare per la sicurezza dei macchinari che produco, mentre in Svizzera, Stati Uniti ed Inghilterra ci sono leggi specifiche che aumentano i costi e fanno perdere un sacco di tempo nella ricerca di componenti certificati secondo la normativa locale. Nella UE in cui abito vivo e lavoro si paga in Euro, sia che la macchina che esporto sia per la Germania, la Francia, la Spagna, l’Olanda o il Belgio, mentre in Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti il prezzo dipende dal cambio e a volte ci perdi e a volte ci guadagni senza neanche sapere bene il perché.
Ah, hai già provato ad entrare in Svizzera in auto? È diverso dall’entrare in Francia o in Austria in auto.
Devo continuare?
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 00:57:17
???
Cosa non ti è chiaro di "Il mercato unico da 450 milioni di abitanti in Europa ESISTE GIA'" o "Puoi comprare indifferentemente da Thomann come dal negozietto sotto casa"?

Che poi tu veda solo i lati positivi di questa situazione (per cui bastava la CEE) e non quelli negativi, con il trasferimento del potere effettivo dagli stati nazionali a centri sovranazionali privi di accountability politica e in mano agli interessi delle classi dirigenti dei paesi forti, che ti devo dire, buon per te, evidentemente la cosa non ti tocca. A me invece il continuo arretramento dei diritti del lavoro e dello stato sociale costruito nel secondo dopoguerra, in nome dell'ideologia neoliberista imposta con il "Ce lo chiede l'Europa!" pesa parecchio. Ed eravamo la quarta o quinta economia del mondo, prima, altro che il Ciad di cui ciancia qualche anima semplice. Da quando ci siamo infilati nella gabbia di Maastricht abbiamo smesso di crescere, ci siamo privati della leva del cambio, la disoccupazione è esplosa, costringiamo all'espatrio i giovani più qualificati, ... devo continuare anche io?
Però, che bello, se vado in Francia non faccio la fila alla dogana e non devo perdere tempo a cambiare gli spicci, so' progressi, mica no...
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 23/03/2022 ore 09:01:42
Guarda, io esporto macchinari industriali in tutto il mondo, lavorare con i paesi UE non è come lavorare con i paesi non - UE. Non si tratta di cambiare gli spicci al confine con la Francia ma di avere un mercato molto grande, usare la stessa moneta ed avere una base di partenza identica con la concorrenza, senza essere svantaggiati da fattori politici o monetari.
Certo che la UE in cui vivo non è un posto ideale, io però la vedo molto diversa da te: per mia esperienza diretta, le direttive UE sono ancora interpretate di Stato in Stato, e creano un caos assoluto di cui non sono per nulla contento. Per dire, mandare un montatore in Francia o in Germania richiede una mole di lavoro completamente diversa (ma anche per un francese andare in Germania o in Italia), perché ogni Stato membro ha interpretato diversamente una legge europea. Io continuo a sperare in un governo unico e centralizzato in Europa, che ponga fine ai pasticci locali (fatti in Francia come in Germania o in Spagna, siamo tutti messi nella stessa situazione) con leggi chiare. Sicuramente sarà necessario avere una struttura locale come le regioni, ma la sovrastruttura statale dovrebbe essere sostituita. Solo così, con uno Stato europeo forte e ben definito, che accetti le differenze linguistiche e culturali (come la Svizzera), che permetta anche la localizzazione di alcune norme (come la Svizzera) ma con un ruolo centrale ben definito (ehm... come la Svizzera) può sopravvivere bene alle pressioni internazionali delle economie più forti. Se continuiamo a stare ognuno per suo conto ma al tempo stesso ci diciamo europei solo per quello che ci fa comodo continueremo a pagare le situazioni attuali, in cui ad esempio Germania ed Italia sono meno forti nei confronti della Russia e quindi porre sanzioni più forti è difficile.
Minare alla rottura dei legami (di per sé deboli) della UE fa il gioco delle economie più forti (CIna, USA) o delle potenze militari più minacciose (Russia, Cina) che possono così fare i loro comodi con stati ricchi ma incapaci di opporsi.
E' (anche) così che si è dissolto l'impero romano (o l'URSS): certo, c'erano anche altre concause, ma soprattutto il governo centrale era troppo distante e sempre meno presente. Quello che è successo dopo non è stato proprio una passeggiata di salute, mentre per gli USA continua ad essere una carta vincente.
Poi senti, parliamo di chitarre che è meglio.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 16:17:17
Il mercato unico, ripeto, c'era già da decenni, e funzionava. L'accelerazione 'unionista' post Maastricht e la moneta unica, invece, che avrebbero dovuto difenderci e rafforzarci nel nuovo mondo globalizzato, alla prima prova seria (la crisi finanziaria del 2007-2008) hanno mostrato tutti i loro limiti e difetti costitutivi, amplificando, anziché diminuirle, le divergenze fra le diverse economie e facendo della UE (e dell'Eurozona in particolare) il fanalino di coda dei paesi industrializzati in termini di crescita del reddito. E facendo uscire allo scoperto, per sovrappiù, un razzismo intraeuropeo che c'era sempre stato, ma non era mai stato enunciato prima con tanta sfrontatezza (i PIGS, le "cicale" del Sud contro i "frugali" del Nord, ecc.), alla faccia del 'destino comune'!
E questi sono fatti, acclarati e documentabili, non si tratta della 'mia' UE che è diversa dalla 'tua'.
La tua azienda riesce a cavarsela nonostante il vincolo di una moneta comune sopravvalutata per la nostra economia, che ti 'rivaluta' automaticamente il listino prezzi? Ottimo, complimenti, è l'ennesima prova che non siamo bravi solo a vendere magliette, come sostiene da qualche parte MTB70.
Nella mia esperienza lavorativa, però, sono anni che il mio stipendio viene decurtato dai 'contratti di solidarietà', eufemismo ipocrita per mascherare la realtà di una competizione economica basata quasi solo sulla svalutazione del fattore lavoro. E mi posso pure considerare fortunato che la mia azienda ancora regge e non mi manda a casa (cosa che, con le nuove normative 'UE inspired', tipo il Jobs Act, è diventato sempre più facile).
Tu parli di modello svizzero, ma la UE è tutt'altra cosa, completamente, altro che 'accettazione delle differenze' e 'localizzazione di alcune norme'! Valgono solo i rapporti di forza tra le élite dei paesi dominanti, con le istituzioni comuni che servono solo a fare da cinghia di trasmissione di decisioni prese in altri luoghi. Abbiamo l'unico Parlamento al mondo che non dispone del potere legislativo, ma si può? A me più che la Svizzera sembra il Cile anni '70... (senza i militari, per il momento, ma vedo che siamo già pronti a mettere su un bell''esercito europeo', che chissà a chi risponderà, mah...).
Stiamo da parti opposte della barricata, è evidente (e legittimo), ma almeno non facciamo finta che i problemi (e grossi!) non ci siano, sennò sì che la vedo brutta.
Comunque hai ragione, parliamo di chitarre che è meglio: almeno sull'accoppiata mogano/P90 dovremmo andare d'accordo,spero! ;-)
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 23/03/2022 ore 17:58:46
Mogano/P90 tutta la vita, con un manico però satinato perché verniciato lucido mi si appiccica la mano e già suono da pippa, se mi devo ancora ingarbugliare per la mano che rimane incollata faccio proprio una pessima figura!
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 22:40:09
Ah, a chi lo dici! ;-)
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 09:34:20
Sarà mica un progresso la svalutazione competitiva, eh?
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 09:46:20
Vallo a dire ai tedeschi, che da anni approfittano del vantaggio di avere un euro debole invece che un marco forte per espandere 'ad libitum' le loro esportazioni, causando guerre commerciali (con gli USA, non con la Cina o la Russia) di cui anche noi paghiamo le conseguenze.
La Germania è stata inserita tra i paesi "manipolatori di valuta" sia da Obama che da Trump, eh, tanto per dire...
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 10:00:4
Mi sembrano due situazioni molto diverse. La' hanno fatto anche riforme significative e hanno posizioni di leadership in settori importanti nel futuro, da noi la si e' sempre vista come una scorciatoia di piccolo cabotaggio da attivare alla bisogna per tenere in vita settori poco efficienti e strutturalmente deboli (perche' se pensi di competere sul prezzo in segmenti a basso tasso di tecnologia alla fine i paesi emergenti ti mettono nell'angolo).
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 10:38:
Ti concedo solo che la Germania è un paese meglio organizzato e strutturato di noi, con una classe politica che ha ben chiari quali interessi perseguire e come farlo, sfruttando alla meglio il suo peso economico e politico in campo internazionale, dall'allargamento a Est della UE funzionale alle sue industrie all'uso spregiudicato dell'euro per spingere le sue esportazioni.
Peccato che gli interessi tedeschi spesso non coincidano con quelli italiani (siamo competitor industriali, c'è poco da fare) e che, in QUESTA UE, con QUESTE istituzioni e QUESTE regole di bilancio, noi abbiamo sostanzialmente le mani legate. Il nostro problema più grande è l'aver accettato queste regole, e trovo allucinante che non se ne possa nemmeno discutere, dandole come 'naturali' e 'irreversibili'.
I tedeschi hanno fatto le riforme del lavoro per primi (bravi!), sforando i parametri di bilancio per finanziarle (bravi?), poi hanno impedito agli altri di farle imponendo vincoli di bilancio più restrittivi a livello europeo (bravissimi, non c'è che dire...).
E tralascio le banche (in gran parte sottratte alla vigilanza BCE) o la politica energetica (carbone a tutto spiano fino a ieri) o le malpractices industriali (il caso del diesel VW) che già stiamo abbastanza OT...
Ah, giusto per concludere, quando c'era lo SME (il 'papà' dell'euro) noi (svalutatori brutti, sporchi e cattivi) abbiamo dovuto riallineare il nostro cambio due (2) volte, loro sei (6) (al rialzo, ovviamente). Adesso, con l'euro, hanno trovato il modo di non doverlo più fare. Ma non eravamo noi che avevamo la brutta tendenza di voler far fessi gli altri?
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 11:28:41
Aspetta, non vorrei che stessi passando tu a fare il moralizzatore;-)

Non ho mica detto che loro (o chiunque altro) siano perfetti. Come dici tu, siamo alleati ma competitor - succede con mille costellazioni diverse all'interno della EU. Siamo competitor degli spagnoli e dei greci per il turismo (poi la citta' piu' visitata e' Parigi, ma vabbe'), dei tedeschi a livello industriale, della Francia a livello enogastronomico, etc. L'Unione e' un guazzabuglio di interessi e obiettivi, certo.
Ma sono molte di piu' le cose che ci uniscono, per fortuna. Abbina l'Italia con uno qualsiasi dei grandi Paesi a livello mondiale: senti maggiore affinita' con l'Europa o con la Cina, la Russia, l'India o anche gli USA? Ogni tanto va anche fatto un piccolo sforzo per ricordarci la storia e la cultura comuni, anziche' solo le divisioni su questo o quell'aspetto di politica economica.
E poi: 27 nani non sarebbero uno scenario migliore, soprattutto considerando che non siamo i piu' forti del gruppo e che anche il gruppo dei 27 non e' il gruppo piu' forte a livello globale.

Possono esserci altre regole? Certo, ma richiedono il sostegno dei piu' forti - siamo noi? Evidentemente no. Tutto qui.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 12:50:20
*** Aspetta, non vorrei che stessi passando tu a fare il moralizzatore;-) ***
Che me fai fa', te possino.. ;-)
No, era solo per dire che se non cominciamo a 'volerci bene da soli', smettendo di autoflagellarci e di vedere solo i pregi degli altri e non i loro difetti, non riusciremo mai ad affrontare seriamente i nostri problemi, mentre gli altri continueranno ad approfittarne.
L'Unione e' un guazzabuglio di interessi e obiettivi? Certo, per questo era meglio la vecchia CEE, dove le economie erano interconnesse, ma la sovranità politica restava in capo ai singoli stati e non a un'istituzione superiore e 'neutra' (come no...), senza, appunto, poter poi cambiare le regole se chi ci guadagna non è d'accordo.
L'Europa è diventata grande grazie alle sue diversità. Negarle imponendo istituzioni che altrove funzionano solo perché c'è un'omogeneità culturale MOLTO più marcata (gli USA) non mi sembra la soluzione migliore, e non fa che accrescere il razzismo intraeuropeo, come vediamo di continuo.
Non mi sembra il modo migliore per generare coesione e farsi largo nel mondo, sbaglierò...
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 13:04:19
Io critico l’Italia principalmente con gli italiani perché riconosco certi problemi e vorrei tanto che li risolvessimo, ma questo non significa non vedere quelli degli altri. Solo che dilungarmi sui difetti degli altri è Schadenfreude, preferisco guardare in casa mia per migliorare. Poi gli altri penseranno ai loro, di problemi.
Comunque finché c’era la CEE, tutti a lamentarsi che non si riusciva a fare niente, che tutto era paralizzato perché l’unanimita’ richiesta per i voti era paralizzante, adesso almeno possiamo agire - ed agiamo, perché il quantitative easing nella CEE non ci sarebbe stato, ne’ ci sarebbero state iniziative comuni pur imperfette ma comunque importanti come quelle durante la pandemia o adesso con la guerra in Europa. Sta a noi cittadini europei darci degli obiettivi, ma non è che sia impossibile solo perché parliamo lingue diverse.
Poi sicuramente gioca nella mia visione il fatto di essere cresciuto ed aver sempre frequentato ambienti internazionali, per cui mi sento in parte italiano ed in parte europeo, però credo che la strada sia quella giusta, pur con tutti i problemi.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 14:28:3
Schadenfreude = godere delle disgrazie altrui.
Ma potremo mai farcela se ci 'alleiamo' con chi ha addirittura un vocabolo specifico per indicare una cosa del genere??? ;-D
Scherzo, ma mica tanto...

La CEE funzionava bene sul piano economico, per alcuni anche troppo, visto per esempio il successo italiano. Da qui le lamentele per 'coordinare' meglio le politiche economiche, meglio ancora con una moneta unica, che avrebbe impedito la volatilità dei cambi e costretto sulla difensiva i sindacati.
Il QE è servito per tenere in piedi l'euro, senza euro non ce ne sarebbe stato bisogno, va da sè. O meglio, le politiche monetarie sarebbero state decise a livello nazionale, come fanno da sempre americani, inglesi e giapponesi. Le cui banche centrali, tra l'altro, agiscono non solo per tenere bassa l'inflazione, ma anche per sostenere l'occupazione, cosa che la BCE, per statuto, non ha il compito di fare: ulteriore prova che il sistema UE è costruito intorno agli interessi del capitale, non del lavoro. Cosa che a te magari sta bene, a me no.
Su pandemia e guerra ne abbiamo viste e ne vediamo di tutti i colori, direi, ma non voglio aprire altri 'fronti'.
E la strada verso un mega-stato europeo, governato di fatto da una piccola élite cosmopolita, mi sembra più un incubo che una soluzione, mi spiace.
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 16:59:01
La vediamo in modo decisamente diverso, ma mi pare che sia stata comunque una discussione interessante, spero anche per te.
Mi rendo anche conto che siamo enormemente off-topic ma vabbè, succede. Dai, torniamo alle chitarre!
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 17:21:46
D'accordo: Gibson o Fender? Analogico o digitale? ;-)
Contraccambio l'interesse, alla prossima!
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 09:26:36
Non è che esistano modelli di integrazione dove chi si fa notare per l’anemia della propria economia, il controllo di larghe parti della stessa da parte della criminalità, un basso tasso di innovazione, alta evasione fiscale unita a livelli significativi di tassazione per chi invece deve pagare, estrema burocratizzazione, e scarso livello di istruzione, diventi il leader del blocco.
Siamo (in larga parte per demeriti nostri) un mercato grande ma arretrato rispetto ai principali partner europei, e il ruolo-guida va a quelli che sanno fare da decenni meglio di noi. Piaccia o no, e grazie al cielo siamo parte di questa Unione, perché senza sarebbe ancora peggio.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 10:15:32
E vabbè, continuiamo con l'autodenigrazione e l'autorazzismo, che andiamo lontani...
Questo 'schifo' di paese, con tutti i difetti che elenchi (che in parte ci sono, per carità, ma che vengono sottolineati ed esaltati ad arte da chi ha interesse a tenerci sotto schiaffo) è riuscito a emergere in pochi anni dalle distruzioni causate da un conflitto mondiale disastroso, portandosi ai vertici delle classifiche economiche internazionali, anche davanti ad alcuni vincitori di quel conflitto. E non è che mafie, tasse, evasione fiscale e burocrazia non ci fossero, anzi.
Che è successo, poi? Ci siamo rincretiniti improvvisamente, guarda caso nello stesso periodo in cui aderivamo al trattato di Maastricht ed entravamo nell'euro? Fai un po' tu, ma il moralismo, specie se applicato all'economia e all'analisi politica, non è che aiuti molto.
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 10:32:30
Ti faccio due domande: credi che i temi che ho sollevato non esistano? E se esistono, sono un problema per l’Italia che dovremmo sforzarci di correggere, o dovremmo far finta di niente, o magari offenderci se qualcuno li solleva?
Non è affatto moralismo, ne’ credo che in Italia sia tutto da buttare.
Però i nostri guai ci sono, li vedono tutti e sono una zavorra enorme. Non è che con un po’ di orgoglio si cancellino. E se non superiamo quei problemi (che, ripeto, nulla hanno a che fare con la morale in questo caso, ma semplicemente con i calcoli che qualunque imprenditore fa e con le decisioni che ciascun politico deve prendere) la nostra situazione non cambierà.
Semplicemente, più ci integriamo in Europa e più queste cose diventano evidenti agli occhi di tutti gli osservatori.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 11:22:30
Che i problemi che sollevi esistano l'ho già riconosciuto, ma che vengano usati anche per darci addosso a me pare evidente, mentre da noi non si parla mai di quelli altrui (l'evasione/elusione fiscale delle aziende tedesche, per esempio, ha valori comparabili ai nostri).
Qui non si tratta di offendersi, ma di riconoscere quanto c'è di strumentale in certa narrativa anti-italiana.
Poi i problemi vanno affrontati e risolti, certo, ma dubito che riusciremo a farlo rimanendo in un sistema istituzionale europeo come l'attuale, dove le regole si applicano inflessibilmente ai PIGS (e mia moglie è pure greca...) e si interpretano o si sospendono proprio quando i problemi ce li hanno i 'big'.
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 11:34:20
Ognuno persegue i propri interessi. Se vede che hai un difetto, e puo' guadagnarci dal farlo notare, lo fara'. Perlomeno tra noi europei non ci minacciamo a vicenda di tirarci cannonate, come peraltro succedeva fino a 80 anni fa a scadenze regolari e il progresso mi sembra lodevole.
Le regole servono a limitare le rendite di posizione, ma certo non possono cancellarle del tutto, per questo sarebbe meglio che noi facessimo la nostra parte per migliorare e poi, da posizione migliore e meno ignorabile, chiedere le modifiche che riterremo opportune. Se fai sempre casino in classe, quando poi chiedi agli altri di stare zitti per ascoltare meglio al massimo ti becchi una pernacchia.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 12:57:06
*** Ognuno persegue i propri interessi *** Appunto, meglio non vincolarsi troppo strettamente al tuo avversario naturale, specie se è più grosso di te. Anche il pugilato è una competizione con delle regole, ma la prima, fondamentale, è che pugili di diverse categorie non combattono fra di loro.
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 10:53:35
Aggiungo una cosa, a proposito del "cosa e' successo poi?" che giustamente sollevi: attenzione a non considerarci troppo l'ombelico del mondo, nel senso che negli ultimi trent'anni l'adesione all'Euro non e' detto che abbia avuto un impatto superiore, per l'economia italiana, ad una serie di altri sviluppi:

- quando ero bambino, il Giappone era famoso per copiare tecnologia. Adesso sono considerati di altissima qualita', altri hanno preso quel ruolo e tantissimi paesi emergenti hanno cominciato a farci le scarpe in settori come ad esempio il tessile, facilmente attaccabili. Una maglietta di cotone la fai facilmente, e se pensi che il disegnino sopra ti garantisca la leadership eterna ti sbagli. Noi siamo rimasti troppo legati a settori dove ci sono minori entry barrier e dove e' possibile contraffare (penso al lusso, che e' ampiamente disponibile nelle bancarelle in versione tarocca).

- e' finita la rendita di posizione politica per la fine della guerra fredda, quando la forza dei movimenti/partiti comunisti ci regalava un occhio di riguardo per evitare problemi piu' gravi. La fine del confronto ci ha marginalizzati

- il mondo si e' messo a correre con l'introduzione combinata delle supply chain globali, della tecnologia in senso ampio e delle telecomunicazioni

L'Euro alla fin fine e' una risposta difensiva a tutti questi cambiamenti che spostavano il baricentro dal centro dell'Europa altrove. Ma molti dei nostri guai dipendono da loro, e non dall'Euro. Se fino a trent'anni fa competevamo con 40 paesi nel mondo, ora competiamo con cento.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 12:13:21
Sì, certo, è finita la guerra fredda, è partita la globalizzazione, è "finita la storia" (diceva qualche buontempone) e abbiamo perso delle rendite di posizione. Giusto.
Ma in quel sistema ce la cavavamo alla grande, e non solo vendendo magliette, siamo seri.
Avevamo costruito un sistema industriale di tutto rispetto, che ancora resiste, anche se ridotto e privato di molti pezzi pregiati, 'emigrati' all'estero o acquisiti a buon prezzo da chi ha saputo sfruttare a dovere i 'vantaggi' della moneta unica.
Crollato quel sistema, siamo stati sopraffatti dagli imperialismi economici dei nostri 'amici', che ci hanno fatto pagare a caro prezzo l'adesione al nuovo club 'difensivo' europeo (privatizzazioni selvagge, ostacoli alle acquisizioni italiane all'estero, una moneta sopravvalutata rispetto al valore della nostra economia, vincoli di bilancio e conseguente riduzione del welfare), senza parlare degli avventurismi militari in Libia, che ci hanno privato di un approvvigionamento energetico sicuro, sempre a vantaggio dei soliti 'amici' che, poi, ci hanno lasciato da soli in prima linea a gestire le conseguenze del caos generato.
Potevamo farci poco, forse, e certamente scontiamo alcune debolezze e problemi decennali, ma 'ringraziare' l'Europa per averci 'salvato', magari anche no, grazie.
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 12:45:05
Mah, trovo che le privatizzazioni andassero fatte, perché la gestione pubblica era stata in molti casi pessima…solo che non è che avessimo in casa dei gran capitalisti. Te ne potrei raccontare, di perle…lasciamo stare, diciamo che eravamo impreparati perché sono cambiate anche le regole del gioco: innovazione tecnologica e scala non sono il forte dei nostri capitani d’impresa.
Io resto convinto che ci abbia salvato far parte dell’Europa, se non proprio l’Europa in se stessa.
Una volta deciso di farla (ed era un passaggio obbligato nel contesto della riunificazione tedesca e dello scioglimento del patto di Varsavia), noi avevamo due scelte: stare dentro o stare fuori. Ecco, secondo me a stare fuori avremmo fatto una brutta fine. Tu parli della concorrenza industriale con la Germania - immaginati loro dentro a quel blocco che competono senza vincoli con noi da soli. Spettacolo splatter.
Sulla Libia concordo ma è andata così.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 23/03/2022 ore 13:32:
*** non è che avessimo in casa dei gran capitalisti *** Concordo. Ottimo motivo per NON farle, almeno non così. E pensare che chi le ha fatte ancora va in giro a pontificare: no comment...

*** la gestione pubblica era stata in molti casi pessima *** Mah, col senno del poi tanta 'mala gestione' di allora impallidisce rispetto a quello che è successo dopo (Telecom, Autostrade, MPS).

*** secondo me a stare fuori avremmo fatto una brutta fine *** L'errore fondamentale è stato voler entrare nell'euro subito, e solo per non essere da meno della Spagna, sai che figura sennò! Questo era il livello dei nostri leader politici di allora: altro 'no comment'...

*** Tu parli della concorrenza industriale con la Germania - immaginati loro dentro a quel blocco che competono senza vincoli con noi da soli. Spettacolo splatter. *** Qui dissento totalmente: è storia acclarata, ormai, che Kohl in persona fece fortissime pressioni per averci dentro da subito, scontrandosi pure duramente con la Bundesbank. Da gran politico quale era aveva capito benissimo che un'Italia fuori dall'euro, senza vincoli di cambio, sarebbe stata un pericolo enorme per l'industria tedesca. Non gli ci volle molto a convincere la nostra classe dirigente dei vantaggi che avrebbe avuto, con l'euro, a tenere a bada le rivendicazioni salariali dei lavoratori (se non puoi svalutare la moneta, devi svalutare il costo del lavoro per restare competitivo: è tutto qui il trucco dell'euro, si sa). I nostri 'gran capitalisti' (come sottolinei giustamente tu) accettarono di buon grado un sistema che gli permetteva di tenere a bada i sindacati, la loro vera 'ossessione', e il resto è storia. E di come sia finita male questa storia stiamo, appunto, discutendo...

*** Sulla Libia concordo ma è andata così. *** A proposito dell'Europa che ci avrebbe garantito anni di pace e di benessere comune... ;-)
Rispondi
di spillo91 [user #17528]
commento del 24/03/2022 ore 08:31:21
Guarda, la questione della 'fine della storia' non è esattamente una sciocchezza pronunciata da qualche buontempone. Ti consiglio di approfondire l'argomento e vedrai che scoprirai la tragica realtà di quel concetto. Ma non c'entra con l'argomento in questione, quindi passo e chiudo.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 24/03/2022 ore 12:50:33
Ero ironico, ovviamente, mi riferivo all'uso ideologico e propagandistico del libro di Fukuyama, usato all'epoca per 'certificare' la vittoria definitiva e ineluttabile del modello democratico-liberale anglosassone, 'fine ultimo dell'evoluzione umana'.
La storia immediatamente successiva mi pare che non abbia proprio confermato quella tesi, così come era successo, dall'altra parte, all''ineluttabilità' della transizione dal capitalismo alla dittatura del proletariato.
Poi se ne può parlare, ma, convengo, non qui.
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 09:13:21
Esatto - e anche se fossimo un mercato unico, nella maggior parte dei casi questo significherebbe maggiore produzione in Germania/Francia, oppure in Polonia. Sinceramente non credo che l’Italia giocherebbe chissà che ruolo.
Rispondi
di gipson [user #32466]
commento del 22/03/2022 ore 13:16:3
Io penso che noi “chitarristi”, potremmo iniziare ad acquistare meno così sia produttori che venditori sarebbero più inclini ad attrarre la clientela. Invece siamo famelici e pieni di strumenti che non escono mai di casa e che magari poi rivendiamo “per sfoltimento” al fine di acquistare un altro strumento; follia. Parlo anche per me, sempre affetto da gas.
Rispondi
di Ghesboro [user #47283]
commento del 22/03/2022 ore 18:59:23
Giusto. Soluzione: comprae usato. Del resto i prezzi si alzano ma il potere d'acquisto del potenziale cliente medio non è che sia decuplicato negli ultimi mesi eh
Rispondi
di BlackCat [user #59512]
commento del 23/03/2022 ore 00:34:04
Wow! Un anno fa tutti virologi, ieri strateghi militari, oggi broker ed esperti di import-export :-)
Se nell'articolo si dice che il trasporto di un articolo può toccare il 30-40% del suo valore, vorrà dire che il distributore compra all'ingrosso a un costo industriale molto basso. Poi ci aggiungi trasporto, dogana, iva, assicurazioni, marketing, endorser, etc etc... ed ecco fatto il prezzo finale.
Su quanto ci conviene il libero mercato europeo meglio lasciare perdere. Per mamma EU siamo tutti figli, ma è evidente che ci sono figli e figliastri. Basti solo riflettere sul fatto che, come sempre riportato nell'articolo, paghiamo un'aliquota IVA più alta di tutti. Non a caso qualcuno ha citato Harley Benton come unico caso d'eccellenza in Europa; aggiungerei che non a caso questo è un brand tedesco di articoli prodotti in Cina. Vogliamo parlare dell'iva in Germania e degli accordi di importazione che hanno (o almeno avevano, fino a ieri) coi cinesi?
Personalmente, mi ritengo fortunato perché tutte le ultime disgrazie cadute a pioggia non hanno ancora intaccato il mio tenore di vita. Ma l'attuale situazione ha risvegliato la mia parte "rigattiere" e quindi ho risolto così: COMPRO USATO! Aiuto il pianeta e il vecchio proprietario, in barba a chi pci governa e pensa di mandare avanti una nazione caricandola di tasse. E lo dico col cuore in mano, pensando a quanto sia dura in questo momento per distributori e negozianti.
Rispondi
di MTB70 [user #26791]
commento del 23/03/2022 ore 09:33:00
L’IVA non la mette l’Europa, la mette l’Italia.
La mette perché troppi evadono le tasse e non ci sono i soldi per pagare i servizi essenziali (ci sono studi che dimostrano che in Italia meno del 20% della popolazione paga abbastanza tasse per pagare la propria quota della sanità, il restante 80% è sovvenzionato da quel venti - e non è nemmeno il 20% dei più ricchi, è quel segmento che guadagna abbastanza bene e non riesce ad evadere che paga per tutto e tutti), e l’IVA è più facile da controllare e far rispettare. L’Europa ci consiglia di abbassarla come fanno in altri Paesi con vantaggi per l’economia, ma finché non saranno passati a miglior vita un buon numero di furbetti noi sempre lì saremo.
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di Ampless utente non più registrato
commento del 24/03/2022 ore 10:58:13
A me piacerebbe senza polemica, fare un sondaggio qui sopra, visto che si parla spesso di made in Italy, e vedere quante persone che vanno quotidianamente all’ipeermercato a fare la spesa, quanti guardano la provenienza dei prodotti tipo, frutta, verdura, olio, carne, latte uova e altri prodotti gastronomici, visto che spesso, per favorire il made in Italy o chilometro 0, significa avere il totale più alto sullo scontrino.
Senza fare il moralizzatore a tutti i costi, ognuno pensa con la propria testa e paga con il suo portafogli, ci mancherebbe, ma credo che acquistare con consapevolezza aiuti l’economia del nostro paese, e quando è possibile, credoc che bisognerebbe fare il possibile per fare questo tipo di scelte, come quando si va dal dentista che ti chiede vuoi fattura o no per una pulizia dei denti, e risparmiare quei 15 o 20 € per fare evadere un professionista e non richiedere la fatturazione della prestazione sia sbagliato, ho detto dentista, ma potrei dire anche quando chiamiamo il tecnico della lavatrice, o l’idraulico o l’elettricista, magari uno dice, ma cosa vuoi mai sono solo poche decine di €, ma se le moltiplicassimo per quanti milioni di persone fanno queste scelte sbagliate, vedremo che le cifre totali di evasioni sono alte.
Io e compagna, quando andiamo a far spesa, non mettiamo mai nel carrello agrumi o fragole della Spagna, o i fagiolini dell’Egitto, o i pomodori del Belgio, anche perché costeranno anche meno, ma a mio avviso sono anche di qualità inferiore, idem per l’olio e carne, purtroppo sugli strumenti musicali non posso fare lo stesso paragone, mi pare ovvio, favorire il made in Italy ove è possibile lo faccio molto volentieri, come per viaggiare, adoro l’Italia come paesaggi, come cibo, come storia, come architettura, e anche se spesso costa di più una vacanza made in Italy, sono contento di dare i miei soldi ad albergatori e ristoratori italiani.
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di TB [user #1658]
commento del 24/03/2022 ore 12:08:08
*** quanti guardano la provenienza dei prodotti tipo ***
Io di solito lo faccio, soprattutto da quando vedo cose tipo la mozzarella "Valli della Baviera" :-o
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di Ampless utente non più registrato
commento del 24/03/2022 ore 14:23:57
Grande Guido, ti stimo:)
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di TB [user #1658]
commento del 24/03/2022 ore 14:40:0
Grazie Stefano, la tua stima mi fa moltissimo piacere!
Un abbraccio :-)
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di DiPaolo [user #48659]
commento del 26/03/2022 ore 14:56:
Ciao Ampless, incidentalmente alla Coop compro quasi tutto italiano, però dedico la mia attenzione ai componenti di ciò che acquisto. Per esempio farina e suoi derivati (pane, pasta, biscotti cracker ecc.), solo con cereali prodotti in Italia, dove il glifosato è praticamente vietato, in EU è ammesso in piccole dosi (troppe), in USA, CANADA e RUSSIA a balus, quindi NIET. Olio EVO d'oliva solo prodotto in Italia, dagli altri paesi non sono nemmeno specificate le percentuali di oliva e degli altri olii. Verdura solo prodotta in Italia (anche in scatola) e mai dalle zone di Napoli e Parma dove ci sono i due fiumi più inquinati d'Italia (con quale acqua credete che irrighino le coltivazioni?). Dentifrici, detergenti corpo e capelli che non contengano sostanze nocive, l'elenco delle quali è lungo e va ricercato accuratamente. Detersivo per lavastoviglie che non contenga brillantante (avete presente quelle pastiglie a 4/5 colori omnicomprensive? sfido chiunque a dire cosa rappresentino (le stoviglie escono lucidissime ... come le nostre budella), ciò che esula dal detersivo glielo metto io nel suo contenitori e decido io il dosaggio. Insomma, quando esco di casa per andare a fare la spesa ... elmetto giberne e moschetto per difendermi da tutti i produttori di M...a. Ma si può nel 2022? E l'Europa voleva mettere l'etichetta di cancerogeno sul vino? Ecco, è a fronte di questi fatti che io m'inc...o con il SISTEMA EUROPA. Ciao, Paul.
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 24/03/2022 ore 13:55:53
*** La mette perché troppi evadono le tasse e non ci sono i soldi per pagare i servizi essenziali ***
Lo so, dovevamo tornare a parlare solo di chitarre, ma questa non te la posso passare così liscia... ;-)
In Italia c'è molta evasione, si sa, ed è un fenomeno esecrabile, assolutamente. Io, poi, da lavoratore dipendente, non potrei evadere neanche volendo, quindi figurati se non mi rode sapere che altri possono 'decidere' se pagare o meno quanto dovrebbero. Però...
Però non la raccontate giusta tu e tutti gli altri che ripetete sempre questo discorso, perchè non la raccontate tutta: vi 'scordate' SEMPRE di dire che, nonostante tutta questa evasione, l'Italia è da anni ai primissimi posti fra i paesi industrializzati per livello di pressione fiscale (stima OCSE 2020: 42,9%, al quarto posto, dietro solo a Danimarca, Francia e Belgio) ( i dati sono qui vai al link ), ben davanti a paesi ‘frugali’ e moralisti (verso di noi) come Olanda, Austria, Finlandia e Germania.
Che vuol dire? Che le tasse, in generale, le paghiamo eccome, QUINDI i soldi per pagare i servizi essenziali ci sarebbero eccome!
Senza evasione pagheremmo tutti di meno, benissimo, ma, con quasi il 43% di PIL incamerato dallo Stato come tasse, dovremmo avere un welfare almeno al livello di quello svedese (42,6% di p.f.)
Se così non è lo dobbiamo al fatto che gran parte di quei soldi vanno a ripagare gli interessi sul debito pubblico, cresciuto a dismisura dopo lo sciagurato ‘divorzio’ fra Tesoro e Banca d’Italia del 1980, che ci costrinse a finanziarci sui mercati, a tassi ben più alti di quelli precedenti. Altro bel regalo dell’ideologia neoliberista.
Ma non voglio aprire un altro fronte polemico off-topic, mi fermo qui.
Rispondi
di XFiles utente non più registrato
commento del 29/03/2022 ore 00:49:01
80 post.. Jesu' Cristo,avevo giusto finito il libro della ninna, almeno ho qualcosa da leggere ancora, Big Boys, ma vi siete accorti che in questo megapost avete risolto i problemi dell'italia? o almeno ci sono tutte le soluzioni per farlo. Lo dicevo che suonare la chitarra 🎸prima o poi sarebbe servito a qualcosa 😉😜
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 29/03/2022 ore 11:55:35
E' che detesto cambiare le corde della chitarra, ma ogni tanto tocca farlo: mi dovrò pure sfogare in qualche modo! ;-)
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di XFiles utente non più registrato
commento del 29/03/2022 ore 23:48:22
A chi lo dici 😜 ho cambiato le corde a 5 chitarre in 2 giorni ho le dita rotte perche' mi sono bucato 3 volte, con quelle maledette mi sono fatto due balle enormi, e ora cammino come un Gaucho argentino.. per il resto nulla di che, pero' bello leggere i vostri interventi che tra l'altro non sono sbagliati anzi,..la mia era solo ironia, spero si sia capito , Un salutone Amigos 😜 vedi, non mentivo parlo anche argentino.. tutto perfetto,,😉👍✌😎
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