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Walrus Mako M1: come suona davvero?
Walrus Mako M1: come suona davvero?
di [user #116] - pubblicato il

È difficile racchiudere in un unico clip le molteplici facce di una modulazione versatile come il Walrus Mako M1. Passiamo allora in rassegna alcune delle interpretazioni più distintive sul web.
Novità per il 2022, il Mako M1 di Walrus Audio è una delle modulazioni più complete dell’ultimo periodo, con sei modalità d’uso tutte personalizzabili nel profondo e possibilità di memorizzare preset da richiamare in un istante. Quando lo abbiamo presentato in un articolo su Accordo, gli unici riferimenti sonori disponibili erano quelli diffusi dallo stesso produttore, filtrati dalla sensibilità di chi quel pedale l’ha progettato. È stato interessante notare come, nelle settimane seguenti, sfumature inaspettate del Mako M1 si sono fatte spazio per mano di artisti e youtuber dai background più disparati.



Il pedale è stato presentato al pubblico a gennaio e ha rapidamente catturato l’attenzione dei musicisti, vedendo nascere numerose dimostrazioni in giro per il web tutte capaci di tirare fuori un aspetto diverso da un singolo oggetto che ha rivelato una flessibilità anche maggiore di quella che si prospettava alla sua prima apparizione. Su queste ci soffermiamo in questo articolo.

Cos’è il Mako M1
La modulazione Walrus Audio fa parte della collezione Mako, pedali ad alta tecnologia di estrazione boutique tenuti a battesimo nel 2020 con il delay D1. L’M1 è indicato come un “High-Fidelity Modulation Machine” e intende racchiudere in un solo stompbox dal footprint contenuto un panorama sonoro impressionante.
Il cuore del pedale, basato su un processore Sharc, sta nel selettore rotativo posto al centro dello chassis per le funzioni Chorus, Phaser, Tremolo, Vibrato, Rotary Speaker e Filter.
Rate e Depth gestiscono la velocità degli oscillatori e la profondità dell’effetto. I potenziometri Tune e Tweak cambiano ruolo a seconda dell’algoritmo scelto e sono entrambi collegati a due switch a tre posizioni che ne espande sensibilmente gli orizzonti timbrici.
La manopola indicata con Lo-Fi è una chicca per gli sperimentatori che vogliono contare sull’affidabilità e l’espressività di un dispositivo assolutamente moderno, attingendo contemporaneamente alle timbriche colorate e caratteristiche di un circuito vintage o di una registrazione d’altri tempi. Ruotando il cursore, infatti, il suono si trasforma, si impronta sui medi perdendo - appunto - fedeltà sonora, e introduce via via dei disturbi simili al crepitio di un disco in vinile.

In basso, due footswitch si occupano del bypass, del tap tempo e di una serie di funzioni avanzate strettamente legate ai sei suoni inclusi e alla gestione degli stessi anche sul palco.

Walrus Mako M1: come suona davvero?

In un dispositivo di questo tipo, passare da un suono all’altro nel corso di un’esibizione può essere problematico, e capita talvolta che molte delle potenzialità di una modulazione particolarmente versatile finiscano per restare inespresse se non per qualche escursione nell’ambiente controllato dello studio di registrazione. Qui diventa cruciale la capacità dell’M1 di creare ben nove preset da richiamare direttamente dai footswitch. Grazie alla predisposizione per il MIDI, la macchina può generare fino a 128 patch, trasformandosi in una fabbrica di modulazioni di ogni genere e altamente caratterizzate, tutte alla portata di un pulsante.

I suoni puri e semplici
Tra le dimostrazioni più trasparenti disponibili online ci sono senza dubbio le panoramiche offerte dal distributore del marchio, Face.
Un clip di due minuti passa in rassegna i chorus presenti nell’M1, mostrando in maniera pratica, efficace e senza troppi giri di parole l’influenza dei controlli sul suono, le diverse forme d’onda e l’effetto del potenziometro Lo-Fi.



Un video a parte se l’è meritata la sezione dei phaser, per mostrare l’effetto delle più fasi sovrapposte (da 2 fino a 4, più una modalità Uni-Vibe), l’escursione timbrica capace di farne una macchina da funk quanto in grado di sfociare nella psichedelia pura quando si gioca con onde quadre e con la leggera saturazione della funzione Lo-Fi.



Consigliamo di tenere gli occhi puntati sul canale Face per i futuri sviluppi, perché ci sono ben quattro modalità ancora da affrontare.

Sound Design
Quando si parla di modulazioni, si è soliti tirare in ballo il concetto di “ambienti sonori”, suoni che evocano letteralmente dei panorami, luoghi lontani e suggestivi. Su questo si incentra il video prodotto da Living Room Gear Demos, in cui l’M1 diventa un potente strumento di sound design per chitarristi, musicisti in generale e per chiunque desideri aggiungere un tocco profondamente originale ai propri lavori audio-video.



Mano alle manopole
Più analitico è l’approccio del canale Guitar Bonedo, che piazza l’M1 su un tavolaccio, davanti la telecamera, e attraversa praticamente tutti i suoni offerti dal pedale mostrando l’influenza dei controlli sull’algoritmo di riferimento. Quantomeno, quelli che riescono a entrare in 18 minuti di solo suonato, senza basi, senza parole.



Lo-Fi dal futuro
L’M1 è una soluzione completa, autosufficiente per certi versi, un ecosistema dal quale tirare fuori timbriche stereofoniche particolarmente ampie e dettagliate. Sebbene tutte le modulazioni presenti nel pedale Walrus - e forse tutte le modulazioni che un chitarrista possa immaginare - si ispirino da vicino ai classici d’altri tempi, la sensibilità di un chitarrista maggiormente rivolto ai nuovi trend musicali può portare uno stompbox in una direzione del tutto inedita.
Nell'M1, Mark Johnston ci ha visto una tavolozza con cui muoversi nei territori ambient e indie più moderni, sognanti. Nel suo video a fare da padroni sono timbri clean che ammiccano agli anni ’80, ma con una pulizia sonora estremamente moderna e una profondità timbrica molto lontana dalle tipiche compressioni ottantiane.



La voce retrò dell’M1
Viceversa, l’interpretazione di Mike Hermans trova chiari riferimenti nei suoni più classici della modulazione chitarristica. Quella che, partendo dai Beatles, trasformava il timbro della chitarra strapazzando nastri, doppiando tracce e microfonando in modi mai sperimentati prima. È bello pensare che oggi bastino la rotazione di una manopola e lo scatto di uno switch per passare dai grossi e pesanti rotary speaker tanto cari ai suonatori d’organo elettrico fino alle oscillazioni finemente disegnate nei dischi psichedelici più rappresentativi di sempre, complesse da ricreare in studio e impossibili da replicare dal vivo, fino all’avvento delle moderne macchine programmabili.

effetti singoli per chitarra m1 walrus audio
Link utili
Walrus Audio Mako M1 presentato su Accordo
Mako M1 sul sito Walrus Audio
Sito del distributore Face
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