Premesso che la mia prima chitarra elettrica in assoluto fu la versione più tradizionale in legno laminato denominata "Supersonic", comperata usata nel 1967 da un amico di Bellavista-Portici, strumento quest'ultimo di cui ho una fotografia con un giovane Franco Cerri che l'imbraccia; invece la pagina del catalogo Meazzi 1961, relativa alla chitarra di cui all'oggetto, diceva:“Ovunque vi troviate, in montagna o al mare, lontani dalla civiltà, avrete con voi uno strumento che vale da solo un’orchestra”. Era un modello di chitarra in plastica con amplificatore e speaker ultrapiatto incorporati, la "Transonic" (più precisamente in quella pagina si spiegavano le caratteristiche molto innovative per quel periodo). Cassa armonica in materiale Lignoplast, dai colori vivissimi e inalterabili, insensibile ai cambiamenti di clima, agli urti e alle graffiature, non avrebbe mai conosciuto screpolature, punti opachi o altri simili difetti (così scrivevano anche nella succitata pagina), amplificata con un amplificatorino da 2 W, alimentato con due batterie piatte da 4,5 Vcc in serie e realizzato coi transistors al Germanio, dotata di speaker incorporato nella cassa, da 12,5 cm (o 5 pollici come preferite), sviluppatosi poi nel 1963 nel modello più tradizionale "Supersonic", cioè la mia, che aveva nell'immagine di presentazione e sponsor il nostro grande Franco Cerri, chitarrista jazz che ne imbracciava una (come ho già accennato sopra è stata anche la mia prima chitarra elettrica comperata usata ad inizio 1967 per lire 10mila ). Un modello di chitarra di forma più tradizionale, la Supersonic, ad una sola spalla mancante e stessa elettronica, ma che in più aveva due mascherine forate per l'altoparlante, una anteriore e l'altra posteriore, essendo la cassa in legno laminato. Poi nel 1964 Wandrè (al secolo Antonio Pioli) ne progettò una, questa volta in Davoli, con il blocco amplificatore- speaker asportabile alloggiato in un contenitore di forma ovale, aggiunto ed asportabile, e la chiamò "Bikini", anche se poi le batterie diventarono 4 per un totale di 18 Vcc per ottenere una potenza maggiore. Come vedete "nulla di nuovo sotto il sole" anche se ne è uscita recentemente una di concezione più moderna e professionale, la "ElectroPhonic Model One", dotata di un amplificatore da 8 watt integrato e 2 altoparlanti, uno più grosso nella parte bassa del body e uno più piccolo sulla spalla superiore. Begli anni quei lontani anni del BEAT, dove bastavano 12W per essere zittiti, come mi è capitato ad un ricevimento di matrimonio tenutosi in un locale sul Vesuvio, ma suonavo già il basso, un Hofner mod. 185 ed usavo un amplificatore Baby Bass Davoli, che aveva solo un push-pul di ECL86 in finale, quando un commensale anziano mi disse di abbassare il volume perchè il basso"Mo sent tale e quale int'o stommaco", boh!
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