Il libro . Un lavoro a tutto tondo tra storia, retroscena, curiosità e approfondimenti sulla chitarra elettrica più diffusa al mondo e, per certi versi, la più influente in assoluto.
È un’opera che intreccia le firme del collezionista ed esperto di vintage Francesco Balossino, del giornalista e fondatore di Accordo.it Alberto Biraghi, del giornalista, musicista e cuore pulsante della didattica di Accordo.it Gianni Rojatti e, per la prima volta su un volume cartaceo, anche la mia firma.
Scrivo di chitarre e dintorni ormai dal… cavolo, dal 2009! Negli ultimi 13 anni ho seguito le novità di mercato e le sue evoluzioni nel tempo, ogni volta innamorandomi dell’ennesima reissue, del modello inedito o della limited edition di turno. È una caratteristica rischiosa, come ogni malato di GAS sa bene, ma è tornata utile per fare ordine in quella turbolenta fase di storia in cui la Stratocaster è cresciuta a dismisura, diventando un riferimento universale e declinandosi in decine, centinaia di varianti sotto il solo tetto di Fender.
È di quel preciso capitolo che mi sono occupato nella stesura di questo libro: quella parentesi che, dalla nascita di Fender Musical Instruments a seguito del tramonto CBS, conduce il colosso alla sua sfavillante forma attuale.
Non è stato facile riassumere l’impressionante mole di materiale che la Stratocaster ha prodotto negli ultimi decenni all’interno delle pagine di un solo libro, e forse non sarebbe stato interessante farlo in modo diverso.
Per questo nel volume non troverete una noiosa sfilata di modelli con schede tecniche, ma un racconto di come la Stratocaster è cambiata, cresciuta fino ai giorni nostri, di come si sono succedute le fabbriche che ne hanno prodotte, dagli USA all’immancabile Messico, fino a toccare le sponde della Cina e del Brasile.
Basti pensare che nel 2004, per fare un esempio, compaiono la bellezza di 57 modelli di Stratocaster nel catalogo Fender, senza contare Squier e Custom Shop.
Il trend ci ha messo tempo a invertirsi, e solo nel 2019 il CEO Andy Mooney raccontava in un’intervista: ”una delle cose che ho imparato nel mio periodo alla Nike è che più grande è la fetta di mercato, maggiore è la necessità di creare una scelta più vasta di prodotti, così la gente può avere accesso al brand ma continuare a sentirsi differente. Lo sai, tutti vogliono essere uguali e tutti vogliono essere diversi”.
La logica del “less is more” impazzisce davanti a una dichiarazione del genere, ma i numeri, è innegabile, gli danno ragione. D’altra parte, Mooney non è nuovo a uscite di questo tipo, che possono suonare addirittura rudi alle orecchie di un italiano, ma nell’ottica di un imprenditore americano dimostrano una visione aziendale estremamente chiara.
Si pensi a quando - in piena crisi dei materiali a inizio 2022 - al solo scopo di tenere a bada le richieste, così alte da non riuscire a starci dietro. Una tassa sull’hype, insomma, perfettamente sensata per le leggi di mercato.
A ben vedere, però, una forte re-ingegnerizzazione il catalogo Fender l’ha vissuta. La scelta è ancora tanta, ma sparisce quel senso di confusione che investiva chiunque aprisse un listino negli anni 2000.
Più che allargato, il recente catalogo viene rinfrescato con frequenza e riceve alternative realmente diverse dai modelli precedenti. È un approccio differente, che accontenta un po’ tutti: il mercato da una parte non rischia mai di diventare stagnante, e dall’altra i musicisti sono costantemente stuzzicati da scelte originali, pur senza esserne sopraffatti.
Solo su questo tema ci sarebbe materiale a sufficienza per un libro intero, ma andiamo con ordine: , il primo volume edito da Accordo.it interamente dedicato alla Fender Stratocaster e agli artisti che l’hanno resa grande.
Buona lettura! |