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Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie
Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie
di [user #3] - pubblicato il

Da Robert Fripp a Stevie Ray Vaughan, da Nile Rodgers ad Adrian Belew: sono molte le chitarre che hanno affiancato il Duca Bianco, ognuna capace di aggiungere un tassello di originalità a una carriera impressionante.
La grandezza artistica di David Bowie si misura anche nella sua capacità di reinventarsi attraverso collaborazioni sempre nuove e stimolanti con musicisti che hanno contribuito a plasmare la sua musica attraverso gli anni.

Mick Ronson, leader degli Spiders From Mars, fu il primo e forse il più iconico chitarrista del Duca Bianco, catalizzatore della sua trasformazione da songwriter a rockstar elettrica. "Ronno", oltre a essere un musicista di straordinario talento (Randy Rhoads lo citava come sua principale influenza, per dire un nome a caso), era un abilissimo arrangiatore. Fu Ronson a dare a Bowie quella fiducia in se stesso - come autore e come performer - che lo accompagnò per tutta la sua carriera artistica. Il suono della Les Paul Custom di Mick Ronson è l'archetipo del glam rock di quegli anni. Ascoltare “Moonage Daydream” per credere.

Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie

Nel 1974 Bowie è già alla ricerca di nuovi suoni. Per sentirsi più libero si separa dagli Spiders From Mars e comincia a lavorare al nuovo album, DIAMOND DOGS. Pur chitarrista ritmico, decide di suonare quasi tutte le chitarre del disco. Ma in sala di registrazione compare un giovanissimo chitarrista presentato da un amico comune. Earl Slick ha 22 anni, non è un fan di Bowie, ma con la Gibson SG che usa all'epoca sa fare miracoli. Sarà lui il chitarrista di DAVID LIVE, primo album dal vivo di Bowie. Benché sia centrato su Diamond Dogs e Aladdin sane, il disco segna il passaggio dell'artista dal glam rock al plastic soul che porterà a YOUNG AMERICANS e a STATION TO STATION.

Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie

Circondato da manager spregiudicati, talmente fatto da non riuscire quasi a ricordare il proprio nome, Bowie scopre che Earl Slick è stato allontanato dalla band. Al suo posto arriva Carlos Alomar, un chitarrista portoricano le cui radici musicali affondano nel soul di James Brown. Alomar sarà il cardine del periodo più funky dell'artista, durante il quale la chitarra di Alomar dà forma alle sonorità di album del calibro di STATION TO STATION, LOW, HEROES e SCARY MONSTERS.

Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie

Bowie sta registrando HEROES a Berlino con Brian Eno, il quale chiama il suo amico Robert Fripp, chitarrista visionario già leader dei King Crimson, inattivo già da qualche anno. L'inserimento della Les Paul di Fripp amplificata da un Hiwatt è determinante e culmina con la title track, che assieme a “Life On Mars?” è considerata il capolavoro dell'artista. Il successo è tale che tre anni dopo Fripp parteciperà alla registrazione dei pezzi migliori di SCARY MONSTERS. Fripp è uno sperimentatore, usa il fuzz al massimo e gira per la sala di registrazione muovendo la chitarra per controllare il feedback e trasformarlo in armonia.

Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie

Nel 1978 Bowie decide di tornare in tour, gli serve un chitarrista in grado di riprodurre le chitarre visionarie di Robert Fripp. Nella band di Frank Zappa c'è un musicista che fa per lui. Adrian Belew ha 29 anni e non si fa pregare per salire a bordo. Le magnifiche chitarre di Belew si sentono nel nuovo live STAGE, ma Bowie è talmente soddisfatto del nuovo acquisto da farlo suonare nell'ultimo album della serie di Berlino, LODGER. Belew tornerà con Bowie undici anni dopo come direttore musicale del tour Sound And Vision, dopo aver suonato con Robert Fripp nei nuovi King Crimson.

Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie

All'inizio della sua carriera David Bowie, fan degli Who, era stato protagonista della scena "mod". Diventato famoso ha la soddisfazione di poter invitare Pete Townsend a suonare come solista in “Because You’re So Young” (SCARY MONSTERS) “Slow Burn” (HEATHEN).

Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie
 
Nile Rodgers è considerato uno dei più grandi chitarristi ritmici della storia, oltre che produttore e songwriter. Quando David Bowie gli fa sentire un provino del brano “Let's Dance” dicendo "qui abbiamo una hit", Rodgers approva e aggiunge il suono funk della sua Stratocaster 1960 (che non a caso lui chiama The Hitmaker). Sta per nascere l'album di maggior successo della storia del Duca Bianco, che contiene brani come “Modern Love” e “China Girl”.

Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie

David Bowie è tra i fortunati che assistono alla straordinaria esibizione di Stevie Ray Vaughan con i Double Trouble al Montreux Festival del 1982. Chiede di incontrare il texano e lo invita a suonare per lui. All'epoca SRV non ha ancora pubblicato un disco ed è praticamente sconosciuto. La sua Stratocaster aggiungerà sfumature blues a brani quali “Let’s Dance”, “Modern Love”, “China Girl”, “Criminal World”. Inarrivabili i suoi assolo in “Cat People (Putting Out Fire)”.

Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie

TONIGHT e NEVER LET ME DOWN sono considerati dalla critica tra i peggiori prodotti di Bowie. Album commerciali che tentano di ripetere il successo di LET’S DANCE senza riuscirci. Eppure ancora una volta è un colpo di genio del camaleonte del rock, che non ha esitato a gettare alle ortiche il successo per seguire la passione del momento, l'alternative rock e un rinato interesse per i suoni delle chitarre elettriche. Reeves Gabrels è l'uomo giusto per assecondarlo. La sua Steinberger agganciata a un Mesa Boogie Quad Preamp e Boogie Simul-Class Stereo 295 è una componente fondamentale delle sonorità di Bowie negli anni Novanta con OUTSIDE, EARTHLING e HOURS.

Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie

La chitarra di Gerry Leonard segna le sonorità dell'ultimo David Bowie nel nuovo Millennio, sia negli album HEATHEN, REALITY e THE NEXT DAY, sia nei rispettivi tour.

Da Fripp a SRV: gli inarrivabili chitarristi di David Bowie
curiosità david bowie
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di coldshot [user #15902]
commento del 10/01/2023 ore 19:00:10
Bellissimo articolo.
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di alberto biraghi [user #3]
commento del 10/01/2023 ore 20:05:22
Grazie!
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di GigioBigio [user #60117]
commento del 10/01/2023 ore 22:02:21
Mick Ronson immenso e spesso (troppo) dimenticato. Chitarrista che univa un'eccellente tecnica rock-blues a un gusto più vicino alle sperimentazioni dei Velvet Underground e agli Stooges di Funhouse. Fu ancora più grande come arrangiatore e produttore, basti pensare alla produzione di Transformer di Lou Reed e all'inserimento degli archi da lui voluti su "Perfect Day" e "Satellite of Love".
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di coldshot [user #15902]
commento del 10/01/2023 ore 22:13:53
Verissimo, infatti è il più bel disco di Lou Reed da solista, per me.
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di McTac [user #47030]
commento del 11/01/2023 ore 10:33:
Uno dei più belli dei primi anni settanta... ed era un periodo di grazia quello....
Comunque mi associo ai complimenti: bell'articolo!
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di GigioBigio [user #60117]
commento del 11/01/2023 ore 12:20:15
Dal mio punto di vista è tra i più belli e certamente il meno ostico. Forse il migliore è New York e subito dopo Transformer, Berlin e Street Hassle. Sono gusti personali ovviamente. Ritengo comunque che i primi due dei Velvet Underground siano superiori a tutto il Reed solista, anche perché lì, al suo eccelso songwriting e infinito gusto per la sperimentazione, si univa il genio musicale di John Cale (e nel primo anche il genio di Nico, che dimostrerà da solista di non essere solo una modella bionda con una voce particolarmente profonda).
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di coldshot [user #15902]
commento del 11/01/2023 ore 13:08:39
Io metto Berlin subito dopo, il primo dei Velvet non si batte.....
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di GigioBigio [user #60117]
commento del 11/01/2023 ore 13:22:35
Con me sfondi una porta aperta. Il primo dei Velvet è tra i miei cinque album preferiti e lo ritengo tra i 10 album più influenti di sempre (krautrock, punk, post-punk, new-wave, no-wave, noise, industrial, alternative-grunge, shoegaze, indie rock non sarebbero stati ciò che sono stati senza il disco con la banana).
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di talpa [user #1842]
commento del 11/01/2023 ore 06:59:12
Servo devoto del Duca Bianco, che lo licenzio senza pensarci due volte e senza riconoscerli un centesimo di royalty per il lavoro fatto per lui e per le "sue" produzioni. Se non fosse stato per Morrissey che lo volle nel suo primo disco solista , riconoscendogli una percentuale di diritti, sarebbe morto in quasi povertà. E poi Bowie lo chiama per suonare al Freddy Mercury Tribute e lui accetta senza esitazione, con umiltà senza un minimo di risentimento. Grandissimo uomo
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di teppaz [user #39756]
commento del 11/01/2023 ore 14:39:5
Il sound del periodo Ziggy era più Ronson che Bowie, avendo deciso una svolta musicale piuttosto estrema non poteva portarselo dietro.
Che poi sia stato un po' stronzo OK, ma non è che i chitarristi degli altri grandi della musica abbiano ottenuto chissà che in genere.
Del resto Menno non ha mai parlato male di Bowie negli anni successivi mi sembra.
Le band di supporto sono pagate con un fisso, è così che funziona, che il contributo sia importante o meno.
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di MM [user #34535]
commento del 12/01/2023 ore 12:36:4
Io sono convinto che la maggioranza dei cantanti abbiano sempre il timore che il chitarrista gli "rubi" la scena, credo che si anche per questo che tendono alla non riconoscenza.
Uno, invece, che è sempre molto riconoscente è Brian Adams.
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di alberto biraghi [user #3]
commento del 12/01/2023 ore 12:46:12
Il suo sodalizio con il grande Keith Scott in effetti è una perla rara.
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di Repsol [user #30201]
commento del 10/01/2023 ore 23:48:35
Da grande fan di Bowie non ho potuto che apprezzare questo splendido articolo. Grazie!
Rispondi
di Gigibagigi [user #49591]
commento del 11/01/2023 ore 08:31:55
Bellissimo articolo.
Certo che circondarsi di gente come SRV, Rodgres, Townsend, Fripp... ti credo che quando poi ti capita davanti Celentano la prendi male...
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di spaccamaroni [user #7280]
commento del 11/01/2023 ore 13:56:49
Celentano??
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di coldshot [user #15902]
commento del 11/01/2023 ore 14:45:3
Si riferisce a quell'imbarazzante intervista che Celentano fece a Bowie in un suo programma, inguardabile....
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di Ampless utente non più registrato
commento del 11/01/2023 ore 11:37:2
Grande articolo, grazie!
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di Ampless utente non più registrato
commento del 11/01/2023 ore 16:20:24
Ma questa versione cantata da Bowie in Italiano, con testo mi pare di Mogol, ve la ricordate? vai al link
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di BizBaz [user #48536]
commento del 11/01/2023 ore 17:16:
come no, imbarazzante 🤦‍♂️
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di Gigibagigi [user #49591]
commento del 12/01/2023 ore 08:11:2
Il testo originale trasformato nella solita canzoncina d'amore piezz' e core italiota. Da vergognarsi, come sempre.
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di Piemant [user #63446]
commento del 12/01/2023 ore 08:22:14
Due sviste: Peter Frampton e, clamorosamente proprio oggi in questo triste giorno, Jeff Beck. La seconda è davvero imperdonabile.
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di alberto biraghi [user #3]
commento del 12/01/2023 ore 12:11:17
Vabbè, "imperdonabile", via, Jeff Beck è salito sul palco nel 1973 con Bowie e ha fatto mi pare due o tre pezzi. Vero invece che ho dimenticato Peter Frampton, di cui peraltro sono estimatore, visto che considero P.F. comes alive! un capolavoro. Sarà per questo che la mia memoria ha scansato la sua (IMO mediocre) partecipazione a Never Let Me Down e al Glass Spider tour ;-)
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di Piemant [user #63446]
commento del 12/01/2023 ore 14:18:06
Ha ragione, tutto è perdonabile. Suonò in tre pezzi nel 73, come dice giustamente, in un tour storico. Che poi la musica è questione tutta personale, per me 10 minuti di Jeff Beck valgono tre LP di Peter Frampton XD. "Per fare correzioni, è come con il Fernet, ci vuole un po' di spirito", non se la prenda. :-)
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di Mm utente non più registrato
commento del 16/01/2023 ore 12:31:40
Perché Bryan Adams riconosce il merito di Keith ..funzionano insieme...e per fortuna direi
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