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Taylor 326CE: la difficoltà di recensire
Taylor 326CE: la difficoltà di recensire
di [user #39186] - pubblicato il

L'ingresso tra le Taylor "belle" regala grandi soddisfazioni: lo racconta il nostro lettore theoneknownasdaniel con la sua nuova 326CE.
L'ho comprata appena ho visto che era disponiible nel mio negozio di fiducia, e l'ho comprata dopo un lungo e difficile processo decisionale in negozio. Fino all'ultimo se l'è giocata con la 324CE Biulder's Edition. Nel momento in cui mi hanno abbassato l'action la 326 è rinata sotto le mie dita, i toni alti sono usciti meglio, è diventata molto più simile alla 324 (che fino a quel momento preferivo), ma con un suono da amplificata che mi piaceva molto di più. È la chitarra per cui ho speso di più in assoluto, ma che è in grado di regalare un'emozione per ogni nota suonata.
Tutto questo il 31 di Dicembre.

Ho deciso di portarla a casa e di suonarla insieme alla Academy 12, l'altra mia Taylor costruita in maniera completamente diversa, X bracing al posto del V-Class bracing della 326, fondo e fasce laminati anziché in massello della 326, corpo più piccolo e senza cutaway anziché il cutaway "con la buca" della 326.

Taylor 326CE: la difficoltà di recensire

Il suono è molto diverso (e vorrei ben vedere). La Academy è molto ricca sui toni alti, cristallini, quasi frizzanti, i medi sono ben definiti e i bassi ci sono ma abbastanza asciutti. La 326 ha un suono che mia moglie ha definito "natalizio", da caminetto di fronte all'albero di Natale: anche sulle corde alte i bassi sono presenti, il suono è sempre pieno, carico, i bassi risuonano perfettamente rotondi, pieni, definiti e... forte! In generale il volume della 326 è davvero tanto, e già mi sembrava alto e ben definito quello della Academy.
La seconda buca del cutaway "apre" il suono, permette alle frequenze più alte di uscire dal corpo della chitarra e di raggiungere meglio chi si trova davanti al chitarrista.
Il cutaway fatto in questa maniera aiuta a raggiungere le note più alte, anche se una spalla pienamente scavata aiuterebbe di più. Ma dato che si parla di zone della tastiera in cui si suona relativamente poco in acustico direi che va bene così, perlomeno per me.

Taylor 326CE: la difficoltà di recensire

Il sistema di amplificazione è tipicamente Taylor, con i tre piezo montati tra il ponticello e i pin che tengono le corde in posizione.
Manca l'accordatore a bordo, che è presente sull'economicissima Academy, nulla che con una ventina di euro non si possa risolvere con un clip-on. Il suono, beh, è semplicemente perfetto così come esce, senza bisogno di particolari processamenti.

Taylor 326CE: la difficoltà di recensire

La posizione dei tre potenziometri per regolare bassi, alti e volume è comoda, con uno "scatto" per tenere il potenziometro esattamente a metà corsa, comodo per alzare e abbassare il volume al volo per una parte solistica.

Taylor 326CE: la difficoltà di recensire

Nonostante il prezzo tutt'altro che proletario la 326 fa parte della serie 300, che è il primo step in casa Taylor per le chitarre belle. Insomma, in casa Fender sarebbe una American Performer. Per cui ci sono alcuni particolari che richiamano l'essenzialità delle finiture, come per esempio il copri truss-rod in plastica, le meccaniche standard marchiate Taylor, mentre i segnatasti mi piacciono molto, anche se per le mie necessità sarebbero andati bene anche dei semplici dot.

Taylor 326CE: la difficoltà di recensire

La parte acustica, come accennato sopra, è un concentrato di ingegneria applicata al suono. Una chitarra in mogano che nonostante i bassi molto presenti riesce a regalare un suono con alti ben definiti è qualcosa di eccezionale, che scalda il cuore e fa pensare che sì, l'importo è alto ma la ricerca liuteristica dietro a questo modello è stata tanta. Magari non è un suono che piace a tutti ma è utilizzabile in molti contesti, dall'accompagnamento di un cantante (riempe benissimo così tante frequenze che sembra quasi di essere in due) a parti solistiche. Non va bene per gli accompagnamenti acustici in cui la chitarra abbia prevalenza di frequenze alte, ma per questi utilizzi ci sono altre chitarre o, in caso di suono amplificato, altre curve di equalizzazione.

Taylor 326CE: la difficoltà di recensire

La tastiera è morbida e predispone a farsi suonare, proprio quello che ho sempre apprezzato delle Taylor. La scala è leggermente ridotta, proprio come sulla Academy, e in effetti non noto nessun affaticamento in più, nonostante il manico forse un po' più largo, che per me è comunque un plus.

È difficile fare una recensione di questa chitarra, perché avrei dovuto recensire anche la 324CE Builder's Edition che è una signora chitarra, con un manico con scalatura Fender che è una gioia da suonare, finiture extra, un bel suono bilanciato, forse con i bassi un po' meno presenti della 326 e per questo non l'ho scelta, perché per squillare avevo a casa già la chitarra che lo potesse fare.
Per essere sicuro di non sbagliare ho anche provato la 414CE, che è una signora chitarra acustica squillante, profonda, sembra di far partire un disco quando la si suona - ma non era il suono che cercavo.
Ho anche provato, per essere sicuro di non farmi abbindolare dal "prezzo alto = qualità alta", una GTe Urban Ash. Sembrava di suonare una chitarra fatta coi fustini del detersivo, piccola e comoda, ma con un suono davvero asciutto, di "cartone", che va bene per alcuni generi ma sinceramente la mia piccola Academy, per i miei gusti, la batte di brutto, nonostante abbia un prezzo pari alla metà e non sia tutta in massello ma abbia solo il top in massello.

Dovrei aggiungere delle clip audio, ma qui la difficoltà della recensione è ancora maggiore: non sono assolutamente un chitarrista bravo, mi piace avere delle belle chitarre con dei bei suoni, ma non sono assolutamente all'altezza degli utenti di Accordo, per cui rischierei di non far intuire bene le potenzialità dello strumento. Ciò che posso affermare è che ogni volta che tiro fuori una delle mie chitarre dalla custodia sono contento, questa Taylor nell'ultimo mese e mezzo è la chitarra che ho suonato di più, e la cosa migliore resta sempre quella di provare, provare e provare in negozio prima di un acquisto. Solo così si può sentire lo strumento sotto alle dita, sentire le sfumature e capire quale chitarra faccia veramente al caso nostro.
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