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Suoni sempre le stesse cose: sai di chi è colpa?
Suoni sempre le stesse cose: sai di chi è colpa?
di [user #50760] - pubblicato il

Passano i decenni, cambia il mondo (non in meglio), cambia la mia faccia (non in meglio), cambia persino il Festival di Sanremo (in peggio sarebbe stato impossibile). Quello che non cambia è come suono la chitarra.
L'avevo quasi rimosso, ma nel 1999 avevo un gruppo a cavallo tra l'hard rock e il classic metal: suonavamo cover di Saxon, Iron Maiden e pezzi nostri vicini a quel mondo di riferimento. A ricordarmi di quell'avventura è stato un CD trovato in una scatola, recante la scritta a pennarello "finale Rolling '99": il CD conteneva infatti un'unica traccia, cioè la registrazione per intero della nostra esibizione sul palco del Rolling Stone di Milano (lo ricordate?), durante la finale di un concorso che, più della bravura, premiava la capacità delle band di stressare amici, parenti e talvolta persino i passanti per vendere biglietti d'ingresso. 
Con una certa emozione, oggi ho ficcato il compact disc nello stereo della macchina e, superati i primi attimi d'imbarazzo, dovuti alla qualità scadente tanto della registrazione quanto della nostra performance, mi sono concentrato sulla mia chitarra (che, questo lo ricordo bene, era una Flying V '68 Reissue collegata a un piccolo Korg Pandora PX4 che a sua volta entrava nel Marshall JCM 900 fornito dal service).

Suoni sempre le stesse cose: sai di chi è colpa?

Mi interessava riascoltare soprattutto i pezzi nostri, perché quei riff, quei lick e quelle sventagliate soliste erano la rappresentazione plastica di cosa avevo in testa e nelle mani in quel periodo. Ecco, sono uscito da quell'ascolto con le orecchie basse. No, non perché quello che suonavo fosse poi così terribile, ma perché mi rendo conto di quanto fosse simile a quello che suonerei oggi. Con un'aggravante: all'epoca facevo molto esercizio al metronomo, perciò alcuni passaggi veloci (che allora sentivo l'esigenza di fare, complice il genere che in un certo senso sembrava richiederlo) mi uscivano certamente più fluidi di quanto non mi uscirebbero ora. Per il resto, il mio bagaglio era quello, minuscolo, di allora e di oggi.
Sono fondamentalmente un autodidatta, ho studiato con qualche insegnante per brevi periodi, ma sempre con un approccio (fin troppo) pratico, con l'idea di migliorare tecnicamente per suonare qualche brano più ostico. Una volta ottenuto quel risultato, non ho mai trovato in me la costanza per proseguire e così, quasi un quarto di secolo dopo quel concertino del 1999, sono ancora qua. D'accordo, sono migliorato parecchio con l'acustica, imparando i rudimenti del fingerstyle, ho rubacchiato qualche segreto ad amici più in gamba e ai grandi chitarristi che hanno scritto i brani che ho studiato nel corso del tempo. Ma le mie competenze sono rimaste scarse, la mia grammatica e il mio lessico musicale sono ancora estremamente poveri, tant'è vero che se devo improvvisare mi rifugio sempre nelle solite poche cose, nella mia zona di confort. Tutto questo lo so, lo vedo, mi fa incazzare eppure ancora non trovo la forza per cambiare approccio.

Lo so, con questo cahier de doléance tocco nervi scoperti in alcuni di voi, che come me sono un po' più ignorantelli, facendo forse la gioia dei più preparati. Ma la domanda è: capita anche a voi di sentire che con il tempo non siete migliorati quanto avreste sperato?
curiosità musica e lavoro
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di claude77 [user #35724]
commento del 03/03/2023 ore 08:12:09
Bellissimo thred! Aprio io con le mie confessioni. Ho iniziato a suonare tardi, tardissimo a 28 e ora ne ho 45. Dal mio punto di vista l'ossessione per la chitarra e la musica in generale è stato un motore che mi ha visto crescere e migliorare sempre. Ho passato tanti anni a suonare e a percepire frustrazione per quello che usciva dalle mie mani o confrontarlo con i miei amici più bravi. Nonostante questo ho sempre provato a migliorare tenuto conto del lavoro, figli e altri problemi. Ricordo un periodo in cui ero pendolare e mi ero comprato una chitarra di quelle minuscole da suonare sul treno e in pausa pranzo (che era di un'ora e mezzo) mi portavo un panino per poter suonare un pò dato che tornavo a casa alle 20:00. Non ho mai mollato, l'amore per lo strumento è sempre stato più forte di tutto il resto. Oggi nonostante sia un chitarrista sostanzialmente mediocre perchè dotato di zero talento finalmente quando suono mi sento felice di quello che esce dalle mie mani e la frustrazione, che talvolta torna, è minore rispetto all'amore e la gioia di far risuonare le mie chitarre. Buona musica a tutti qualunque sia il suo livello.
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 04/03/2023 ore 07:28:36
Il tuo commento è bellissimo, porta un'esperienza umana di grande calore e motivazione, grazie per averlo condiviso.
Rispondi
di svizzero [user #4516]
commento del 03/03/2023 ore 08:55:58
Io registro spesso le mie improvvisazioni ormai da almeno 30 anni per sentire i miglioramenti (mi interessa il linguaggio più che la tecnica). Non ho mai smesso di esercitarmi perchè amo studiare ed amo la chitarra come la amavo 30 anni fa. io suono prevalentemente blues e jazz quindi c'è molto spazio dedicato all'improvvisazione.
Da tempo mi sono "imposto" due cose:
- imparare qualcosa di nuovo OGNI settimana; che sia una frase rubata da un disco (spesso sassofonisti o trombettisti), un nuovo approccio all'improvvisazione (ad esempio ora mi sto concentrando sull'uso della scala minore melodica sugli accordi dominanti).
- usare ciò che ho imparato nei live; decido su quale pezzo, in quale punto ed applico il concetto o le frasi che ho imparato.

in questo modo il mio linguaggio si evolve e si arricchisce. Ovviamente ci sono periodi più "lenti" ma così si va avanti. Altra cosa molto importante è ascoltare tanta musica (sempre cose diverse) e tanti live.
Rispondi
di BizBaz [user #48536]
commento del 03/03/2023 ore 09:04:0
Ottimo spunto di riflessione. Perché dopo un po' non si migliora?
È il problema di molti, soprattutto autodidatti, me compreso, che riescono per buone attitudini naturali a imbracciare uno strumento e a tirarci fuori qualcosa di orecchiabile con relativa facilità. Dopodiché nel momento in cui chiedono di più da se stessi si rendono conto che per andare oltre la curva di apprendimento si inasprisce e ci vuole tanta costanza, tanta pazienza, tanto tempo a disposizione e tanta resistenza alla frustrazione per migliorare, anche di poco, e non basta più il "talento" naturale per progredire. Quelli che suonano bene, che ci fanno alzare il sopracciglio (a parte i soliti noti autodidatti che hanno scritto la storia della musica e che non sapevano leggere e scrivere ecc. ecc.) non sono talenti naturali più fortunati di noi, sono musicisti che si sono ammazzati di studio per decenni. Il segreto è tutto qua. Insomma, suonare uno strumento in modo mediocre è alla portata di molti. Suonare bene è alla portata di chiunque sia disposto a farsi un mazzo tanto
Rispondi
di claude77 [user #35724]
commento del 03/03/2023 ore 09:08:22
Verissimo. Alla favola del talento non c'ho mai creduto. E' vero che il talento naturale e l'inclinazione fanno tanto, ma senza farsi un mazzo non arrivi da nessuna parte.
Due esempi: ho letto la biografia di Hendrix (autodidatta, super talento etc.) Suonava talmente tanto che a volte si addormentava sul letto con lo strumento in mano.
Esempio diametralmente opposto, Jordan (forse il più grande cestista se non sportivo della storia) finiti gli allenamenti con i Lakers gli altri andavano a casa e lui rimaneva a fare allenamenti extra!
E' solo una scusa pensare che gli altri siano migliori di noi perchè dotati, loro si sono fatti un mazzo che noi forse non siamo disposti a fare.
Rispondi
di BizBaz [user #48536]
commento del 03/03/2023 ore 09:15:40
Esatto, Hendrix ha fatto tantissima gavetta prima di sviluppare il suo talento e il suo modo di suonare innovativo. Il talento si coltiva, si allena, va nutrito costantemente alla ricerca di qualcosa di meglio, altrimenti si rimane sempre lì a domandarsi perché non si riesce più a progredire
Rispondi
di THE_Luke [user #31235]
commento del 03/03/2023 ore 12:08:42
Non capisco se ti riferisci a Jordan , Michael Jeffrey Jordan (ex Chicago Bulls e Washington Wizards), o a Kobe Bryant (Lakers).
Rispondi
di claude77 [user #35724]
commento del 03/03/2023 ore 12:11:58
Scusami ho scritto una cosa errata, mi riferivo a Michael Jordan e la squadra era ovviamente i Chicago Bulls nell’era di Pippen, Burckley etc.
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 03/03/2023 ore 09:12:44
Indovina di chi è la colpa: ha due pollici e non ha mai imparato a mettere quello sinistro dritto dietro il manico :D
Rispondi
di francescolomunno [user #38311]
commento del 04/03/2023 ore 00:00:30
Bob Kelso?
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 04/03/2023 ore 08:11:35
Sono tipo al 30esimo rewatch proprio in queste settimane 😂
Rispondi
di satch76 [user #19713]
commento del 03/03/2023 ore 11:32:3
La domanda:"Capita anche a voi di sentire che con il tempo non siete migliorati quanto avreste sperato?" mi sembra un po' ingenua (senza offesa, si intende).

Se si vogliono ottenere risultati in qualsiasi disciplina/arte che involve dello studio fisico e mentale, devo appunto studiare, punto. Non ci sono scorciatoie: semmai percorsi ottimizzati, ma il mazzo te lo devi sempre fare.

Dopo 30 anni che suono ormai non spero più: se voglio raggiungere un obbiettivo mi dò da fare. Se non ho tempo/voglia/forze, valuto se intraprendere un percorso o meno, in tutta serenità e senza rimorsi o frustrazioni.

Esempio pratico: se mi viene proposto di suonare in un gruppo e devo studiarmi un repertorio, se non ho tempo/voglia/forza (e anche interesse) di certo non imparerò i brani per osmosi.

Idem se mi viene proposta una data spot.

Ad un certo punto bisogna essere onesti con sé stessi e gli altri, riconoscendo i propri limiti ed il fatto che, al 99%, questi sono apparentemente insormontabili solo per nostra scelta. ;-)
Rispondi
di Ampless utente non più registrato
commento del 03/03/2023 ore 12:06:1
Io non ascolto le registrazioni di 25 anni fa per fare un confronto con quello che suono ora e come lo suono, non mi interessa più di tanto sapere se prima ero un metallaro sfegatato e ora sono un onnivoro della musica,
però c'è una cosa che mi rende soddisfatto, e non è quella di sapere che sono nettamente migliorato, ma è di sapere che quando ad esempio mi trovo in ufficio e ad un certo punto sento dal nulla sbucare dalle casse del pc di un mio collega le mie composizioni sia di matrice fingerstyle, sia di altro genere, e che poi si affacciano altre colleghe per sapere chi ha suonato quella musica e con stupore scoprono che sono io l'artefice rimanendo colpite in positivo, beh, questo è un risultato per me davvero appagante, se poi penso addirittura che grazie alle varie piattaforme streaming o social la mia musica è stata ascoltata da ogni parte del pianeta questo mi rende ancora più gratificato.
Aver trovato finalmente uno scopo o un fine, dopo anni che mi sono scervellato a capire perché certe cose non sono andate come volevo, è stata una vera illuminazione o se vogliamo ho trovato la pace dei miei sensi con la musica e con la chitarra, basta confronti con gli altri, basta mettersi sempre in competizione, alla fine mi basta aver capito perché sono arrivato fino ad oggi con ancora una chitarra in mano, la musica che ho suonato e composto fino ad oggi mi ha dato tutte le risposte che per anni non trovavo,
ora mi sento soddisfatto con la consapevolezza che ci sarà sempre chi merita di più e chi è arrivato anche più in la di me con la musica, chi dà di più avrà sempre qualcosa in più meritatamente, ma alla fine sono ancora qua e non ho mollato, e magari passeranno tanti altri anni e forse raggiungerò altri obiettivi rimanendo appagato e senza per forza essere migliorato o peggiorato rispetto al passato.
Rispondi
di Zoso1974 [user #42646]
commento del 03/03/2023 ore 12:41:26
La mia esperienza è abbastanza diversa dalla tua.
Ho iniziato a suonare da autodidatta a 14/15anni... con un corso per chitarra su VHS... beh, era la fine degli anni 80 mi pare... di meglio non c'era.
Alle superiori e poi dopo sino ai 30 ho avuto diversi gruppi, periodi di pausa di anni, ma ho sempre suonicchiato, e devo dire che lì, oltre ad un certo punto, proprio non miglioravo granchè... avevo un blocco come dici tu.
Poi una decina di anni fa l'azienda per cui lavoravo da 13 anni decise si chiudere la filiale di Genova lasciandoci a spasso. Ne approffitai per prendermi una sorta di anno sabbatico, in cui tra viaggi, letture ed altro ebbi il tempo di dedicarmi molto alla chitarra... e li feci veramente un primo scatto in avanti... avere tempo per le proprie cose è una figata e fa veramente la differenza.
Un secondo scatto lo ebbi circa 3 anni dopo, quando finalmente decisi di predere lezioni di chitarra da uno bravo. Ecco... quella è una cosa che consiglio a tutti, anche a chi come me suonava da 25 anni... e specie se si è "bloccati". Un bravo insegnante non solo corregge gli errori ma ti darà veramente tanti spunti e nuove strade da percorrere.
L'unico rimpianto è non aver preso lezioni a 20 anni, quando il cervello è una spugna... e ora potrei essere sicuramente ad un livello ancora più alto... però vabbè, è andata così...
Rispondi
di Max Scarpanti [user #56093]
commento del 03/03/2023 ore 13:51:4
Suono dal 1970 Eric Clapton e Pink Floyd.

Se da un lato mia moglie è contenta quando ascolto e suono vari album dei Pink Floyd, "Just one night" lo odia, perché sono 42 anni che suono solo questo.

Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 03/03/2023 ore 14:25:03
Sono autodidatta anche io da 25 anni. Negli ultimi anni mi sono messo li a studiare, ho preso dei metodi di blues molto chiari e ben forniti di esercizi e stimoli. Adesso non sono diventato Muddy Waters di certo ma se devo improvvisare so come uscire dalle scale strasentite, dai riff già fatti 800 volte. Poi farlo con gusto, senza steccare mai è un altro conto, ma è 99% esercizio. Quindi: uscire dai tutorial striminziti e a caso su youtube, trovare materiale di studio di qualità, e studiare. Questa è la formula.
Rispondi
di antsonc [user #13494]
commento del 03/03/2023 ore 14:54:4
A 40 anni ho preso le prime lezioni: magari lo avessi fatto prima!
Rispondi
di alexus77 [user #3871]
commento del 03/03/2023 ore 15:53:05
Secondo me la colpa e' di Urano in seconda casa... ok, no, scherzi a parte, per migliorare bisogna suonare con altra gente, e soprattutto con gente migliore di te. Poi si, a livello individuale aiuta moltissimo ascoltarsi registrati per capire dove migliorare e fare esercizi con il metronomo, ma nulla aiuta quanto suonare in gruppo, e suonare dal vivo
Rispondi
di pg667 [user #40129]
commento del 04/03/2023 ore 14:41:25
concordo pienamente, avere l'opportunità di suonare con gente più brava o comunque brava come te ma con approcci diversi aiuta moltissimo.

ho appena lasciato un gruppo in cui ho suonato il basso per 6 mesi perché mi sono trasferito ed è troppo impegnativo seguirli, ma ascoltare i bending ed il vibrato del chitarrista mi ha stimolato molto a curare di più l'attenzione a questo aspetto.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 03/03/2023 ore 16:16:34
Concordo con tanti punti di vista che ho letto.
Per me le cose, fondamentali, sono 4:
- prendersi il tempo di fare qualche anno a lezione da uno bravo (che ci apre le finestre sul mondo)
- studiare almeno una mezz'oretta al giorno (un nuotatore bravo, se sta anche un giorno senza sentire l'acqua, perde la sensibilità)
- rifare i pezzi di artisti famosi che ci piacciono (perché loro mettono le dita dove mai ti immagineresti)
- suonare in gruppo (è lì la vera essenza e il vero divertimento).
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 03/03/2023 ore 17:09:15
Poi uno deve fare i conti col suo tempo, le amicizie, la famiglia e le altre passioni... mica dev'essere una malattia.
Parola d'ordine: divertirsi.
Rispondi
di GigioBigio [user #60117]
commento del 03/03/2023 ore 17:12:56
Io, al contrario tuo, suono da far schifo...ma davvero tanto da schifo...ma non mi sono mai seduto negli ascolti - sono una persona curiosa di natura - e questo mi ha portato ad essere influenzato da generi completamenti diversi e distanti. Partito dal grunge-alternative quando avevo 13-14 anni, ho avuto poi una fase punk-hardcore, quindi garage-punk, poi street-glam / metal, poi blues, di nuovo grunge ma più influenzato da shoegaze e noise, poi molta elettronica, jazz, e avanguardie di varie tipo che mi hanno portato ora a suonare in cameretta una sorta di ambient che cerca di conservare la forma canzone ma in un panorama molto noise. Nel mezzo ci sono stati anche 12 anni di quasi totale abbandono della chitarra. Se riascolto le registrazioni di 20 anni fa, suonavo meglio per dinamica-tempo, ero certamente più veloce soprattutto su pentatoniche e affini, ma avevo molto meno gusto...facevo schifo allora e faccio schifo adesso, ma sono soddisfatto di ciò che suono perché è ciò che vorrei ascoltare.
Rispondi
di fa [user #4259]
commento del 03/03/2023 ore 17:30:17
Per me, quello che è migliorato col tempo è la comprensione della musica… nel senso che quando sento una cosa riesco a sapere con più facilità cos’è e alla chitarra generalmente anche come si fa. La tecnica in sé è questione di allenamento, l’improvvisazione è più questione di ascoltare e provare. Oltre a un buon maestro, la differenza la fa suonare con musicisti bravi. Così si migliora sul serio! Ciao Fab
Rispondi
di Ozkar [user #777]
commento del 03/03/2023 ore 20:07:20
Una bella riflessione. Vi dico le mie impressioni.
- C'è un rapporto tra l'età e quello che si ama suonare: ci sono degli studi scientifici che dicono - semplifico per mia ignoranza tecnica - che ameremo per sempre la musica della nostra adolescenza, e la considereremo sempre "migliore" di quella più recente, perché quella musica si fissa a livello neurobiologico dentro di noi. Non ci sono santi: l'ultimo gruppo potrà sfornare un capolavoro ma "quella canzone lì" ci darà sempre i brividi.
- C'è un rapporto tra l'età e quello che riusciamo a suonare: la curva di apprendimento è quella che è. Da giovani si assorbe meglio, c'è una migliore coordinazione muscolare, c'è una capacità di attenzione maggiore. Quindi lo studio è più efficace. E' come le lingue imparate da piccoli: non sarà mai lo stesso che impararle in età adulta. E' quasi inevitabile che certi riff, certi passaggi, restino incollati alle dita
- C'è un rapporto tra le risorse didattiche disponibili oggi e quelle che lo erano allora. Il che è a doppio taglio: se da una parte, prima, si mettevano da parte i soldi per comprare quella tab e poi per forza di cose la si spolpava dalla prima all'ultima pagina, oggi siamo sommersi dagli stimoli e dagli spunti. Che però in positivo ci porta al secondo aspetto: oggi è veramente impossibile, secondo me, se ci si mette impegno e dedizione NON imparare a suonare la chitarra. Di qualunque canzone ci sono infiniti tutorial su Youtube, si può rallentare, andare avanti e indietro. Si impara molto facilmente. Forse troppo? Forse non si cementa abbastanza, rispetto a quando a 15-16 anni si tirava giù nota per nota quell'assolo di Page dalla cassettona TDK?
La mia esperienza è questa: dopo un lungo periodo di stop mi sono buttato, un po' per sfida un po' per piacere, nello studio dell'acustica fingerstyle. Ho capito che per anni ho trascurato, troppo, il mio pollice destro. Un anno di lavoro per renderlo indipendente, suonando tutti i santi giorni, e ancora non sono soddisfatto. Quintali di delta blues, Tommy Emmanuel, John Fahey, l'ambizione di tirarmi giù tutto uno dei dischi che ho amato di più "allora", cioè l'unplugged di Clapton.
La riflessione finale? Se avessi avuto "allora" le risorse che ci sono oggi, adesso sarei un chitarrista infinitamente migliore.
Rispondi
di melonstone [user #55593]
commento del 10/03/2023 ore 11:52:44
Debbo farti i complimenti per quanto hai scritto, che trovo molto sensato ed anche veritiero. E' vero che la musica che ti ha folgorato in adolescenza, pur se crescendo si comprende che tecnicamente c'è di meglio, resta quella del brivido interiore, così come è vero che a 18 anni avevo una velocità in alcuni passaggi che oggi faccio più fatica a riproporre.
Sulla questione delle opportunità (youtube etc...) sono d'accordo, però credo che tutto il materiale che oggi abbiamo a disposizione rischia di essere sprecato se non si hanno le basi: più che fossilizzarsi sulle singole note infatti, io cerco di capire il perchè il musicista sta utilizzando quelle note, e lì torna utile il retroterra di studio. Anche io se iniziassi oggi a suonare sarei forse un chitarrista migliore, però:
1) avrei la soglia di attenzione con tutti i dispositivi che ci sono oggi? Facebook, Youtube, Instagram e la possibilità di chattare su Whatsapp mi avrebbero distolto dalla musica
2) i ragazzi di oggi pongono meno attenzione al genere musicale e quindi fanno più di difficoltà a concentrarsi su uno studio ed approfondire bene una materia. Ero già grande ma ricordo quando comprai "Trouble is" di Kenny Wayne Shepherd, dopo un mese lo sapevo suonare tutto e comunque tornavo dal lavoro facevo di nuovo play sul lettore e lo risuonavo tutto
3)
Rispondi
di Ozkar [user #777]
commento del 11/03/2023 ore 20:52:22
Hai ragione, secondo me siamo nella classica situazione del "chi ha pane non ha denti". E infatti non mi sembra che ai ragazzi/e di oggi interessi in modo particolare suonare la chitarra, purtroppo.

Forse, come si dice, è proprio questa la forza della Generazione X di cui io faccio parte essendo del 1978: un piede nel passato, un piede nel futuro, prendere il meglio da entrambi i mondi. Con l'approccio "antico" che ho, trovarmi davanti a tutto quel ben di dio - gratis! a casa! - è... elettrizzante. Non saprei come altro dirlo.
Rispondi
di melonstone [user #55593]
commento del 13/03/2023 ore 11:29:1
Anche io classe 1978 ;-)
Rispondi
di EnzoSaponara [user #52795]
commento del 03/03/2023 ore 23:23:04
partiamo dal fatto che la maggior parte dei professionisti /autori suona sempre la "stessa musica"... non succederà mai che Malmsteen possa sconfinare verso Scofield o viceversa. Anche un musicista appassionato - e parlo di me - con le dovute distanze dai mostri sacri, dopo anni di salti fra blues rock e metal potrebbe semplicemente vedersi in un territorio musicale ben preciso smettendo di gironzolare fra decine di generi, stili e guitar hero. Io per esempio sono approdato al mondo malmsteeniano, ma non mi sento arenato. Anzi. Ho trovato una mia dimensione di pratica ed esecuzione. Poi ogni tanto mi riparte srv o jeff beck, gli zeppelin, black sabbath, metallica, ma poi ritorno al rock neoclassico dove cerco di migliorarmi sempre tecnicamente. Poi ci sono fidanzate e mogli che cagano il cats, ma questo è un altro thread
Rispondi
di danithedan [user #60163]
commento del 04/03/2023 ore 09:19:14
Suoni sempre le stesse cose perché ascolti sempre le stesse cose.
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 05/03/2023 ore 20:46:52
Non è mai facile parlare di un percorso: passano anni, la vita cambia anche radicalmente, per certi versi è già un miracolo che uno suoni ancora! Altro che suonare sempre uguale. :))
E veniamo a me: ho suonato in modo uguale per anni e anni e anni. Poi però ho perso la voglia di suonare in quel modo. Ho letto un libro di Marsalis e mi ha fatto capire quello che dentro di me avevo sempre tenuto nascosto. La musica è un linguaggio ed è davvero troppo squallido conoscere solo poche parole di una lingua. È solo quando prendi davvero atto che è un linguaggio, in tutto e per tutto, che capisci che è vergognoso sapere pochi concetti. Da quel momento mi sono messo sotto e studio sempre qualcosa, nonostante il mio primo piacere sia suonare i brani che amo (e sono una vagonata infinita). Tecnicamente sono pessimo ma mi impegno. Teoricamente ero tabula rasa ma studio. Non lo so se riuscirò mai a combinare qualcosa ma davvero ci sto provando. Non ci sono alibi: c'è in giro troppo materiale per migliorarsi per restare ignoranti. Tantissimo materiale, organizzato bene, comunicato bene, proprio perché c'è molta competizione e quindi ognuno si sforza di insegnare meglio e trasmettere meglio. Quindi abbiamo davvero la pappa pronta e servita.
Quando abbiamo cominciato non c'era una mazza di niente. Questa iperstimolazione su di me fa effetto: qualcosa studio sempre. Ma l'obiettivo numero uno resta divertirsi e sognare qualcosa, anche di incredibilmente inverosimile.
Rispondi
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di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 05/03/2023 ore 20:50:27
Bello quello che hai scritto, per forma e soprattutto per sostanza. Bravo!
Rispondi
di savakingyes [user #50496]
commento del 21/03/2023 ore 14:23:36
Dicono (alcuni studi, veri o presunti nn l'ho mai capito) che per raggiungere l"eccellenza in qualsiasi ambito (lavorativo, artistico, sportivo) serve dedicare con assidua costanza 10.000 ore (diciamo un allenamento costante per tre anni, 8 ore al giorno). Ovviamente, oltre al tempo, serve metodo, disciplina e passione e poi darsi degli obiettivi realistici, utili ma soprattutto "conseguibili". Ad esempio, se abbiamo dei problemi biomeccanici PRIMA dobbiamo risolvere quelli e DOPO iniziare a contare il tempo d'esercizio. Detto questo, per sollevare il morale a chi sente sempre al palo, ricordiamoci che (essendo imperfetti) per noi esseri umani la PERFEZIONE fa spesso coppia con FRUSTAZIONE, che "non tutto ciò che conta si può sempre contare", che l'ILLUSIONE resta sempre la strada più veloce e feroce per conseguire una DELUSIONE e che ciò che rende felici è il viaggio non la meta. Buona musica a todos e pensate a divertirvi se per vivere fate altro cioè non suonate per sopravvivere 🤗
Rispondi
di savakingyes [user #50496]
commento del 21/03/2023 ore 14:23:49
Dicono (alcuni studi, veri o presunti nn l'ho mai capito) che per raggiungere l"eccellenza in qualsiasi ambito (lavorativo, artistico, sportivo) serve dedicare con assidua costanza 10.000 ore (diciamo un allenamento costante per tre anni, 8 ore al giorno). Ovviamente, oltre al tempo, serve metodo, disciplina e passione e poi darsi degli obiettivi realistici, utili ma soprattutto "conseguibili". Ad esempio, se abbiamo dei problemi biomeccanici PRIMA dobbiamo risolvere quelli e DOPO iniziare a contare il tempo d'esercizio. Detto questo, per sollevare il morale a chi sente sempre al palo, ricordiamoci che (essendo imperfetti) per noi esseri umani la PERFEZIONE fa spesso coppia con FRUSTAZIONE, che "non tutto ciò che conta si può sempre contare", che l'ILLUSIONE resta sempre la strada più veloce e feroce per conseguire una DELUSIONE e che ciò che rende felici è il viaggio non la meta. Buona musica a todos e pensate a divertirvi se per vivere fate altro cioè non suonate per sopravvivere 🤗
Rispondi
di savakingyes [user #50496]
commento del 21/03/2023 ore 14:24:04
Dicono (alcuni studi, veri o presunti nn l'ho mai capito) che per raggiungere l"eccellenza in qualsiasi ambito (lavorativo, artistico, sportivo) serve dedicare con assidua costanza 10.000 ore (diciamo un allenamento costante per tre anni, 8 ore al giorno). Ovviamente, oltre al tempo, serve metodo, disciplina e passione e poi darsi degli obiettivi realistici, utili ma soprattutto "conseguibili". Ad esempio, se abbiamo dei problemi biomeccanici PRIMA dobbiamo risolvere quelli e DOPO iniziare a contare il tempo d'esercizio. Detto questo, per sollevare il morale a chi si sente sempre al palo, ricordiamoci che (essendo imperfetti) per noi esseri umani la PERFEZIONE fa spesso coppia con FRUSTAZIONE, che "non tutto ciò che conta si può sempre contare", che l'ILLUSIONE resta sempre la strada più veloce e feroce per conseguire una DELUSIONE e che ciò che rende felici è il viaggio non la meta. Buona musica a todos e pensate a divertirvi se per vivere fate altro cioè non suonate per sopravvivere 🤗
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