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Niente più musica sui social: salta l’accordo tra Meta e Siae
Niente più musica sui social: salta l’accordo tra Meta e Siae
di [user #116] - pubblicato il

Siae non accetta le condizioni di Facebook e Instagram per l’utilizzo dei brani in post, reel e stories. Così, i social più diffusi al mondo restano muti in Italia.
La notizia è già di dominio pubblico e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Sparisce la musica da Facebook e Instagram perché Meta - proprietaria dei due social - e Siae non hanno trovato un accordo per l’utilizzo dei brani italiani nei contenuti virtuali.

Molti artisti - soprattutto emergenti - gongolano, come se nel nome del “mal comune mezzo gaudio” si stessero godendo una piccola vendetta nei confronti di quel Golia contro il quale fin troppo spesso si sono sentiti dei Davide, vedendosi imposte condizioni unilaterali senza granché possibilità di controbattere.
La musica cambia (o meglio, finisce) quando a scontrarsi sono due giganti: da una parte la Società italiana degli Autori, dall’altra una multinazionale quasi monopolista sul web.

I punti di vista
Ambo le parti si sono rapidamente espresse circa il mancato accordo.
Secondo Meta: “La tutela dei diritti d'autore di compositori e artisti è per noi una priorità e per questo motivo da oggi avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae nella nostra libreria musicale".
Siae ha le idee chiare: “La decisione unilaterale di Meta di escludere il repertorio Siae dalla propria library lascia sconcertati gli autori ed editori italiani”.
Insomma, pare che tutti abbiano così tanto a cuore la tutela degli artisti che, alla fine, non se ne fa proprio nulla.

Nessuno dei due entra nel merito dei termini dell’accordo, ma Meta continua: "Crediamo che sia un valore per l'intera industria musicale permettere alle persone di condividere e connettersi sulle nostre piattaforme utilizzando la musica che amano. Abbiamo accordi di licenza in oltre 150 Paesi nel mondo, continueremo a impegnarci per raggiungere un accordo con Siae che soddisfi tutte le parti”.
Siae, però, lascia intuire dove sia effettivamente l’inghippo: “A Siae viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell'effettivo valore del repertorio. Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti”.

Il pomo della discordia
La direttiva sul Copyright vigente in Europa impone l’obbligo di trasparenza circa le cifre, il traffico generato dai contenuti. È un passaggio chiave, secondo Siae, per poter formulare un’offerta adeguata. A scatola chiusa, sarebbe impossibile quantificare il tutto e fare gli interessi degli artisti. O, comunque, anche i propri.
Con i circuiti come YouTube, Spotify ma anche TikTok, Siae ha un accordo basato sulle quantità di stream: guadagna e gli autori guadagnano in base alle riproduzioni dei brani.
Non si conoscono i termini dell’offerta formulata da Meta, ma sembra si tratti di una sorta di cifra forfait, messa sul tavolo per l’intero pacchetto a prescindere da quanto se ne farà uso.
La scarsa trasparenza ha così messo sulla difensiva la società italiana che, pur spiegando di avere tutto l’interesse nel chiudere un accordo con Meta, non intende stare a condizioni poco chiare che per di più vanno in contrasto con le norme europee.

Niente più musica sui social: salta l’accordo tra Meta e Siae

La reazione immediata
Così Meta ferma tutto, annuncia pubblicamente il mancato accordo e spiega di aver avviato il processo di rimozione di tutti i brani protetti da Siae sulle proprie piattaforme.
I contenuti su Facebook che contengono materiale degli artisti italiani facenti parte dell’universo Siae sarebbero stati quindi del tutto eliminati, e quelli su Instagram avrebbero riportato l’indicazione “brano non disponibile”.

L’effetto domino
Poi, però, avviene il colpo di scena: gli utenti notano che a sparire è un’enorme selezione musicale anche di artisti stranieri e di quelli che, con la Siae, non avevano niente a che fare.
Meta non ha dato spiegazioni a riguardo e non è possibile sapere se si tratti di un guasto momentaneo, di un’azione drastica per evitare incomprensioni su brani che erroneamente potrebbero restare in repertorio oppure se - qualcuno sospetta - il colosso americano stia cercando di sollevare l’indignazione popolare per fare pressione su Siae al fine di portarla ad accettare le proprie condizioni.
Certo è che - se così fosse - sta funzionando, perché buona parte del web si è già schierata e rivuole la musica indietro a tutti i costi. Altrettanto certo è che la storia non finisce qui.
curiosità musica e lavoro
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di Otanello [user #34562]
commento del 17/03/2023 ore 10:37:59
Che pletora di pagliacci.
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di elguitarron [user #8109]
commento del 17/03/2023 ore 11:58:34
Cioè, fatemi capire, solo in Italia c'è questa disputa? Nel resto dell'Europa, per rimanere nell'ambito comunitario, come paga Meta, a forfait o in percentuale?
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di geps [user #37612]
commento del 27/03/2023 ore 10:21:34
probabilmente le associazioni degli autori fuori dall'Italia non sono composte da una pletora di vecchi avidi e ottusi
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di E! [user #6395]
commento del 17/03/2023 ore 12:00:3
Era molto bello mettere uno dei pezzi della mia band sotto le mie storie...
A questo punto dovremmo anche allungare il passo e richiedere che gli ascolti su radio e spotify generino più profitti, perché dei 120 euro che pago all'anno per spotify sarei curioso di sapere quanto arriva agli artisti che ascolto.
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di TumblinDice [user #38343]
commento del 17/03/2023 ore 12:00:39
La notizia non mi allarma e anzi, sapere che un brano storico non vengano ridotto a sottofondo musicale per un video dove un deficiente si schianta contro un palo, non può che darmi un certo sollievo.

Poi troveranno un accordo perchè oramai se Ligabue,Baglioni, Antonacci, Ramazzotti (solo per fare alcuni nomi dei maggiori fruitori dei dividenti SIAE) vogliono monetizzare la strada è quella.
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di ADayDrive [user #12502]
commento del 17/03/2023 ore 14:12:08
Stavo pensando la stessa cosa: oramai le canzoni sono ridotte a jingle di sottofondo per video privi di intelligenza. I giovani non riescono neanche ad arrivare alla fine delle canzoni oramai, ascoltano i primi 30 secondi e poi cambiano.
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di francesco72 [user #31226]
commento del 17/03/2023 ore 16:31:0
Si, la tendenza è quella che indichi, ma per la legge dei grandi numeri su 100.000 giovani che ascoltano 30 secondi e via ce ne sono per forza 10 che approfondiscono chi canta quel brano e magari da lì allargano il proprio panorama musicale e consigliano gli amici.
Mi permetto anche un'altra valutazione (forse un po' snob), ma le canzoni che diventano jingle, spesso, sono quelle che già nascono con quell'intento: la vedo dura che da war pigs dei Black Sabbath o the number of the beast dei Maiden venga estratto un gingolino utile ai fini di tik tok.
Ciao
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di pg667 [user #40129]
commento del 17/03/2023 ore 15:40:10
boh, io continuo a visualizzare video irritanti con musichette orrende su instagram come sempre, non vedo differenze.
Rispondi
di reca6strings [user #50018]
commento del 17/03/2023 ore 16:35:04
Senza conoscere i contenuti è difficile dire chi ha ragione. Resto dell'idea che la proprietà intellettuale vada pagata correttamente che non significa per forza che Meta abbia torto. Sarebbe interessante sapere quanto stream perdono i social senza le canzoni, ossia (per converso) quanto guadagnano grazie a quel valore aggiunto.
Buona musica
Rispondi
di FranxAJ [user #18541]
commento del 19/03/2023 ore 12:28:51
Da quel poco che vedo da semplicissimo utente "standard" da quando è stata tolta la possibilità di inserire musica almeno tra i miei pochi contatti vedo che le la condivisione delle stories è diminuita di molto, io stesso rinuncio alla pubblicazione perché sono meno invogliato (e forse va anche bene cosi, in questo modo ci riprendiamo un attimo il nostro tempo).
Vedremo come evolverà la storia...
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di WATERLINE [user #51250]
commento del 17/03/2023 ore 17:43:06
La SIAE e' una piaga italiana
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di Ermo87 [user #33057]
commento del 20/03/2023 ore 13:45:04
ma stavolta ha ragione
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di ventum [user #15791]
commento del 17/03/2023 ore 20:37:5
Se l'indignazione popolare monta a causa del non sentire una musichetta di sottofondo... il futuro fa paura
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di Mm utente non più registrato
commento del 17/03/2023 ore 21:32:28
Premetto,senza polemica,solo per curiosità siccome lo sento dire da molti,perché secondo voi sarebbe una piaga?
Come si dovrebbe tutelare la proprietà intellettuale di un artista?
Rispondi
di pg667 [user #40129]
commento del 18/03/2023 ore 10:06:59
se parli della siae il problema è che tutela esclusivamente i primi 10 artisti della classifica italiana che si spartiscono praticamente gli introiti di tutti.

giusto per fare un esempio i Black Sabbath dissero di non aver mai visto un soldo dalla siae in tutti i loro anni di carriera.
al tizio qualunque se va bene arriva giusto qualche spicciolo insufficiente anche a pagarci la rata annuale che chiedono.
tra l'altro anche il minimo errore nella compilazione del modulo lo rende nullo, quindi magari tu metti McCartney per Yesterday ma essendo accreditata anche a Lennon i soldi se li tiene la siae.
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di redcapacci [user #33920]
commento del 18/03/2023 ore 11:42:19
Gli artisti emergenti gongolano per la batosta che ha preso la siae, ente di sciacallaggio italiano
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di E! [user #6395]
commento del 18/03/2023 ore 15:58:54
A causa del mancato accordo la batosta l'hanno presa anche gli artisti emergenti, non solo la siae.
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di Mariano C [user #45976]
commento del 19/03/2023 ore 14:02:14
Ma non si può condividere musica in generale, o solo quella italiana?
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di Midas77 utente non più registrato
commento del 19/03/2023 ore 17:43:14
Due osservazioni:
1) Siamo da sempre una colonia americana e questo fatto dimostra che gli USA, tramite le loro multinazionali, anche in ambiti artistici, ci schiacciano come e quando vogliono.
2) Se la Siae avesse avuto i coglioni (ma non li ha) avrebbe detto: benissimo da oggi allora solo post o reel con canzoni italiane perché vieto di fatto l'utilizzo di brani esteri. Cosa ovviamente impensabile in un mondo americano-centrico. Però sarebbe stato bello vedere la reazioni dei guerrafondai USA.
L'Italia come sempre se ne starà buona buona nell'angolo a subire i bulli americani e a prendere ordini come ha sempre fatto (tranne quella volta con la vicenda Craxi- Sigonella in cui è stato difeso il territorio italiano dalla prepotenza americana. Sappiamo poi, al netto del giudizio politico, la fine che ha fatto Craxi per essersi opposto all'Impero USA). Si fotta Meta e tutte le sue manifestazioni.
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di Otanello [user #34562]
commento del 20/03/2023 ore 15:11:22
Quindi per solidarietà, se io ascolto tanti artisti USA, devo modificare i miei gusti e fiondarmi solo su produttori in Italica Favella?
Mi ricorda tanto un ensemble misure celebri durante un nefasto ventennio..
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di Midas77 utente non più registrato
commento del 20/03/2023 ore 16:39:28
Hai mancato completamente il senso del mio messaggio. No problem. Buon ascolto dei tuoi artisti made in USA.
Rispondi
di Otanello [user #34562]
commento del 20/03/2023 ore 16:50:27
Parli di bullismo americano e colonialismo USA, incitando a una risposta in salsa italica e sproloquiando di Craxi e Sigonella completamente a caso.
Li ascolto comunque volentieri i miei artisti USA, te li consiglio anche, da molti di loro potresti imparare qualcosa (sempre se non sono troppo satanisti).
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di tazz [user #44513]
commento del 21/03/2023 ore 14:39:43
quello che dici non è impensabile, è impossibile. Stai dicendo che la Siae dovrebbe bloccare tutti i contenuti di Meta che non hanno musica italiana? No è che non ha i coglioni non ha proprio i mezzi. Grazie a Dio. Probabilmente neanche Meta ha i mezzi per impedire che tutti mettano la musica che vogliono. Infatti é la Siae che lo prende nel posto perchè io continuerò a inserire la musica che mi pare semplicemente meta non pagherà i diritti a Siae.
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di tazz [user #44513]
commento del 21/03/2023 ore 14:31:3
Io di SIAE e musica non so niente, ma permettetemi di raccontare un esperienza personale legata ad un altro ambito, quello dell'arte contemporanea.

Sono Web designer e lavoro molto con gallerie d'arte. Da più di un lustro la categoria delle gallerie 0'arte e terrorizzata dalla SIAE e non ha idea di quale sia il modo giusto di esporre sul proprio sito le immagini dei lavori degli artisti da loro sostenuti e assistiti.

Per intenderci se io sono l'artista Caio e ho rapporti professionali e commerciali con la Galleria Pinco questa rischia sanzioni Dalla SIAE la quale dice di tutelare i miei interessi, ma di fatto mette il bastone tra le ruote e taglieggia chi mi fa lavorare e che mi permette di raggiungere il pubblico.

Questo non lo dico per dire, ho lavorato e lavoro con molte gallerie e artisti, ho lavorato anche con associazioni di categoria e il problema si ripresenta costantemente anno dopo anno, ogni volta viene raggiunto un accordo e si danno direttive chiare, poi nel giro di un niente vengono cambiate e si deve correre ai ripari o sentire gli avvocati su come ripubblicare le immagini.

Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 22/03/2023 ore 15:25:11
Non ho capito niente, a essere sinceri.
Partiamo dall'inizio, quale musica ci sarebbe su Facebook? Sarà che frequento pochi gruppi, ma non ho idea di come si utilizzi la musica su quella piattaforma.
(Su Instagram non ci sto quindi non so nemmeno come sia fatto).
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di mauricioz [user #34887]
commento del 24/03/2023 ore 11:43:10
Non credevo che sarei mai arrivato a dire una cosa del genere ma questa volta e sottolineo solo questa volta, la Siae non ha tutti i torti. I fatti accertati sono che Meta non ha dato la possibilità di accedere ai dati statistici dei brani e che ha fatto una offerta unilaterale forfettaria che non tiene conto nemmeno dell'effettivo valore del repertorio e possiamo essere quasi certi che l'offerta in questione sia stata molto bassa vista la posizione dominante di Meta
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