Il dualismo tra un playing tecnico da virtuoso contro un approccio più melodico ed essenziale genera da tempo accesi dibattiti tra le fazioni che apprezzano maggiormente un modo di suonare rispetto all’altro. Per nostra fortuna però, ci sono anche artisti che riescono a conciliare nella loro musica e nelle performance dal vivo i virtuosismi con uno spiccato gusto per la melodia. , funambolico e poliedrico chitarrista inglese, riesce a fare tutto questo cantandoci sopra... e lo fa anche decisamente bene!
Jon nasce nel 1977 e all’età di due anni manifesta interesse per la chitarra. Gli viene regalato quindi un ukulele, che però fa una brutta fine, come spesso capita agli oggetti regalati in tenera età... I genitori a quel punto gli procurano una sei-corde e verso i quattro anni iniziano le lezioni di chitarra classica. Da adolescente Jon accompagna il papà, critico musicale, a concerti locali. In questa cornice, il giovane musicista ha la possibilità di incrociare personaggi come Jack Bruce e BB King.
Crescendo, Jon fa tappa dapprima a Londra, studiando al Guitar Institute, per poi spostarsi al Conservatorio di Leeds. In quest’ultima città comincerà a esibirsi da solista, stabilendosi definitivamente. Il primo album, autoprodotto e registrato in casa, è Hypertension (2003) seguito da Don’t Panic (2009). Con questi lavori arrivano anche i primi ingaggi, ma il nome di Jon rimane appannaggio di una cerchia ristretta di appassionati.
L’anno di svolta è il 2012, che coincide con la pubblicazione di "Passionflower", il suo primo singolo. Il video della performance diventa virale, generando nel tempo più di 20 milioni di visualizzazioni tra le varie piattaforme. Nel 2013 esce il suo terzo album, Secrets Nobody Keeps, mentre il suo ultimo lavoro discografico è The Faintest Idea (2020).
Non rimanere affascinati dallo stile di Jon Gomm è alquanto difficile: il modo in cui imbraccia la chitarra, la percuote e la maestria con cui affronta i passaggi più difficili sulle corde lasciano senza fiato. Notevole e degna di nota è la quantità di colpi diversi che il chitarrista inglese utilizza sul body della chitarra, per ricreare un'ampia gamma di suoni percussivi, come i diversi fusti della batteria, scratch o il rumore delle spazzole sul rullante.
Gomm suona prevalentemente con la tecnica fingerstyle ma adopera all’occasione il plettro, usato anche in maniera inusuale, come nel brano "Wukan Motorcycle Kid": per ottenere un sound “orientale”, Jon incastra infatti il plettro tra le corde, vicino al ponte, per poi sfilarlo e utilizzarlo in maniera più ortodossa. Molto particolare anche l’uso delle chiavi sulla paletta, per cambiare al volo l’intonazione della corda, tecnica dimostrata nel singolo "Passionflower" citato in precedenza.
Il 2020 è un altro anno importante nella carriera dell’artista inglese che, dopo aver a lungo suonato chitarre Lowden, inizia una collaborazione con Ibanez, la quale gli dedica un modello signature. Gomm può vantarsi di essere il terzo chitarrista a ricevere un modello acustico signature dal brand nipponico, dopo Joe Satriani e Steve Vai.
racchiude al momento tre diversi modelli ed è il frutto di un lungo lavoro di progettazione tra Jon e Ibanez. Le chitarre hanno un corpo asimettrico in stile jumbo, con scala da 655 mm e sono ovviamente pensate per il chitarrista acustico contemporaneo. Le differenze tra i modelli risiedono nei diversi legni utilizzati per le fasce e il fondo delle chitarre.
Tutte hanno un sistema Fishman misto di pickup e microfono, che permette di catturare al meglio le sfumature sonore e le differenti tecniche percussive. Grazie al preamp è quindi possibile miscelare e ottenere routing diversi tra il pickup magnetico alla buca, il microfono interno e il tap pickup, indirizzando questi tre segnali verso le due prese di uscita, una stereo e l’altra mono. |