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Tutti odiano Sanremo: dal Blasco ubriaco al Lauro indorato, dove è andata la musica?
Tutti odiano Sanremo: dal Blasco ubriaco al Lauro indorato, dove è andata la musica?
di [user #65794] - pubblicato il

È di nuovo quel momento dell'anno. Sanremo è alle porte, e i leoni da tastiera saranno già intenti a fare stretching per sciorinare quanto prima il loro disappunto per il Festival della Canzone Italiana. Non che le critiche siano sempre vuote, ma è anche vero che la settimana sanremese si è guadagnata l'attenzione incondizionata degli hater di ogni categoria, prima su tutti quella dei musicisti.
Amatori, professionisti, semi-professionisti e amanti della professione… Ma anche sedicenti tali, strimpellatori domenicali, imbonitori di piazza, solfeggiatori da sagra della fregola, coristi della domenica, sindacalisti del suono, avvocati dell’intonazione: tutti odiano Sanremo.

Cominciò come Festival della Canzone - diceva Enzo Biagi a Linea Diretta nell'85poi dalla canzone si passò all'attore, ed ora c'è la tendenza ad imporre il personaggio. Lo chiamano "look", ma a me pare che per certi aspetti ricordi di più il circo. Domanda: ma è utile questo Festival di Sanremo?

L’avversione per il Festivàl unisce l’Italia da Nord a Sud, mette pace fra partiti di destra e di sinistra, e aizza anche coloro che sono soliti alzare la mano per chiedere di poter andare in bagno a casa propria. Ma perchè? Le parole "questa non è musica" sono tra le più battute sulle tastiere italiane durante la settimana sanremese. Che il Festival interessi o meno, può comunque essere intrigante provare a capire come sia arrivato a scatenare tanto odio e ribrezzo fra chi la musica dice di viverla. 



Suvvia, almeno una volta nella vita, tutti abbiamo inneggiato al sacrilegio guardando Sanremo. C'è chi lo confessa e c'è chi mente.
È una tradizione che si rinnova di anno in anno, malgrado il tempo l'abbia resa un po' stantia, e anche un po' avvilente. Con una dose d’impegno così importante profusa in una diatriba che ha decisamente fatto il suo tempo, viene da chiedersi come tutto sia iniziato. Quando, e per quali motivi, le cose sono cambiate per sempre? 

Rivoluzioni, shock, ribellioni e incetta di cuoricini
Sanremo è un’istituzione, questo non si tocca ma… Citando il grande saggio Toni Bonji: dove sono le istituzioni? Dov’è Sanremo quando serve qualcuno che faccia da garante per la musica italiana? Una volta c’era, ma da tempo non c’è più.
L’avversione di molti nasce proprio lì, in quel tradimento che ha portato la melodia italiana, ma soprattutto la canzone, a sparire in favore di comparsate stupefacenti prima, e testicoli strizzati poi. La canzone si è progressivamente nascosta dietro la gonna dell’emancipazione dal pudore generale. 
Il risultato? Una progressiva trasformazione del Festival nel circo del “gretto”, nella fiera delle stranezze. Scardinare i dogmi che imbrigliano la creatività, si è "tradotto" in una tutina trasparente indossata per inneggiare ad una vita in Rolls Royce come “contenuto” dell’esibizione.

La caccia al rotocalco e alla notizia di costume hanno sconfitto la canzone. Questo è accaduto anche perché il progresso tecnologico ha fornito al Festival, una piattaforma social sulla quale far sfoggio dell’eccentrico e della “diversità” come titolo in grado di esonerare da qualsiasi esame qualitativo. Rose distrutte, corpi spogliati senza necessità e baci liberamente rubati all’interno di un programma fin troppo preventivato, si sostituiscono al sesso di quella Gianna che nel ‘78 Rino Gaetano raccontava con una certa impavidità, ma anche con tanta grazia. 

Una volta sdoganato, il clamore contagia chiunque incontri, e la pantomima televisiva diviene l’obiettivo principe della partecipazione al Festival. 

Quando la melodia regnava e nessuno protestava
C’era una volta Sanremo, il Festival della grande melodia italiana, un’epoca in cui il massimo della trasgressione è un acuto ben piazzato. L’orchestra domina incontrastata, gli arrangiamenti hanno un fare sontuoso e i testi grondano amore, nostalgia e struggimento. Ma soprattutto, la fruizione musicale passa obbligatoriamente dal filtro radiofonico e televisivo. L'accesso alla musica è limitato, accuratamente incanalato in quell'imbuto strutturato fra radio e tv. Si tratta di un imbuto dal collo strettissimo, perché in molti si riuniscono in famiglia, con amici e con i vicini pur di poter assistere al Festival tramite una televisione condivisa (ironico no?), miraggio del futuro imminente, detentrice di una nuova verità.

Nilla Pizzi e Claudio Villa incidono l’anima del pubblico con melodie (e movenze) che ancora oggi rimangono casi di studio. Nel 1958 arriva Nel blu dipinto di blu, e improvvisamente ci si accorge che la musica può osare. Negli anni ‘60, l’Italia comincia a guardarsi intorno: le influenze beat e rock si fanno più presenti, ma sempre permeando il tessuto musicale nostrano con circospezione. Il Molleggiato scandalizza i benpensanti con ben 24.000 baci, mentre Mina e i Dik Dik provano a portare un po’ di quella sfrontatezza inglese che già miete vittime all’estero.



Dal cantautorato al prog in onore del separatismo
Gli anni ‘70 segnano una fase di transizione. Da un lato, il Festival rimane legato alla tradizione melodica, ma dall’altro cominciano a irrobustirsi le radici del cantautorato impegnato, con penne come quelle di Lucio Dalla (a questo punto un veterano del Festival), Francesco GucciniFrancesco De Gregori e Fabrizio De André

È qui che la divisione fra musica leggera e musica impegnata, tanto nei temi quanto nell'approccio compositivo, si fa sempre più evidente. L'idea che il Festival si “svenda” alla mercé della “musica fatta solo per un fine commerciale" nasce proprio come giustapposizione dell'impegno cantautoriale, e conseguentemente dell'impegno tecnico-compositivo. 
Più di una volta il cantautorato snobba Sanremo, prediligendo le piazze alla scalinata dell'Ariston, preferendo il contatto diretto con il pubblico alle chiacchiere di convenienza con Mike Bongiorno, Corrado, Carlo Giuffrè e Nuccio Costa.



Le nuove sonorità prog iniziano comunque a emergere: Lucio Battisti porta un nuovo stile di scrittura e interpretazione, mentre gruppi come PFM e Banco del Mutuo Soccorso avvicinano il prog rock italiano al pubblico mainstream, seppur con poca presenza diretta al Festival (entrambi in gara soltanto nell’85) .

Non lasciateli cantare!
Il 1980 è l'anno della deflagrazione. Col senno di poi la conduzione di Claudio Cecchetto risulta quasi emblematica, indubbiamente significativa nel suo marcare una netta divisione fra ciò che era e ciò che sarà. Toto Cutugno, Ricchi e Poveri, Albano e Romina, Umberto Tozzi, Eros Ramazzotti e Matia Bazar si impongono su una decade dove a macinare consensi è la melodia affabulatrice, ben costruita, ma pur sempre leziosa.

Allo stesso tempo però, prende corpo una corrente ribelle, che vuole una vita spericolata, e che con il galateo sanremese ci si pulisce il culo. È l’84 quando Loredana Bertè lascia il Bel Paese senza parole con un pancione finto, gesto che alcuni giornalisti considerano talmente sconsiderato da chiedere l’eliminazione della Bertè dal Festival.



Se la Bertè provoca con un messaggio chiaro e potente, Vasco fa terra bruciata di tutto ciò che è “ordinario” sul palco dell’Ariston. Il 1982 segna la prima esibizione a Sanremo di un Blasco che in futuro si sarebbe mostrato all'Ariston quasi incapace di parlare, ma soprattutto di cantare. Non che ce ne siabisogno, però, perché nell’83 è sempre Vasco ad abbandonare anticipatamente un’esecuzione di Vita Spericolata, puntando il dito in maniera evidente contro l’imposizione del playback. Non sarà l’unico, anzi.
Dalle sue apparizioni al Festival, Vasco si porta via soprattutto il titolo di condottiero di un filone alternativo alla mondanità di Sanremo. Ma basta e avanza.



Perché Sanremo è Sanremo…
E non tutti sono dei fan. Negli anni ‘80, e in maniera sempre più intensa nei ‘90, diventa evidente come Sanremo si stia distaccando dal tessuto sociale italiano. L’istituzione Sanremese, una sorta di inquisizione spagnola per i ceti sonori del Paese, risulta sempre più distante dal progredire dei tempi, musicali e non. 
Fra un playback di cui si fanno beffe anche ospiti internazionali illustrissimi, e una formula da ballo delle debuttanti, Sanremo è sempre più lontano da ciò che la scena musicale, e il pubblico, sono diventati.

Al festival si oppongono due filoni di pensiero: uno lo rinnega in quanto falsa rappresentazione del concetto di “musica italiana”, l’altro lo sbeffeggia senza però snobbarlo, anzi avvantaggiandosi del suo sempre più evidente “carrozzone”. 
Negli anni ‘90 la presenza a Sanremo è qualcosa di obbligatorio per godere del trampolino mediatico: se si è disposti a obbedire, mamma Rai apre le porte del mondo. 

Tutti a ‘90 (all’ora) fino al Bug del Millennio
Accanto alla tradizione melodica, emergono generi come il fantomatico “rock italiano”, il pop elettronico e le prime influenze rap (perché se in Italia siamo sempre in ritardo, a Sanremo si va indietro nel tempo). Ligabue, 883, Zucchero e Elisa riescono comunque a infondere nuova linfa in un Festival che sembra ormai auto-limitato alla velocità di un pachiderma paleolitico. Grazie a nomi come Samuele Bersani e Daniele Silvestri negli anni ‘90 trova spazio anche una nuova proiezione del cantautorato: impegnato, sì, ma capace di accettare i compromessi… Impegnatino, quindi, perché il vero impegno si mostra soprattutto lontano da Sanremo.



Gli anni 2000 fanno sì che la crisi interna della macchina Sanremese venga a galla in maniera sempre più evidente. La società e la tecnologia, e quindi anche la musica, cambiano feccia e direzione ad ogni batter di ciglio, mentre Sanremo affronta l’idea di trasformazione con la stessa capacità di prendere le curve di una muscle-car: inesistente.
I primi anni 2000 sono condotti, su e giù dal palco, per inerzia. Sanremo procede per schiaffi, non tanto sul piano musicale quanto su quello organizzativo. Il Festivàl si barcamena in un limbo di soluzioni vetuste, dimenticandosi di puntare su quella musica che - anche non invogliata - a tratti emerge comunque: da Sentimento degli Avion Travel a Luce di Elisa, passando per Controvento di Arisa, giusto per nominarne tre.

Sanremo approda al miglio verde, ma mamma Rai non ci sta. Se ospiti come Oasis, U2 e Madonna non bastano, cosa sarà mai successo da portare l’attenzione di tutti su qualcosa che non sia lo schermo del televisore? In maniera quasi surreale sembra che la gloriosa Tv di Stato e il Festival non si siano accorti che il mondo naviga su velieri inesistenti, e connesso da comunicazioni che viaggiano più velocemente di quanto mai visto fino a quel momento.



Il tempo stringe e il popolo avanza
Internet prende il posto di tutti - ma proprio tutti - i mezzi di comunicazione, e pone le basi perché la spettacolarità possa registrare reazioni in maniera diretta, commentata e popolare. Computer, e successivamente smartphone, diventano un veicolo di fruizione, ma soprattutto di interazione. Il 2004 diventa il nuovo anno zero, perché Facebook prende il largo negli USA, e da quel giorno il mondo non è più lo stesso. Il 2008 è l’anno in cui il social network di Zuckerberg fa il botto anche in Italia, ed è lì che anche il Festival trova la soluzione alla sua crisi.

Per una capriola si ottiene un like, e quindi perché non distruggere le rose di Sanremo per qualche migliaio di pollici all’insù?
Che pacchia! Che ci sia, o non ci sia, la musica sul palco di Sanremo non fa la differenza, ma Vasco l’aveva già detto nell’83… Da Claudio Villa a Musica di Elettra Lamborghini è un attimo, ma anche dal Blasco ubriaco al Lauro indorato non passa molto, soprattutto se a fare da cartina tornasole sono le visualizzazioni
Al Festivàl manca la musica? In parte sì. Mancano le Mina e i Dalla, ma mancano anche ospiti come Stevie Wonder, Louis Armstrong, Queen, Whitney Houston e David Bowie. 


La musica manca nella misura in cui Rose Villain - nei giorni pre-Sanremo 2025 - dichiara di essere femminista e pertanto di sentirsi libera di essere sensuale, dimenticandosi di dover anche comporre prima, e cantare poi. In fin dei conti il sesso che Gianna faceva mentre la gente si svestiva, avveniva all’interno di una provocazione intellettuale che permetteva a una gravidanza (seppur finta) di mostrarsi sul palco più brillante d’Italia per muovere gli ingranaggi del pensiero.

Il provocatorio è bello solo quando è litigarello, scade presto quando è fine a sé stesso. Ma Sanremo non sembra averlo ancora capito del tutto.
Dal 2000 in poi, l’unica vittoria di Sanremo è stata quella di comprendere che l’importante è far parlare di sé. Che se ne parli, quindi, però provando a lasciare un po’ di spazio per quelle quattro o cinque proposte degne di nota che comunque, anche quest’anno, sono presenti in scaletta.
 
Joan Thiele, Lucio Corsi, Noemi, Giorgia, Brunori Sas, Simone Cristicchi, e se in un periodo di grazia anche i Modà, sono tutti artisti che meritano di essere ascoltati e valutati in maniera appropriata nel contesto pop in cui si propongono. Se ciò che conta è davvero la musica, allora si può anche ignorare il contorno clickbait che il Festival vuole forzare come “contenuto” di una formula - quella sì - vecchia tanto quanto l’idea di Emittente di Stato stessa. Così come d’obbligo per chiunque navighi quotidianamente il panorama musicale: cercare sotto la coltre deve essere il motto per chi vuole provare a sopravvivere a Sanremo.

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di rabbitjoke [user #49842]
commento del 10/02/2025 ore 14:48:42
Se ami la musica e guardi Sanremo sei un complice !
p.s. Vale anche per i talent.
Rispondi
di ADayDrive [user #12502]
commento del 10/02/2025 ore 15:53:05
San Remo è l'evento mainstream della musica italiana, l'unico rimasto ormai, da quando sono spariti i vari Cantagiro e simili ed il Festivalbar, che però aveva una vocazione più internazionale. Rappresenta tutto quello che gli amanti del pop non colto vogliono (musica leggerissima con contorno di abiti orribili, gossip e quant'altro) e che gli estimatori del non-pop, di qualsiasi genere, detestano. Purtroppo è anche l'unico luogo dove ormai i discografici italiani promuovono gli artisti (dopo aver fatto scouting nei talent show) e quindi è (purtroppo o a ragione, dipende dai gusti) di importanza capitale per la musica italiana.
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di Pattagorru [user #56686]
commento del 10/02/2025 ore 20:56:08
errata corrige ... il resto va tutto bene!
... di importanza capitale per la musica (di merd@) italiana
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 14/02/2025 ore 10:07:18
I discografici? Scouting?

Siamo nel 2025 eh
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di rabbitjoke [user #49842]
commento del 10/02/2025 ore 19:23:00
Io adoro il pop ! Suddivido la musica in due grandi categorie: fatta bene (bella), fatta male (brutta), a prescindere dal genere.
L’esistenza dei discografici è una leggenda, sono estinti da un pezzo, anzi tutti licenziati.
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di Big Muffin [user #63938]
commento del 11/02/2025 ore 06:38:01
Ultimo San Remo visto nel lontano 2010 poi pian piano il nulla. Ricordo ancora dei pezzi che mi piacquero veramente come ad esempio Enrico Ruggeri La notte delle fate, Malika Ayane con la bellissima Ricomincio da qui, per non parlare di Irene Grandi con l'altrettanto bella Cometa di Halley insomma, un San Remo che reputavo valesse ancora la pena di guardare, poi pero' qualcosa cambio', e non lo seguii piu'. Oggi ? Leggo involontariamente alla fine solamente chi si e' esibito senza mutande mostrando il pelo, chi ha litigato con chi, chi ha limonato in diretta con chi, chi si e' icaz..to perche' la sua canzone e' troppo simile all'altra, chi come al solito favorito viene sbattuto fuori per un altro brano composto da una manciata di note insulse buttate giu' male, ... intendiamoci, i gusti sono gusti, ma per cio' che mi riguarda oggi rispetto alla visione del festival faccio riferimento ad un altra stupenda canzone di Vasco in cui diceva " " "Mi viene il vomito " ;-) PS. Preferisco eventualmente conoscere le canzoni dopo, fuori da tutto sto circo.
Rispondi
di Sparklelight [user #41788]
commento del 11/02/2025 ore 08:25:29
Bell'articolo, riflessivo il giusto e drammaticamente onesto, Sanremo è Sanremo oggi come ieri, sarà mica che è lo specchio del Bel Paese e di chi lo popola?
Porto anche un altro punto di vista, è troppo politicamente corretto, in senso sociale, tanto fumo e poco arrosto ma con il fumo ci si intossica mentre con l'arrosto ci si dovrebbe riempire le orecchie di quello che comunque rimane un festival della canzone, tanta scena volgare e pochi contenuti davvero forti.
Speriamo non venga chiuso-dismesso perché resta comunque musica, almeno quella dell'orchestra.
Manca qualche Artista (anche straniero) che si prenda il palco e ricrei quell'attenzione che lascia gli spettatori in silenzio, un esempio neppure troppo lontano il Boss con The Ghost Of Tom Joad ma come anche Queen, gli Smiths o David Bowie, Damien Rice, Kiss, REM, Peter Gabriel, Tina Turner, Rod Stewart, Elton John, U2, Whitney Houston, un Artista che possa far ambire ad uno standard diverso.
Spero non lo chiudano come successe con il FestivalBar (di cui tutti comunque sparavano addosso ed oggi rimpiangono), perché ogni qualvolta la musica viene "tagliata" ci rimettiamo tutti, speriamo che ci sia nascosto da qualche parte anche un Artista italiano che riporti la musica a Sanremo.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 14/02/2025 ore 10:08:14
Secondo te, con questi numeri, lo chiudono?
Rispondi
di irmo [user #17391]
commento del 11/02/2025 ore 08:50:16
5 serate consecutive di 5 ore ciascuna, più pre sanremo, dopo sanremo, speciale sanremo. CHE PALLE !!! invadente e arrogante. Manco fosse una telenovela tipo Un posto al sole o peggio Dallas. Rimpiango le pippobaudate del passato. Ora gente che si esibisce in mutande , autotuner a gogò, testi violenti e volgari o, in alternativa del tutto incomprensibili , sciorinati da rapper che si infilano il microfono in gola pensando di essere fighi , gente che il microfono non lo sa neppure impugnare, abbigliamenti e look improponibili manco al carnevale di Rio, il tutto per distogliere l' attenzione da capacita canore inesistenti e melodie confuse o alla meglio scopiazzate o riciclate. Che tristezza.
Rispondi
di BBSlow [user #41324]
commento del 11/02/2025 ore 10:38:33
Come sempre, la questione ha più facce. Sanremo per tanti anni, diciamo fino alla fine dei '60, ha davvero rappresentato la musica italiana. Il primo scollamento si è verificato nei '70 quando i giovani hanno cominciato ad ascoltare massicciamente i cantautori, che per motivi ideologici (e artistici, diciamolo pure) a Sanremo non ci pensavano proprio; Sanremo rimase in ritardo sui gusti del pubblico che comprava i dischi, ma non solo per colpa sua. Poi venne Cecchetto, e fu fatta una "scelta" ben precisa: se i cantautori (e i gruppi rock) ci ignorano, noi mettiamo tutto in mano alle case discografiche e puntiamo sul pop da hit parade. E i risultati ci furono; con qualche passo falso, certo, ma la baracca si raddrizzò, e parecchio, tanto e vero che quando poi venne "l'era Baudo", benché il risultato finale fosse spesso più che annunciato, a Sanremo si videro -oltre agli ospiti internazionali "veri"- artisti e canzoni comunque capaci non solo di incidere sul festival, ma di restare nella memoria di tutti. Baudo lo trasformò nel festival della TV, di fatto un evento in cui gli interessi della televisione prevalevano su quelli della musica; e da allora è sempre stato così, fino a quando l'avvento dei talent e dei social media ha sparigliato le carte, imponendo (in modo non proprio trasparentissimo) la vittoria di personaggi che avevano il solo merito di essere idoli giovanili.
Bisogna che tutto muti perché nulla cambi: da allora si sono alternati diversi stili di conduzione, dal nuovo nazionalpopolare di Conti allo snobismo di Fazio, fino all'era di Amadeus; nel frattempo il timone è passato dai discografici alle radio, che di fatto scelgono il "vero" vincitore del festival quando questo è finito, premiando le canzoni più "radiogeniche". Amadeus, comunque, ha avuto il merito di riportare sul palco la musica "della gente": è ovvio che a noi -che giovani non siamo più- la metà dei cantanti in gara sembri solo un branco di scappati di casa senz'arte né parte, ma mio figlio (14 anni) li conosce tutti, e trova a Sanremo anche la "sua" musica. E oggi il "pubblico" non sono io, non siamo noi, ma è mio figlio; che alla tv il festival non se lo guarda (la TV non è parte della loro giornata: inimmaginabile, fino a qualche anno fa), ma poi su Spotify (e altrove) le canzoni se le sente. A noi non piace, ma la musica italiana è Achille Lauro (che è mooooolto meno peggio di tanti altri), Geolier, Tony Effe, e tanti altri che io personalmente metterei volentieri sotto con la macchina, ma che sono la "musica" di adesso. Ed è assolutamente normale (e perfino necessario) che oggi i ragazzi facciano musica in modo diverso da come la facevamo noi, trenta o quarant'anni fa; anzi, il contrario sarebbe preoccupante. E se a noi non piace, se ne faranno una ragione. E pure Sanremo.
Rispondi
di Big Muffin [user #63938]
commento del 12/02/2025 ore 01:02:37
Vero, concordo anche se come dici alla fine, Tony Effe e compagnia brutta :-) sono la musica di adesso, ed e' assolutamente necessario che facciano musica in modo diverso; ma bisogna precisare "di adesso" "ma in Italia" , perche' se hai notato, le sonorita' nel mondo si stanno spostando chiaramente richiamando il passato quasi a volte con sonorita' Disco, e abbandonando la misera Trap che ancora si cerca di spingere da noi, tanto e' vero che qualcuno famoso nel bel paese, si e' lamentato per la mancanza appunto di pezzi Rap e Trap a Sanremo. Passi il Rap anche se non e' proprio il mio genere, ma sotterrate per sempre la Trap. Ps. Chissa' perche' ultimamente a livello musicale, vedo l'Italia sempre piu' come un acquitrino stagnante che inizia a odorare troppo.. ;-)
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 11/02/2025 ore 12:20:17
Io Sanremo lo seguo. Lo seguo come un evento musicale di un altro pianeta. Quindi non chiedo che sia dato più spazio alla musica rispetto alle ospitate di personaggi vari. Non chiedo chi sia il chitarrista (e chi se ne importa chi suona in quel pianeta che non è il mio). Non mi lamento se non c'è chitarra in alcun brano (e ci mancherebbe pure che ci fosse).
Musicalmente vivo in tutt'altro pianeta 365 giorni all'anno: c'è chitarra, c'è musica live, c'è distorsione, ci sono esordienti come mostri sacri, ci sono tanti tanti tanti ascolti, c'è tanto olio di gomito sulla chitarra.
Quindi io Sanremo me lo godo così com'è e mi va bene quasi sempre bene ogni anno, tanto chi se ne importa.
Se campi di rock in tutte le sfumature, country, jazz, blues, metal, classica, folk, elettronica ecc., tutto farai tranne preoccuparti di come sarà Sanremo. Fai la tua vita, poi la sera accendi la tv e te lo guardi, il giorno dopo riprendi a fare la tua vita.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 11/02/2025 ore 16:33:13
Anch'io lo vivo più o meno allo stesso modo. Sottoscrivo.
Poi in mezzo al marasma, qualcosa (qualcosa, sottolineo) di buono l'ho sempre trovato.
Brunori Sas, ad esempio, mi piace molto, anche Cristicchi, Willy Peyote...
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 11/02/2025 ore 20:26:1
Non per fare lo snob, ma di quelli che hai nominato musicalmente non ne conosco uno. Li ascolterò tra stasera e sabato. Vediamo. Ma la vedo dura, non è proprio il mio genere. Diciamo che me li godo proprio perchè non ho alcuna aspettativa né speranza, perché è proprio il contesto a rendere impossibile la pure minima soddisfazione del mio gusto musicale. È giusto e sacrosanto che chi partecipa al festival si rivolga al pubblico italiano più ampio, non al sottoscritto che tanto quella musica la ignora per tutto l'anno. Anzi, spesso li valuto proprio in relazione al contesto e non a ciò che io vorrei.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 13/02/2025 ore 11:55:53
Ma ci mancherebbe.
Guarda, anch'io ho i miei generi preferiti, ma distinguo la Musica tra: "Musica bella" e "Musica brutta".
E da quello che ho sentito:
Willy Peyote ha un gran pezzo.
Brunori Sas ha una canzone bellissima, come pure Lucio Corsi e Simone Cristicchi.
Poi c'è Giorgia, che ha anche lei una bella canzone e una voce su un altro pianeta.
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 13/02/2025 ore 12:34:4
Li ho ascoltati ma io ho sempre bisogno di più ascolti per capire i brani, quindi non riesco a valutare. Per ora dico solo che quella di Willy ha molto ritmo (sono anche e soprattutto un bassista, quindi...) e lui è simpatico, però trovo il testo un po' ripetitivo. Cristicchi me lo sono perso. Corsi mi è piaciuto molto, ma per ora Brunori di più. Giorgia sì ma devo riascoltarla.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 14/02/2025 ore 17:39:46
Dimenticavo... Molto brava anche Joahn Thiele
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 14/02/2025 ore 17:46:23
Un po' la St Vincent de noantri. Ma meglio di niente. Per me il migliore ascoltato finora è Brunori Sas. Non sarà il mio genere ma lo ritengo una spanna più su degli altri. Ad ogni modo, mi riservo di ricalibrare la mia valutazione finale in occasione dell'ultima serata, anche se mi è oggettivamente difficile seguire con un minimo di concentrazione, tra vallette, artisti ospiti, ospitate di altri tipo, cinquanta pubblicità e comici vari, che pure cerco di godermi ma che spezzano molto il ritmo delle esibizioni.
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 16/02/2025 ore 13:06:05
Vai. Raccontami tutte le tue impressioni sulla serata finale e nel complesso. Dilungati pure. :))
Rispondi
di pg667 [user #40129]
commento del 11/02/2025 ore 20:58:3
ottimo, io neanche sapevo che fosse già iniziato sanremo.
ed ovviamente non lo guarderò.
Rispondi
di paoloprs [user #10705]
commento del 12/02/2025 ore 08:18:49
Ieri sera, (martedì 11 febbraio) mi son detto :- " ... Accendo la TV e guardo Sanremo !!!" . . . Ho resistito ascoltando lagne e recite di pseudo poesie per maranza rimbecilliti per ben TRE "canzoni" !!! Poi, ho chiuso ... non ce l'ho fatta . . .
Sembra che facciano Sanremo, seguendo un progetto complottista che porti alla decadenza su tutti i fronti.. . . . . Ho riacceso la tv dopo una mezz'oretta, ma c'era la pubblicità ... dopo un po', arriva Gerri Scotti che, oramai è come il prezzemolo, poi ho richiuso ... Poi, la riaccendo e c'era il papa !!!!
Col timore che alla prossima resintonizzazione sul patetico canale Rai, mi appaia qualche filo pedofilo new entry vestito da coniglietto gay in stato di esaltazione compulsiva ho spento definitivamente.
Vostro Paolo
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 12/02/2025 ore 11:17:52
All'inizio S. Remo potevo solo ascoltarlo (non avevo la TV), ma ero piccolo, poi, nel '63, la comprammo e cominciai a vederlo. Essendo ancora adolescente non avevo cultura musicale perciò ... però ricordo che non c'era niente che mi stimolasse. Nel '68, a 13 anni, pur avendo già sentito alla radio Beatles e Rolling Stones, ma che non riuscivo a metabolizzare, sentii Balla Linda di Battisti e fu un fulmine a ciel sereno, l'anno dopo a S. Remo sentii Battisti cantare Non Sarà un'Avventura e fu un altro fulmine. STOP. A parte gli ospiti stranieri che ho sempre apprezzato, ma che sono finiti col secolo scorso, nient'altro. Da vent'anni poi, robaccia che niente ha a che vedere con la Musica Italiana. Ritengo S. Remo come una ciotola con cibo per cani lasciata fuori dal supermercato, in cui tutti (i cani) possono andare a mangiare. Comunque lo ascolto tutti gli anni (solo la prima sera per sentire tutte le canzoni, ieri sera, lo confesso, dopo un po' mi sono addormentato e mi sono risvegliato poco dopo le dieci). Tutto come al solito: mise improponibilmente vistose e di cattivo gusto (per essere riconosciuti? ma per esserlo occorre essere conosciuti), testi senza senso, arrangiamenti complessi (2/3 accordi quando va bene), pochissimi cantanti, molti parlanti ... nessun Nando Gazzolo. Paul.
Rispondi
di geoffmostoes [user #35723]
commento del 12/02/2025 ore 14:08:39
Beh, non mi aspettavo Frank Zappa o Pino Daniele ma rimanere polemico o scettico a prescindere no.
Sono sulla soglia dei 50 e penso che restare indifferenti alla canzone di Cristicchi o Brunori SAS indichi un raggrinzimento del muscolo cardiaco.
Poi Lucio Corsi?!? Ma non vi piace?
Visto la scorsa estate live sotto al Gran Sasso: talento vero, grande band e gran canzoni.

Comunque eccezioni a parte e ragionando in generale penso che non a caso è in concorso l'industria discografica e non ci si può stupire se un industriale cerca di produrre qualcosa che incontri i gusti della maggioranza dei consumatori?no?è economia.
Poi tutte le pippe sulla scenografia e l'outfit non sono da prendere neanche in considerazione per quanto mi riguarda...ma siamo esseri senzienti e fare una cernita tra buono e meno buono è immediato.
Non è obbligatorio seguirlo ma la musica italiana che va in radio passa da qui e gli autori, i direttori d'orchestra, i laureati al conservatorio che siedono con lo strumento in mano e vivono di musica vanno ascoltati senza pregiudizio, poi criticate pure certo...
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 13/02/2025 ore 11:56:58
Sottoscrivo.
Rispondi
di fraz666 [user #43257]
commento del 12/02/2025 ore 15:25:10
articolo che comincia bene con una bella carrellata di bei tempi, peccato per le considerazioni da boomer.
boomer con la memoria corta per giunta, perchè provocazioni, le contestazioni e le dichiarazioni a cui viene data più importanza della musica ci sono SEMPRE state
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di Mawo [user #4839]
commento del 13/02/2025 ore 10:01:59
Già all'età di 10 anni capii che Sanremo era una farsa, non facendo vincere Bertoli con i Tazenda.
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di TriAxisLover [user #39110]
commento del 13/02/2025 ore 12:19:22
Io osservo il festival di Sanremo come un qualsiasi varietà musicale.
Nel periodo CoVid vi ho trovato più canzoni a mio avviso ben costruite, sia nel testo che nella musica rispetto gran parte delle edizioni precedenti.
Da qualche anno lo osservo un po' più distrattamente, come ho spesso fatto in passato.
Martedì sera però Simone Cristicchi è stato emozionante, e quasi allo stesso livello (per me) Giorgia.
Mi hanno divertito i Coma Cose e Marcella Bella, e mi è piaciuta l'interpretazione di Rose Villain.
Lorenzo Jovanotti ha fatto uno show nello show, e non poteva essere diversamente.
In generale l'unica serata per me accattivante è quella delle cover.
Spesso molte di quelle presentate/eseguite sono delle reinterpretazioni assolutamente valide, tanto più sono distanti dagli originali, e lì l'artista può mettere in evidenza il suo talento potendo costruire su una base solida che è un brano di successo.
Non voglio parlare di quelle canzoni ed esibizioni che mi hanno fatto schifo per non urtare la sensibilità di nessuno.
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di Guycho [user #2802]
commento del 14/02/2025 ore 10:06:3
Prendiamo atto che sono 75 edizioni. Settantacinque!
Ci puoi trovare di tutto in 75 anni, "il buono, il brutto, e il cattivo", ma è vivo e vegeto.

Di solito non lo vedo, ma non per snobismo, quanto per pigrizia o per fare altro. Poi magari me lo vedo in differita, almeno gli artisti che mi interessano.

Io darei piu' addosso ai talent, un vero schifo. Spero muoiano presto.
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di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 14/02/2025 ore 12:36:57
non odio nessuno, non odio Sanremo, non odio i talent, X factor, Amici, isola dei famosi, Temptation Island, ecc ecc ....non odio nessuno perchè non sono obbligato a seguirli, devo dire però che per contro mi sono veramente scartavetrato gli zebedei di sentire ogni anno le solite menate, le solite menate su Sanremo, sulla prova costume, sui poveri agnellini che vengono uccisi a Pasqua, su San Valentino e su tante altre cose che ogni anno si ripetono....ogni anno le stresse tiritere su i soliti argomenti ma non odio perchè sono libero di restarne fuori.
Ho un bel ricordo di Sanremo: Patty Pravo accompagnata da Dave Weckl, Nathan East e Todd Rundgren
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di MM [user #34535]
commento del 14/02/2025 ore 17:44:
Ma sai, mi viene da dire: ma ci mancherebbe altro.... credo che non ci sia proprio bisogno di odiare, tanto meno in questo momento storico dove l'odio la fa da padrone dappertutto.
Le menate di cui parli, per me non esistono, esistono le canzoni, e chi le canta e le scrive.
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di paolo.cesario@siconsulting.biz [user #60030]
commento del 14/02/2025 ore 13:05:54
Ascolto progressive (che ancora esiste pur essendo diventato di nicchia) e jazz. ma ritengo giusto sapere che esiste la musica commerciale ed essere in grado di giudicarla e anche di capire come evolve. La musica è cambiata perché è cambiato prima di tutto il modi di ascoltare, al 90 dal telefono con cuffiette, mentre si fa dell'altro. Una volta la musica si ascoltava nel silenzio di casa da impianto HIFI. deve per forza cambiare la dinamica, il dettaglio della qualità dell'incisione diventa irrilevante (pensando al pop penso a come la ricerca della sonorità fosse importante, la scelta degli effetti il basso doppiato con synth, etc.) il fatto che la musica sia suonata per tutto il brano diventa irrilevante, vai su Abbleton fai copia e incolla e riproponi la stessa base per tutte le strofe e tutti i ritornelli. la necessità di agganciare istantaneamente , quindi basta intro, subito ritmo e voce ad effetto altrimenti su tik tok vieni subito scrollato via, brano brevi perché tanto spootify paga a brano, non a tempo, etc. In messo a questo degrado un po' di spazio per la musica del festival lo posso concedere. ma per la musica non lo spettacolo. Da quando esistono youtube e raiplay evito di subire il contorno, aspetto mezzanotte e vado anche io a scrollare i brani. mi basta (come i giovani su tik tok) qualche secondo per scartare via. e 4 o 5 brano che ho ascoltato fino in fondo li ho trovati. Devo dire che Cristicchi l'ho scrollato via perché ha stonato pesantemente due o tre volte nelle prime battute (poi ho scoperto che fosse sul punto di piangere, ma dai! sei un professionista!). Sicuramente Brunori, canzone e testo da cantautore d'altri tempi, se non altro perché l'unica canzone con una modulazione salverei anche Gabbani, Giorgia sa cantare si, ma sempre lo stesso pezzo, Corsi l'ho ascoltato, devo dire che conoscendolo ha fatto cose molto migliori, Olly non so chi sia, ma anche quella l'ho ascoltata quasi tutta e Achille Lauro non mi è sembrato male. Diciamo che ho poi apprezzato sia corsi che la ragazza con le gambe lunghe per essersi presentati con uno strumento sul palco: un buon messaggio contro la musica fatta poi pad programmati vedere dei giovani che suonano. osservazione generale sulla qualità dei brani, a parte qualche rap, anticamente melodici in gran parte, melodie molto mediocri. testi adeguati. poi ieri ascolto Damiano e sento una melodia, un'arrangiamento un brano di una vendibilità pop secondo me una spanna sopra tutto il festival e mi chiedo, perché? a me Damiano non piace, ma ho visto una produzione di una professionalità che rende l'intero festival una sagra paesana e forse allora ha ragione Morgan quando critica questa mafia di canzoni a 10 firme tutte uguali, firme mediocri che bloccano l'accesso ad autori migliori (ma ne abbiamo?).
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di bettow [user #30179]
commento del 14/02/2025 ore 13:42:49
Ancora con queste polemiche sterili contro il festival. Se non vi piace cambiate canale o spegnete il televisore. Parlarne male non vi rende musicisti migliori.
Rispondi
di Maxjaneiro [user #65154]
commento del 22/02/2025 ore 02:05:34
In effetti...
Poi nell'orchestra ci son fior di musicisti,inoltre sono convinto che i pezzi se li cantasse in lingua straniera,sarebbero meravigliosi
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di fraz666 [user #43257]
commento del 26/02/2025 ore 12:15:03
esatto
Rispondi
di giambibolla [user #5757]
commento del 14/02/2025 ore 22:17:02
Mi permetto di segnalare un’artista di questo sanremo:

Clara Soccini, in arte Clara.

Non so se canta bene o se la canzone è valida, ma che supertopa ragazzi.
Rispondi
di Maxjaneiro [user #65154]
commento del 22/02/2025 ore 02:01:30
Non avevo mai letto tante cazzate in un articolo.
Rispondi
di fraz666 [user #43257]
commento del 26/02/2025 ore 12:15:57
"mai" forse è esagerato, ma se la gioca :D
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